La madre dell'ucciso maledice in aula l'imputato

La madre dell'ucciso maledice in aula l'imputato Drammatica udienza per il delitto del Canale Cavour La madre dell'ucciso maledice in aula l'imputato (Dal nostro corrispondente) Novara, 22 marzo Con un drammatico finale si è chiusa alla Corte d'Assise la prima giornata del processo per il traffico di armi, costituzione di banda armata a fini sediziosi e omicidio, per il quale sono comparsi davanti ai giudici undici persone. Soltanto l'ex-spazzino comunale Santino Viola, di 26 anni, è nella gabbia degli imputati, essendo l'unico a dover rispondere dell'assa6sinio del giovane Angelo Gianotti, di 19 anni. Tutti gli altri sono a piede libero: Guido Ferri di 35 anni, Giuseppe Riviera di 33 anni, Vittorio Riviera di 26 anni, Giuseppe Gilla di 50, Giuseppe Evola dW2, Pierino Martinelli di 28, Vincenzo Facchino di 26, Aldo Colombo di 29, Giacomo Spinelli di 35, e Antonio Crivellari di 33 anni. La prima udienza è stata occupata dall'interrogatorio del Viola. Egli, dopo avere reso una piena e particolareggiata confessione dopo l'arresto, ritrattò in istruttoria ogni cosa. Lo stesso ha fatto stamane. eli Gianotti non l'ho ucciso io, e non so nemmeno chi l'abbia potuto uccidere ». Alle contestazioni del presidente Sicher, il Viola ha risposto che in Questura, nel febbraio 1952, quando venne tratto in arresto per altra causa, temeva lo picchiassero. Per questo si confessò autore del delitto. Quanto ai particolari, l'imputato asserisce di averli appresi dai giornali dell'epoca. L'udienza si è fatta drammatica quando, ultimato l'interrogatorio degli imputati, sono stati sentiti i primi due testimoni, i genitori della vittima. Pietro Gianotti ha detto: «Nel febbraio del 1952 venni chiamato in Questura con mia moglie. Ci introdussero nell'ufficio del questore, già c'era il Viola. Egli confessò che era stato lui a uccidere mio figlio» A domanda del Presidente, il teste racconta ancora: «Un giorno, si era nel 1951, incontrai il Viola per strada: "In due — mi disse — siamo Btati incaricati di iscriverci al Movimento Sociale Italiano per svolgere indagini sulla morte di suo figlio"». E' un particolare nuovo e il presidente ne chiede spiegazione al Viola. Imputato — E' vero, ricevei ti quell'incarico da un esponente locale del Partito comunista italiano, certo Tambussi, che credeva il Gianotti vittima della reazione. Anche la madre del Gianotti, Rosa Fregonara, conferma il particolare del confronto in Questura con il Viola. Presidente — Vi chiese perdono? Teste — Ma lo risposi che per gli assassini non c'è perdono di sorta. Il Presidente si rivolge quindi all'imputato: — Avete sen tito, Viola? Che cosa avete da dire? Imputato — Non è vero chn chiesi perdono; la signora deve dire la verità. Teste — Giuro su quel Cristo. Viola — Non è vero, non è vero. Teste — Assassino, bugiardo, hai ucciso mio figlio! La povera donna, presa dalla commozione, a questo punto scoppia in lacrime. Il folto pubblico che si pigia sino all'inverosimile, non ha avuto il tempo di rimettersi dall'emozione che il Presidente interviene con una battuta drammatica: — Sentite, Viola, vi sentireste di giocarvi la testa contro l'asserzione della signora Gianotti, asserzione che, badate bene, quasi certamente verrà ribadita domani da altri sette od otto testimoni? — Sì — risponde il Viola. Il brusio del pubblico copre appena un grido della moglie dell'imputato, che dal suo posto, dietro al banco dei giornalisti, balza in piedi prorompendo in un pianto dirotto. Se l'esame dei testi verrà esaurito entro domani, mercoledì la Corte farà un sopraluogo sulla località del delitto, ma difficilmente il processo potrà concludersi in settimana. P- b. L'imputato Sante Viola IIIIIIIIIHII Iltllll I IIIIIIIIIIHIIIII

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