La drammatica rivelazione contro Piero Piccioni e il confronto della Bisaccia con i suoi ex-amanti

La drammatica rivelazione contro Piero Piccioni e il confronto della Bisaccia con i suoi ex-amanti Utile nxa doclsiva al processo api giornalista Silvano IME ufo La drammatica rivelazione contro Piero Piccioni e il confronto della Bisaccia con i suoi ex-amanti \orlediM^{0timìa[A daUa CagU° prima di andare a CaPocoita - 11 pittore Duilio Francimei ribadisce le accuse - Imbarazzo di Gastone Pettenati, il collabora0 " LaJg«rfre della ragazza di Avellino smentisce le precedenti dichiarazioni - Lunedì interrogatorio di Piccioni, del dott. Pavone e del Montagna (Dal nostro Inviato speciale) Bona, 20 marzo. L'udienza di oggi 51- «> ronelusa con la lettura del « lestamento> lasciato da Anna Maria Caglio alla signora Mairi presso la cui pensione la giovane abitò per qualche tempo. Nella lettera si accusa il marchese Ugo Montagna di essere il cervello di una organizzazione che faceva «sparire Ir donne* e soprattutto si afferma che « Piero Piccioni è l'assassino ». Anna Maria Caglio aveva jnsriato questa lettera alla si onora Procopia Marri, prima di seguire il Montagna in una gita notturna nella tenuta di Capocotta. La relativa busta doveva essere aperta solo nel caso che ella non fosse tornata da quell'avventura amorosa, chi doveva durare dal tramonto all'alba. La Marri, salendo slamane sulla pedana dei testimoni, aveva rivelato l'esistenza de! documento, che aveva spedito alla madre superiora dell'istituto in cui è ospite la Caglio Il Tribunale l'ha fatta sequestrare, liceo ora il resoconto dell'udienza. Amori spezzati Vn viluppo di retroscena poco edificanti viene alla luce via via che il processo Muto dipana la faticosa matassa di questa causa che si diparte da un equivoco. S'è creduto che Adriana. Bisaccia sapesse tutto; invece ha « recitato >, ma non vissuto le ore ultime di Wilma Montesi. Si è acceso un fuoco di paglia su un testimone che dal lontano paesello nativo di Adriana Bisaccia prometteva di svelarne le confidenze; ora questo timido campagnolo della provincia di Avellino è comparso balbettante e intimidito davanti al Tribunale e s'è rimangiato ogni cosa: < Non è vero per niente quello che ho scritto. Mi hanno dato cinquemila lire, me ne avevano promesse ventimila >. S'è visto oggi in udienza una formosa affittacamere che annunciava di essere in possesso del < segreto > testamento di Anna Maria Caglio, ma Ftstprima di venire "ài "palazzo" di!dgiustizia se ne era liberata, fa- ~vendalo spedire alla stossa te-ÌPstatrice nel suo romitaggio "presso le suore della Rcden zione. Amori spezzati, fili d'un intreccio quasi romanzesco sono venuti alla luce. Promesse Tnonon mantenute, piccoli ricatti ''. . fGpcw'S^mi^r^l^r'ÌMÌi KBisaccia con Gastone Pettcna- OsddvessmdoMaria Caglio ha potuto fanta-sticare e Adriana Bisaccia ««*- csurrare tra un tavolo e l'altro' dei ritrovi « esistenzialisti >,'■ roppure ripetere, quasi come} /ad alcuni fhunge grosse speculazioni sulla più gelosa intimità di una ragaz sa sconfitta dalla vita emerga¬ ti e con Duilio Francimei. Questo processo corre sul filo del malinteso e scivola a volte nella farsa. Silvano Muto scompare, dall'aula, d'improvviso, quando più sarebbe necessaria la sua presenza per testimoniare che egli non ha giocato d'azzardo. Sono gli ultimi colpi di scena: il processo finisce, senza che sulla, fine di Wilma Montesi si riesca a sapere nulla più di quanto Anna una sonnambula, troppo interessati a fare com mercio di questi suoi vaneggiamenti, « Ma tu sei pazzo >, ha gridato