Vecchioni con barbe da patriarca alla sfilata di dodicimila alpini

Vecchioni con barbe da patriarca alla sfilata di dodicimila alpini Di FROXTE ALLE CROOE DOVE CADDE IL GEN. CANTORE Vecchioni con barbe da patriarca alla sfilata di dodicimila alpini Fanfare paesane, e dietro le insegne plotoni di ragazzone vestite di verde e montanari d'ogni età e bimbi a cavalcioni dei padri e botti e barilotti e fiaschi - Alcide De Gasperi preoccn~ pato del suo cappello borghese - Il pianto del settantatreenne attendente del generale Battisti DAL NOSTRO INVIATO Coruna d'Ampezzo, lun. matt. L'on. De Gasperi era preoccupato, ieri mattina, sul palco per le autorità, eretto a mezzo del corso di Cortina, per farle assistere alla sfilata dei dieci o dodicimila alpini convenuti per fare omaggio alla memoria del generale Cantore (c'è un monumento q>ii a Cortina, di fronte alle erode ove egli cadde; e la parte di pietra del monumento è andata in rovina per colpa degli anni ' dalla gunrra,- e si statino raccogliendo i danari per rifarla nuova e duratura con solidi marmi). L'on. De Gasperi era venuto qui da valle di Valsugana per una escursione, ed è capitato in piena adunata, e naturalmente lo avevano voluto sul palco, e tutto intorno a sé vedeva solo gente con il cappello d'alpino, sull'uniforme o sul vestito borghe¬ se, generali e colonnelli e ufficiali in servizio, o a riposo o di complemento, e il ministro Vanoni col cappello alpino anche lui, per aver fatto servizio a suo tempo in un Battaglione del Sesto, e il generale Battisti reduce dalla prigionia di Russia, insomma tutti alpini; ed è caratteristica di queste adunate, che nessuno è ex, non ci sono alpini ed ex-alpini, i borghesi ritrovano subito la vecchia disciplina e quelli sotto le armi si sentono sempre un po' borghesi, si mettono sull'attenti davanti a vecchi 'signóri' che haniió" più anni che peli sul capo, salutano quando vedono una penna bianca, senza badare se sotto c'è una giubba regolamentare o una giacchetta borghese. De Gasperi era preoccupato del suo cappello borghese; « Me lo caverò — disse — quando incomincia la sfilata, per non stonare ». Poi il sole ardente, che fulminava tutto intorno le erode e lucidava con ineffabile nitidezza le pareti color del miele, i prati, le bianche case sparse, con una nitidezza irreale, di technicolor, quel sole lo persuase a tenerlo pure in capo; ma il cappello se lo tolse poi, al passaggio degli alpini di Trieste, di quelli di Zara e di Fiume, di quelli di Trento, che interrompevano la sfilata per segnarselo a dito. Ho detto < sfilata », e dovevo adoperare ntn'altra parola; avevano un bel darci il 'passo le numerose fanfare paesane, era un disordinato e pieno fluire senza ritmo, senza norma, di folla dietro alle insegne e ai gagliardetti che indicavano il nome delle diverse Sezioni; e non vi dico che folla, un campionario di venti Provincie d'Italia, montanare più o meno; vecchi e vecchioni! giovani e giovanissimi, ragazze e spose, e vec- chie candide e tremule al braccio del loro uomo, con lo stesso affetto, la stessa commozione come il giorno che uscirono sposi dalla chiesetta del villaggio; e plotoni di ragazzotte vestite di verde e bimbi a cavalcioni dei padri 0 battenti il passo insieme ad essi, o issati sui vari simboli; cappelli giganteschi, botti, baite (gli alpini cadorìni sfilarono con un carro, sul quale era stata costruita una baita in miniatura con una bambina alla finestrella). Quelli di Bergamo passarono con alla testa un uomo con un barilotto sulle spalle, e dal barilotto ogni tanto usciva un pupazzo vestito d'alpino, che salutava e poi scompariva dentro. Altri, invece, avevano messo un bambino vero a cavallo di un barilotto, vestito d'alpino con. un fiasco in mano; < stai attento a non bere troppo » — gli gridarono, — ina il bimbo mostrò seriamente che non c'era pericolo, che il fiasco era tappato. Queste adunate si seguono nei tempi (quella di ieri è la ventiseiesima nazionale), e sono sempre le medesime e pare