Il pittore Dulio Francimei e un radiotecnico promettono di smentire oggi Adriana Bisaccia

Il pittore Dulio Francimei e un radiotecnico promettono di smentire oggi Adriana BisacciaRiprende stamane la sfilata di otto testimoni al processo Muto Il pittore Dulio Francimei e un radiotecnico promettono di smentire oggi Adriana Bisaccia Il giovane artista ha scritto un memoriale per riferire gli incubi notturni della sua ex-amante - L'altro teste parlerà di strani discorsi ascoltati al "Barello» - Gli avvocati preparano l'atmosfera per l'interrogatorio del dott. Pavone, Piccioni e Montagna rinviato a sabato - Forse un confronto con la Caglio (Dal nostro inviato speciale) Itomn, 16 marzo. Questo processo era cominciato come il processo alla « gioventù perduta », alla « generazione bruciata ». Le « figlie del secolo », cì avevano colpito per la disinvolta loquela e per il clamore che amavamo suscitare intorno al loro casi personali e intimi. Ma ora la causa contro Silvano Muto ha subito una profonda trasformazione: un capo della polizia « salta » per le rivelazioni della milanesina ribelle; un ministro esprime la volontà di dimettersi; un altro, l'on. De Caro, assume le redini di una inchiesta amministrativa della quale non si conosce ancora il preciso confine; un colonnello dei carabinieri — taciturno e corpulento — ha fatto da « buttafuori » in questa faccenda e ha costretto a sfilare sulla passerella uomini riveriti e potenti. Calendario d'udienza Fino a ieri era un dogma di stato la morte di Wilma Montesi per il pediluvio serale. Il « rapporto Pompei » ha creato 11 terremoto in materia di pubblica convinzione sicché è lecito domandarsi se non abbia fondamento quella voce che circolò insistente per Roma nei giorni in cui l'affare Montesi veniva consegnato al silenzio e alla polvere di uno scaffale con l'annotazione « morte fortuita ». La voce era che il giorno prima del ritrovamento della sventurata sulla spiaggia di Tor Vaianica un reggicalze femminile si trovava sul tavolo del capo della polizia. Come sapete il reggicalze non si trovò indosso a quel cadavere. Sabato il dottor Tomaso Pavone sarà ascoltato in tribunale e con lui Ugo Montagna e il dottor Piero Piccioni. Il tribunale ha precisato i contorni giuridici della deposizione che sarà ad essi richiesta: che cosa ci sia di vero in quell'incontro che Anna Maria Caglio riferisce essersi svolto una sera al Viminale tra loro tre. «Piero è nel pasticci, bisogna tirarlo fuori ad ogni costo » ripeteva Ugo Montagna, secondo la sua ex-amante. E quando lui e Piccioni uscirono dall'ufficio del capo della polizia, il potente marchese avrebbe espresso la propria soddisfazione per 11 felice esito del suo intervento: «Ora tutto è a posto ». Sabato — non domani, perchè il calendario d'udienza re ca altri nomi di testi non potuti ascoltare ieri — il dottor Pavone, Ugo Montagna e Piero Piccioni verranno presumibilmente a smentire la circostanza. E allora? La conseguenza automatica dovrebbe essere la incriminazione ufficiale di Anna Maria Caglio per falsa testimonianza. Ma si lasceranno sfuggire i difensori una cosi propizia occasione per chiedere un confronto tra la « prima donna » del processo Muto e i tre personaggi da lei chiamati in causa? Diciamo subito che ciò non è possibile: rimarrà al tribunale la decisione di concederlo, e già si è visto che il dott. Surdo — sereno e imparziale come un moderno Salomone, nel fuoco di una così ardente battaglia — non è l'uomo da scansare le responsabilità quando sia in gioco l'interesse della giustizia. Ancorato invece alla preistoria di questo processo appare il Pubblico Ministero dott. Bruno, che ancora ieri si è fatto paladino della « tesi pediluviale », ed è apparso cosi Intransigente nel respingere tutte le istanze del difensori, quasi che per lui non fosse accaduto nulla di nuovo In queste udienze. « Difensore d'ufficio di Capocotta », lo ha definito un bello spirito al termine del suo intervento in opposizione alle richieste di Sotgiu per l'ammissione di diciassette nuovi testimoni. Come sapete 11 Tribunale ha felicemente risolto questa situazione processuale che sembrava avviata a