Il Consiglio dei Ministri convocato per martedì di Enzo Forcella

Il Consiglio dei Ministri convocato per martedì Il Consiglio dei Ministri convocato per martedì (Nostro servizio particolare) Roma, 13 marzo. Si è appreso stasera, da fonte ineccepibile, che il ministro degli Affari esteri, Attilio Piccioni, ha Inviato una lettera di dimissioni al Presidente del Consiglio, nel proposito di porsi in disparte sino a che non verrà fatta piena luce sulla posizione del Aglio Gianpiero. Al Viminale le dimissioni vengono smentite poiché si spera ancora di convincere il Ministro a ritirarle. In effetti fon. Piccioni, come Informavamo l'altra sera, già da qualche giorno stava meditando 11 suo gesto ed infine ieri sera, nonostante le pressioni che avevano continuato a rivolgergli sia Sceiba che De Gasperl, poneva in atto 11 suo divisamente Inviando al Presidente del Consiglio la lettera che si è detto. Subito dopo lasciava Palazzo Chigi e si dirigeva verso Grottaferrata dove è restato, ospite di un amico, sino al tardo pomeriggio di oggi, quando è tornato per partecipare ad un' ricevimento della Nunziatura apostolica. Atto di correttezza Si tratta di vedere, ora, 8e nella riunione del Consiglio dei ministri già annunciata per martedì, Piccióni si farà convincere dalle insistenze dei suoj colleghi o insisterà nel mantenere le sue dimissioni. I partiti di governo, pur prendendo atto dei comprensibili scrupoli di correttezza che animano il titolare di Palazzo Chigi, ritengono che essi siano fuori di luogo. La figura privata e pubblica di Piccioni è al di sopra di ogni sospetto ed è stata risparmiata anche dai più aspri attacchi dell'opposizione. La sua rinuncia, mentre non fornirebbe alcun aiuto alle indagini su Gianpiero Piccioni, che procedono indipendentemente dalla posizione del padre, darebbe nuova esca alle speculazioni di parte creando una specie di « psicosi di dimissioni >. (Si pensa, evidentemente, alla posizione del vicesegretario della D.C., Spataro, e a quella del ministro senza portafoglio Tupini, 11 cui figlio Giorgio è stato anche lui chiamato in causa dalla stampa di estrema). L'unica voce discorde sull'inopportunità delle dimissioni è venuta, nel campo della maggioranza, dai repubblicani. La Agenzia di Europa, che ne è considerata il portavoce, illustra con molta franchezza la loro opinione fai proposito: <Le dimissioni sono giudicate inevitabili non tanto per ragioni di politica Interna, poiché nessuno dubita che Piccioni è il primo a sollecitare una indagine accurata sulla posizione del figlio, quanto per ragioni di politica estera. Non appare nè conveniente nè conforme all'interesse nazionale che il nome del nostro Ministro degli Esteri venga coinvolto, benché ingiustamente, in fatti di cronaca sensazionali. Del resto, per quanta forza d'animo abbia un uomo di Stato della statura di Piccioni, non sembra che la campagna giornalistica anche speculativa ed interessata su un membro della sua famiglia gli lasci serenità sufficiente per trattare problemi delicatissimi che investono l'avvenire del Paese in un momento difficile. Il Paese, per spontanea comprensione e simpatia, augura all'uomo di veder trionfare la innocenza di suo figlio ed augura ancor più al Ministro che la sua assenza dagli affari dello Stato sia breve nell'interesse della cosa pubblica >. E' un'opinione come un'altra Ma come stamane, prima di conoscere l'atteggiamento di Saragat solidale con Sceiba nel respingere le dimissioni, gli oppositori parlavano di manovre socialdemocratiche per accaparrarsi l'interim degli Esteri, così stasera, essi attribuiscono ai repubblicani un analogo intendimento; l'assenza di Piccioni potrebbe, tra l'altro, favorire la ratifica della C.E.D, (comunità europea difensiva) che il P.R.I. da tempo sollecita. Non sarà questo il caso. Sarebbe tuttavia ingenuo pensa re che le vicende sensazional di questi giorni abbiano cancellato le varie distinzioni politiche che contraddistinguono lo schieramento di maggioranza. Queste stesse vicende, anzi possono aver offerto l'occasio¬ ne per caratterizzarle meglio. Di tutta l'odierna seduta del processo Muto, ad esempio, l'elemento più sottolineato negli ambienti politici è stata la riluttanza dell'imputato a fornire il nome della persona o delle persone che gli avevano fornito una parte delle informazioni e che lo avevano posto in contatto con l'Anna Maria Caglio. Si è accennato con insistenza alla possibilità che queste informazioni gli possano essere venute dagli stessi ambienti democ. istiani, tanto niù che il padre di Muto — altra rivelazione della giornata — è stato uno degli aspiranti candidati della D. C. < bocciato > dallo stesso Piccioni. Togliatti e Nenni Le voci, in questa direzione sono molte. Per conto nostro ne raccogliamo una sola che ri teniamo nei limiti in cui può esserlo una voce, piuttosto attendibile. Anna Maria Caglio avrebbe fatto le sue primissime confidenze al sindaco di Firenze, La Pira, il quale, convinto della gravità delle denunce, avrebbe provveduto a mettetla in contatto col ministro Fanfani e col gesuita di cui si è fatto il nome al processo. Solo In un secondo tempo la Caglio si sarebbe posta in contatto con il Muto. Per ciò che attiene la parte fiscale della campagna mora lizzatrice, vi è da registrare i'. colloquio che il Presidente del Consiglio ha avuto stamani col gen. Norcen, comandante delle Guardie di Finanza, e la dichiarazione del ministro Trémelloni: < Anche dal puntò di vista fiscale — ha dichiarato quest'ultimo — l'opera" intrapresa dal governo per una vasta azione moralizzatrice, viene condotta con implacabile energia e tempestività. Nel ca¬ so specifico che interessa le cronache di questi giorni, il Ministero ha già agito fin dal primo momento senza attendere sollecitazioni esterne. Il risultato sarà a suo tempo comunicato, ma è bene che l'opinione pubblica sappia che niente è sfuggito nè sfuggirà >. La < Voce repubblicana > da parte sua ha chiesto se sia vero che esiste un dossier della Guardia di Finanza dove è .1lustrata con abbondanza di nomi e documenti la catena di af fari controllata dal Montagna sollecitandone, se esiste, * !a pubblicazione. Un gruppo di senatori democristiani (Jannuzzi, Magri, Carlo De Luca, Zelioli e Piola) rendendosi interpreti del fermento che esiste alla base del partito, ha presentato un'altra interrogazione per conoscere « le direttive che il governo intende seguire per individuare e colpire severamente i responsabili di episodi che turbano la vita operosa del popolo italiano ». Togliatti e Nenni interverranno domattina con due articoli nella discussione. Il pri- mo esorta i comunisti ad approfittare dell'occasione per « accelerare il processo che deve portare ad un mutamento radicale della situazione presente, nel senso di una distensione interna e internazionale, della cacciata dei disonesti e dei ladri dalle sommità governative >. Nenni ricalca anche lui la stessa impostazione accusando l'attuale Presidente del Consiglio di aver concorso più di tutti, col suo anticomunismo, a « creare la situazione che oggi si ritorce contro di lui ». « E' venuto il momento di bere o affogare — conclude — di fare piazza pulita o di avere a rispondere duramente di una abominevole rilassatezza del costume morale e politico che non può durare ». Enzo Forcella II vice-capo della polizia, dottor Coglitore. (Telefoto)

Luoghi citati: Europa, Firenze, Grottaferrata, Roma