Adriana Bisaccia a Gastone Pettenati, uno dei collaboratori diretti di Silvano] mMuto. < La pazza sci tu*, re-\tplicava l'altro. | Nel confronto Francimei- aBisaccia le immagini del deli-\ no sono ricomparse in uno] sfondo amaro che suscita pie- ta. E' stato l'episodio più urna-, s' della giornata. Il pittore | sappariva glaciale e perentorio anelle sue dichiarazioni. Adria-■ no Bisaccia, seduta accanto a\^lui, guardava a terra e ogni tanto toglieva dalla borsetta un fazzoletto rosa e se lo pas- sava sulla bocca e sugli occhi. < Vestita in gonnellino azzurro'e con la casacca di falso ca- moscio, la giovane parlava con voce metallica, le braccia al-■ lungate sui braccioli di legno.LFrancimei — Ripeto che la\Bisaccia mi disse che era pra-\tica di stupefacenti e di avere'. partecipato a orge con stupe- a ■* _i. _ -.IX It, ritti.\facenti. Preciso che ciò fu det-\lo dalla Bisaccia la prima se- ra che ci siamo conosciuti, Ripeteva inoltre che aveva paura di morire annegata e di' ti fare la stessa fine ■>. lllCUbi e droghe Bisaccia (con molto distac- co) _ Se è vero che parlavo così durante gl'incubi, lui non era in grado ascoUarmi, perchè soffriva di iniossicasio ile in forma acuta. Io lo assi- dormi- Mo ai stevo e spesso neppure dormivo. In ogni modo escludo di avere detto a costui.c/.e ero praticissima di stupefacenti e che avevo presenziato a orge nei pressi di Roma. Tanto ero inesperta di stupefacenti che. assistendo in quel tempo il Francimei, il quale contili»»- va a fare uso di «at'ixinucon>> e sapendo che egli aveva voglia di disintossicarsi, nascosi la scatola contenrntt 'ale prodotto, e mi rivolsi per- Francimei si era sentito male Il farmacista mi disse che non sì poteva privare d'un tratto di quelle punture il paziente, ^Vunala^J^ fi quelle punture u perchè la brusca interruzione dell'uso avrebbe potuto prò- durre gravi conseguenze Presidente (rivolto alla Bi saccia) — E circa le telefonate il Ugo di cui ha parlato Francimei cosa può dirci? Bisaccia — Si tratta di due telefonate da me fatte allo scrittore Ugo Moretti perchè, trovandomi col Francimei in 'indizioni economiche molto di^,c<" e avendo in precedati ~H ì"vor<l*<> eorna dattilografa Presso Moratti, tentai di avere "JJ c°IIon>"° telefonico con Ita aastfrvnrfvTeli fonai appunto due volte,1 mnon so se nello stesso giorno] o in due giorni diversi, ma non v ''"tLÌ eonversare con Moretti, d f.l, ì-nlti-n nhtriìrYf ini iiiittri- hGli volevo chiedere un aulici- hpo di centomila lire per una Pcura necessaria al Francimei. E K"n.t Ver° che i0 g,ic'° i'Vin- p Ocssi come persona danarosa.'cP. M. — E' vero che la te- ssic ha ricevuto dal francimei Sdelle proposte di matrimonio ? dBlsaccia — Il Francimei fin Sdall'iuizir della nostra M»ivi- fverna mi promise di sposarmi] Ae me lo ripetè anche in pre-\tsenza di mia madre, dopo la \ lsua uscita dall'ospedale. ilFrancimei — E' vero. Pro-\smisi anche dopo aver saputoUda hi che aveva partecipato aicorge notturne. [sBisaccia — Questo no. Non'ho mai (ìctto di avCr parte-'a c(j,ot0 a 0)v/c. \q' presidente — Il teste Fran-l'■ rimei ha drtto che ci sono del-i} /c c0ge rhc non ha „„cora det f0 dì che si trattar Francimei — La Bisaccia mi ha accennato che aveva avuto una relazione con una persona da cui aveva avuto un figlio che è morto all'età di sci ] mesi r,ei fu poi ricoverata die \tro versamento di duecento | mila lire da parte del suo amante, che la lasciò. \ . ] «Denunciare qualcuno» A auesto .mnt0 Adriana Si, sq pallidissima, si rivolge, | sewsa ^ 0, verso i'ex. amante, che china lo sguardo. ■ j di}ensori cercano an-\ \^£ *M tolta di forzare ilmistero del tentato suicidio di Adriana. Francimei accenna a una < spie!iasione: '' xRiceveva lettere di minac a„0),jme. Aveva paura di css'cre fatta fuori. Si propone■ ua di denunciare qualcuno. AnL^e u „,,•„ amico Carlo Alber\tazzi è in grado di lestimonia-\rc Su questo punto...