conclusione ben diversa da quella che la opinione pubblica si attende,dopo che la campagna della « moralizzazione > è stata ufficialmente inaugurata. In altre parole, per le notizie «false e tendenziose > sulla morte di Wilma Montesi sarebbe stato senz'altro punito Silvano Muto. E' ben difficile provare — allo stato dei fatti — che proprio su di lui ricada tale responsabilità: qui si incomincia a vedere lo sviluppo della manovra a tenaglia iniziata dai difensori nell'udienza di ieri. Il corso del processo si rovescia: chi diffuse per primo le notizie « false e tendenziose > su quella oscura vicenda: 11 giornalista Muto oppure la Questura che firmò il comunicato ufficiale del pediluvio? Questo domanderanno in aula i difensori appena il dottore Pavone salirà la pedana. Scapigliato tossicomane Vedete bene che il processo non è più alla < generazione bruciata », ma ad un sistema poco chiaro e poco corretto di esercitare 11 potere. E la battaglia Incomincerà su questo argomento, proprio domattina, quando verrà ascoltata la deposizione di Duilio Francimei. ex-amante di Adriana Bisaccia. Anche lui oggi è assurto agli onori delle copertine: rapato come una recluta, privato dei folti baffoni neri che costituivano fino a pochi giorni fa l'ornamento del suo aspetto, l'ex-scaplgliato e tossi cornane Francimei ha consegnato ad una rivista di cronache criminali le pagine contenenti la sua storia. Abbiamo già riferita la parte che riguarda le notturne confidenze che Adriana Bisaccia gli avrebbe fatto: «Ho paura dell'acqua... Non voglio fare la stessa fine di Wilma ». Con l'enigmatica Adriana il pittore convisse soltanto undici giorni, quanti però gli bastarono per ingelosirsi di un certo Ugo che le telefonava insistentemente. Chi è questo Ugo? In udienza la Bisaccia ha risposto: «Era uno scrittore, mio amico, Ugo Moretti >. Ma questo Moretti < non gode di fama di persona danarosa », ed invece quell'Ugo che era all'altro capo del filo telefonico « era in grado di passare ad Adriana forti somme ». Il Francimei allacciò la relazione con la Bisaccia nel gennaio, subito dopo che la ragazza fu trovata morente In una pensione vittima del veleno che essa stessa aveva ingerito. Perchè tentò di uccidersi? Adriana non ha voluto rispondere in aula. Francimei dirà che la ragazza aveva ri- Dulllo Francimei darà battaglili cevuto lettere anonime e che « essendo a conoscenza di parecchie cose sul conto di alte personalità ella aveva paura di fare una brutta fine ». « Credevo fosse soltanto una " picchiatella " — conclude il memoriale — perchè non faceva che ripetere la frase: "Un giorno mi deciderò a denunciare tutte queste persone perchè non è giusto che per colpa loro tante povere ragazze debbano passare dei guai ". Il verbo " denunciare " era diventato per lei un " pallino " ». Via del Babuino E invece Adriana Bisaccia, sotto la stretta delle contestazioni, è rimasta tenacemente chiusa, ed ha anzi rinfacciato a Muto: «Parla tu, chi sono i tuoi veri informatori? Chi c'è alle tue spalle? Tu sei l'eroe nazionale e a me gridano in faccia che sono stata comperata ». Sulla credibilità della testimonianza di Adriana Bisaccia sarà nuovamente agitato il dubbio domattina con le dichiarazioni dell'altro suo amico, la cui deposizione è molto attesa. Si tratta del radiotecnico Franco Marcomeni, di 29 anni. Questo testimone ha già fatto alcune dichiarazioni qualche giorno fa: «Nell'estate del 1953, non ricordo se nel mese di maggio o di giugno, mi trovavo nel " Baretto " di via del Babuino; scorsi la signorina Adriana Bisaccia (che io conoscevo di vista) entrare nel locale e sedersi a un tavolo. Appariva abbattuta e demoralizzata. Era sola. Vedendola in quello stato di prostrazione, una f requentatrice del " Baretto " si avvicinò al tavolo e chiese alla Bisaccia il motivo di quel suo stato d'animo. Poiché mi trovavo vicino al tavolo, potei udire la Bisaccia rispondere che " aveva tentato di suicidarsi per salvare delle persone di grado elevato ", delle quali però non fece il nome; che aveva chiesto aiuto a queste personalità quando si trovava in ospedale e che aveva ottenuto un rifiuto ». Il Marcomeni aggiunge