Pella ha presentato le dimissioni

Pella ha presentato le dimissioni Improvvisa apertura delia erisi dopa una giornata di discussioni e polemiche Pella ha presentato le dimissioni La d. e. non ha accettato la nomina a ministro dell'Agricoltura dell'on. Aldisio ritenuto avrersario della riforma agraria ■ Si è temuto il principio di una svolta a destra • Animati colloqui del Presidente del Consiglio con De Gasperi, Fanfani e Piccioni - Riunione dei gruppi parlamentari d. c. e votazione negativa per la tesi di Pella ■ Einaudi inizierà domani le consultazioni cominciando dall'ex-Presidente De Nicola Le ragioni della crisi Roma, 5 gennaio. Si possono dire cose molto semplici a proposito della crisi che si è aperta questa sera. Prima di tutto è da osservare una stretta analogia tra le odierne dimissioni dell'on. Pella e la rinuncia dell'on. Piccioni, lo scorso agosto, a costituire un governo. Piccioni aveva rinunciato non essendo riuscito a superare il cosiddetto scoglio dell'inclusione dell'on. Togni nel Ministero; Pella ha desistito avendo trovato il suo scoglio nella questione della nomina dell'on. Aldisio. L'analogia non è soltanto formale; non si limita, cioè, al fatto esteriore che si discuta il nome di una persona, così come il problema non si riduce alla questione di principio — o di procedura — se il Presidente del Consiglio sia insindacabile, oppure no, nella scelta dei suoi collaboratori. Questi sono dati e casi marginali: la sostanza è politica, e si è mantenuta affatto uguale dalla scorsa estate ad oggi. Tanto la scorsa estate quanto oggi si è avuto motivo di temere che la destra stesse per prendere il sopravvento: allora, mercè Togni; oggi grazie ad Aldisio. Sarebbe assolutamente superfluo addentrarsi nella discussione se veramente le due personalità politiche indicate siano autentici e pericolosi rappresentanti della destra economica o fautori di una politica agraria più o meno retriva. In una materia come questa non si richiedono prove e non si è ammessi a dare la dimostrazione dei propositi; è decisiva la fama e qualche volta sono sufficienti anche i sospetti. Ciò detto, anche allo scopo di chiarire che ogni apprezzamento sul merito delle persone sarebbe fuor di luogo, resta da trarre l'insegnamento della duplice esperienza compiuta nel giro di cinque mesi. E' questo, a nostro avviso: un'apertura a destra, nell'attuale situazione politica italiana, non è possibile. Pella, in un primo tempo, con l'espediente del governo di transizione, aveva eluso il problema di trovare una maggioranza stabile ; ora che è parso che la cercasse a destra, è stato abbandonato dai suoi stessi compagni di partito. In verità si deve ammettere che si trattava di qualcosa più di una semplice apparenza: si trattava del cambiamento del titolare al Ministero dell'Ai gricoltura, si poteva supporre che ciò significasse anche un mutamento di indirizzo a proposito della riforma agraria, ci si doveva doman dare la ragione vera della grande fermezza posta dal l'on. Pella nel difendere il suo nuovo candidato. E' da escludere che fosse gratuita ostinazione, l'on. Pella non essendo un uomo capace di impuntature irragionevoli. Il motivo è da vedere nell'atteggiamento dei monarchici che, pure diffondendo dichiarazioni del loro disinteresse, in realtà non avevano nascosto mai la loro netta opposizione al sen. Salomone, ministro dell'Agricoltura dell'ottavo Gabinetto De Gasperi e in quello di Pella- Il 30 ottobre, discutendosi il bilancio di quel dicastero, l'on. Lucifero dichiarò che i monarchici si sarebbero astenuti dal voto, non avendo fiducia nell'indirizzo politico del ministro Salomone. Aggiunse, anzi, che il loro voto avrebbe potuto essere negativo, solo che non fosse stato, il 30 ottobre, l'ultimo giorno della discussione dei bilanci. L'ammonimento, in ogni modo, era stato dato, e restava a pesare come un'ipoteca dei monarchici sul governo. Più che di un veto della sinistra e del centro democristiano sul nome di Aldisio, sarebbe perciò corretto parlare di un veto monarchico sul nome di Salomone, non fosse altro che per motivi di priorità cronologica. E' un veto, anzi, tanto fiermo e tanto specifico, che non è stato neppure ppvssnlNautpNamAmeistcdspdl possibile arrivare al compromesso del quale si parlava nei giorni scorsi e che sarebbe consistito nella designazione di Aldisio a ministro senza portafoglio per la Cassa del Mezzogiorno. Non bastava ai monarchici avere una persona grata in un settore di tanta importanza per il loro partito, tipicamente meridional ista ? Non bastava perchè ciò avrebbe significato la permanenza al Ministero della Agricoltura del sen. Salomone, appunto l'uomo da estromettere. Alcuni tendono a vedere in queste vicende che sono sboccate alla crisi, nient'altro che un episodio dell'accanita lotta in corso fra le diverse tendenze democristiane. E' certo, per esempio, che con Aldisio ministro dell'Agricoltura si sarebbe indebolita la posizione dell'on. Bonomi, presidente della Federconsorzi e fervido sostenitore della corrente di « Iniziativa democratica » : ma non per questo il discorso cambia. I consorzi agrari sono infatti oggi controllati dai piccoli e medi agricoltori (coltivatori diretti), ed è perfettamente logico che si sentano più vicini politicamente parlando al gruppo di « Iniziativa » che alla Confida. Così il problema della riforma agraria si ripresenta anche attraverso la questione della lotta fra le tendenze d. c. di sinistra e di destra e si riconferma come base della crisi aperta oggi. E' una crisi profondamente istruttiva e conviene parlarne con tono didattico. Essa infatti insegna che al primo tentativo di qualificazione governativa verso destra (esso era implicito nell'appoggio monarchico, accettato e necessario) il governo è caduto per le difficoltà frapposte da una larga parte della stessa D.C. Vorrà qualcuno adesso, dopo gli esempi di Piccioni e di Pella, ritentare per la medesima strada? Sarebbe tempo per¬ duto. Non resta che riprendere la via di una. vera politica di centro, rifacendosi — se occorre — alle proposte programmatiche di collaborazione formulate da Saragat, prima a Piccioni e poi a Pella. A nome dei sindacalisti l'on. Pastore ha ieri deplorato vivacemente che esse non fossero state prese in considerazione e non aveva esitato a preannunciare il voto contrario proprio e dei suoi amici ad un governo che inclinasse verso destra. La dichiarazione dell'on. Pastore è stata probabilmente decisiva per l'irrigidimento dei gruppi che fanno capo a Fanfani ed a Bonomi e che non hanno'dimenticato come Aldisio si fosse sempre pronunciato in Consiglio dei Ministri contro la riforma agraria. Ora ci sembra il caso che, nell'accingersi a formare il governo un nuovo presidente, chiunque egli sia, non abbia a dimenticarsi dell'avvertimento dato da Pastore. v. g. I Presidente Pella annuncia al giornalisti la sua decisione di dimettersi (Telefoto)

Luoghi citati: Aldisio, Pella, Roma