che il tempo, per esse, non passi e le cose non cambino. E' sempre lo stesso campionario di vecchioni con barbe di patriarca, con guance di pergamena, di contadini secchi e rugosi, di montanari aridi, di cinquantenni che hanno messo su pancia, e al passaggio gli gridano dietro: < ghirba» (ricordo di quel generale che poi diventò mareresciallo, e quando era maggiore degli alpini in Libia era così malfatto che gli alpini cominciarono a paragonarlo alla ghirbai che imparavano a conoscere allora; lui lo sapeva, dovette saperlo per forza perchè Cantore, che era il suo colonnello, glielo diceva sempre: <Caviggia — gli diceva, che erano liguri tutti e due — Caviggia, 10 sai che i soldati ti chiamano ghirbaf») e taluni così decrcpiti che paiono usciti dal ricovero a prender sole, uno volta tanto, e uomini maturi, con i ricordi di due o tre guerre, e 1 giovani dell'Albania e della Russia (quelli che sono tornati, e sono ben pochi in confronto ai partiti), ed i giovanissimi delle ultime leve. E tuttU sempre con lo stesso animo borghese, pacifico, casalingo. Gu alpini sono stati e sono ancora fra i Più bei soldati del mondo, fortunati o no, vincitori o vinti, ed i nuovi promettono di essere come i vecchi; pochi mesi fa un Battaglione alpino ha ricostruito, davanti ai generali del NATO, l'azione che portò alla conquista della Forcella Laurin, l'anno 1916, perchè quei generali non credevano che fosse possibile muoversi e fare la guerra su pareti così diritte; e li hanno fatti restare a bocca aperta, quei generali, che non avevano mai visto niente di simile e, molti, nemmeno una montagna. E sono soldati che pagano e hanno sempre pagato con la vita più degli altri; ma quando si ritrovano, inalberano i trofei più pacifici del mondo, fiaschi e pagnotte e scarpe, e cantano canzoni ove si parla di « bacin d'amore» e si afferma che « trenta sold fa pa dui lire»; e gli alpini di Feltre, Battaglione di gloriosi e cruenti ricordi, sono sfilati ieri cantando la canzone della famiglia dei gobboni: «gob so pare, goba so mare, goba la loia de so sorela». E sono sempre quei tipi semplici, che si accontentano di tutto e non hanno bisogno dì niente (molti hanno pernottato stanotte sulla paglia; anzi parecchi se l'erano por tuta con sè per non disturbare nessuno), e il vino e il pane se lo recano da casa, e magari in barilotto (però qualche furbo era uenufo solo con il tubo di gomma e lo ficcava dappertutto ove pensava che ci fosse liquido); e tutto il loro divertimento è fare gruppo con i paesani e cantare o andare in giro con una curiosità ingenua e facilmente appagata: così, dopo la sfilata, i più si sono sparsi per le vallate e le alpi intorno, sono andati a visitare la Forcella di Fontananegra ove Cantore fu ucciso, o a guardarsi le Tofane dalla stazione di arrivo della filovia, o a riconoscere, intorno alle cime di Lavaredo, le acrobatiche posizioni di trentacinque anni fa; e altri andavano alla ricerca degli antichi comandanti di Compagnia, di Battaglione, di Reggimento (* Madonna, come * diventato vecchio»). Un vecchio alpino della classe 1880 (prego, fate il conto, "US anni), si mise a piangere ritrovando il generale Battisti di cui era stato attendente dieci o undici lustri fa, « l'era come un me fiol » continuava a ripetere; e abbracciava il generale, vecchiotto anche lui, e piangeva e ripeteva, «l'è come, un me putel ». Semplici divertimenti di gente che mena una vita dura e oscura, ma per la quale avere indossato una volta l'uniforme di soldato della montagna è stato come prendere % voti, una invertitura che ha termine solo con il giorno della morte. Sempli. ci divertimenti, ed il più semplice di tutti, pregustato partendo, una bella bevuta con i compagni, una bevuta fino all'ebbrezza, fino a fare gli occhi lucidi e la lingua grossa e la camminatura traballante, ma che li trasporta fuori del tempo, lontani dalle povere cure e dalle miserie quotidiane, li fa incommensurabilmente ricchi di orgoglio, di ricordi, di fraternità. * p. m.