§1 è salvato due volte con ustioni e un braccio ferito

§1 è salvato due volte con ustioni e un braccio ferito §1 è salvato due volte con ustioni e un braccio ferito Era caduto presso il Nilo Bianco pullulante di coccodrilli ■ Primo prodigioso salvataggio; poi s'incendia al decollo da Butiaba il nuovo apparecchio ■ «Abbiamo passato due ore col dito sul grilletto (dice il romanziere ad Entebbe). Il russare di mia moglie attirava gli ele/anli» (Nostro servizio particolare) Nairobi, 25 gennaio. La pagina di romanzo vissuta da Ernest Hemingway sulle rive del lago Alberto, nel cuore dell'Uganda, incominciò sabato mattina a Nairobi, quando lo scrittore, prima di salire insieme alla moglie nel minuscolo aereo da noleggio sul quale, dallo scorso agosto, aveva già percorso in lungo e in largo piti volte tutto il territorio del Kenya facendo lunghe soste nella giungla, si lasciò fotografare e poi disse ai giornalisti: <S- mi capita sottomano un paio di leoni porterò le pelli, se un elefante parlerò qualche chilo di avorio, e se, come è molto più probabile, non mi verrà a tiro neanche una gazzella, mi ricorderò d'essere un giornalista e ci scriverò sopra una mezza dozzina di articoli; così, in un modo o nell'altro, mi risarcirò delle spese, di viaggio >. Percorso pericoloso Mèta del viaggio doveva essere una località senza nome iella regione del Basso Nilo, a nord-est delle cascate di Murchison, dove il Basso Nilo sbocca nel lago Alberto: uno dei percorsi più avventurosi dell'Africa centro-orientrale, perchè ia giungla che si estende a nord delle cascate è infestata da un'abbondante fauna selvaggia, leom, elefanti, bufali, rinoceronti; e sulle rive del fiume abbondano i coccodrilli e gli ippopotami. La serie di articoli a cui Hemingway ha alluso scherzosamente non sarebbe stata che la continuazione di quelli che egli ha scritto da cinque mesi in qua per la rivista aiwricana Look, col titolo generale di < Safari > o < Marcia nella giungla*. In questo suo nuovo viaggio nell'Uganda, lo scrittore intendeva combinare i piaceri e i rischi di una partita di caccia grossa con la raccolta di nuovo materiale, col quale condurre a termine una delle sue. più brillanti fatiche di giornalista. Era noto infatti che, al ritorno dall'Uganda, sarebbe rientrato per un periodo di riposo a Cuba, dove ha stabilito la sua dimora abituale. A bordo dell'aereo viaggiavano con lui, oltre sua moglie Mary Wclst, giornalista anch'essa ed ex-corrispondente di guerra, un amico cubano, due specialisti dt caccia grossa, un fotografo, tre servitori e portatori indigeni ed il cuoco, un giovane americano che accompagna lo scrittore in tutte le sue peregrinazioni attraverso il mondo. Nelle dieci o dodici precedenti scorribande a bordo dello stesso aereo, non era mai accaduto alcun incidente di viaggio. Oramai il piccolo apparecchio color di alluminio, con il distintivo VPKLI, era noto anche agli indigeni come <la macchina dello scrittore americano » L'aereo doveva far sosta net pomeriggio di sabato, sull'aeroporto di Masindi, nell'Uganda, a nord delle cascate di Murchison, per prendere a bordo delle provviste ed un piccolo gruppo di portatori indigeni. Da Masindi doveva poi spingersi fino al limitare della cosidetta < giungla dei bufali >, poco distante dalla riva del lago Alberto. Il primo allarme venne dato sabato alle 17 dalla torreradio dell'aeroporto di Masindi, la quale avverti Nairobi che l'aereo di Hemingway aveva segnalato un'ora prima di trovarsi al disopra delle cascate dove avrebbe indugiato per qualche tempo; dopo quel momento non aveva più risposto ai segnali. Da Nairobi decollavano, pochi minuti dopo, due acrei dell'aviazione militare britannica, lanciandosi sullo stesso percorso della macchina in ritardo; simultaneamente, veniva diramati) da Nairobi un SOS agli aerei di linea in navigazione sull'Africa centrale, avvertendoli di spostare la rotta per cercare di rintracciare l'apparecchio di Hemingway. L'allarme veniva diramato anche alle stazioni di polizia dislocate lungo le rive del lago Alberto. Solo domenica mattina all'alba, il comandante di un Argonaut bruannico della «B.O.A.C.