Nella tormenta, le eroiche guide dei Cervino hanno strappato alla morte i due alpinisti

Nella tormenta, le eroiche guide dei Cervino hanno strappato alla morte i due alpinisti Tutti vivi, tutti salvis Alderighi, Malvassora e I loro soccorritori Nella tormenta, le eroiche guide dei Cervino hanno strappato alla morte i due alpinisti Come è avvenuto l'eccezionale salvataggio dei due torinesi - Da giorni, chiusi nella capanna Solvay, e già con principio di congelamento agli arti - La marcia delle cordate di soccorso formate da Jean Pellissier, da Pirovano, da Zanni e da giovani del C.A.I. di Torino Nelle tenèbre della notte, in un turbine di neve e di ghiaccio - Il primo annuncio per telefono dei gendarmi di Zermatt e la gioia di Cervinia (Da uno dei nostri inviati) Cervinia, 29 dicembre. L'incredibile è avvenuto: Malvassora e Alderighi sono ealvl. Un pugno di animosi, con audacia sovrumana, li ha strappati alla spaventosa parete del Cervino che li aveva tenuti Imprigionati quattro giorni e tre notti. L'emozione del momento è tale, in chi come noi ha seguito da vicino lo svolgersi dell'Impresa che riesce difficile trovare parole per descrivere quanto è accaduto. Le prodigiose guide del Breuil e due giovani del C.A.I. di Torino hanno vinto. Ghiaccio, tormenta, pericolo di valanghe, tenebre della notte, nebbia e freddo polare non 11 hanno arrestati. Gloria a questi uomini eroici, che per solidarietà umana, hanno osato l'inosabile. Essi hanno carpito agli artigli della morte bianca due vite, restituendole alle loro famiglie cne più non speravano. C'era stato un momento, quest'oggi, in cui l'ombra spettra- le della catastrofe era sembrata calare su Cervinia. Malvassora e Alderighi mancavano dalle 17 del giorno di Natale. Due spedizioni erano partite al mattino per un tentativo di soccorso, quello che doveva essere l'ultimo. Guidava l'una Jean Pellissier, ed erano con lui, Bo, Rossa e May, giovani torinesi amici degli scomparsi. Capeggiava l'altra Rolando Zanni, che aveva con sè altri due torinesi: Bauchiero e Lino Fornelli. La prima cordata era partita dalla Testa di Furggen e la seconda dal Teodulo; esse si erano ricongiunte al rifugio dell'Hòrnly, lungo la cresta nord-eat del Cervino, a 3500 metri, sopra Zermatt. Dalla Testa di Furggen avevamo seguito le due comitive col binocolo, le avevamo scorte entrare nella capanna semisepolta dalla neve; poi la nebbia era salita dal basso precludendo la vista. Rientrati alla stazione della Testa di Furggen avevamo notato con sorpresa che la cordata di Jean Pellissier vi aveva lasciato la massima parte dei viveri: segno evidente che intendevano tornare prima di notte Ma la notte era scesa — cupa, tempestosa, percorsa da raffiche di nevischio — ed essi non erano tornati. Impossibile comunicare con l'Hornly: che cosa avveniva lassù? Perchè quei sette uomini non rientravano a Cervinia? Col passare delle ore, 11 ricordo di quel sacco di viveri abbandonato su una panca della stazione di Furggen si faceva bruciante, non osavamo confidare il nostro segreto alle famiglie di Pellissier e di Zanni. Si affacciava un'altra terribile visione. « Jean... Jean... » Avevamo scorto la base della parete est del Cervino solcata da tracce di valanghe recenti, che in taluni punti Intersecavano le piste tracciate al mattino dalle due spedizioni di soccorso. Possibile che una frana di neve avesse travolto 1 eotte, mentre tornavano? La nostra angoscia era quella di tanti altri: alle 8 di oggi la direzione delle funivie ordinava una corsa speciale per la Testa di Furggen. Giuseppe Pirovano e Daniele Pellissier, fratello di Jean, si portavano lassù per est -re pronti, alle imissime luci dell'alba, a muovere verso l'Hornly. Ormai la sorte di Malvassora e Alderighi era scontata: al trattava di salvare i sette delle spedizioni di soccorso. Alle 14 Pirovano e Daniele Pellissier erano di nuovo a Cervinia: volti duri, occhi scavati, parole monche. SI, avevano percorso un largo tratto della cresta che dalla stazione di Furggen porta alla base del Cervino. Non avevano trovato nulla. La tormenta spaventosa li aveva ricacciati. Non