Svolta storica la politica di Malenkoff

Svolta storica la politica di Malenkoff UN GIORNALISTA AMERICANO. SHAPIRO, RITORNA DALLA RUSSIA E RACCONTA Svolta storica la politica di Malenkoff Una rivoluzione nella rivoluzione - Il New Look russo è paragonabile per importanza alla NEP, al piano quinquennale, alla riforma agricola Le "offensive,, di Malenkoff sul fronte interno - La paura della guerra, della fame e di venire arrestati - Nessun segno di mutamento nella politica estera • Tuttavia, volendosi sviluppare un programma di benessere interno, il Cremlino per anni non potrà correre rischi di guerra Quali mutamenti sono realmente avvenuti nella Unione Sovietica dopo la morte di Stalin e qual è la loro effettiva portata? SI può davvero parlare di una politica per taluni aspetti nuova e, Ir. particolare, d'una politica internazionale di « distensione»? Qual è 1J significato del processo e della condanna a morte di Lavrenti Beria e del suoi accoliti? E' in corso o sta per Iniziarsi in Russia una nuova polìtica economica destinata a segnare nella sua evoluzione una svolta analoga, per Importanza, a quella rappresentata trent'anni or sono dalla N.E.P.? Quali sono le disposizioni dei dirigenti e i sentimenti del popolo russo alla vigilia della conferenza dì Berlino? Tali alcuni degli interrogativi cui risponde, in una serie di articoli di cui iniziamo oggi la pubblicazione, l'americano Henry Shapiro, laureato in diritto nell'Università di Harward; uno dei giornalisti meglio informati delle cose dell'U.R.S.S., da cui è tornato solo da poche settimane. Egli, infatti, è vissuto in Russia ventun anno, prima come corrispon¬ dente dell'Agenzia Reuter e della Momiìig P0.1t, poi come direttore dell'ufficio di Mosca della United Press; ha sposato una russa; e ha seguito da vicino, giorno per giorno, tutti eli avvenimenti susseguitisi nell'U.R.S.S. dal 1933 in poi: dall'eliminazione della «vecchia guardia » bolscevica e dal primo Piano quinquennale sino all'avvento di Malenkoff. Ed è quindi più di qualsiasi altro osservatore straniero in condizione di descrivere e analizzare, con sicura ricchezza d'informazioni e con sereno equilibrio, l'attuale situazione e gli attuali problemi dell'Unione sovietica. Mentre, d'altro lato, il fatto d'aver ora lasciato Mosca gli permette di scriverne con intera libertà di giudizio. Nell'ora in cui, In tutto il mondo, ciascuno s'interroga con ansiosa inquietudine sull'atteggiamento che terranno alla prossima conferenza dei Quattro 1 rappresentanti sovietici, siamo lieti di offrire cosi al nostri lettori un complesso d'informazioni e. una testimonianza di eccezionale interesse e di non comune obiettività. movimenti degli stranieri e alle loro relazioni con i Russi, ho percorso la maggior parte del Paese. Sono stato testimone delle ripercussioni della liquidazione della N.E.P., del varo delle campagne di collettivizzazione e di industrializzazione, delle epurazioni sanguinose dal 1933 al 191fi, della guerra fredda e della guerra pura e semplice. Tutti questi avvenimenti della storia sovietica erano caratterizzati da « campagne », da < offensive » contro nemici visibili e invisibili, veri o immaginari; e si concludevano con la liquidazione spirituale, se non materiale, di gruppi e di classi di uomini. Le loro vittime erano innumerevoli. Tre decisioni Ma non ho mai visto nulla, nell'Unione Sovietica, che sia stato accolto con tanto entusiasmo quanto le « offensive » di Malenkoff sul fronte interno, tranne, forse, la fine dell'ultima guerra. Fu uno spettacolo raro quello di assistere nd una « campagna » senza arresti, all'applicazione di un programma di produzione senza il timore di veder abbassarsi il livello di vita, a riforme legislative miranti ad aumentare, e non a ridurre, 1 di ri fri civili. Al contrario, oltre all'inizio di una relativa prosperità (alla scala sovietica} si osserva nel Paese una diminuzione delle tensioni interne, un avvaloramento della legalità, minore insolenza e meno abusi nel comportamento ufficiale. Non c'è dunque da stupirsi che, pochi mesi dopo il suo inizio, il regime