Se De Chirico avesse ragione

Se De Chirico avesse ragione Se De Chirico avesse ragione Uno scandalo che continua - L'illusione della tecnica - Roma e Milano in sarà Tranquillo in poltrona sotto il fuoco delle domande aggressive, alla Televisione Giorgio De Chirico rassomigliava straordinariamente al Monsieur Bertin del Louvre, dipinto da Ingres. Imperturbabile, cocciuto come il bambino che al lungo ragionamento della mamma oppone, non c'è santi, il suo «No!» caparbio, alla fine d'ogni breve lenta risposta una sommessa risata gli scoteva l'adipe I quattro inquisitori (Ciarletta, Guzzi, Tallarico, Zatterin) volevano giustificasse la sua vecchia polemica contro l'arte attuale che vien detta «. moderna ». ed egli risponde va dogmatico: « L'arte che credete moderna non esiste » Tentavano con argomenti sot tili di portarlo su un terreno teorico, ed il pittore replicava bonario che quelle eran frottole di critici, che l'artista vero non si preoccupa d'esser t coerente » nè si propone di « esprimere il proprio tempo ». e che la pittura è soltanto un « artigianato superiore ». La discussione si faceva difficile, ma quelli lasciavano in¬ tendere che l'atteggiamento di un De Chirico già assertore di modernismo con la metafisica dei « manichini » ed ora ostile a Picasso, Braque, Matisse, Chagall, e ai cubisti, agli espressionisti, agli astrattisti, è incongruente; ed egli rispondeva placido: * Questo lo dite voi, ma non è vero ». E giù una risatina Insinuavano che la sua negazione d'ogni valore in uomini universalmente ammirati e celebrati è scandalosa, ed egli calmissimo osservava: «Ma son pochi critici e mercanti ad ammirarli e celebrarli; il novantanove per cento della gente la pensa come me. anche se non osa dirlo ». E giù un'altra risata. Infastidiva alla lunga una così ruvida sicurezza di giudizio non suffragata dal minimo sistema critico. Ma intanto, subdolo e beffardo, s'insinuava nella mente un dubbio: « E se De Chirico avesse ragione? Se si trattasse d'un colossale abbaglio d'un'epoca intera? Non sarebbe la prima volta nella storia. E allora, che catastrofe! ■■ * * I misoneisti definirono con sprezzo « tedesca > l'architet¬ tura moderna quando, dopo l'altra guerra mondiale, cominciò a far capolino in Italia. Era nata in Austria, in Olanda in Germania, ma i modelli eran stati tolti da Capri, da Positano. dalle umili o rustiche case « mediterranee ». Roberto Papini rimpiangeva l'altro giorno che, pur essendo stata trovata allora la grammatica del nuovo linguaggio architettonico, e pur avendo la tecnica costruttiva reso possibili tutti gli ardimenti e tutte le soluzioni, il fallimento dell'architettura moderna sia stato completo in Italia. Qualche bel ponte e mercato, una stazione, la copertura d'un salone per esposizioni, pochi edifici industriali e aeroportuali, alcuni distributori di benzina: ecco l'attivo del bilancio, secondo il Papini. i Ma non un teatro o un cinema « meglio che comuni », non una chiesa « moderna sul serio non un palazzo civico o statale o bancario « architettonicamente rispettabile ». Non se ne stupisca il Papini, il quale è il primo a de nunziare il dubbio, ormai di molti, se l'architettura sia arte o tecnica. E la tecnica, perperfetta che sia, non contanulla senza le idee. L'errore è all'inizio. A Roma, per im- parare, gli architetti umanistidel Quattrocento misuravanoe rilevavano i ruderi dei pa-lazzi, dei templi, dei circhi, degli archi trionfali romani: non le casupole suburbane, an-che allora -e mediterranee », di una Roma decaduta al pascolo degli animali nel Foro. Illusione della tecnica; illusione della « umiltà » in arte. * * Divertente la gara fra Roma e Milano. Roma allestisce la mostra di Picasso. Milano subito la vuole, ma la raddoppia. A Roma s'apre la mostra della pittura olandese del Seicento, della pittura dell' Ottocento americana. Si trasferiranno in febbraio a Milano, ma con la aggiunta, in aprile, della mostra di Rouault, della mostra de! paesaggio italiano. Chi la spunterà? Probabilmente Milano, dove c'è più entusiasmo. convinzione, quattrini. E' sot-tinteso che Torino assiste iner- te alla gara. mar. ber,