ancora: «Poiché mi risulta che la Bisaccia vuole far ritenere pazzo e morfinomane il pittore Duilio Francimei (al line di evitare che egli smentisca le sue dichiarazioni) sostengo che ci sono altre persone che possono testimoniare il contrario, e ripeto che io testimonio di aver udito la Bisaccia affermare che aveva conosciuto Wilma Montesi. Sono in grado di riferire inoltre, per averlo appreso dalla signorina Trieste Rossi, che una certa Elisabetta voleva nel passato denunciare alla polizia la Bisaccia con cui aveva litigato. Il testo della denuncia doveva riguardare la vicenda Montesi ». Oltre al Marcomeni e al Francimei saranno uditi domani anche Gastone Pettenati, un amico di Silvano Muto che fece da tralt d'union fra la Bisaccia e Muto e che si recò a Caserta a prendere la Adriana perchè due « emissari di Pic¬ cioni * orano partiti apposta da Roma « per andare ad ucciderla»; Silvana Isola, l'amica intima della Bisaccia; Vittorio Feroldi De Rosa; il campione sportivo Elio Pedretti, che era presente quando ad Ostia la ragazza avellinese conobbe Silvano Muto; il dott. Mario Angloy, vice-direttore di Montecitorio, che pure conobbe la Bisaccia, e il dott. Benedetto Capizzi, che con l'Angioy partecipò ad una cena con l'Adriana nel corso delia quale la ragazza avrebbe parlato del caso Montesi. Procedura d'urgenza Ma a parte ciò che potrà uscire di nuovo domattina da questo gruppo di testi a proposito di Adriana Bisaccia, vediamo piuttosto che cosa si propone di ricavare dalla deposizione Francimei il collegio dei difensori. Sotgiu e Bucciante si propongono, possiamo anticiparlo, di preparare domattina una pericolosa tagliola per Tommaso Pavone, atteso per sabato. Di che cosa si tratta? Nel suo memoriale il Francimei racconta la storia del suo internamento. Avvenne alla vigilia della ripresa del dibattimento in corso. Fu la Bisaccia ad additarlo a un agente la sera del 5 marzo: « Ecco, lo vede? Ci pensi lei, lo arresti », avrebbe detto la ragazza. II disgraziato fu caricato su una jeep, trasportato in guardina, dove l'indomani un funzionario gli avrebbe detto: «O la camera di sicurezza o il manicomio ». Per quale motivo? Perchè morfinomane e perchè — riferi la Bisaccia — era in preda a forte agitazione e la aveva minacciata con il coltello in mano. Ma In clinica, visitato e rivisitato, i sanitari non trovarono nulla a carico di nessun organo. Si direbbe che il Francimei scoppiava di salute. Al manicomio di Santa Maria della Pietà (« il docu mento per il mio ricovero all'ospedale psichiatrico era già pronto», riferisce Francimei) nuovo accuratissime visite del sanitari: malgrado lo trovassero «del tutto normale» fu tuttavia passato dal reparto osservazione a quello del pazzi pericolosi in attesa di giudizio. Qui fu legato con le fasce che si usano per i più irrequieti ospiti di codesti padiglioni, e dovette coricarsi con ben tristi pensieri per il capo, lui, sano, costretto all'immobilità, in una cnmerata di pazzi turbolenti, completamente liberi di muoversi. Dopo avere scritto un espo sto al procuratore della repubblica le cose cominciarono a cambiare. Sembra una storia d-'altri tempi quella di Duilio Francimei. E lo è sotto un certo aspetto. Infatti il giorno 10 venne internato con la procedura d'urgenza che è stata descritta; 11 giorno 10 venne letto in udienza il « rapporto Pompei»; il giorno 11 cade 11 capo della polizia; Il giorno 12 Francimei viene dimesso. E' scomparsa la «mitomanla» Adriana Bisaccia: figura semprche gli veniva attribuita, è cessata la sua pericolosità; e anche dell'aggressione con il coltello in pugno che egli avrebbe tentato contro la Bisaccia non si parla più. Nessuna denuncia a suo carico, nè per minacce nè per oltraggio. Niente. « Le feci una scenata in trattoria, promettendole che la avrei smentita in tribunale », racconta il Francimei a proposito di quell'episodio. I difensori si propongono di mettere in rilievo le scorrettezze di cui la polizia si sarebbe resa responsabile nei confronti del Francimei: non solo sequestro di persona, ma addirittura un colpo di mano per togliere un teste fastidioso dalla circolazione nei giorni in cui maturava il