Un commerciante folle d'odio e di passione uccide a rivoltellate l'amante e suo marito

Un commerciante folle d'odio e di passione uccide a rivoltellate l'amante e suo marito CRONACA CITTADINA Un commerciante folle d'odio e di passione uccide a rivoltellate l'amante e suo marito TRAGICA SPARATORIA TRA LA FOLLA AL MERCATO DI PIAZZA MADAMA CRISTINA La fuga dopo il delitto - L'assassino va a costituirsi ai carabinieri di Venaria - "Ecco la rivoltella: con questa ho ucciso due persone,, dice entrando nella caserma - Era esasperato dal fatto che la donna, dopo aver avuto da lui aiuti finanziari, aveva troncato la relazione amorosa che da tempo esisteva tra loro - Tre vittime innocenti: due bimbi degli assassinati e uno dell'omicida Tutto 11 rione di San Salvarlo, in particolar modo la zona che attornia piazza Madama Cristina, è ancora sotto l'impressione di un atroce fatto di sangue avvenuto Ieri mattina al mercato. Un uomo, esasperato da contrasti d'interesse e da torbida passione, ha ucciso a colpi di pistola una donna e suo marito. Poi è andato a costituirsi ai carabinieri di Venaria. Erano circa le otto. Il mercato te due vittime: Francesca Storelli e Giovanni Galasso di piazza Madama CrisUna era ingrande animazione: non vi erano ancora moltissimi clienti, tuttavia i venditori avevano già rizzato e allestito i loro banchi. Due coniugi stavano appunto sistemando il loro banco di vendita sul lato destro della piazza Madama Cristina, rispetto a chi da corso Vittorio Emanuele guardi verso l'esterno della città. Il banco si trovava fuori dalla pensilina di cemento, di fronte ai caffè Ma¬ i dama. I due coniupi erano Fran- cesca Storelli di 29 anni e Giovanni Galasso fu Gregorio di 30 anni, abitanti in una soffitta al quinto piano di via S. Massimo 31. Essi vendevano generi di abbigliamento. Ad un tratto si avvicinava a lenti passi un tizio tarchiato, dal viso pallido: Giuseppe Schiavo fu Salvatore di 37 anni, da Moretel- 10 di Avellino, ex-agente di polizia, ex-manovale alla Grandi Motori e attualmente venditore ambulante di calze, domiciliato in via Nicola quanto si è Schiavo non pronunciava parola alcuna. Estraeva di tasca una pistola calibro 7,65 e cominciava a sparare. Il primo proiettile andava a vuoto, il secondo penetrava nello zigomo sinistro della Storelli e usciva dalla nuca. La sciagurata, senza un grido, piombava al suolo, fulminata all'istante. 11 marito, il quale si accingeva a disporre alcune bacchette di sostegno della tenda, si precipitava sul corpo della moglie con l'intenzione o di sollevarla o di cercare di ripararla da altri colpi. Ma l'assassino faceva fuoco ancora e questa volta restava colpito il Galasso che riceveva una pallottola nella nuca. L'uomo si accasciava sul cadavere della moglie ed entrambi giacevano sul selciato, mentre il sangue colava a terra e si spandeva in larghe macchie. Lo Schiavo scaricava completamente la rivoltella, cioè esplodeva complessivamente sette colpi di cui, come abbiamo detto, solo due andavano a segno. Per la verità, la tragica siena veniva notata da poche persone, tanto fulmineamente si svolgeva. In più I colpi si perdevano nel frastuono della via e del mercato e alcuni negozianti li scambiavano per spari di petardi carnevaleschi. Ma quando la gente si accorgeva dei due corpi inanimati, avveniva un fuggi-fuggi generale. E questo spiega il fatto che lo Fabrizi 47. Secondo jpotuto appurare, lo | Schiavo abbia potuto allontanarsi senza essere raggiunto nè fermato da nessuno. Il signor Roberto Gurlino, titolare d'un negozio di pollame in piazza Madama Cristina 4, a pochi passi dal luogo del delitto, telefonava per primo alla Celere e sul posto in breve arrivavano funzionari ed agenti della Squadra Mobile e alcuni equipaggi della Celere che iniziavano subito una battuta ■fiCr*dìntorni. Una macchina prendeva a bordo i corpi dei coniugi e li trasporl ava alla massima velocità possibile all'ospedale delle Moli- nette. Ma qui i medici non potevano far altro che constatare la morte di entrambi dovuta ad attraversamento del' cervello da parte d'un proiettile. Intanto l'assassino, lo Schiavo, aveva raggiunto corso Vittorio Emanuele. Saliva su di un tram della quattordicesima linea, e arrivava sino al sottopassaggio di corso Regina Margherita. Di qui. salito sul 19. giungeva al capolinea alla Madonna di Campagna. A piedi, camminando di buon passo, arrivava sino alla caserma dei carabinieri di Venaria. Al piantone mostrava la pistola e diceva: «Ho ammazzato due persone. Mettetemi dentro». Dapprima si riteneva che lo Schiavo fosse un ubriaco, in vena di scherzi di cattivo gusto. Poi lo si scambiava per un pazzo. Ma infine il maresciallo Colonna, vedendolo così pallido e tremante, capiva che lo sconosciuto gli stava dicendo la verità. Lo disar¬ mava e lo tratteneva nel suo ufficio e telefonava a Torino per