Gl'italiani stentano a battere l'A.I.K. (2-1)

Gl'italiani stentano a battere l'A.I.K. (2-1) Soltanto nella ripresa le reti di Sacci e Gemellati Gl'italiani stentano a battere l'A.I.K. (2-1) Roma, lunedi mattina. Dna parodia di partita internazionale, questa di Roma. Una modesta squadra di società straniera che sostituisce una vera rappresentativa; un arbitro di una delle due parti in causa che dirige; un gioco di levatura incredibilmente bassa; un pubblico inferiore di più della metà a quello che raccoglie, nella capitale, un qualunque incontro di campionato; cinque disinvolti cambiamenti di giuocatori, di cui quattro da parte italiana, alla ripresa. Ed una occasione perduta. L'occasione era quella di attenuare, non diciamo cancellare per non chiedere quello che non è possibile; l'impressione sconsolante lasciata dalla partita di due giorni prima al Cairo. Velarne, diminuirne, correggerne gli effetti, dimostrando che quella era stata una giornata tecnicamente infelice, che si poteva fare di meglio, che, come è umano che avvenga, ci si era semplicemente sbagliati nella scelta di qualche uomo. Invece no. Lo spettacolo di Roma ha confermato quello del Cairo,in tutto e per tutto, dalle grandi linee giù fino ai particolari, dal risultato fino al contenuto intrinseco del giuoco. Qui come là, due a uno a favore dell'Italia. Qui come là l'avversario che segna per primo e condu¬ IIIIIIIIIIIIHMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMI ce a metà tempo. Qui come là un primo tempo di pessima qualità. Qui come là un oppositore che dovrebbe venire travolto e che invece proprio dalla nostra debolezza attinge baldanza. Ed ancora una volta un comportamento dei rappresentanti dei nostri colori che delude, che impressiona per la sua pochezza, che sconforta. Non due risultanze di cui l'una modifichi l'altra, in ferto modo, quindi, ma due risultanze u che, nello spazio di tre giorni, si ribadiscono, e, sommate, estendono il campo delle impressioni e danno luogo ad una constatazione unica, vasta e comprensiva, di carattere nazionale, quasi. L'Aik- è una squadra che ha un gran nome per il suo passato e che ha scarsa efficienza tecnica nel presente. Sta al penultimo posto di classifica nel campionato svedese, e nessuno esclude che possa anche retrocedere al termine della stagione. Approfitta della sosta invernale dell'attività calcistica del suo Paese . per andare in giro per il mondo, e, da Roma, andrà ora nel vicino Oriente, prima di tutto a Tel Aviv. Allo Stadio Olimpico è entrata in campo con un programma difensivo. Lo hanno dichiarato i suoi dirigenti stessi. Temeva di dover fare da capro espiatorio a chissà quale vendetta dei cadetti azzurri, dopo quanto avvenuto al Cairo. Alla prova pratica si è essenzialmente difesa, qualche volta anche con nove «omini, ma ha anche attaccato. Affrontando lo svantaggio di dover reggere al peso della compagine italiana quasi intera, aveva anche il vantaggio di una situazione tattica che poteva presentare aspetti favorevoli: poteva godere cioè della possibilità di sviluppare secchi contrattacchi, cogliendo l'avversario di contropiede. Di questa situazione non ha approfittato, e per la lentezza naturale del suo gioco, e perchè iti suo unico attaccante di valore, l'ala destra, Hamrin era assente, convocato in Nazionale a Budapest (dove ha pure segnato il punto del pareggio nell'incontro Ungheria-Svezia chiusosi SS). Ma qualche cosa di buono ha finito per farcelo vedere ugualmente nei duelli per il possesso della palla e nelle triangolazioni fra attaccanti al momento iniziale delle azioni. Un complesso di modesta levatura, comunque, una compagine che non avrebbe dovuto costituire un ostacolo serio per gli uomini nostri. Erano, questi uomini, in parte