Il tramonto del mito di Stalin cominciò nel giorno della sua morte di Henry Shapiro

Il tramonto del mito di Stalin cominciò nel giorno della sua morte L'ESPERIENZA RUSSA DI HENRY SHAPIRO GIORNALISTA AMERICANO Il tramonto del mito di Stalin cominciò nel giorno della sua morte Funerali inferiori all'attesa popolare e commemorazione a! Soviet Supremo in sole 72 parole - Vasta campagna contro il culto della personalità - La storia ufficiale del partito espurgata - Il nome del capo solo a un liceo e a una bottega artigiana turemeni - L'artefice della vittoria diventa il «milite ignoto» della Russia - Quarto nel pantheon dei patriarchi Il giornalista americano Henry Shapiro, tornato di recente da Mosca ov'è rimasto ventun anno come capo di quell'ufficio della United Press, illustra in questo quinto articolo non la consueta obiettività, lo stato d'animo dei russi dopo la morte di Stalin e 1 nuovi orientamenti dei successori. V. Stalin era morto da soli quindici giorni, e già si aveva l'impressione che stesse diventando l'<uomo dimenticato » della Russia. Sùb"o dopo il breve periodo di lutto, il suo nome scomparve praticamente dai giornali e dalla radio. I suoi ritratti diminuirono sia per numero sia per dimensioni, e gli oratori citarono sempre meno la sua autorità. Anche come sanlo patrono del movimento dei partigiani della pace, egli cedette il posto a Lenin. Un nuovo volto comparve sugli enormi cartelloni fiancheggianli tulle le strade che metlon capo a Mosca: quello di Lenin, proclamante < Mir miru! >, ossia « Pace al inondo! ». itilllilliiliiiiliiiilliiiiiiiiiiiiiiiililllilltlllilllli Il nuovo orientamento si era manifestata ancor prima degli stessi funerali di Stalin nel fatto che i < successori collettivi * di lui si erano affrettati a ridurre il numero dei membri del Praesidium da venticinque a dicci e a modificare notevolmente la struttura dei gradi superiori dell'organizzazione del Partito comunista. « Perchè tanta fretta nel disfare quel che Stalin aveva fatto cinque mesi prima di morire t », si chiedeva la gente. Si sussurrava anche che la parata funebre non era stata organizzata con l'impegno, il decoro, la solennità che il popolo si aspettava. Le centinaia di migliaia di persone che eran spiale per ire giorni, con un freddo polare, per le vie di Mosca per recarsi a rendere omaggio al loro capo, erano realmente crucciate. Rimpianto dai vecchi Stalin fu rimpianto da molli superstiti della più, vecchia, generazione, ch'egli aveva guidati in una guerra vittoriosa, e, soprattutto, dall'ultima generazione, educata nella sua leggenda. Tutto quel che era accaduto di buono era merito suo (del rimanente, non si parlava). Egli era stato il buon padre, il fratello maggiore e il t miglior amico * degli aviatori e degli scolari, degli ingegneri e degli allevatori di conigli. Ed era rimpianto da quanti temevano che la sua morie potesse affrettare lo scoppio d'una nuova guerra. Le sottigliezze della campagna di progressivo < abbassamento * della figura e del mito di Stalin erano evidenti per i Russi più istruiti e intelligenti. Ma anche la gente più semplice ed incolta prese a manifestare il proprio stupore osservando i seguenti fatti. 1) Nessun documentario delle esequie di Stalin venne proiettato nei cinema russi. La parata funebre e tutte le ultime cerimonie erano state riprese con cura minuziosa; ma il film terminò negli archivi del Ministero della Cultura. 2) L'immaginazione aveva sognato per il superuomo Stalin un supermonumenlo, qualcosa di più imponente del mausoleo di marmo, relativamente modesto, eretto sulla Piazza Rossa di Mosca in onore di Lenin. Invece i successori di Stalin decretarono la costruzione di un Pantheon nel quale la sua salma venisse tumulata non solo con quella di Lenin, ma anche con quelle di dirigenti sovietici di minore importanza. Nel frattempo, essa sa- e , o a i i , o e . i a . n . i _ a rebbe stata sepolta nel mausoleo di Lenin. 