In trappola di Enrico Emanuelli

In trappola In trappola Leggendo l'altra mattina di|Equei due banditi, il Lucidi ed il sbDejana. evasi dal carcere e ri- dcercati affannosamente, mi sono'dtrovato davanti ad un ricordo, stNon saprei dire per quale giuo- teco della memoria il ricordo sia stato cosi improvviso in questa |noccasione e non in altre consimili: mi rividi giovane, negli anni in cui abitavo una città di provincia piemontese ed avevo per conoscente un certo Achille Gionni dgnesucx-ladro, specialista nel nlavoro sulle casseforti. [cA quei tempi l'Achille avrà cavuto settantanni, ma vigorosi e lusi era ridotto a vivere tranquillo spfacendo (c mia supposizione) uqualche traffico di ricettatore e mnel tempo stesso aiutando come ' informatore la polizia. Una sera il discorso cadde sull'essere giovani o vecchi, e sino a quando amcuno può dirsi giovane e quando!vdeve accettare il momento della |„vecchiaia. In mezzo alle sentenze ed ai pareri degli altri, per lo più spavaldi c retorici, l'Achille alzò la mano destra, la battè dpsivdue o tre volte sul tavolo e dis- sase: «lo so quando sono diven- ctato vecchio» e precisò infatti j spil numero del giorno, il mese,! nil millesimo,^ che adesso non [a rammento niù. Lo guardammo 1 ; più. Lo guardammo j lnma egli non volle |cmaNon per giustificarmi, ma sol-Ipincuriositi chiarire in nessun modo la sua frase. tanto per rendere comprensibile il racconto, devo dire che noi eravamo soliti frequentare un certo lussuoso caffè in piazza, che chiudeva poco dopo la mezzanotte; ma, cacciati di là, avevamo l'abitudine di trasferirci in un'osteria di cui conoscevamo l'ingresso di servizio e dove al proprietario piaceva far sca i cmgmctardi ireL con i clienti nottambuli. In quc-lsesto locale avevo conosciuto FA- scchille e non mi costa nulla dire ache per lui provavo un vivo sen rimonto d'ammirazione nel quale, naturalmente, si mescolavano giovanili fantasie romantiche e simpatia per tutto quanto poteva essere fuori della norma o controcorrente. D'altronde l'Achille cra cir- ntrclebccpcondato non soltanto da una;lalunga aneddotica, ma persino daicun velo di leggenda. Di lui, per esempio, si raccontava questo: durante un processo il presidente del tribunale aveva detto: « Come afferma il rapinatore Achille Gionni... » o qualcosa di simile. Allora l'Achille, che instdvcera di modi civili, dalla gabbia ndegli accusati si era alzato per cfar capire che voleva parlare,[acome se fosse spinto dal desi-jegvunpderio di servire la giustizia. Gli fu concesso, e con molto sussiego dichiarò: «Signor presidente, mi vedo costretto a correggere una sua inesattezza. Lei deve dire, come afferma il ladro I uAchille Gionni, perchè, lo sa ] dbene, non sono rapinatore ». E ad un commissario che, avendo- drlo arrestato, si meravigliava neljttrovargli in tasca tremila lire (a quei tempi) aveva risposto: « Pensi che anch'io mi meraviglierei se vedessi tanto denaro nel suo portafogli. Siamo dunque pari ». Per la leggenda si uemedcraccontava questo: poco avanti l'la prima guerra mondiale l'A- mchille era nelle prigioni di Ro-jpma per una lunga condanna. In|tquel tempo fu necessario sot-latrarre dalla cassaforte del consolato austriaco di Venezia alcuni documenti militari e l'impresa fu proposta all'Achille, che infatti l'organizzò e la eseguì in maniera encomiabile. Oltre ad un premio in danaro, ebbe condonati gli anni di carcere che gli restavano, e noi dicevamo ironicamente che un'azione patriottica lo aveva redento. Questo era l'Achille, un uomo alto, molto magro ed agile come immaginavo giusto che fosse per chi fa di professione il ladro od il ballerino. Con grande deferenza lo accompagnavo di notte, ma sovente era già l'alba, per fDctvun lungo tratto df strada verso ^Ccaccasa sua e cosi davo a me stesso la prova di quanto poco mi toccassero le convenienze sociali e quanto disprczzassi il giudizio di chi poteva sorprendermi in sua compagnia. So bene che sono fantasie legate a quell'età giovanile, ma a me sembrava che l'Achille camminasse di