reduci dal viaggio in Egitto, dove non erano andati che n veste di riserve, ed in parte convocati direttamente come 'adetti. Dovevano essere uniici, come esigono le leggi del niuoco: finirono per essere nuindici (senza che lesioni o ?rite ci mettessero lo zampilo) 'per desiderio di prova o per necessità di miglioramenti alla, situazione. Si sono portati maluccio tutti, più o meno. I meno peggio sono forse stati due mediani laterali. Neri nel primo tempo - Venturi nel secondo. Era ben ' -^sposto il pubblico verso quetl «omini in maglia azzurra I :ndulgente anche in sull'inizio. . >-ome se desiderasse constataj re che essi costituiscono un serbatoio a cui si può fiducio\samente attingere per fare [meglio di quello che è stato ■"centemente fatto. Ha perdonato per un poro, tuesto pubblico, poi ha sbadigliato: quando si è risvegliato i è stato per reagire e per pro1 testare. Se il malcontento non ha preso le forme altisonanti di altre volte, è dovuto, fra I alito, al fatto che ventimila ..pettatori soli si perdono nel vasto ambiente dello Stadio olimpico. Pur vincitrice dell'incontro, la squadra nostra ù uscita dal campo in atmosfera quasi gelida. Aveva, ni fini pratici, mancato alla prova. Hanno preso ad attaccare .in dalle prime battute, gli italiani, e gli avversari a difendersi. E lo stato delle cose è durato a quel modo per qualche tempo. E' durato fino a quando gli ospiti, visto che gli italiani non concludevano ed arruffavano anzi sempre più, I hanno alzato la testa e preso I baldanza. I Ha mancato una discreta ocfcasione l'ala sinistra, ne ha ■ sbagliata una buona l'ala destra, e poi al quarantesimo minuto, ha segnato il centro avanti. Un improvviso passaggio trasversale, lo ha trovato Ubero mentre era spostato sulla destra ed ha colto la nostra difesa mentre era allo scoperto. Ohlsson è passato fra Sentimenti V e Giovannini ed ha spedito in rete nel momento in cui Sentimenti IV stava uscendo di porta. La cosa era in contrasto con l'andamento del giuoco, ma i nazionali B rientravano negli spogliatoi per il riposo di metà tempo, in svantaggio. Proprio come era successo al Cairo, il giuoco nostro diventava più energico alla ripresa che vedeva quattro cambiamenti d'uomini nostri ed uno degli svedesi. Occasioni su occasioni venivano mancate un po' perscaso, molte per madornale imprecisione di tiro. Gli svedesi si difendevano a denti stretti, finché, proprio nei mintiti centrali del tempo, capitolavano: due volte nello spazio di due minuti. .4/ 22' centro di Pesaola, tiro di Pandolfini, corta respinta del portiere, ripresa di Bocci e rete del pareggio. Al i.V passaggio di Galli a Pandolflni, tiro di quest'ultimo, respinta, intervento di CerveTlati, staffilata trasversale e punto della vittoria. Al 29'. mentre gli ospiti ancora non si erano ripresi dallo sgomento, Galli segnava nuovamente, ma l'arbitro an¬ nutaritapaPgitrl'aniqptaT.im(V(P(Bgjb1"(li nullava per fuori gioco. Più tardi, gli svedesi, riuscendo a riorganizzarsi, vedono presentarsi un paio di occasioni per pareggiare. Non le raccolgono. Peggio per loro. E meglio per giustizia. Che il pareggio non troverebbe corrispondenza nell'andamento del giuoco, e punirebbe anche col risultato quegli uomini nostri che il pubblico già di per sè ha apertamente condannato. Vittorio Pozzo ITALIA B: Sentimenti IV (GhezT.i)\ Giacomazzi (Glaroli), Sentimenti V; Neri, Giovannini, Nesti (Venturi) ; Cervellata Cappello (Pandolflni), Galli, Pandolflni (Bacci), Pesaola. A.J.K. : Kjelli Nyberg. Askinger: Nillsson. Karlsson. Larsson: johanson, Hall, Ohlsson, Westeriberg, Liander (Backwall). ARBITRO: Maurelli, di Roma. RETI: Olhsson (A.J.K.) 40' del 1" t.; Bacci (It.) 22' e Cervellati (It.) 23' del 2o tempo. SPETT. : 20.000. Incasso: 7 milioni circa.