3) Non un solo monumento fu costruito, un'officina, un'uniuersifò, un parco cui venisse dato il nome di Stalin. Quando, cinque anni or sono, mori Zdunof, il suo nome fu onorato e < perpetuato » in varie guise: fu dato cioè a città, ad accademie, a scuole, a strade. Oggi, invece, solo la remota repubblica turemena dell'Asia centrale ha tentato, con un patetico gesto di sfida, d'< immortalare * il nome di Stalin, dandolo a un liceo locale e a una bottega artigiana. 4) Una rivista letteraria iniziò la pubblicazione a puntate di un nuovo romanzo, un episodio del quale rievocava l'ispezione compiuta du Stalin nel 19i7 a un incrociatore della flotta del Mar Nero. Orbene, per la prima volta nella letteratura sovietica, Stalin vi era descritto oome un comune mortale, dai capelli brizzolati e dal viso segnato dalla vecchiaia. Il romanzo insinuava anzi che il Capo avesse il braccio sinistro atrofizzato: cosa che, poche settimane prima, sarebbe stata considerala alla stregua d'un delitto di lesa maesti'. Inoltre, nel romanzo, Stalin esprimeva la propria avversione per ogni sorta di adulazioni e teneva a un personaggio secondario un discorso sulla c direzione collettiva * dello Stato. Per consolidare la nuova politica del regime, le autorità utilizzarono abilmente una frase di Stalin: « Abbasso il culto degli eroi!*. In passato, quando io manifestavo ai miei conoscenti sovietici il mio stupore per le adulazioni anii-intellettuali e antimarxistiche prodigate al * generalissimo *, essi mi rispondevano: < Il compagno Stalin è un uomo di eccezionale modestia. Non ha bisogno del culto che gli vien reso, e non ci tiene affatto. Ma in un paese come il nostro, di tradizioni autocratiche e religiose, cosi profondamente radicate, il Partito ritiene necessario dare un'immagine del suo Capo che impersoni veramente l'unità e la potenza del paese ». Silenziose riserve La prontezza, e l'abilità con cui venne posto termine all'esaltazione di Stalin dimostrano però tutto il contrario. Stalin deve aver insistito perchè gli venisse reso tale culto, e la maggior parte dei suoi accoliti devono averlo obbedito con forti, ma silenziose riserve. La prima conferma ufficiale della politica di graduale demolizione del mito staliniano si ebbe il 15 marzo, una settimana dopo i funerali del « generalissimo *, il giorno in cui il Soviet supremo si riunì la prima volta dopo la sua morte. Il presidente della seduta, Michail Jasnof, sindaco di Mosca, dedicò a Stalin esattamente settantadue parole; e chiuse il suo discorso dicendo: c Vi chiedo di onorare la gloriosa memoria di Josif Vissarionouic Stalin lizzandovi in piedi >. / presenti si alzarono, rimasero in piedi per meno di un minuto, il tempo necessario a Jasnof per riprender fiato e proseguire: < Vi chiedo di onorare la memoria di Clement Gottwald alzandovi in piedi ». E ciò avveniva nella stessa sala dove, per anni, eran risonate ovazioni interminabili in onore di Stalin, e io avevo ascoltato innumerevoli osanna al suo nome e alla sua opera. Il Soviet supremo procedette rapidamente alla convalida del nuovo Consiglio dei ministri e ascoltò una breve relazione di Malenkoff, nel corso della quale il nome di Stalin venne menzionato una volta sola, e soltanto di passata. Cinque mesi prima, Malenkoff, al pari di tutti gli altri oratori del XIX congresso del Partito, aveva terminato la sua relazione, durata cinque ore, con la formula di rito: c Sotto la saggia guida del grande Sta¬ IIIMIIMIIIimiUHIIIIIlmMllllim lin, Mi assicureremo la vittoria del comunismo*. A quel tempo, bastavano queste parole a scatenare clamorose ovazioni e grida di < Lunga vita al nostro amalo capo e signori-, il compagno Stalin ». La nuova politica era stata stabilita in una sola settimana. Davanti alla salma di Stalin, Malenkoff aveva dichiarato: < Il Paese ha subito la perdita più dolorosa e irreparabile... Josif Vissurionouic