Il romano Fabbri campione d'Italia

Il romano Fabbri campione d'Italia AVVINCENTE LOTTA TRA I DILETTANTI A TRIESTE Il romano Fabbri campione d'Italia DAL MOSTRO INVIATO Trieste, lunedi mattina. Duccentodicci chilometri di strade asfaltate sì, ma a confinili saliscendi, uno dei quali, e ripetuto due volte, quello di Basovizza sopra Trieste, che è una vera e propria salita, erta e faticosa; ZIO chilometri, dico, percorsi a più di iO di media in un susseguirsi quasi ininterrotto di fughe, di tentativi, di riprese, di nuove fughe per opera di gruppetti, di manipoli, di pattuitile di corridori fino all'ultimo e riuscito colpo isolato di Fabbri in prossimità dell'arrivo — davver oche bellissima, e combattuta e travolgente corsa è stato questo SS" campionato d'Italia per i dilettanti.' Una corsa che a seguire le velocissime vicende in un passaggio che bellezze di natura e patetici ricordi di guerra, indù ceva dapprima a contemplativi pensieri, ma subito ce ne sollevava —- tutti quanti com'eravamo presi dalla subitaneità e dalla mu tevolezza della lotta. Altro che le corse dei professioisti!, I 101 corridori rappresentanti quasi tutte le regioni italiane era no appena scattati al segnale dato dal sindaco di Trieste (senza il campione mondiale Filippi, naturalmente, che nessuno l'aveva sconsigliato a commettere qtiesta inutile scorrettezza verso il cicli smo, verso l'U.V.J. e verso i trie stinU, che già cominciarono le fughe. Percorrendo a 42 chilometri l'ora il vallone di Doberdà a poche decine di metri dal confine con la Jugoslavia, già il gruppone appariva frazionato in vari tronconi, che uscendo da Gorizia (chilometri 45), nel primo di essi vedeva riuniti una dosstna di uomini, fra i quali l'azzurro Oianneschi (che già all'inizio cominciava ad affermarsi per il piò atti¬ vo di tutta la corsa), il campione uscente Zucconelli, i piemontesi Porta e Nascimbeni, i veneti bie¬ sci', Tognon, Macor, Ugolini, il ro-'magnolo Dall'Agata e il cremane-ìse Bertoglio ai cui ripetuti e vio-1 lenti scatti si doveva la rottura .della compagnia, che da quel momento si ricompose più, nella sua interezza. Qualcuno, tuttavia, e fra essi gli azzwri Fabbri, Ranucci e Nencini riuscirono a evadere dal grosso, ed a colmare il distacco di quasi due minuti che li separava dall'avanguardia: ciò avvenne intorno al 90° chilometro, salendo al quadrivio di Opicina, ma qui si era appena giunti che, proseguendo la relativa salita, ecco Moser attaccare in modo che venne a formarsi in testa la ridottissima pattuglia che avrebbe condotto gari baldinamente tutti » rimane?!ti 100 e più chilometri della gara Da questa prima fase sono logi- camente rampollate tutte le guenti. Col trentino rimasero soltanto Oianneschi, Bertoglio e Por' ta, e con essi si allontanò. E poi chè subito dopo viene la salita di Basovizza il ritardo degli staccati aumentò. In testa, Moser tirava da maledetto; sul culmine arrivò nettamente primo, ma nella' discesa si lasciò raggiungere dai compagni d ifuga, meno il Porta al quale scoppiò una gomma. Bisognava vedere come andava veloce questo terzetto; ma di dietro, presto si rimisero dalla sorpresa. Il percorso era congegnato in modo che appena ritornati al quadrivio di Opicina c'era, dopo neanche 5 chilometri, nuovamente da salire a Basovizza, e fu su questo breve tratto che giudiziosamente, Fabbri tien?ic fuori dal gruppone, riportandosi nella zona della vittorie. Ecco i passaggi lassù: in testa, Oianneschi e Moser, a 10" Bertoglio, a Ì5" l'acquese Chiarlone assieme al romano, a 1/S" Nencini, l'altro romano Marcoccia, il marchigiano Carota, i toscani Volante, Bui e Boni., seguiti a cinquanta metri dall'altro azzurro Fonemi. / distacchi erano tanto lievi che c'era da credere che sarebbero presto stati colmati. Ma no. Perchè se Ponei?ii si riunirà ai sei che lo precedevano, tutti assieme manco per sogno che potessero annullare i Ì00 ?ne(ri che li separavano dalla coppia romanopiemontese che atiernjio davanti. Fabbri e Chiarlone andavano velocissimi, talmente forte che al terzo posto ed ultimo passaggio a Opicina (km, ISO) raggiunsero i tre fuggitivi e con essi formarono la definitiva pattuglia di testa lanciata verso il traguardo. Quale lotta magnifica in quegli ultimi 80 chilometri/ Oianneschi sembrava inesauribile nel fare l'andatura (e poi ne pagherà le conseguenze) ; ma anche gli altri tre facevano la loro parte, salvo Moser che prima di Gorisia si staccherà. Qui, al 165" chilometro di corsa i primi passavano con 2 minuti di di vantaggio su Nencini, Vignono, Tognaccini e Stivai che precedono il gruppone di iOO metri. La caccia è furibonda. Ma i primi tengono duro. Prendendo a Monfalt-one nuovamente a costeggiare il mare, qualcuno viene ad annunciare che la pattuglia di Nencini si sta avvicinando. Ma già, a Sistina, mancando 15 chilometri all'arrivo, autiienc il colpo di scena. Su una breve rampa, neanche S00 metri, Fabbri scatta, e Oianneschi perde contatto. Il romano ritenta una seronda volta, ed anche Chiarfoni e Bertoglio cedono: e quegli s'invola verso la vittoria. Nel frattempo, davvero Nencini e compagni arrivano, inseguiti a 200 metri dal grosso. Si riuniscono tutti, meno s'intende Fabbri 500 metri di vantaggio fin sul traclic riesce a conservare poco più di guardo. Quarantotto secondi dopo ' di lui irrompono gli altri cinquan! la e più, col tortonese Porta che batte tutti per il secondo posto. Meno male che Fabbri era scappato, tutti pensammo in quel momento, e poi anche più tardi, a mente riposata, altrimenti il successore di Zucconelli (ritiratosi) sarebbe uscito fuori da una volatona. VITTORIO VABALE nla

Luoghi citati: Gorizia, Italia, Jugoslavia, Opicina, Trieste