Analisi dell' «Economist» sulla situazione italiana

 Analisi dell' «Economist» sulla situazione italiana Analisi dell' «Economist» sulla situazione italiana "Occorre aiutare l'Italia ad alzare il livello di vita del Meridione e a gettare le basi d'una più ampia industrializzazione,, (Dal nostro corrispondente) Londra, SI gennaio. II settimanale Economist, nel numero uscito oggi, pubblicauna corrispondenza da Roma in cui passa in rassegna la si- tuazione economica italiana, con particolare riguardo all'ini-piego degli aiuti americani. ViIsi legge, ira l'altro, che le ri'f or- me e soprattutto i lavori pub-blici nel Meridione c oscuranocompletamente tutto quello che è stato fatto dai regimi prece conclude con alcune osservazio-ni di carattere generale che de-vono essere riferite. Abbando ttando l'analisi strettamente economica, il corrispondente scrive: « Ma. dal più ampio pun- to di vista politico. l'Italia può sopravvivere come democrazia e come alleata dell'Occidente denti >. Il profilo generale della situazione che risulta da questo articolo è assai più confortante che non quello che si ricava qui sommando le discontinue corrispondenze della maggior parte dei quotidiani. Tuttavia, il panorama dell'Eronomisf si soltanto se viene aiutata ad alzare il livello di vita, deplorevolmente basso, del Meridione ed a gettare le basi per una più ampia industrializzazione dell'intero Paese, senza la quale essa sarebbe condannata a restare permanentemente indietro rispetto ai vicini più fiorenti >. «In conclusione — continua l'articolo — è dubbio che gli aiuti americani abbiano rag-giunto gli obiettivi fondamen- tali. Si deve ammettere che è stato evitato il collasso economico e politico e che la produzione industriale è costantemente aumentata. Ma la mancanza duna forte maggioranza di centro favorisce la pressione esercitata dai partiti estremisti. L'Italia può marciare come uno Stato moderno, con l'influenza che la sua popolazione numerosa ed intelligente si merita, soltanto se riuscirà a produrre un'amministrazione moderna, un sistema bancario e di distribuzione moderni ed una certa misura di concorrenza, che invece il controllo statale dell'industria e della finanza e lo sviluppo dei monopoli (i due fattori sono strettamente connessi) hanno soffocato di comune accordo. Disgraziatamente non v'è partito che si prefigga nel proprio programma tutti, o per lo meno la maggior parte, di que- sti scopi. Gli aiuti americani, funzionando per mezzo del meccanismo italiano esistente, hanno invece fortemente con- solidato la vecchia stratifica- zione. E' proprio questa man- 1 canza d.'un sistema economico flessibile che fa dell'Italia uno dei membri più deboli del campo occidentale. ! La crisi politica italiana è vi-ii sta con una certa preoccupa| zione da parte di tutta la stampa seria di Gran Bretagna. Il Manchester Gua'dian — che può essere considerato il più competente in materia rispetto a tutti gli altri — spiega lucidamente il significato della crisi in un articolo di fondo, e conclude scrivendo: «De GaI speri era riuscito per parecchi ] anni a dirigere non soltanto il 1 suo partito ma anche, in pra- jtica. alcuni dei partiti laici. Al I primo segno di tempesta, però, j ossia alle elezioni del giugno scorso, questi alleati nervosi si ! staccarono dal partito democri- I stiano. Sarebbe assai grave per i la vita politica italiana se ora il partito cattolico dovesse 1 ! Potrebbe e= partito scindersi. Ma in un futuro più distante sarebbe anche più grave se questo partito, che in un certo senso incarna i più profondi ideali italiani, dovesse diventare — come forse stava per diventare — un partito di privilegiati e di reazionari, un partito di resistenza alle riforme sociali urgentemente necessarie. La speranza della pace ! civile in Italia, al contrario. trovata in un nuovo sforzo da parte di questo partito per mettere in atto riforme che nessun altro partito avrebbe potere sufficiente per affrontare. Il signor Fanfani. il cui nome viene ora fatto come più probabile scelta del presidente Einaudi, sarebbe l'uomo per un tentativo del genere >. r. a.

Persone citate: Einaudi, Fanfani

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Londra, Roma