*, '. Bisaccia — Conosco Alber- - tozzi, ina non gli ho mai dcl'o .\ ... -i-i Se fnSSe] i-\ìwna del genere. Se fosse - chiamato qui a deporre smen , tirebbe Francimei e direbbe a CQSe che non farebbero che i' danneggiare lo stesso Fran etmei. , p. M. — La Bisaccia può dirci se queste cose si ^jz^- levano in qualche modo al, o Processo? Kiwnrrin — No sono estranee, n Bisaccia * .. . , con ionio ,a due e ^ (fa corso uno sguardo - vana a Ri- «»° sm tcorso ""° ..' .„.„ i amichevole, un fremito solo i o *»« trnerc^a. Ma su-Adriana Bisaccia]e -, ,,rrton0, sempre pme » <« Ò»\J itZ. E' sedino sul-\o e. l • - " i, t r- ..fatta e pallida, la sedia dei testi un 'Jiov(",["_[ trentenne Gustane Pelche è protagonista di ini pazii nte lavoro di ptiulra•Jone nei suoi confronti, col proposito^ di seni carpirle e n o e, '"'ehàmizioni sull'affare Man i — Sono co le di Silvano onosciuto Adriana 'fìintte„nti - Sono consulen-^ J*™^ « Silvano j^Ho conosciuto . eW. e sono in grado di "^r. man che un yjorno rni disse. COnsta che Wilma Mon -e £con f0 „ una riu-ò- tisi na 1 « j,lrn,„F lailio ne quale ftU'Xre«e'*rò;aW.turno sigarette i e ,s, senti mancare fu portata alla spiaggia. Non so se fu abbandonata cosi oppure se sia stala gettata in mare già morta *. La Bisaccia mi pareva fosse molto eccitata nel riferirmi queste cose, per cui non volli fare altre indagini per non turbarla ancor più e le raccomandai invece di non frequentare gli ambienti equivoci e le persone che, lei mi 1 male. ] Questa dichiarazione del gio vane Pettenati non corrispon- de interamente a quanto egli hit ,-tfrritn n min tciti,,n ni ha riferito a suo tempo al Procuratore della Repubblica, E intanto si scopriva un altro particolare dei rapporti Bisac'cM-Petlenati: per svolgere il suo lavoro, ti «fiduciario* dt Silvano Muto toccò le cordo del sentimento e scelse la stan Sfa da letto per meglio ascol fare le segrete confidenze di ] Adriana Bisaccia. Muto la in\timidiva col suo sguardo ve \ lato dalle lenti nere; Pettenati ila aggirava per altre vie più \suadenti. Il tortuoso lavorìo Untorno alla ragazza avellinese iculminò nell'agosto dell'anno [scorso con un episodio grot- 'tesco. Adriana si era rifugiata 'al paesello nativo. Praia, ma \qm la raggiunse un telegram- lma firmato tEugenio>, spediitole dal Pettenati, che la con, o. -\ ' . Biiaccia correva¬ l'ra "lc e la Bisaccia corieva sigliava di recarsi « con grande urgenza » a Caserta. Pettenati — Eugenio è il mio secondo nome. Presidente — Perchè non ha usato il primo? Pettenati — Era una convenzione amichevole tra noi. Presidente — Ma di che natura era la vostra amicizia? Pettenati (.imbarazzato) — Afoifo stretta, intima... Presidente — Perchè fece venire la Bisaccia a Caserta? Pettenati — Per tranquillizzarla, su certi suoi timori. Presidente — Che timori? Pettenati — Come ho detto, i a i - o ch nanno intenzione di e] . ,- a isoppnmerti *? Pettenati — Questo lo escludo in maniera assoluta. no rapporti di stretta amicizia e desideravo rivederla, parlarle e rassicurarla. Presidente — Ma su che cosa? Pettenati — Pensavo che Adriana temesse per la sua tranquillità. Presidente — E come mai appena la incontrò alla stazione di Caserta le disse: «Guarda che ci sono due individui mandati da Piccioni e da Mon- e e e , ò z^j^ffare'lìi^erir l, peUcnatl _ Per Giudice Bernardi — Conte fimi (ci non ha mai avuto l'idea di riferire all'autorità giudiziaria le confidenze della Bisaccia , . a a o Pettenati — Perchè, pur avendo la sensazione che la Bisaccia avesse detto il vero, tuttavia era stata molto contraddittoria e non mi pareva posRisibile presentarla «irautorifa „ iunuirtnle coi crismi della ereo i Lo zelante consulente editoriale di Muto parla con sorri- -, a] m\\""" "„„.