grande scandalo. Per curiosità diremo che 11 professor Sotgiu, difensore del Muto, è anche preside della provincia di Roma, capo cioè della amministrazione provinciale da cui dipende il manicomio di Santa Maria della Pietà. Si può credere perciò che egli abbia approfondito la vicenda, di cui il pittore è stato protagonista, e ne tragga tutte le conseguenze giurìdiche possibili nel corso della sua manovra a tenaglia che è in preparazione per l'ex-capo della polizia. Il quale oggi ha usato, a quel che sembra, una sottilissima malizia per far sapere che attende a pie fermo la prova. Per la seconda volta i gior¬ s e enigmatica e molto discussa nalisti di guardia stanotte in Sala Stampa furono messi in allarme da una telefonata che annunciava il suicidio del dot tor Pavone. Già la sera delle sue dimissioni questa voce era corsa insistente sul filo del telefono. Lo stesso dott. Pavone ha provveduto a tranquillizzare chi si preoccupava della sua salute: « Sto benissimo » ha risposto. E da indiscrezioni ricevute sappiamo che, sabato, in tribunale, smentirà in pieno quanto la Caglio ha affermato circa 11 famoso collo qulo al Viminale. Pare che ci sia anche un alibi; il termine non è appropriato trattandosi di persona non incriminata. Ma consentiteci di usarlo in questo strano processo a sorpresa In cui le parti piano pia no sembrano invertirsi. Smentita di Juliano Le ultime novità attinenti alla causa riguardano una eia morosa smentita del teste Antonio Juliano, che non ha atteso di entrare in aula per rimangiarsi la lettera inviata ieri ai difensori del Muto. Questo Juliano è un ex-spasimante della « Titti », e cioè di Adrlana Bisaccia; pare che in paese, a Prata di Avellino, goda fama di pettegolo impenitente, anzi sarebbe un professionista della vociferazione in quanto — come dice la Bisaccia — « lo pagano perchè vada ad ascoltare i discorsi della gente per le case ». E' avvenuto che un certo Camilluccio di Palma, personaabbastanza in vista nelle file degli attivisti comunisti della provincia di Avellino, lo convinse a firmare la lettera, scritta a macchina, che ieri è stata resa nota in udienza. Ricorderete certo che cosa conteneva: le confidenze — vere o presunte — di Adriana Bisaccia alla madre: «Ho partecipato anch'io ad una cena. Dopo siamo stati a ballare. Abbiamo fumato delle sigarette... Poi Wilma si è sentita male. Rimasero gli uomini: Piccioni, Montagna e altri». Ebbene, questo documento non ha più nessun valore. Juliano ha svelato il retroscena di quella lettera in presenza di alcuni giornalisti di Avellino: «In piena libertà di coscienza io sottoscritto Juliano Antonio dichiaro che la dichiarazione resa a l'Unità e per essa al giornalista Silvestro Amora, non va presa in nessuna considerazione, perchè essa è stata fatta perchè mi sono state date lire 5000, mentre prima me ne avevano pro- messe ventimila, per mezzo di Camilluccio di Palma. E' sta-to proprio questo mio compae sano ad istigarmi di rendere la dichiarazione, che io non sapevo niente e lui mi ha detto come dovevo dire. Io frequentavo la casa Bisaccia, ma non ho mai sentito parlare di quelle cose che Camilluccio mi ha fatto dire. Ho firmato quella dichiarazione che non è stata scritta in mia presenza, e non sono andato tanto per il sottile su quello che c'era scritto perchè mi dissero che la dichiarazione serviva a Camilluccio per certi fatti suol che aveva in pendenza con la Titti. - Antonio Juliano t. Testi disputati E' penoso assistere ad esem » ltcuv"w a.^julti c au pio all'accanimento con cui leparti si disputano i testimoni, ma in un clima cosi rovente di polemiche, anche i protagonisti acquistano colorazioni e sfumature di tutta l'Iride della vita nazionale. Da un lato la Bisaccia viene presentata come pedina e succube della polizia. Anna Maria Caglio è la beniamina dei gesuiti e dei carabinieri; 11 papà di Silvano Muto, mancato senatore per causa dell'on. Piccioni, è investito dal rimbrotti dei « piccioniani » nell'ambito del suo partito, la Democrazia Cristiana. In sezione Montemammolo della Democrazia Cristiana, dove Adriana Tenerini è iscrit- ta, la ragazza è stimata come virtuosa e