*, capitano J. K. Jude, incrociando a bassissima quota sopra ti Lago Kioga, scorse un piccolo aeroplano che evidentemente aveva fatto un atterraggio di fortuna nel folto di una macchia di arbusti. La sagoma argentea della macchina ferita era visibilissima, perchè la fusoliera, perduta una ruota del carrello, posava a sghembo sugli arbusti con la coda rivolta in alto. Quello che allarmò il capitano Jude fu la mancanza di qualunque segno dt vita intorno all'aereo. Circostanza ancor più allarmante, il capitano attraverso il suo binocolo scorse, su una radura costeggiatile il boschetto, un armento di bufali e, poco distante, alcuni elefanti. Giudicando dalla direzione seguita dagli animali nella loro corsa, pareva che fossero'appena usciti dalla macchia dove l'aereo era caduto. Indicibile sorpresa Il radiomessaggio del capitano Jude portò al parossismo l'ansia, che te prime notizie della scomparsa dell'aereo di Hemingway aveva suscitato il giorno prima a Nairobi. Gli aerei della RAF puntarono questa volta direttamente sul punto indicato dal comandante del reattore inglese. Inoltre, una lancia a motore salpava dall'imbarcadero della stazione di polizia di Butiaba, sul Lago Alberto, dirigendosi a tutta velocità verso il luogo del disastro, distante da Butiaba 90 chilometri, nella zona a sud del lago Kioga. Fino a quel momento, tutto faceva temere che i passeggeri del pìccolo aereo fossero periti. Ma quando i poliziotti, sbarcati ed apertos' un varco tra la fitta massa degli arbusti e dei cespugli corsero verso l'aeroplano, trovarono che erano accorsi prima di loro alcuni indigeni; da¬ gli indigeni seppero, si può immaginare con quanto sollievo, che Hemingway e i suoi compagni di viaggio erano tutti sani e salvi, non solo, ma che erano saliti a bordo di un'altra lancia-motore, sulla quale stavano navigando attraverso il lago, proprio alla volta della stazione di polizia di Butiaba! Li- due lance si erano incrociate sul lago, viaggiando in direzioni opposte, ma una curva della riva le aveva nascoste l'una all'altra. Dagli indigeni gli agenti appresero i particolari del salvataggio. Per uno di quei casi fortunati, che di solito accadono solo nei romanzi, nella mattinata ritornava da una visita alle cascate di Murchison, cinque chilometri più a sud, una lancia a motore carica di turisti. La comitiva vide i rottami dell'aereo, puntò verso terra, accorse verso l'apparecchio e potè raccogliere i suoi passeggeri, che avevano trascorso la notte in pericoloso bivacco. La pipa in bocca Nulla di tutto questo, naturalmente, si sapeva a Butiaba e tanto meno a Nairobi. Con enorme sorpresa i poliziotti di Butiaba videro ad un tratto giungere la lancia a motore, e sbarcarne per primo Ernest Hemingway, impassibile, fumando la sua pipetta. I poliziotti sbalorditi non chiedono spiegazioni, e si precipitano alla radio per comunicare a Nairobi la lieta notizia. Solo quando ebbe ricevuto, a bordo del suo apparecchio, il rassicurante messaggio, il comandante dcH'Argonaut, rimasto ad incrociare sul lago dopo aver deviato di oltre mille chilometri dalla sua rotti, consueta, riprese il viaggio fino a Karthum poi al Cairo. Qui ha narrato oggi i particolari della sensazionale avventura. Ma l'avventura non era ancora finita. Arriva a Butiaba stamane l'ordine di mettere a disposizione dello scrittore e della sua comitiva un aereo che lo riporti a Nairobi; t passeggeri salgono su un Rapide della East Afriean Airways, e il pilota si accinge a parure. Non si sa ancora esattamente che cosa sia capitato: forse il carrello ha urtato contro un ostacolo sulla pista di lancio. Certo l'apparecchio ha un sussulto, rimbalza, colpisce un altro ostacolo e si rovescia: poteva essere la fine per tutti gli occupanti, perchè nel violentissimo urto i serbatoi di benzina si erano incendiati. Prima ancora che, dai margini del campo, gli uomini potessero accorrere con i mezzi antincendio si vide Hemingway forzare lo sportello con la testa e le spalle possenti, saltare a terra, aiutare la moglie a discendere. Dopo