„, -\dcnte sicurezza^ senza_ aaaor i e gersi che egli vibra con i/nr.,..ambigue dichiarazioni il più duro colpo alla costruzione del Mulo, che ha indicato la Bisaccia come la depositaria della verità su Capocotta e Wilma Montesi. Puerile è la sua risposta alla domanda del pie- -Udente perchè egli non ubbia ^^^mTS^: . «Non me le ha domandati r. * " „( ^sincero „ppare . p««™'« „ so,„r)le n -ne» c""(™": Ri,nrri„ -\con Adi lana Bisaccia a' Bisaccia - W°h W.|averti parlato del caso Monte „,nj„ rhr tu dici : avevi ricordo di a\si nel modo che tu dici; avevo nervi sconvolti e non riesco a ricordare quanto ttbliia potuto dire a te ed al Muto. Comunque io non ho conosciuto Wilma Montesi. non ho mai visto le sigarette di cui parli e non sono stata nei luoghi dove sarebbe avvenuta l'orgia. Pettenati (con un sorriso rivolto alla ragazza) — Ma i" non ho mai riferito che tu mi abbia detto d'aver conosciuto Wilma, di avere partecipato a quella ri»«ionr. Tu dicesti semplicemente che sapevi che le cose erano andate nel modo che ho riferito. Presidente — Lei Bisaccia cosa dice? Bisaccia — Io so solo una cosa precisa: che non so nulla. Pres. (rivolto alla Bisaccia/ — A proposito della gita a Caserta vuole ripetere quello che ha. detto a noi? Bisaccia (rivolta a Pettenati) — Mi venisti a incontrare alla stazione e subito mi dicesti che eri venuto a prendermi perchè il Muto ti aveva detto che Piccioni e due altri erano diretti a Pratn per uccidermi, lo piangevo. Pettenati — Tu sei pazza: non ho detto nulla, non ho fatto il nome di Piccioni o di altri. Bisaccia (scattando) — Sci sfato tu. Perchè volete farmi passare per pazza ? Quando mi misi a piangere, eravamo sotto il viale della stazione; è vero o non è vero? Imbarazzo e sorrisi Pettenati (sempre con un sorriso a fior di labbra) — Sì, è vero. Bisaccia — E perchè avrei dovuto mettermi a piangere, così d'improvviso, appena dopo il nostro incontro? Pettenati — Ma perchè mi parlavi della tua vita dolorosa, delle amare esperienze della tua infanzia, delle persone che ti avevano fatto del male. Bisaccia ■— Signor presidente, se sono pazza chiederò una perizia psichiatrica; ma mi dica è possibile che io appena scesa dal treno mi sia messa a parlare con costui dei miei ricordi d'infanzia fino a mettermi a. piangere? E' falso quello che dici Gastone. E' vero invece che mi eri venuta a prendere a Caserta per portarmi a Roma. Io volevo tornare a Prato, ma tu dicesti che per me era pericoloso restare al mio paese. Pettenati —■ Afri no, Adriana, eravamo d'accordo che tu saresti rientrata con me a Roma dopo la fine delle vacanze. Bisaccia — E' assurdo quanto tu dici; non è possibile che io. venuta ad incontrarti a Caserta senza bagagli e valigia potessi decidermi a recarmi a Roma. Pettenati — Afa tu dicevi d' avere il cervello fatto a piani, per cui quando ti trovavi con la. mente in un piano non ti ricordavi di quello che avevi fatto con l'altro piano. Bisaccia — Questi discorsi me li facevi tu e ben lo ricordo. P. M. — Fu ospite del Pettenati a Roma? Bisaccia — Si, in albergo per due o tre giorni. Dopo tornai a Prato, perchè Pettenati mi disse per