E' morta Yvonne De Bray il mostro del teatro francese di Sandro Volta

E' morta Yvonne De Bray il mostro del teatro francese A VE VA DEB VTTATO CON SARAH BEBNHABDT E' morta Yvonne De Bray il mostro del teatro francese Si è sperila improvvisamente menlre leggeva un romanzo - E' siala compagna devote ed ispiralrice di Baraille - Lunga serie di successi - La "madre,, nei Parents terribles i Dal vostro corrispondente) Parigi, 2 febbraio. Yvonne de Bray, il « mostro sacro * delle scene francesi, ha fatto una morte senza sentimentalismo, senza lacrime di parenti o di amici intorno al suo capezzale nel momento del trapasso. Sabato sera la grande attrice recitò ancora nel Pour Lucrare, l'opera postuma di Jean Giraudoux, che è lo spettacolo più discusso di questa stagione parigina. Vi interpretava una di quelle parti sconcertanti che le avevano assicurato la celebrità, la parte di « Barbette », una vecchia mezzana che con le sue turpitudini organizza ogni intrigo fino alle tragiche conclusioni della vicenda."Non potremo mai più dimenticare la sua risata, stridula e sinistra, nella scena finale di quel lavoro che, poco convincente sotto molti aspetti, si salvava all'ultimo momento forse pro¬ prio in virtù della sua straor-dinaria bravura. Dopo la rappresentazione di sabato sera, Yvonne de Bray era ritornata al teatro « Marigny » anche domenica, ma era così stanca e sofferente che Jean Louis Barrault e Madeleine Renaud le avevano impedito di recitare. Essi avevano però dovuto insistere molto con la vecchia amica per convincerla a ritornare a casa e a riposarsi per qualche giorno; nel frattempo l'avevano sostituita con un'altra attrice della compagnia. Ma la De Bray se n'era andata tutt'altro che persuasa e le sue ultime parole a Barrault erano state: «Tu pure sei come tutti gli altri giovani. Ai miei tempi si andava in scena anche con la febbre a quaranta. Ci sarebbe mancato altre se uno avesse dovuto mettersi a Ietto per una qualunque piccola indisposizione». l Non si era Infatti messa a Metto. Era rimasta in piedi, oc- j cupandosi come al solito della casa, senza uscire a causa del gran freddo di questi giorni, ma col proposito di ritornare al teatro prima della fine della settimana. Un'amica, che era andata per tenerle compagnia, l'ha trovata stesa su un divano completamente vestita. Un libro era ancora aperto vicino alla sua mano ormai gelida. Yvonne de Bray era morta mentre stava leggendo un romanzo di Jean Genet. Aveva 65 anni ed aveva debuttato a nove vicino a Sarah Bernhardt nella Dame au camélias. Il suo era un passato glorioso: compagna della Réjanc, interprete preferita di Henri Bataille e di Henry Bernstcin, il suo primo grande trionfo era stato nel 1912 quando portò per la prima volta sulle scene Les fi.ambeaux. Però il nome di Yvonne de Bray rimarrà soprattutto legato alla parte della madre che essa creò nei Parents terribles, di Jean Cocteau. In quel ruolo, eoi quale era ritornata alle scene abbandonate dopo la morte di Bataille, essa aveva avuto la rivelazione di una seconda giovinezza, la rivelazione di possibilità fino a quel momento insospettate che avevano fatto di lei un'artista del tutto diversa da quella che era sempre stata prima di allora. L'interpretazione di Yvonne de Bray nei Parents terribles rimarrà nella memoria di quanti vi hanno assistito come una creazione inimitabile e, nel suo genere, irraggiungibile. Si ha ancora presente la sua ansia divorante, il modo tutto particolare, che essa aveva di raccogliersi su se stessa per scattare all'improvviso . in un impeto di tenerezza o di ferocia, la sua voce dolce e amara, che si faceva di volta in volta insinuante oppure aspra e sordida, e in cui la parola si trasformava ad un tratto in un grido agghiacciante. Questa padronanza dei mezzi era la conseguenza della lunga carriera fatta sui teatri dei boulevards interpretando i drammi a forti tinte. Dopo il trionfo di Les flambeau.r essa era stata infatti l'interprete di illlllllllliiliilliilllllllllllllllllllllillllllliilliilli tutte le opere di Bataille, nei tempi in cui soltanto l'eccezionale bravura degli attori poteva assicurare il successo di quei lavori. Il pubblico di allora attendeva col flato sospeso il momento in cui, in una scena scritta apposta per loro, i due protagonisti si dilaniavano nello scatenarsi delle passioni. Henri Bataille morì ancora giovane nel 1922 e la De Bray, che aveva vissuto negli ultimi anni insieme a lui. compagna devota e fedele nello stesso tempo che ispiratrice, si ritirò dalle scene con l'intenzione di non rimettervi più piede. Per molto tempo infatti rimase nella più assoluta solitudine, decisa ormai a farsi dimenticare. Poi, però, rifece ancora qualche saltuaria apparizione sul palcoscenico per interpretare Le venin. di Bernstein, e Catherine emprenr, di Maurice Rostand, ma, come abbiamo detto, fu rincontro con Cocteau a decidere l'inizio della sua seconda carriera. Jean Cocteau trasformò la eroina della Marche nuptiale, fece nascere in lei il « mostro sacro » che ha portato un carattere nuovo nel teatro contemporaneo francese. «Yvonne comunica luce e rilievo — diceva Cocteau — è contagio'-a per tutti ». L'arte di Yvotvne de Bray, benché affinata, dal lungo esercizio, era infatti paragonabile ad un'emanazione luminosa che sgorgava spnntannamente. La grande attrice non avrva mai seguito corsi d'arte drammatica nè preso lezioni di declamazione. Molte volte non imparava neppure la parte e improvvisava le battute a mano a mano che si svolgeva l'azione, senza mai tradire però lo spirito dell'opera, nè impacciare 1 suoi compagni di lavoro. Il suo prodigioso istinto ha salvato qualche volta, con una semplice battuta, non poche opere che sembravano destinate a cadere. Il cinematografo aumentò il suo pubblico, fece conoscere la sua arte in tutto il mondo. Oltre 1 film di Cocteau. interpretò quelli di Colette, di Cayatte e di tutti quei soggettisti che avevano bisogno di lei per creare un personaggio in cui una ferocia disumana avrebbe corso il rischio di apparire inverosimile. Fra le sue interpretazioni più famose si ricordano L'aigle à deux tétes, Gigi, Chéri, Nous sommes tous dea assassina. Jean Marais, che ha lavorato con lei in tutte le opere di Jean Cocteau, appena ha appreso la morte d'Yvonne de Bray, ha detto: «Per me rimarrà sempre viva, continuerà a guidarmi e a proteggermi ». Sandro Volta

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