Stalin, nostro signore e capo, il maggior gemo del l'umanità, è giunto al termine del suo viaggio ». Adesso, invece, lutti gli sforzi sembrava mirassero a far dimenticare al popolo russo la scomparsa di Stalin. Malenkoff sottolineò la < natura collettiva * del potere sovie- Meo; e la stampa gli tenne bordone lanciando una sene di strali contro il < culto della, personalità* e i pericoli del Governo di uno solo. La t silenziosa orazione funebre * pronunciala in onore di Stalin nella seduta del Soviet supremo additava il nuovo orientamento del regime ai deputati delle più remote regioni dcll'U.R.S.S. che dovevano, nei giorni successivi, ritornare nei loro paesi. . La gente non tardò pure a rilevare la voluta omissione di qualsiasi richiamo alla <Costituzione staliniana*, subitamente ridiventata la Costituzione sovietica > e il progressivo rarefarsi, nel linguaggio ufficiale, di due dei vocaboli sino allora più usati, e cioè di < Stalin > e di < stn(inis7)io >. Non si parlava più, come prima, di < falchi staliniani >, per indicare gli aviatori, o di < scienziati staliniani*. E fu davvero spassoso, una sera del maggio scorso, udire l'annunciatore della radio di Mosca correggersi: < La Costituzione stai... volevo dire la Costituzione sovietica ». L'abitudine gli aveva giocato un brutto tiro! Ma il nuovo Governo non ricorse solo alla tattica del silenzio: utilizzò contro Stalin le sue stesse parole. Uno dopo l'altro, numerosi articoli pubblicati nella stampa popolare come nelle riviste scientifiche si misero a citare passi di libri o discorsi del generalissimo idonei a distruggere il mito del Capo infallibile e indispensabile e, in pari tempo, a giustificare il principio della < direzione collettiva*. Un giornale non esitò a qualificare come c puro fascismo * il culto della personalità. < Dei relitti anlimarxislici sul culto della personalità, già da un pezzo condannali, hanno potuto sussistere sino a poco tempo fa*, scrisse nn giorno la Pravda, la qua- le citava, in proposito, alcu- ni salutari consigli di Stalin: « Consacratevi alla classe operaia, al Partito e allo Stato... Guardatevi dal confondere la devozione alla loro causa con la devozione alle persone*, ecc. La Pravda ricordava pure un esempio di modestia dato da Karl Marx, il quale scrisse: € Finché rimase in vita l'Internazionale, non solo io mi opposi a qualsiasi culto della personalità, ma mi rifiutai di autorizzare la pubblicazione di numerose comunicazioni giuntemi da vari paesi, che mi importunavano manifestandomi sentimenti di gratitudine per i mici .serrisi alla causa proletaria. Non ho mai risposto, tranne che per condannare metodi simili ». Neppure un'allusione « Le decisioni prese da uno solo sono sempre o quasi sempre cattive », scrivevano a loro volta le Izvestia, citando anch'esse Stalin: il quale, a dir vero, aveva scritto che < nove su dieci * delle decisioni prese da uno solo sono erti solito* cattive. La campagna contro il culto del Capo, ossia contro il culto di Stalin, venne vigorosamente proseguita in migliaia di sale di conferenze, nelle scuole, nelle università, su tutte le lunghezze di onda della radio. Nel luglio del 105.1. in occasione del cinquantesimo anniversario del Partito comunista russo,venne pubblicato un articolo di cinquanta pagine in cui il nome di Stalin non era menzionato che di rado. Il suo famoso libro: Storia del Partito comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S., pubblicato in quaranta milioni di copie e tradotto in tutte le lingue, è stato sostituito con una nuova redazioni: ispirata al nuovo orientamento del regime. Quando, olio mest e mezzo dopo la morte di Stalin il mausoleo della Piazza Rossa venne riaperto, il corpo imbalsamato del < generalissimo * venne esposto al pubblico. in uniforme di maresciallo con te decorazioni che aveva cessato di portare prima ancora della fine della guerra. Lo svettacelo aveva qualcosa d'involonlariamenle ironico, giacchè coivi ch'era stato il vero artefice dr/lri vittoria sulla Germania ero divenuto, nei frattempo, per così dire, il < milite ignoto * della Russia! Il 9 maggio, ottavo anniversario dell'armistizio vittorioso, il suo nome era stato, infatti, acculatami ntc omessonegli articoli commemorativi dei giornali. Nè egli era viu celebrato come il maggior genio militare di ogni tempo, l'arti fice e l'orgii aizzatore della vittoria, il [ondatore della nuova scienza militare, la scienza c staliniana!