incarico di Muto ch'il pericolo era passato. Pettenati (rivolto alla Bisi"eia) — iVon è vero quanto tu affermi; Muto non sapeva della mia gita a Caserta e dopo del ritorno a Roma. Con questa battuta il ducilo Bisaccia-Pettenati è terminato e i due rientrano nella stanzuccia dei testi. L'imbarazzo che il Pettenati ha cercato di velare con forme di galanteria sorridente è stato più che significativo; da parte di lei viceversa la reazione è stata appassionata e convinta. Soprattutto l'indomita ragazza di Avellino ha mostrato la forza stringente della sua logica, davanti alla quale Pettenati con la sua nebulosa approssimazione, è parso nascondere un artificio piuttosto vile. Ma non è questo l'unico pun to perduto oggi dalla difesi! Entra infatti nel pretorio il giovane Antonio Juliano, so¬ I o l spinto dall'usciere perchè il passo sembra mancargli per la paura. Piccolo, spaurito, ravvolto in un paltò nero, la testa affondata in una sciarpa scura, il compaesano di Adriana Bisaccia racconta con strabiliante candore la storia di quella sua lettera che giorni fa provocò il noto colpo di scena in aula. Juliano (bollir/tonda) — Conosco la famiglia Bisaccia e ne sino amico. Un giorno Carlo De Palma, cugino della Bisaccia madre, mi chiese che costi sapessi del fatto di Wilma Montesi. Risposi che non ni sapevo nulla. Pres. — Afa qui avete mandato una lettera in cui c'è scritto «che un giorno durante le feste di Natale avete ascoltato la Bisaccia confidare a sua madre di aver assistito alla morti: di Wilma Monte-' si>, Adriana, sempre secondo la vostra lettera, avrebbe anche detto che i responsabili erano Piccioni e Montagna. Juliano fdi scatto) — Afa non è vero per niente. E' sta-\ to De Palma a scrivere la lettera. Io l'ho firmata. Pres. — Afa a che cosa doveva servire? Juliano — De Palma mi ave-1 va detto che l'avrebbe tenuta per uso personale ; disse che j aveva una pendenza con Adria- j na Bisaccia. Pres. — Che ti convinse ai firmare? Juliano — Mi aveva promesso SO mila lire, ma me ne ha date solo cinque. Pres. — Che mestiere fate? Juliano — Disoccupato. Pres. — Chi provvide a stendere il testo della lettera? Juliano — Fu il giornalista ' dell'Unità Silvestro .D'Amore, j Lui scrisse la < minuta > nella propria agenda. Era un po' di-1 versa dalla lettera che voleva il De Palma. Io feci la mia firma e intascai le S mila lire. De Palma si prese la lettera dicendomi che se ne serviva per ragioni personali. L'incredibile deposizione di Antonio Juliano termina nell'ilarità generale poiché il teste si alza di scatto dalla sedia e, come liberato dal terrore di I chissà quali guai, non trova forma più adeguata che un bel saluto romano per congedarsi i dal tribunale. Brevissima la deposizione di \Ester Bisaccia, la madre di Adriana. Giovanile, bruna, i 'capelli beni; <in piega > come fosse appena uscita dal salone del parrucchiere, la signora Bisaccia, spiega a che cosa si ridussero gli affanni e le confidenze di Adriana su Wilma Montesi. La madre della Bisaccia Kster Bisaccia — Nell'agosto del 'SS, quando mia figlia ven- ' ne a trovarmi a Prata, mi raccontò che a Roma si diceva che la. ragazza non era morta per disgrazia, come era stato scritto sui giornali. Adriana non sapeva spiegarsi come e perchè i colpevoli della morte di Wilma Montesi non fossero puniti, ed ■ aggiunse: «Se io sapessi come sono accadute le cose, scriverei i un articolo sui giornali >. E' vero che nel Natale, durante una partita a canasta, mia figlia divagò per una decina di minuti. Rimase soprappensiero, poi riprese a giocare le carte. Successivamente, due