avere informazioni. Dalla telefonata del maresciallo Colonna si v-niva così a sapere che l'assassino di piazza Madama Cristina era nelle mani della giustizia. A mezzogiorno una macchina montata dal maresciallo Vecchio e dal brigadiere Vorcellone della squadra investigativa del carabinieri giungeva a Venaria e il maresciallo prendeva in consegna lo Schiavo, traducondolo subito alla caserma Podgora di Torino ove lo sottoponeva «d interrogatorio durato sino alle 17. L'assassino, dopo lo smarrimento al momento dell'arresto, appariva assai calmo e rispondeva alle domande del sotsiifliciale con calma e sufflcien- te precisione. Egli in sostanza dichiarava di aver conosciuto circa tre anni or sono la Storelli e di averle affidato, in qualità di commessa, uno dei suoi banchi di vendita. Dal novembre dell'anno scorso la donna ricevuto da lui un aiuto considerevole, si '■ra messa a commerciare da sola e i loro rapporti, per contrasti d'interesse, si erano alquanto guastali. Lo Schiavo asseriva durante l'interrogatorio, di essere follemente innamorato della donna e di aver sofferto terribilmente quando costei dal novembre si era staccata da lui. L'idea che la Storelli si fosse riaccostata al marito e ormai considerasse la loro relazione come una cosa morta lo aveva reso pazzo di furore. E perciò aveva deciso di ucciderla. A questo punto però la confessione dello Schiavo si è fatta meno chiara: egli ha aggiunto di essersi recato ieri mattina al mercato per farsi restituire dalla donna una somma prestata tempo addietro. Quindi egli stesso ai motivi passionali ha aggiunto motivi di interesse. Inoltre ha dichiarato che la donna l'aveva più volte minacciato di morte e che anzi si era comperata una rivoltella (circostanza questa che risulterebbe del tutto falsa). • Nonostante le asserzioni dello Schiavo, pare che 11 movente del delitto sia più da ricercarsi nell'interesse che nella pass:one. E' vero che la Storelli era stata alle dipendenze dello Schiavo in qualità d! commossa. In quell'oc- casione e probabilmente sin dagli inizi di questa dipendenza di lavoro si era avviata una relazione intima. E' vero anche che noi novembre, dopo molti contrasti, la Storelli aveva cominciato ad esercitare 11 mestiere da sola. Lo Schiavo lo aveva prestato 11 materiale di vendita por un valore complessivo di 200 mila lire. La donna avrebbe dovuto restituire l'importo maggiorato del dieci per cento. Ma dopo le feste non solo la Storelli dichiarava di non essere in grado di pagare 11 debito, ma sosteneva di aver subito una perdita notevole. Allora il 29 gennaio scorso lo Schiavo mediante effrazione penetrava nell'alloggio di via San Massimo occupato dai due coniugi, appro- Aitando della loro assenza. S'impodroniva di due valige piene di roba da vendere onde rifarsi del prestito non saldato. Ma la donna denunciava il fatto al Commissarialo di P. S. Castello che avviava indagini. Il giorno dopo Io Schiavo telefonava alla Storcili e diceva di aver depositato le valige alla stazione di Porta Susa: la donna avrebbe potuto riprendersele là. Però la denuncia aveva seguito 11 suo corso e lo Schiavo veniva denunciato a piede libero. Questa circostanza gli provocava terribili accessi di collera e alla donna diceva più volte: « Se mi condannano, se avrò delle noie, io ti ammazzo ». Cosi i rapporti fra i due diventavano estremamente tesi. Gelosia e interesse si confondevano formavano un miscuglio acre di risentimenti. La settimana scorsa lo Schiavo si recava al mercato di piazza Madama Cristina e minacciava la Storelli. Costei afferrava una grossa pietra e gli gridava: « Se non te ne vai, te la tiro sulla testa ». Da quel giorno la donna viveva in grave ansia. Aveva pregato LI marito di rimanere sejnpre accanto a lei, al banco di vendita. Il marito (che sino al novembre era stato muratore e che poi aveva abbandonato il suo mestiere quando la moglie aveva intrapreso il commercio in proprio) l'accompagnava ogni mattina ed anch'egli stava sempre sul « chi va là ». Si suppone che il Galasso tosse a conoscenza della relazione della moglie: comunque sapeva delle minacce rivolte a lei dallo Schiavo. Con lo Schiavo era recisamente in urto ed anzi ripetutamente era venuto a diverbio e una volta o due si era accapigliato: questo do]>o un periodo iniziale di amicizia durante il quale 1 due uomini avevano anche frequentato insieme locali pubblici. Certamente però i Galasso non s'aspettavano che la reazione dello Schiavo fosse cosi brutale e pazzesca. D'altra parte l'assassino durante l'interrogatorio ha continuato a ripetere: «Volevo uccidere soltanto lei, non avevo odio per lui. In quel momento ero troppo eccitato e non mi rendevo conto di quel che stavo facendo... ». La più recente foto dell'uccisa L'assassino, Giuseppe Schiavo, in manette fra i carabinieri

Luoghi citati: Avellino, Torino, Venaria