Tutti i beni di Faruk sono intestati alla servitù
Tutti i beni di Faruk sono intestati alla servitù VICENDE DI SOVRANI IN ESILIO Tutti i beni di Faruk sono intestati alla servitù L'amara sorpresa di una ditta creditrice di 3 milioni dall'ex-re, che non trova nulla di sequestrabile - Settimanale francese condannato per un articolo contro Pietro di Jugoslavia B e » arore aui lui a a ro uve amn la n e e li e, di ò eà e o Iticolo pubblicato il 19 settem Roma, 10 febbraio. L'ex-re Faruk è un nullate' nente. Questa la strabiliante (scoperta che ha fatto oggi un ; avvocato di Firenze, Carlo Mendini, venuto a Roma con la speranza che una vertenza finanziaria fra una società fiorentina di ricami da lui assistita e l'ex-sovrano d'Egitto trovasse una definitiva soluzione. E che la sua speranza fosse fondata, lo dimostrava il documento gelosamente custodito nella sua borsa; un decreto ingiuntivo di pagamento del Tribunale di Firenze, col quale praticamente l'avvocato poteva apporre il sequestro a tutti i beni in possesso di Faruk. Ed invece... La storia risale ad alcuni anni fa. Faruk, quando era ancora re, fece degli acquisti presso la ditta Emilio Bellini per tre milioni e mezzo di ricami e merletti da donare alla allora fidanzata Narriman. La merce partì per il Cairo, ma il pagamento non arrivò mai. La società fiorentina si fidava, e il tempo passò. Quando però in Egitto accadde quel che accadde e Faruk fu costretto a fuggire in esilio, a Firenze cominciarono le preoccupazioni. I timori non erano infondati ed infatti il giorno in cui il legale della ditta Bellini si rivolse all'ex-re per chiedergli il saldo del conto si sentì rispondere: «Faruk non paga nulla; gli acquisti sono stati fatti nella sua qualità di re dell'Egitto e di conseguenza oggi a provvedere per quella pendenza deve essere il liquidatore dei suoi beni ». Ed allora l'avv. Mendini si rivolse al Cairo. Ma la risposta che ebbe fu ancora più sconcertante: «Quegli acquisti furono fatti da Faruk come un privato cittadino per un dono alla sua fidanzata. Cosa c'entra lo Stato in una faccenda sentimentale? Chi deve pagare non può essere che l'ex-sovrano ». La questione finì dinanzi al Tribunale civile di Firenze che decise: «Deve pagare Faruk e la ditta Bellini può sequestrargli i beni sino alla concorrenza di quanto è il suo credito ». L'avv, Mendini non aveva timori che la partita si potesse considerare definita. L'ex-re di Egitto vive in una bella villa a Grotta*errata sui Castelli, ha servitù, tre automobili di lusso: tanto -- supponeva l'avvocato — da essere sufficiente per coprire quella cifra di cui è creditrice la ditta fiorentina. Invece, giunto a Roma, s'è trovato di fronte ad una ben amara sorpresa: Faruk ufficialmente risulta che non possiede nulla. E perchè? Perchè la villa Dusmet a Grottaferrata è intestata al suo segretario, i mobili anche. E delle tre macchine una appartiene allo stesso segretario privato, una è della governante e l'altra dell'autista. (Nostro servizio particolare) Parigi, 10 febbraio. L'ex-re Pietro II di Jugoslavia ha vinto il processo che nveva intentato al settimanale parigino Paris-Match per l'ar¬ a e ; oo i, e di il c- bre dell'anno scorso sotto il titolo: «Il romanzo di Aiexandra, regina in esilio, finisce a Biarritz ». In quell'articolo, oltre a rivelazioni intime sul disaccordo fra gli ex-sovrani di Jugoslavia, il settimanale scriveva che re Pietro aveva concluso due accordi segreti, uno dei quali con Ante Pavelic per la crea- e jzj0ne di un commonwealth dei Paesi salvi. Polche Ante Pavé lic fu l'istigatore dell'assassinio di re Alessandro, padre di Pietro, e capo del governo dela Croazia indipendente creata in a. am e durante la guerra, e poiché di n i quell'informazione si g'ovo il di \ maresciallo Tito durante la à, campagna elettorale che pree cedette le recenti elezioni in ìJugoslavia, Pietro II giudico che la causa monarchica nel !suo Paese ne risultava noteiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiin volmente danneggiata; chiese quindi al Tribunale di Parigi di condannare il settimanale in questione a 51) milioni di franchi di risarcimento danni. Dal canto suo, il settimanale ParisMatch sostiene la propria buo na fede rilevando che l'informazione venne diffusa da una agenzia di stampa britannica e da esso riprodotta fra virgolette. Il Tribunale ha emesso oggi un giudizio che solleverà senza dubbio delle polemiche. Ritiene il Tribunale che il fatto di riprodurre una informazione già diffusa non esclude la re sponsabilità del giornale, ma poiché l'articolo in questione non aveva carattere offensivo Paris-Match viene condannato a versare all'ex-re quale risar cimento danni morali soltanto la somma di mezzo milione di franchi; il direttore del settimanale e l'autore dell'articolo vengono condannati entrambi a 50 mila franchi di multa. I. m.
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