di Malenkoff sia il più popolare che si sia mai avuto nell'U.R.S.S. da Lenin in poi. Il popolo paragona Malenkoff ai suoi predecessori e la sua popolarità aumenta via via che quella di Stalin diminuisce. Il risulrato tangibile è che il cittadino sovietico medio è oggi probabilmente vestito meglio, nutrito meglio e meno scontento che in qualunque altro periodo dalla Rivoluzione in poi, fuorché in quello della N.E.P., dal 1921 al 1928, ed esso attribuisce al governo il miglioramento della sua condizione, sebbene il governo, scaltramente, non tenti di attribuirsene il merito. Una delle mie vecchie conoscenze, uno scrittore russo che chiamerò Anton NikoJaievic, mi diceva di recente che dalla fine della guerra i russi vivevano nell'ombra di tre grandi paure: la paura di una nuova guerra; la paura della fame e quella di venire arrestati. « Il nostro nuovo governo, — aggiunse Anton Nikolnievic, — ha preso seri provvedimenti per eliminare questi timori ». Ed egli mi citò le tre decisioni del governo alle quali attribuisce la maggiore impor¬ m un mimimimu miimiiiimii tanza: 1) la interazione e la riabilitazione dei quindici medici accusati di spionaggio e di sabotaggio per conto degli Stati Uniti; 2) la serie di decreti relativi alla agricoltura e al piano economico quinquennale, intesi ad aumentare la produzione dei beni di consumo; 3) l'armistizio in Corea e le speranze che ha fatto sorgere in un accordo eventuale negli altri settori internazionali. Il mio interlocutore russo ci tenne a sottolineare che il regime non aveva dimostrato nessuna tendenza ad abbandonare gli obiettivi di base. « comunismo nell'Unione sovietica » e, da ultimo, un « solo mondo comunista ». Era parimenti la opinione di tutti gli osservatori esteri nella capitale sovietica e di tutti i russi che io conoscevo. I discorsi e gli atti dei dirigenti sovietici successivi alla morte di Stalin, alcuni dei quali implicavano il ripudio di certi metodi del capo defunto, e che altri ripudiavano categoricamente, suscitarono nel mondo occidentale due illusioni: che la scomparsa di Stalin avesse indebolito l'Unione sovietica; che questa debolezza incitasse i comunisti a considerare con maggior elasticità le condizioni formulate dalle potenze occidentali per una sistemaziont dei problemi mondiali. Pochissimi diplomatici stranieri condividevano questa opinione. Se la leggenda di Stalin, il culto di Stalin, sono sempre più messi in sordina, non si è certo dato il bando a Stalin quale apostolo del comunismo. E se lo stalinir smo come tecnica di governo viene ripreso in esante e, in una certa misura, respinto, altrettanto non può dirsi dello stalinismo come ideologia. Numerosi furono i segni di distensione verso il mondo esterno. L'atmosfera del « ghetto» diplomatico dove abitano tutti i diplomatici esteri, borghesi o comunisti, si modificò improvvisamente in senso favorevole. Le restrizioni agli spostamenti vennero ridotte r le mogli sovietiche dei cittadini stranieri furono autorizzate a lasciare il Paese. La campagna anti-americana della stampa solletica venne temporaneamente sospesa per ricominciare poi in termini molto meno violenti di quelli degli ultimi anni dell'età staliniana. Ritornello di Stalin Tuttavia non si scorge alcun segno di cambiamento fondamentale nella politica estera. Mah nkoff non portò alcun elemento nuovo quando, nel suo discorso del 15 marzo, dinanzi al Soviet Supremo, disse: « Non c'è conflitto che non possa essere risolto pacificamente mediante un accordo fra i Paesi interessati. Ciò si riferisce alle ìiostre relazioni con tutti i Paesi, comprese quelle con gli Stati Uniti d'America». Vero è che una tale affermazione è diventata il leitmotiv di tutte le successive dichiarazioni sovietiche in materia di politica estera; ma nell'euforia del momento si dimenticò che anche Stalin aveva impiegate le stesse espressioni, un anno prima di Malenkoff, in un colloquio con l'ambasciatore (e attualmente vice-presidente) dell'Indostan, piofessore Sar ve palla Radhakrishnan. Quando l'ambasciatore uscì dal emulino mi disse: < In base alla mia