*. Bulgdnin, che assolse durante la guerra un importante compito come commissario politico in capo del maresciallo Zukof, nel suo ordine del giorno alle forze armate sovietiche, non esitò ad attribuire la vittoria « alla direzione del nostro glorioso Partito comunista*. Medesima musica il SS giugno, anniversario dell'aggressione tedesca: neppure un'allusione a Stalin! Due anni or sono, due film semidoci.mc.ntari sulle battaglie di Stalingrado e di Berlino, mostravano invece Stalin in atto di istituire la legge-chiave sulla strategia militare sovietica e di dar ordini ai suoi generali come a dei sottotencntini. Dov'è suo figlio? Il declino del prestigio mitico di Stalin ha dato origine a varie voci sulta sorto toccata ai membri della sua famiglia, e specialmente a suo figlio, il tenente generale Vasili, ex-comandante della difesa aerea del distretto militare di Mosca. L'estate scorsa, in occasione della giornata dell'aviazione, un altro generale si trovava al comando dell' aeroporto di Tuchino, comando tenuto per l'addietro da Vasili Stalin. Di fatto, quest'ultimo, ha lasciato il suo comando a Mosca, probabilmente per ordine del suo stesso padre, ancora un anno fa. lo abitavo nel quartiere d'Arbat, ad alcune centinaia di metri dalla casa cintata da alte mura ch'eia la sua residenza privata. Ora già all'inizio del t9S3, non si vedevano più guardie nella strada nè si scorgevano segni di vita nell'interno della casa. Vasili aveva con ogni probabilità raggiunto una nuova sede, pur conservando la propria casa nella capitale. Man mano che in Malenkoff e negli altri < eredi collettivi* del Vozd si è radicata la convinzione che nella immaginazione popolare Stalin non tiene più il posto di prima, essi hanno cominciato a divulgare l'immagine d'uno Stalin di proporzioni più umane e più aderenti alla realtà storica. Attualmente, nelle occasioni pur sempre relativamente rare in cui il suo nome ricorre nei giornali o nei discorsi ufficiali, capita talora che esso sia preceduto dall'epiteto di « grande*. E un omaggio postumo gli fu reso di recente dal suo antico pioletto e collaboratore militare Kliment Voroscilof. Il quale — parlando, il 6 novembre, a una riunione di capi del Partito e di dirigenti dello Stato, in occasione dell'anniversario della Rivoluzione, — deplorò < la grave perdita per il Partilo e per il popolo dell'Unione Sovietica derivante dalla morie del nostro grande e geniale Capo*. Fu. probabilmente, la prima e l'ultima volta dopo il 15 marzo 1953 in cui Stalin sia stato nuovamente chiamalo € geniale ». Va notato però che, all'inizio del suo discorso, Vo roscilov aveva attribuito al solo Lenin la gloria di aver instaurato in Russia « la dittatura del proletariato, il regime degli operai e dei contadini ». Il tramonto del mito di uno Stalin insostituibile e il consolidamento del principio della < direzione collettiva* hanno permesso al nuovo regime di assegnare a Stalin un posto decoroso: il posto numero quattro nel Fu.. o« dei patriarchi del comunismo, dopo MarjL Enqels e Lenin. Alcuni dei suoi metodi di governo sono stati abbandonati e la sua stessa figura ha subito un indubbio abbassamento. Ma egli ri s'n pur sempre onorato come il < grande prosecutore dell'immortale opera del grande e geniale capo Lenin ». Henry Shapiro (Continua). Copyright per l'Italia de € La Stampa » Vedi i nn. delP8, 11. 10 * 12 s.-nn