Mi poeta del mal d'amore

Mi poeta del mal d'amore - =333 x li liIBRO DEL Ci I OR NO " Mi poeta del mal d'amore Il tipografo Carlo Emanuele Bona ha preso, come si suol dire, due piccioni a un chicco. Ha offerto al bibliofili, a titolo di « strenna >, un saggio squisito della sua arte di stampatore; ed ha arricchito la cultura media italiana della conoscenza, o d'una miglior conoscenza, di un delizioso poeta dell'Ottocento spagnolo. I cui accenti ancora oggi risuonano nel cuore e sulle labbra del giovani della sua nazione: Gustavo Adolfo Bécquer. Intonato nei caratteri e nel fregi al gusto tipografico dell'ultimo quarto del secolo scorso, adorno, di graziose stampe e disegni, corredato d'un ampio e bel saggio introduttivo, e di succose note, dello studioso Mario Penna, il volume (.Bécquer . Vincenzo Bona, Torino) reca voltato in italiano, tra poesie e prose, il meglio dell'Autore, cioè una scelta delle Rimas (col testo a lato) e un'altra delle Leycndas. Il Bécquer fu un romantico della più bell'acqua: vita breve e infelice, spasimosi amori di donna, misticismo, gusto antiquario e irrefrenabile vagabondage Orfano prestissimo d'entrambi i genitori, ricoverato sotto l'ala corta duna parente, nel 1854, a diciott'anni, lascia la nativa Siviglia per nuovere. con diciotto duros in tasca, alla conquista di Madrid, Questa per intanto gli offre un impiego nella Direlci0u de bienes nacionales. Un giorno il direttore generale fa ut» giro per gli uffici a cercarvi « pesi morti » da poter licenziare senza danno. S'abbatte in Bécquer che disegna una Ofelia, e alza il primo dito. Passò allora 11 Nostro al giornalismo, in qualità di « viaggiante»; e frutto d'una sua peregrinazione per città e conventi dell'antica Spagna, compiuta in compagnia del fratello Valeriano pittore, furono quelle dieci « Lettere dalla mia cella », che mandate dal monastero di Veruela al Contemporaneo, lo fecero a un tratto conoscere e apprezzare. Ma la biografia, come la gloria di lui sono più veramente nelle Rime in cui versò l'animo irrequieto, appassionato, dolente, di tutto e di nulla, teso all'irraggiungibile, le quali narrano la storia dei suoi lagrimevoli amori. Dapprima si prese per una Julia, figlia d'un professore del Conservatorio; e così fortemente da non volerle mai essere presentato. Fu un amore che si esalò in versi, in serenate, in passate sotto casa; ne la signorina ne seppe mai niente. Poi gli scoppiò una passione sensuale, tempestosa, per una Elisa, intorno alla quale gli amici serbarono un così educato silenzio, da far congetturare agli psicologi dell'amicizia che essa non fosse mai esistita. Che importa? Questa Elisa segna 11 culmine della lirica bécqueriana, nel racconto d'una terribile notte passata sulla proda del letto sfatto, con l'occhio inchiodato al muro e i capelli che imbiancano a vista. Bécquer ha cantato la punta estrema del mal d'amore, e anche la tristezza di quello stesso male che poco per volta diminuisce e finalmente passa. Se poi accanto alla donna devastatrice, che gode di ottima salute e su cui gli accidenti non fanno presa, si volesse la fanciulla che ci fa 11 dispetto di morire in boccio, c'è anche questa: una non identificata « pobre ntna». Storicamente certa, fra tanti fantasmi, è invece la moglie di Bécquer: tal Casta Esteban Navarro nativa di Noviercas, donna uggiosa, insopportabile. Dopo le donne, il romantico Gustavo amava i vecchi monasteri: non si dice visitarli, ma viverci, respirarli. Casta, quando accompagnava il marito, non ci si poteva vedere. Gli dette tre figli, molti dispiaceri; e in cambio non ne riscosse un verso. La poesia del Bécquer appartiene alla seconda stagione del romanticismo: non troppo espansa, vola vibrata e snella, tenta l'ineffabile con giovanile baldanza. Il Penna ci discorre intorno molto acutamente e per questa parte a lui rimandiamo il lettore. Il quale, non meno che delle liriche, si dilettera delle prose bécqueria ne qui opportunamente scelte tra le Leyendas, dove, anche fuori della disciplina metrica, Bécquer ritrova la sua naturale posizione di canto, e attraverso i monumenti, le memorie e le credenze popolari dell'antica Spagna, persegue 1 dilettosi errori della sua anima romantica. |, p.

Persone citate: Adolfo Bécquer, Carlo Emanuele, Casta, Esteban Navarro, Mario Penna, Orfano, Vincenzo Bona

Luoghi citati: Madrid, Spagna, Torino