Inflazione di ministeri

Inflazione di ministeri Inflazione di ministeri Non oso affermare che l'opinione pubblica non abbia mostrato di reagire (a parte ogni simpatia o avversione per il nuovo governo) al fenomeno dei sessanta tra ministri e sottosegretari. Ma la sua è stata una reazione attenuata e rassegnata. Più ironia che protesta. Ai sessanta siamo arrivati per gradi : diluito il fenomeno, lo abbiamo con ciò stesso reso meno ostico. Ammaestrati dall' esperienza del passato — in cui del resto il fenomeno aveva avuto uno sviluppo assai più discreto — lo avevano previsto alcuni tra i compilatori della Costituzione e avevano cercato di sottrarre all'arbitrio del primo ministro la struttura del governo, all'articolo 95 avevano fatto stabilire che una legge dovesse provvedere all'ordinamento della Presidenza del Consiglio e dovesse determinare il numero, le attribuzioni e l'organizzazione del Ministero. Sovrattutto il numero. Ma anche di questa disposizione della Costituzione fino ad oggi si è fatto a meno e tutto lascia prevedere che a meno si farà per molto tempo ancora. Voi sapete in particolare che sul numero dei ministri le divergenze erano e sono infinite. Se dovessi stare ad una pubblicazione ufficiale di poco tempo fa, dovrei ritenere che le opinioni divergano con infinite gradazioni: si parte da quelli che vorrebbero ridurre il numero dei ministri a dodici per giungere a quelli che vorrebbero portarli niente meno (ma temo che ci si arriverà) a trentacinque. In realtà, le differenze sono ancora maggiori di quanto questa pubblicazione ufficiale esponga. Luigi Einaudi, allorché si elaborava la Costituzione, sostenne che i ministri dovessero essere ridotti a sette o tutt'al più a otto. Era una aspirazione troppo bella per poter essere realizzata. Negli anni della sua presidenza non credo che abbia firmato mai alcun decreto di nomina di nuovi governi che non comprendesse almeno il doppio di questo numero. Naturalmente, i momenti critici per fare l'esperienza si ebbero soprattutto in occasione delle crisi ministeriali sboccate in ministeri a varia colorazione politica. La pesatura dei vari gruppi e la relativa distribuzione di portafogli porta naturai mente alla voracità. Una voracità, che si ammanta di tutela de1 partito. Hanno facilitato l'aumento i ministri senza portafo gli, che — lo si è visto recentemente — aprono pos sibilità innumeri. Non già che i ministri senza portafogli siano una invenzione di questi ultimi tempi. Li ebbe il Piemonte durante la guerra del 1848 1849: ne ebbero, talora, uno Cavour, Rattazzi e Ricasoli; ricomparvero con Codronchi all'epoca di Rudinì : poi scomparvero. Ritornarono con la guerra del 1915: poi in quest'ultimo dopoguerra diventarono stabili. Taluno dice: inutili e stabili. Lo stesso può dirsi dei commissariati e degli alti commissariati, che si istituì rono finora presso la Presi denza del Consiglio, ma di cui l'art. 8 di un progetto De Gasperi, prevedeva la costituzione anche presso : singoli ministeri. Non si aumentano così ministeri: si aumentano ministri. Poi i ministri fi gliano i nuovi ministeri. Per il momento siamo al primo stadio: quello dei ministri senza ministero. Ma vi è una dichiarazione alla stampa del senatore Ponti, uno dei cinque ministri senza portafogli di questa odierna combinazione ministeriale, che è sintomatica. Egli esprime l'intenzione di studiare a fondo la formazione di un nuovo ministero « che deve coordinare quanto va coordinato per spettacolo, sport e turismo » e di studiarlo « come strumento di economia e come mezzo di avvicinamento e conoscenza tra i popoli ». Mi meraviglierei se altri non esaminasse, ad esempio, il problema della sani tà come altro possibile vin colo di avvicinamento e conoscenza fra i popoli. Nè credo che ci si possa illudere sperando in compenso nella riduzione del numero dei sottosegretari. Dopo la legge del febbraio 1888, che li istituì, erano ststacPeziCmziailqptaroqsistdunmbnsemnleleril'zndSpticgtasscefacdcarlenilgsadcdntNcgszpstlcubsngCcfetqscozdMsrgdns pgmloreCc stati sempre uno per ministero. Il fascismo non se ne accontentò e ne creò due Per il ministero dell'Educazione nazionale, due per le Corporazioni e tre per il ministero delle Comunicazioni. Per il resto, si fermò ad uno. Più tardi, caduto il fascismo, siamo arrivati a quattro od anche a cinque per ciascun ministero. In questa ultima infornata ministeriale, per il Tesoro sono precisamente cinque. Uno, l'on. Chiaramello, si autoeliminò. Ma sarà sostituito. I costituenti, come vi ho detto, avevano pensato che una legge potesse arrestarne l'aumento e che ad ogni modo fosse utile fissare stabilmente il numero dei ministri e dei sottosegretari, secondo le opportunità permanenti dell'amministrazione pubblica anziché secondo le oscillazioni variabili delle opportunità parlamentari. Ed era sorto così quell'articolo 95 della Costituzione, a cui ho accennato. Che resta nella Costituzione. Ma come uno dei troppi articoli inattuati. Parve ad un certo momento, per verità, che uno degli ultimi governi De Gasperi si proponesse di attuarlo. Ma per metà soltanto. Non già che il ministro dichiarasse di volersi accontentare di questa sola metà. Non sarebbe stato nè costituzionalmente nè logicamente possibile. Diceva anzi di voler fare in un secondo tempo seguire alla prima metà la seconda. Ma siccome la seconda parte (quella rimandata) era la più delicata e quella destinata immancabilmente ad urtare, a disturbare ed a deludere, così dubito assai che — varata la prima parte — si sarebbe mai passati alla seconda. Ad ogni modo lo scioglimento della Camera fece decadere il progetto anche così ridotto. Per il momento non lo hanno presentato nemmeno così ridotto. G. B. Boeri

Persone citate: Boeri, Chiaramello, De Gasperi, Luigi Einaudi, Ponti, Rattazzi, Ricasoli

Luoghi citati: Piemonte