Mezza Xapoii ai funerali di ti fi ladro interttazionale

Mezza Xapoii ai funerali di ti fi ladro interttazionale Mezza Napoli ai funerali di un ladro internazionale Antonio Parlato emulo di Fantomas - Al servizio delle polizie di quasi tutta Europa - Come trovò i gioielli di Cartier (Nostro servizio particolare) Napoli, 23 febbraio. Si sono svolte, solenni, le esequie di Antonio Parlato, il personaggio che, da oltre mezzo secolo le polizie d'Europa e fuori consideravano il più celebre ladro di destrezza, dotato di una così eccezionale abilità, da proporgli di smettere di lavorare per conto proprio, per passare al loro servizio, con adeguata retribuzione e compiti di particolare ilducia. E il Parlato, uomo di grande charme, elegantissimo, noto in arte anche col nome di « dott. Luigi Gubitosi >, dopo aver fatto echeggiare di sé le cronache Internazionali per le imprese realizzate soprattutto su gioielli di rilevante valore, con colpi su colpi a Vienna, Londra, Vichy, Baden e in molti altri centri della haute cosmopolita, n'era ritirato da un venti anni a vita privata nella città natia. E in sieme ad un cugino, Salvatore Picone, curava una propria tipografia in via San Biagio de' Librai, specializzata nei diplomi di benemerenza religiosi e civili. La morte del Parlato, personaggio popolarissimo, conosciuto col soprannome di Totonno (diminutivo di Antonio) e" Santudummineco » (cioè < di Santodomenico ») annunciata vistosamente da tutti i quotidiani locali, uno dei quali, scrive: «Non era il re del borsaioli solo perchè aveva saputo compiere un maggior numero di furti, ma perchè era un artista del furto di destrezza, un maestro della tecnica con la quale si può far sparire un portafogli che sia ben custodito da una tasca interna della giacca protetto da un pastrano anch'esso abbottonato. Come facesse Totonno & Santudum mineco a operare quei prodigi, non si è mai saputo, e nemmeno l suoi colleghi, che pure tentavano di emularlo, riuscirono mai a impadronirsi del suo segreto. Ma certo egli avrebbe potuto scrivere un manuale sulla materia ». Per comprendere l'importanza di questo emulo di Raffles e Fantomas, che ispirò a Fmcscda Ferdinando Russo le sue Memorie d'un ladro, basterà ricordare che, oltre ad aver reso importanti servizi a delicatissimi organi dello Stato durante il conflitto 1915-18, è a lui che la polizia, la Snrcté Scotland Yard dovettero la risoluzione di un'enigmatica e sensazionale vicenda in cui era interessata la più grande firma dei preziosi: Cartier. Nel '38, per le nozze di Ge¬ raldina con re Zog, il Governo italiano invitò Cartier ad inviare a Tirana un suo rappresentante con quanto di me glio avesse la celebre ditta. Perciò dai depositi di Rue de la Paix e Bond Street vennero raccolti i più costosi esemplari di brillanti, rubini, topazi e soprattutto di limpidissimi, grandi smeraldi, gemma che 6i sapeva particolarmente gradita alla giovanissima regi- na. Naturalmente Geraldina scelse. Celebrate il 27 aprile le nozze, il 30 il rappresentante di Cartier ripartì con altre venti persone per Roma, su un quad rimotore Savoia - Marchetti, dove viaggiavano, fra gli altri, Dyafer Bej Villa, ministro di Albania presso il Quirinale, e uno dei più illustri archeologi italiani, Pirro Marconi, della Università di Napoli. Sciolla Lagrange, console d'Albania a Torino, fu l'unico che, avendo ceduto il suo posto, si salvò. Infatti, alle 15,30 l'aereo, per cause tecniche non troppo ben precisate, si schiantò sui monti di Vallecupa, una frazione di Maranola, paesetto vicino a Formia. Tutte le ventun persone che erano a bordo rimasero uccise. Nel disastro andò smarrito anche il prezioso scrigno di Car trmcpgotier. Era foderato di amianto e i gioielli non potevano essersi bruciati. Dove erano, dunque? Cartier e il Lloyd, cioè la compagnia assicuratrice del gioielliere, avevano interessato anche le polizie inglese e francese, oltre l'italiana, competente per il territorio. L'enigma sembrava insolubile, finché il questore di Napoli, Cesare Stracca, interessò il comandante della c Mobile », Salvatore Vassallo, che si rivolse al Parlato. Seguirono molti arresti fra Formia, Minturno e Pontecorvo. Poi, gran parte dei gioielli venne improvvisamente trovata. Questa impresa fu motivo di grande amarezza per il Parlato che si vide rifiutare il compenso stabilito del dieci per cento sul valore dei gioielli ritrovati. E ne nacque una annosa lite che il legale del < ladro », l'avv. Raoul de Lutzenberg, concluse vittoriosamente per il suo cliente nel '47, allorché il generale inglese S. S. Disney della British Claims Commission inviò al Parlato una lettera in cui riconosceva il suo buon diritto; documento custodito oggi come un cimelio dagli eredi. Infatti il Parlato lascia la moglie, Maria, una figlia, Ernestina, e due giovani, Gennaro e Nicola, specializzati entrambi in giochi d'azzardo ambulanti. Una folla immensa ha segui- a i i i, i, i e gi a a a o ò. r n ne a rao r to il feretro, benedetto dal parroco dei < Santissimi Apostoli >, reverendo Andrea Spinelli, formando un imponente corteo con labari e corone. Perchè la popolarità del defunto si spiegava con un altro fatto: Antonio Parlato, ai tempi del processo Cuocolo, fu l'unico che, opponendosi a Gennaro Abbatemaggio, disse quella verità risultata poi tale quando, morti ormai in galera tanti innocenti, don Gennaro confessò, al fine, di avere mentito. Fra i telegrammi giunti a fasci, da borsaioli d'ogni Paese (come lo svizzero Rafralovez e i greci Kassimatis e Nikolais, eccetera), v'era anche quello del rumeno Beno Ruekenstein che si scusava di non poter intervenire in quanto impedito < dagli anni >. Infatti deve scontarne ancora tre, a Madrid, per un comune incidente professionale, c. g. Antonio Parlato