diceva- qngvnlsgmcsvzccs no altro. Poi Daniele si era aDbattuto su un tavolo, 1 pugni chiusi contro le tempie, e non aveva più mormorato che il nome del fratello: cJean, Jean.., >. Il suo corpo era scosso dal singhiozzi. Avremmo voluto abbracciarlo. Ma vennero le lacrime anche a noi che sappiamo che Daniele non ha mal tremato le cento volte che ha sfidato la morte, che è leale, generoso, un signore della montagna. Pirovano taceva, slacciandosi gli scarponi: 11 buon < Piro > dal sorriso di fanciullo, il più formidabile scalatore di ghiaccio che mal abbia avuto l'Italia, aveva lottato da colosso ed era stato respinto. Cercavamo di ribellarci »1 tristi presagi: Jean Pellissier, l'uomo che ha vinto 172 volte 11 Cervino, Zanni, gli altr, cinque, tutti espertissimi, caduti su un ghiacciaio che conoscono a menadito? Impossibile, Impossibile. Poi tornava la visione delle valanghe sulla parete est, tornava 11 ricordo di quel sacco di viveri abbandonato, guardavamo Daniele, guardavamo Pirovano e sentivamo la gola stretta da un nodo. Squilla il telefono Erano le 14,18. Squillò il telefono: afferrò il microfono la signora Pirovano, Parlavano i gendarmi di Zermatt. Vedemmo la signora Pirovano sbiancare in volto, portare una mano alla bocca. Daniele Pellissier, livido, si alzò in piedi, il viso contratto. La comunicazione era interrotta da scariche, non potevamo capire che cosa dicessero a Zermatt. Secondi che parvero ore. Poi la signora Pirovano riagganciò il ricevitore, e nel silenzio le sue parole risuonarono altissime. Non furono che un sussurro, ma parvero rintocchi di una campana che squilli vittoria. Disse: «Sono salvi, tutti salvi. Anche Malvassora e Alderighi. LI hanno portati a Zermatt... >. Che cosa avvenne in quel momento, è diffìcile descrivere. Un urlo di gioia, gente che si abbraccia, altri che saltano sulle sedie e sui tavoli. Daniele Pellissier che leva le braccia al cielo e resta cosi, immobile come una statua, Pirovano che scaglia lontano i suoi scarponi, persone che non si erano mai viste e che si baciano e gridano. Che cosa gridano? < Viva Pellissier, viva Rolando, viva le guide, le nostre guide, le grandi guide del Cervino >. E' straordinario come queste notizie si diffondono con la velocità del lampo. In un attimo, a Cervinia tutti conoscevano l'Incredibile avvenimento. Fu uno spettacolo che siamo lieti di avere visto: tutti fuori per le strade, ì lift degli alberghi che abbandonano gli ascensori, i cuochi alla finestra con il mestolone in mano, Don Vietto, il prevosto di ottant'anni, che corre inciampando nella veste, la moglie di Zanni che abbandona negozio e clienti per precipitarsi dalla moglie di Pellissier ■— due donne che hanno sofferto in silenzio, al di là di ogni immaginazione —, i bambini di Jean che fanno capriole tra la neve. Uno scompiglio, un'allegria, un rumore straordinario come non avevamo mai visto, come se tutti avessero vinto al Totocalcio.... Macché Totocalcio: questa era una festa dei cuori per un trionfo della solidarietà umana, per una impresa che resterà tra le più incredibili di tutta la storia dell'alpinismo. Paria Pellissier Alle 15 abbiamo avuto una fortuna rara: abbiamo parlato per telefono con Jean Pellissier: e ce lo immaginavamo con il duro volto da indiano, la pipa in bocca — quanti fiammiferi avrà consumato Jean du rante questi due giorni? — il berrettaccio sugli occhi, proprio come lo avessimo davanti, prodigioso, eroico, amico nostro e di tutti gli alpinisti! — Come va, Jean? — Va bene, adesso. — Freddo? — Penso che eravamo sui 40 sotto lo zero... — E' stato difficile? — Si, abbastanza difficile. Toccare la roccia ghiacci: ta era come mettere la mano su un ferro rovente. Al principio non credevamo di farcela, poi. invece, ce l'abbiamo fatta. Ma è stato piuttosto difficile... (Solo chi conosce quest'uomo può capire che le parole « piuttosto difficile » corrispondono, in realtà, alla frase « al limite massimo delle possibi lità umane »). — Vuoi qualcosa, Jean? — Salutate mia moglie, 1 bambini. Salutate la signora Zanni. Dite che tutto è Anito bene. Rientreremo al più presto. Com'è il Cervino dal Breuil? — C'è nebbia, Jean. Nebbia e tormenta. Scommettiamo un paio di ramponi a dodici punte che di qua non sei capace a salire... 