dt lui tutti uscirono dall'apparecchio che le fiamme incominciavano a divorar^ tutti incolumi salvo qualche ustione e qualche ferita luperficiale. Il medico stesso di Butiaba.dopo aver medicato le scotta¬ ture del romanziere e dei suoi compagni, volle che lo scrittore si lasciasse radiografare il braccio sinistro colpito nel secondo incidente, ma la sua diagnosi fu rassicurante: una lussazione superficiale guaribile in pochi giorni. Fu lo stesso Hemingway, forse per non tentare anco¬ ra la sorte, a chiedere che gli fosse dato un automezzo, ed infatti su un camion della polizia egli è giunto con i suoi, compagni questa sera ad Entebbe, la capitale dell'Uganda, dopo un lento viaggio di 260 chilometri per la pista appena segnata in mezzo alla giungla. Qui è stato accolto quasi in trionfo, con gran festa delle autorità e della popolazione. Appena disceso gin dall'autocarro, lo scrittore ha dichiarato: € Mi sento meravigliosamente bene, ma mia moglie ha due costole rotte *. In verità tanto il romanziere che sua moglie sono scesi, con visibile difficoltà dal camion. Egli stringeva nelle mani un casco di banane e una bottiglia di gin; aveva la camicia stracciata, un braccio gonfio e una lunga striscia di cerotto in testa. Perchè son caduti Poi ha raccontalo la sua avventura. «In nessun momento — ha tenuto a precisare — abbiamo dimostrato eroismo o smarrimento*; anche se il fiume, dove erano precipitati, pullulava di coccodrilli. Quindi l'insigne scrittore ha cosi spiegato il primo incidente aereo: l'apparecchio aveva incontrato uno stormo di grossi ibis neri e bianchi: uno scontro con essi avrebbe significato, senza scampo, la rottura del vetro di protezione del pilota. Lo acreo scese in picchiata, ma fu necessario scegliere tra due soluzioni di atterraggio: o su di una grossa buca di sabbia e fango, dove numerosi coccodrilli giacevano aggrovigliati, o su di un basso ma fitto bosco, solcato da piste d» elefanti. < Scegliemmo il bosco — ha detto Hemingway — e passammo la notte intorno ad un fuoco da bivacco circondati da un orda di elefanti. Siamo rimasti per due ore col dito sul grilletto del fucile, mentre un elefante a 12 passi da noi spiccava con la sua silhouette contro il chiarore lunare ed ascoltava con attenzione mia moglie che, stesa sulla branda, russava tranquillamente >. La moglie dello scrittore ha sorriso alle parole del marito, il quale ha continuato: < Da lontano abbiamo udito pervenire il ruggito di un leone. Abbiamo svegliato mia moglie e le abbiamo detto che russava. Ella ha affermato: — Io non ho mai russato. E' stata una vostra sensazione. — Ho risposto che forse aveva ragione e che probabilmente anche l'elefante aveva avuto una simile sensazione*. Quando gli dissero che tutto il mondo era stato in allarme e molti giornali lo avevano dato per morto, ave1 vano pubblicato la sua necro¬ logia, Hemingway rispose con una battuta in perfetta armonia con il suo «personaggio *, dicendo: < Sono una pellaccia dura. E poi tutti quelli che leggono la loro necrologia sono destinati a vivere cent'anni o giù di II, come fece tra gli a/tri il mio amico G. B. Sham ». Non si sa se lo scrittore adesso riorganizzerà nella Uganda la sua partita di caccia grossa, oppure se ritornerà alla « base » di Nairobi, Non si sa nemmeno esattamente che cosa, intenda scrivere, oltre alla serie di articoli già iniziata, sulle esperienze di questa sua campagna africana. Nell'ultima sua lettera al critico americano Harvey Breit, egli parlava soltanto di leoni, bufali ed elefanti («. Ho dovuto farmi strada — scriveva fra l'altro — in mezzo a un branco di 72 elefanti, contati mentre attraversavano una radura *), ma senza dare alcuna informazione sui suoi progetti letterari. E. A. Jones ■llllllllllllllllllllllllllllllltlllllllllllllllllllllllll L'itinerario di Hemingway: partito In aereo da Entebbe diretto a Masindi; alle cascate Murchison l'apparecchio precipita. Su una lancia di turisti, lo scrittore scende lungo il lago Kioga e il Nilo Bianco fino a Butiaba ove tenta di ripartire su un aeroplano che s'incendia durante il decollo