giornalisti vennero da me da Avellino, \e a costoro dissi che mia figlia era convinta che la Montesi non fosse morta per disgrazia. Mi dissero poi che sul giornale l'Unità era apparsa una mia intervista nella quale veniva affermato che io avevo detto che mia figlia Adriana era <> conoscenza di molte cose. Io scrissi a mia figlia dicendole che ero rimasta molto arrabbiata per ciò che era stato pubblicato. Adriana, a sua volta, mi fece scrivere da un suo avvocato, e io le feci rispondere 'attraverso un altro legale, assicurandola che non avevo mai detto quanto era stato pubblicato. Mariano Valentini, parroco di Ardea, presso Ostia, è poi salito sulla pedana per dire soltanto di non essere a conoscen¬ z za, nè diretta nè indiretta, di\ttraffici e orge di stupefacentii snella sua zona: «Ricordo che\fun giorno si presentò in par-\srocchia un uomo anziano, ihaquale si qualificò ufficiale a ri- poso di non so quale arma, sEgli mi chiese se sapevo qual-Urosa in ordine alla vicenda] mMontesi, m(l anche a qnell'uffì-ìfciale risposi che nulla sapevo*.,'iAnche, don Benvenuto Cocus-\tsa, parroco di Pratica di Mare, mprcsso Tor Vaianica, ripete su °per giù le stesse cose, ma aa-ingiunge un particolare di una certa importanza sulla visita a , lui fatta da due signori che nel cngennaio scorso gli furono presentati dal segretario della Democrazia Cristiana del paese e che si interessavano della vicenda Montesi. cInznrDon Cocuzza — Mi stupii dche dopo tanti mesi si tornas- csc a parlare, di quel fatto, i pCommisi in buona fede l'erro- pre di parlare senza accertar- mi della, loro identità. Avevo cl impressione che fossero della ,polizia perchè scrivevano su fun taccuino le mie frasi. fP. M. — Afa è sicuro che snon fossero invece dei giorno.-: iUsti? TDon Cocuzza — Ci Tio pen-l ssato, ma quelli mi dissero che „stavano facendo delle ricerche\sa fin di bene. Presidente — Lei conosce Silvano Muto? Don Cocuzza (voltandosi verso la panca degli imputati) — Se fosse qui potrei dirlo. Con grande sorpresa l'impu- dlclU tato si è allontanato dall'aula senza che nessuno vi abbia fatto caso. Il Pubblico Afinistero non nasconde il suo disappunto, P. M. — E' veramente una strana combinazione. L'imputa. Uo si è alzato proprio nel momento in cui serviva un confronto con il teste. Purtroppo 'iuesto confronto non si può tare perchè mollo oppprtuna mente... La sorpresa non è po °a> avln> Per aucsta fl,rana nserzione che i difensori cer- , d'acqua > e che inve- crino di giustificare alla buona: « Sarà andato a bere un ce appare piuttosto definitiva. Il Muto non appare in aula nemmeno alla fine dell'udienza, ed è la prima volta che non sente il bisogno di restare al suo posto. Dalla tribuna dpl puhhìic0 è scomparsa an ch, S1M mof,He, che seque ap passionai amente la vicenda processuale che'cosà cerca di evitare con questa astuzia è abbastan ,„ evidente: egli non desidera fnr „aperc che dopo la sua ci fazione a giudizio sentì il bi- s0gno di approfondire meglio ie ricerche sulla tragedia di Tor Vaianica. Non desidera soprattutto rivelare la perso „a che lo accompagnò in quel suo «supplemento di indagini* del tutto private e frettolose. L'udienza è stata rinviata a lunedì. Saranno ascoltati l'excapo della polizia dott. Pavone, l'avv. Piccioni e il marchese Ugo Montagna. Il pittore Francimei lascia l'aula del Tribunale (Telef.) Antonio Juliano, dopo la testimonianza resa in tribunale, ha cercato Invano di evitare 1 fotografi rifugiandosi sopra una vettura tranviaria al termine del processo. (Tel.) «Ss» Kster Bisaccia, madre di Adriana, comparsa come teste (Tel.)