credibilissima, se- condo le parole del segretario stesso di quella sezione. AI contrario, del Pubblico Mini- stero dottor Bruno, non 6ia-mo ancora riusciti ad awer-tire alcun colore se non la marmorea fedeltà all'imposta- zlone data dal dottor Sigurani, suo diretto superiore, alla cau- sa contro Muto, I comunisti stanno a guar-dare, ma non inoperosi. Oggi hanno pubblicato una serie completa di fotografie tolte al dall'album di nozze del dottor e a , è e a. . a : ». n i i e n è i - Alfonso Spataro. Vi si vede il Presidente del Consiglio on.le Scclba a fianco di Ugo Montagna, testimoni entrambi del matrimonio del figlio del noto esponente democristiano. A proposito del Montagna, le ultime notizie lo danno in pieno assetto di battaglia, pronto a scatenale la sua controffensiva. La lista dei frequentatori di Capocotta che egli ha reso nota non ha fatto alcuna impressione, poiché si tratta di autentici gentiluomini di null'altro desiderosi che di svaghi del tutto venatori. Ma c'è anche una Capocotta «segreta»? Il generale Luca Su questa non ci sono prove e gli stessi carabinieri non hanno potuto che annotare sospetti, voci. Al « non si esclude » che il colonnello Pompei hu prudenzialmente usato per le attività del sodalizio di S. Uberto sullo sfondo di torbidi traffici, il Montagna opporrebbe un grosso nome, at- i | tinto pr0prjo ai vertici della -,Benemerita. Si tratterebbe e n a i i è a, l a e l a nientemeno che del generale Ugo Luca, l'uomo che debellò Giuliano in Sicilia. E' ancora oscuro il rapporto che lega il siciliano Montagna al generale Luca, che in Sicilia dovette indubbiamente battere piste buie per arrivare allo scopo. Si pensa che il Montagna si riservi di giocare questa grossa carta nell'audace partita impegnata contro il colonnello Umberto Pompei, che, come sapete, è stato da lui accusato di falso. Uno sguardo alla relazione Pompei su Ugo Montagna, può anche illuminare sulle possibili prestazioni che il marchese gli avrebbe fornito nella sua missione in Sicilia. Il pa- 1 . ,_ . e;dre del marchese risulta «eie- , e i e n e i i o a o a, - mento poco raccomandabile » perchè a contatto con la malavita siciliana e del fratello, con 22 procedimenti penali a carico, si dice esplicitamente che « era associato alla malavita ». Al margini della cronaca è da registrare una curiosità. Don Gaetano Puccini, Insegnante di latino ad Arce in provincia di Frosinone, ha querelato Adriana Bisaccia, la quale riferì che un falso prete, con quel nome, l'avvicinò all'uscita dal Tribunale. Nell'elenco degli amici di Ugo Montagna fornito dal colonnello Pompei figurava anche il nomo dell'avv. Cor¬ e rado Bernardini, Procuratore - e patrocinatore in Cassazione, o membro dei Sacri Palazzi ApoI stolici, esercente presso la Sa- era Romana Rota. L'avv. Ber-'nardini si è fatto vivo ora con -juna lettera Indirizzata al Pro. a sldente della IV Sezione del - \ Tribunale penale, dinanzi alla , quale si svolge il processo Mu- to. Egli afferma che le notizie , raccolte dagli indagatori agli -. ordini del colonnello Pompei i sono del tutto inesatte. «Da e circa tre anni non ho più nepe pure avuto occasione di incontrare il signor Ugo Montajgna, con il quale parecchi nn; ni fa ho avuto rapporti processionali, da avvocato a clien1 te. Il Montagna non mi ha mai fatto "da copertura in attiviita affaristiche", anche per la j semplice ragione che io non mi sono mai dedicato ad attività affaristiche e ho sempre .vissuto del mio lavoro accadei mico e professionale e del pie- S?lomi dal ! Montagna. Altri vuoti si van- 'no creando intorno al marche- R. JJJ dono =he '.' «""stero delle - Finanze ha disposto un'analisi n- minuziosa dei suoi redditi. La - applicazione della legge - seli co"do <3ua",° s' assicura negli a ambienti del Ministero delle e,I£ nanze T e stata scrupolosa. o- G» accertamenti fiscali sulle r attività e sui redditi sono già -jstati eseguiti ma non si eono i,sce ancora ufficialmente il riò "Ultato di tali indagini. Si sa ' sol° clle " marchese Monta¬ - gna è stato messo al corrente a ! che nei suoi riguardi verrà iml. mediatamente provveduto ad - aggiornare l imposizione fiscale. i-1 Gigi Gh[rotti