Il curatore del fallimento De Cavi rifiuta improvvisamente l'incarico di Giovanni Giovannini

Il curatore del fallimento De Cavi rifiuta improvvisamente l'incarico Il curatore del fallimento De Cavi rifiuta improvvisamente l'incarico In una lettera al Tribunale il professionista parla di "atteggiamenti propagandistici„ nei confronti del crack - Continuano a piovere denunce contro il marchese per l'esercizio abusivo dell'attività creditizia - Il finanziere è irreperibile (Dal nostro inviato speciale) Genova, 2 febbraio. Nuovo colpo di scena nella ^ 10 deI grand uff. Giovanni De 'Cavi; tuttavia ritengo di non ! accettare in quanto si è venu ta a creare — con atteggiai menti propagandistici nei con I fronti del fallimento, oltre che 'con attacchi alla mia persona |— una situazione che non permette di affrontare con sere- |vicenda fallimentare del mar- chese De Cavi: il curatore rag. Brignacca ha stasera rifiutato l'incarico con questa lettera indirizzata al presidente del Tribunale di Genova: « La ringrazio per la fiducia riposta nel conferirmi l'incarico di curatore del faliimen- nità il mandato conferitomi. Pertanto, dopo aver assistito nn.mo giudice delegato come jmio dovere nelle operazioni 1 cautelative urgenti in riferi: mento all'articolo 29 del R.D. 16 marzo 1942, n. 267, dichiaro di non accettare il mandato di cui sopra ». La decisione del rag. Brignacca ha sorpreso tutti, in quanto lo si riteneva intento al duro compito di mettere un po' in chiaro ' l'intricatissima vicenda. La spiegazione più semplice del suo gesto consisterebbe nel ricordare come ;da te di aualcuno si fosae ! o l n l i a , , e r i e i i e , a . o sua nomina che il ragioniere non sembrava l'uomo più indicato, a causa di una denuncia pendente contro di lui per appropriazione 'indebita. QueIsti «attacchi personali» era-1 ,no però subito cessati, non ! essendo in realtà risultato j nulla di concreto e di definitivo a carico dell'interessato, persona molto stimata nello ambiente dei commercialisti genovesi. Abbiamo chiesto al rag. Brignacca cosa avesse voluto realmente significare con quella sua vaga espressione « atteggiamenti propagandistici nei confronti del fallimento » ma la risposta è stata altrettanto vaga e prudente. C'è però da avanzare l'ipotesi che pressioni poco ortodosse abbiano indotto il ragioniere a non accettare l'incarico. Vedremo come se la caverà il suo successore che dovrebbe essere designato domani stesso dal Tribunale. Ogni ritardo nella liquidazione della vicenda è deprecabile; troppa gente in lacrime abbiamo visto tra i clienti del Banco che venivano a far registrare i loro crediti, e citeremo soltanto una vedova con tre bambini che ha perso la unica sua risorsa, 1 tre milioni di liquidazione ricevuta gcliiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiili alla morte del marito. Anche oggi è stata annotata tutta una serie di piccoli crediti: Benedetto Merello per 94 mila lire, Elda Roncallo per 500 mi- 1 ! j o i o e . i e e l e e l n a a la, coniugi Torre per 3.650.000, Andrea Queirolo per 100 mila, Emilio Ferrea per 398.565, Rina Paganini per 245.700, Gino Vana per 500 mila, Gina Musso per 293.373 e così via. Ancor più gravi per 11 De Cavi, le denunce che continuano ad arrivare alla Procura della Repubblica per l'esercizio abusivo dell'attività creditizia da parte del Banco. Aveva cominciato ieri il signor Domenico Paganesi a dichiarare di non essere riuscito a farsi restituire 3 milioni che aveva affidato al marchese; oggi è stata la volta degli avvocati Formaggia e Olla a sporgere formale denuncia per appropriazione indebita, in nome della signora Rosetta Monti ved. Marchisio e del dottor Carlo Corsanego che avevano rispettivamente versato al Banco circa 3 milioni di liquido e titoli di Stato l'una, e 375 mila lire l'altro. Mentre l'iscrizione dei creditori e le denunce arrivano da tutte le parti dando l'impressione che il passivo si aggiri effettivamente sulla cifra già indicata di 900-mille milioni (dei quali molti in depositi del Banco), i primi calcoli non confermerebbero affatto che l'attivo possa raggiungere i 300 milioni valutati in un primo tempo; forse al massimo 100-200. E in realtà, di beni al sole il marchese sembra averne ben pochi; la voce più rilevante a suo favore sembra infatti consistere in un credito di una sessantina di milioni del Banco nei confronti del « Corriere del Popolo » che, come è noto, da tre giorni ha cessato e per sempre le pubblicazioni. Per i dipendenti del giornale del marchese, le cose sembrano invece mettersi meglio in quanto un gruppo di industriali genovesi avrebbe deciso di far uscire un nuovo quotidiano offrendo occupazione a tutti o quasi i licenziati. Nel corso di una riunione svoltasi nel pomeriggio in Prefettura, i tipografi dello stabilimento dove si stampava anche il « Corriere del Popolo » hanno intanto deciso di offrire tre giorni di papa alla settimana per i colleghi in attesa di una sistemazione. Quanto ai casi personali del De Cavi si era sparsa la voce oggi che fosse stato spiccato contro di lui mandato di cattura: « Ancora — si è smen¬ liiiiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiu tito invece da fonte autorevole — non è stato deciso niente». Il marchese si è reso Irreperibile; abbiamo tentato a più riprese di telefonargli; nessuna risposta. Siamo andati a casa sua, a villa « Paradisetto»; tutto chiuso, nessuna trpecia nè di lui nè della famiglia. Sembra però che non abbia lasciato Genova e che sia nascosto in città In casa di qualche amico: di certo non in casa di qualche membro dell'Associazione Motonautica, che ha lasciato anche essa nelle casse del suo presidente fallito circa 5 milioni di fondi sociali che erano destinati a lavori per 11 rinnovo della sede. Giovanni Giovannini

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