1 a o l a n a Maledetto, adorato Cervino, nostro di ghiaccio e di roccia, ancora una volta Jean ti ha strappato la preda! Ora parla al telefono Rolando Zanni Ha la parola facile, còme se fosse tornato da una gita al Plateau Rosa. Dice che sta bene, lo tormentano un po' i piedi per un principio di co.igelamento Chi avrebbe predetto a lui, figlio delI'Abetone, campione di sci, che avrebbe compiuto un'impresa così for midabile in altissima montagna? Poi la comunicazione con Zermatt si interrompe. Restia mo con il capitano Lamberti, direttore delle funivie, a par lare di scalate, a rievocare imprese alpinistiche, a discorrere di Jean e di Rolando. Due uomini diversi, due campioni della razza umana, soprattutto due cuori. I dominatori delle vette Jean Pellissier, erede di una stirpe di guide, è nato a Val tournanche il 10 febbraio 1912: ha quindi 41 anno ed è nel pieno della maturità atletica. Sali per la prima volta al Cervino che aveva tredici anni, a ventitré era portatore, a venticinque guadagnava, primissimo del suo corso, il diploma e '1 distintivo di guida. E' salito su, Cervino da tutti i versanti, esattamente centosettantaclue voi te. Sul suo libretto sono le firme più illustri di scalatori di tutto il mondo, le frasi più elogiative. Alpino del IV Reggimento, fu in Montenegro durante la guerra e venne prò mosso sergente per meriti straordinari. Ha compiuto in numeri salvataggi. E' insignito della medaglia al valor civile e si è guadagnato l'Ordine del Cardo, assieme al fratello Daniele, per aver portato in salvo sul Cervino, la scorsa stagione, quattro valligiani e due torinesi. E' sposato e ha tre bimbi. Marco di 5 anni. Agostino (il nome dello zio morto sul colle del Leone) di tre, Lidia di due Rolando Zanni è nato sull'Abetone nel febbraio del 1914. Fu olimpionico di sci, maestro di Zeno Colò, e fu anche il primo italiano a vincere una gara internazionale in discesa (an cora nel 1951, a 37 anni, è stato campione italiano). Venne a Cervinia nel 1936, la passione della roccia lo prese, imparò ad arrampicare e divenne formidabile. Quando si presentò agi: esami per essere promosso gui da, credevano che scherzasse tanto lo sapevano forte. Vole vano dargli 11 diploma ad ho norem. Nel '52 con Leonardo Carrel, compi una prima ascensione alla Punta Margherita sulle Grandes Murailles, E sposato ed ha una figlia, Paola, - 15 anni. Questi gli uomini che oggi, ancora una volta, fanno risuonare per il mondo la fama del le guide italiane. Ora è sera. Su Cervinia scili tillante di luci scende lenta ia neve. L'aria non è più gelida, ma frizzante, piacevole. Nubi In cielo, ma una grande serenità nei cuori. E 11 grido che ci ha fatto esultare risuona ancora per le strade: « Sono vivi, tutti vivi! ». Si guarda verso il Cervino: il gigante è fasciato di nebbia Ma l'incubo è disciolto. Carlo Moriondo La gioia dei familiari I genitori di Piero Malvassora e 11 fratello e la cognata di Ivo Alderighi, non avevano mai perduta la speranza sul ritorno dei loro cari. Nonostante questa fiducia attendevano però con ansia la notizia del loro ritrovamento. Ieri dalla Radio e dall'edizione straordinaria del nostro giornale hanno finalmente appreso 11 lieto epilogo dell'impresa dei due alpinisti. La madre' del Malvassora che era ritornata da Cervinia è subito partita per Milano per andare ad incontrarlo. La signorina Elsa, qui rimasta, contava le ore per poter abbracciare 11 fratello e così pure il padre, un operaio della Lancia, che nducioso nella bravura del suo ragazzo non aveva mai dubitato. II fratello dell'Alderighi,' Ezio, ha anch'egli ribadito con gioia di non aver mai dubitato che l'impresa sarebbe stata portata a buon fine. Malvassora si rimette In forza con un abbondante pasto. Marco Mai, che come la guida Zanni ha le dita del piede deatro congelate In treno, verso Domodossola, Alderighi (in piedi) ha alla sua destra il compagno Malvassora. A destra, nella foto sono le guide Zanni e Pellissier. (Fotografie Molsio)