Gli atroci delitti degli "incappucciati, rievocati alla Corte d'Assise d'Appello

Gli atroci delitti degli "incappucciati, rievocati alla Corte d'Assise d'Appello Gli atroci delitti degli "incappucciati, rievocati alla Corte d'Assise d'Appello Il P.G. ha chiesto per due assassini la commutazione dell'ergastolo in 30 anni di reclusione - Il capo della banda è morto in prigione ed al suo luogotenente la Cassazione ha confermato il carcere a vita Alcuni componenti la « banda degli incappucciati » che con le sue feroci e sanguinose imprese terrorizzò per un anno la zona di Ivrea, sono ricomparsi in giudizio per la discussione dell'ap| pello presentato contro la sentenza pronunciata dai primi giudici. Gli imputati presenti al dibattimento sono: Antonio Taddio, Pietro Callegari, Leonardo Bonacasa, Ines Rossetti e Maria Malero madre di Giovanni Revelant il sanguinario capo degli « incappucciati » il quale ha finito I suoi giorni in carcere ucciso dalla tubercolosi; assente è Pietro Rossetti luogotenente del Revelant, a cui la Cassazione ha confermato il carcere a vita. Anche Il Taddlo e 11 Callegari furono condannati all'ergastolo, 11 Bonacasa a 24 anni di reclusione, la Rossetti e la Malero a 18 anni di carcere. Lo stesso presidente della Corte dott. Cottafavi ha rievocato gli orribili delitti del giovanissimi criminali 1 quali in poco meno di un anno commisero sei omicidi, altrettante violenze carnali, 15 rapine. La prima rapina gli < incappucciati» la consumarono il 25 luglio del '45 a Vestignè. Nel settembre successivo il Revelant, il Rossetti, 11 Taddio e il Callegari armati di mitra e di «Thompson » penetrarono nella cascina Ghela situata in frazione S. Bernardo dl Ivrea. Tutti 1 banditi erano mascherati con un cappuccio nero. Con la minaccia delle armi immobilizzarono i componenti della famiglia: Giuseppe Formia di 72 anni e sua moglie Luigia di 69, il figlio loro Giovanni di 40 anni e sua moglie Maria Giannino di 32. La sventurata famiglia venne distrutta: il vecchio Giuseppe e suo figlio Giovanni furono subito uccisi, la .Maria Giannino che cercava dl resistere a tentativi di violenza del Taddio venne pure soppressa a raffiche dl mitra; la vecchia Luigia Formia fu gravemente fe- che rita. Prima di andarsene gli assassini le spararono ancora un colpo alla testa ma sbagliarono la mira. Nel dicembre '46 il Revelant e il Rossetti penetrarono nella casa di Marcello Righino e dopo averlo rapinato gli violentarono la figlia tredicenne. Silvio Fiore fu massacrato dal Rossetti che con il Taddio e il Bonacasa era entrato nella cascina per rapinarlo. Altro omicidio gli « Incappucciati » commisero a Vestignè: a questo crimine parteciparono 11 Revelant, il Rossetti e sua sorella Ines. La ragazza rimase fuori della cascina di Giovanni Tealo a fare da « palo » ; essa impugnava una grossa pistola. Suo fratello e il Revelant entrarono nell'abitazione e dopo averne immobilizzato i proprietari tentarono di violentare la figlia del Tesio. Trovato nella stalla il nonno della giovane, un vecchio di quasi 90 anni, lo massacrarono ferocemente con numerosi colpi vibrati sul capo con una sbarra di ferro. Prima di andarsene mangiarono e bevettero allegramente. L'ultima impresa degli < incappucciati » è del 19 giugno de! 1946. Tre dei banditi, tra cui il Revelant e il Rossetti, entrarono in casa del magg. Luigi Rossi di 53 anni, residente a S. Antonio di Ivrea. Immobilizzati con la minaccia delle armi l'ufficiale, sua moglie, suo fratello e un amico cominciarono a mettere tutto a soqquadro nella ricerca affannosa di denaro e preziosi. Ad un tratto l'ufficiale si gettò su uno dei banditi per disarmarlo; ma fu ferito a colpi di mitra. Forse temendo che gli spari facessero accorrere gente due degli « incappucciati » fuggirono. Il Rossetti Invece rimase prigioniero e fu consegnato ai carabinieri i quali riuscirono poi a catturare tutta la banda. L'interrogatorio degli imputati — seguito alla lunga narrazione dei loro orrendi crimini, narrazione che ha suscitato fremiti di orrore tra il numeroso pubblico — è stato brevissimo. Il Taddio ha cercato di addossare la responsabilità della strage nella cascina Ghela sul Rossetti. Gii altri due si sono comportati in modo analogo addossando tuttaìla colpa al Reveland. La stessa ! madre del bandito morto di tubercolosi lo ha accusato dicendo che suo figlio era un assassino non aveva affetto n-ppure per lei perché le aveva tolto tutto. In istruttoria risulto però che la vecchia insultava il figlio -=" il bottino raccolto con i euoi delitti era scarso; essa fu ritenuta colpevole d: ricettazione e ?1 di aver dato ospitalità agli « incappucciati » quando dovevano concertare i loro piani delittuosi. La Ines Rossetti ha dichiarato ssersi limitata a fare da « pa ! | sI! j lo t nella rapina alla cascina Tesio e di non saper affatto che j FCnGbrmtd1GbpNc1BANrTtsuo fratello e 11 Revelant fossero degli assassini. Ha negato pure di essere entrata in casa dei Tesio dopo la uccisione del vecchio nonno e di aver partecipato al festino che segui il delitto. Il Proouratore generale dott. Caseina, pur riconoscendo che nessuna pietà può essere invocata da questi feroci criminali, ha tuttavia ritenuto che la sentenza precedente debba essere riformata se al Rossetti, il maggior colpevole insieme al Revelant, era stato inflitto l'ergastolo, agli altri, per la loro minor partecipazione al crimini, la pena doveva essere lievemente inferiore. Pertanto ha chiesto che al Taddlo e al Callegari fossero concesse le attenuanti generiche con la conseguente commutazione dell'ergastolo in 30 anni di reclusione e che la pena della Malero fosse ridotta a 9 anni di carcere. Il Taddio e il Callegari dorrebbero inoltre beneficiare de! condono di tre anni e la Maiero di due condoni sicché dopo questo processo sarebbe rimessa in libertà. Il P. G. ha chiesto la conferma delle condanne alla Rossetti e al Bonacasa; la prima può beneficiare di due condoni il secondo di uno solo per anni 8. Il processo avrà termine oggi dopo le arringhe dei difensori avvocati Chabod e Oberto di Ivrea, De Marchi, Dal Fiume e Tabtllini e dell'avv. Sangiorgio costituitosi P. C. per la superstite della strage della cascina Ghela. Pcdlohf3mMtNc12a5rcFTcrCgIIIIIIIIIIIIIIIIIIMtllllllllllllllllllllllllllllllItllllllllll

Luoghi citati: Ivrea, Vestignè