notte con una sicurezza e con un piacere della solitudine che noi altri non possediamo: gli dicevo cose del genere e lui se le prendeva come complimenti. Durante una nostra passeggiata notturna ebbi l'occasione di ricordargli che una volta aveva affermato di sapere con precisione quand'era diventato vecchio al punto di poter ripetere il giorno, il mese e l'anno, ed egli dovette decidersi a contraccambiare la mia ammirazione, che di certo intuiva, con una confidenza. Cercherò di riferirla con stringatezza: « Mi trovavo a Roma e con altri due amici avevo combinato un buon lavoro. Era stato un lavoro lungo, ma ne valeva la pena. Lungo come preparazione perchè c'era voluto un mese, ma questo è il meno. Risultò anche lungo come esecuzione, due o tre ore più del previsto. Andò bene, si trattava d'una buona cifra in danaro liquido avendo lavorato la cassaforte d'un istituto d'assicurazioni. Come mia abitudine divisi subito con gli amici. cmtnvlnvsaltreacslncpmtddrct E* un'operazione che conviene sbrigare immediatamente, quan do ancora si è uniti da spirito di solidarietà, ed i nervi si di stendono dopo ore ed ore di tensione. « Alle sette del mattino ero nella mia stanza, avevo bisogno di riposo. Mi alzai nel pomerig gio ed appena fuori di casa venni a sapere che tutta la questura era in moto per noi. Facevano sul serio e più tardi mi spiega nmo che quell'istituto non ricercava il danaro, ma alcuni do cumcnti che noi avevamo preso ucila fretta e poi bruciati e di spersi prima di dividerci. C'era una grossa taglia ed anche nu menisi agenti privati avevano avuto l'incarico di pescarci. « In altri tempi una cosa simile mi avrebbe quasi fatto piacere. Ala quella volta non anda- va 1,C11C c f1>rsc non avcV() j „ervi a posto. Cominciai a ve dcrc tipi di madonnine (cioè poliziotti) al mio fianco, in qualsiasi posto andassi. Mi arrabbiavo perchè mi sembrava di non saper più sentire il loro odore come Cra sempre stata la mia specialità. Diventavo nervoso. Io non ho mai fermato l'orologio a nessuno (cioè ammazzato), ma ; ln qUCI giorni non mi piacevano certi pensieri che, senza volerlo, mi giravano in testa. Da Roma andai a Napoli proprio in tempo perchè intanto avevano pe- scato uno di quei due amici; ed a Napoli mi capitò di sapere che i privati non erano lontani anche da me. «La mia fodera (cioè l'amica) mi aveva detto: vai solo, è meglio per adesso. Aveva ragione, ma era una prova di sfiducia e cominciai a pensare: sente odo- re di bruciato. L Tutte queste co- se una volta mi avrebbero la sciato indifferente come davanti ad un bicchiere d'acqua quando non hai sete; e tutte queste cose, tra l'altro, costavano un mucchio di viole (cioè fogli di mille). Mi avevano costretto a cambiare piazza e mi trovavo senza coperture comode. Aspettavo che i giorni passassero e non capivo perchè tenessero duro. Quel lavoro, se non c'era la compii cazione dei documenti, poteva interessare al prete (cioè questore) non più di due o tre settimane e invece erano ancora li dopo due mesi e intanto i privati mi avevano sfiorato parecchie volte. « Una mattina, di colpo, non ne posso più. Chi sa che cosa è capitato. La sera precedente ero andato alla stazione perchè mi ero messo in testa di raggiungere Bari, ma un privato era là, vicino alla fila degli sportelli, una carognetta milanese che conoscevo di vista. Dietro front e proprio la mattina dopo, come un sonnambulo prendo su e va do in questura. Ero stufo di fare da lepre a quei cretini che non rischiavano nulla e per molto tempo ho creduto che era stato uno scherzo dei nervi ed invece era un'altra cosa. Era semplicemente l'inizio della vecchiaia: ecco qua, era il primo momento dell'Achille vecchio, lo posso cosi ricordare il giorno, il mese. l'anno e persino l'ora. Questo momento viene per tutti, anche jper gli altri, ma loro fanno fin|ti di non accorgersene e tirano lavanti ». Enrico Emanuelli f iiiiiiiiiiMiiiiiM nini i m 111111 il 11 il 1111 in imi iiiiii

Persone citate: Achille Gionni, Gionni

Luoghi citati: Bari, Napoli, Roma, Venezia