conversazione con Stalin posso dire che non esiste problema che non possa essere risolto mediante negoziati ». E poche settimane prima di morire Stalin ripetè le stesse parole all'a in baseia tote d'Arge ntina, Leopoldo Bravo. Ma Stalin parlava; il nuovo regime agisce. Appena tornato al Ministero degli Esteri. Molotov iniziò quel che uno spiritoso ambascia¬ tore occidentale definì « la sistemazione del paesaggio », per permettere a Mikoyan e a Krucev di concentrarsi sul programma interno, mentre Bulganin si occupava delle forze armate. Si cercò di giungere all'armistizio in Corea, furono compiuti sforzi per normalizzare le relazioni coi vicini della Russia e con la Grecia e la Jugoslavia. Le relazioni diploma¬ tiche con lo Stato d'Israele vennero ristabilite e numerose concessioni accessorie furono fatte al mondo occidentale nel campo delle relazioni umane. « Hanno smesso di fare ciò che noi non gli abbiamo fatto », per riprendere le parole di Sir Winston Churchill. Ma il successore di Stalin consacrò la maggior parte del suo tempo e della sua energia agli affari interni. In tpparenza Malenkoff senza abbandonarsi a promesse stravaganti o utopistiche, ha preso provvedimenti affinchè, in un avvenire da prevedersi, il cittadino sovietico possa raggiungere un 'ivcllo di vita accettabile, pari a quello di certi Paesi del"Europa occidentale. Avendo così indirizzato la sua azione politica ed economica verso lo sviluppo interno, il Cremlino non potrà correre, prima di molti anni, il rischio di una guerra. Tutto il programma interno sembra basato sulla certezza che la pace sarà mantenuta. Tale è, almeno oggi, l'opinione generate degli osservatori diplomatici di Mosca. \lloggio e vestiario Mentre per ora il bestiame e le patate, l'alloggio ed il vestiario occupano il primo posto nelle preoccupazioni sovietiche, la politica estera, nella misura in cui non incide sullo sviluppo del programma interno, è stata relegata in secondo piano. E poiché nessuna diminuzione vera della tensione internazionale è possibile senza che importanti concessioni vengano fatte da ognuna delle parti, il Cremlino sembra disposto a considerare con favore il mantenimento dello statu quo Se il programma interno di Malenkoff avesse successo, alcuni Paesi « capitalisti > potrebbero trovarsi in arre- ' trato rispetto all'Unione Sovietica relativamente al livello generale di vita. Ne potrebbe derivare « una guerra del benessere », che sarebbe una nuova specie di guerra fredda. Comunque, l'atteggiamento futuro della diplomazia sovietica sarà detcrminato dagli sviluppi del « New Deal-» di Malenkoff. * Sono vecchio, ma prima di morire spero di veder realizzato il comunismo nella Unione sovietica », avrebbe detto Stalin a un gruppo di scrittori che aveva ricevuti nella sua casa di campagna nei pressi di Mosca, verso la fine del 19.'i5. Per questo egli si mise a fare in fretta e flirta tutta unn serie di grandiosi progetti al fine di « trasformare la natura » e di affrettare l'avvento del comunismo. Il sogno di Stalin era, senza dubbio, incoraggiato dalla situazione internazionale. La Germania e il Giappone giacevano sotto il peso della disfatta; l'Europa occidentale e gli Stati .Uniti avevano .smobilitato e si credeva che la Francia e l'Italia fossero mature per la rivoluzione. < Tutte le strade conducono al comunismo », dichiarava Molotov nel t9Jfl. E tre anni più tardi, quando Mao TseTung si era già insediato a Pechino, l'ideologo del partito, Petr Pospelov, parlando al grande teatro di Mosca, in occasione di una cerimonia in memoria dì Lenin, diceva: * Questo secolo è il secolo del comunismo». Ma, essendosi poi la situazione modificata tanto all'interno quanto all'estero. Stalin dovè rivedere il proprio programma e formulare, nell'ultima delle sue opere, pubblicata nel 1952. un certo numero di condizioni che sembravano rinviare a una data lontana l'avvento dell'i età del comunismo ». Il giornalista americano Henry Shapiro è ritornato dalla Russia ove ha trascorso 21 anni. Egli narra la sua lunga esperienza e il senso degli ultimi avvenimenti. (Telefoto)