La testa del drago

La testa del drago L'ALMA NACCO PAR LANTE h™- La testa del drago Malavita americana e società segrete - I sacrificati delle grandi giornate sportive a Roma - Quando si è « meridionali » : un pericolo per la Valle Padana \ elle grandi giornate gloriose lo Stadio dei centomila a Roma è gremito di folla pigiata come api nello sciame. Tutti i servizi modernissimi, alcuni dei quali elettronici tilecomandati e automatici, funzionano alla perfezione. Non manca nulla, mi dicono: microfoni, ascensori, macchine del caffè espresso,* congegni coro plicati e lucidi. Nella sala stara-\pa, batterie di telefoni nuovi attendono la corsa del cronisti '■ 'trasmetterla in pochi secondi Uli tutto il mondo, esattamente come succede nei film ameri-\cani, che sono, per questo ge- nere di organizzazioni, il modello ideale. In quelle giornate, un signore di mia conoscenza, un ingegnere di Pontremoli che abita in una villetta sulla via Cassia, uomo che ha un vasto giro di amicizie e di affari, resta completamente isolato dal mondo. Il suo telefono, per tutto quel sabato e la domenica non dà segni di vita. Se gli occorresse d'urgenza un dottore, se gli bruciasse la casa, se i ladri si infilassero nel salotto, egli è impotente. Sembra che il suo telefono sia uno di quelli che devono morire per dar vita agli apparecchi dello Stadio i quali, il resto del tempo, sono in realtà staccati dalla rete come quelli sul palcoscenico. Gl'impianti sono sovraccarichi. Non ci sono linee disponibili. Qualcuno deve essere sacrificato. Come un tempo, si facevano i vasti schieramenti con pochi aerei alle riviste, facendoli arrivare da per tutto e facendoli passare ripetutamente sulla testa delle autorità, per impressionare il pubblico e noi stessi, cosi oggi si sacrificano abbonati indifesi pur di dimostrare che anche noi, nel campo delle tele-comunicazioni sportive non abbiamo paura di nessuno. f\e all'Italia intera sia risparmi miafo, nella futura Unione Europea, il destino del Regno delle Due Sicilie dopo il 1860. Allora i pregiudizi degli altri, accettati anche da napoletani divennero causa di molte in- giustizie. Gh ufficiali vennero ammessi nelle forse armate con paga e grado inferiori a\ piemontesi, le bonifiche vennero interrotte e i pantani e la malaria ripresero terre coltivate, le industrie più deboli intristirono sotto il rigore della concorrenza settentrionale. 1 sudditi di Francesco II furono sospinti in questo modo sempre più verso il carattere e le abitudini dai quali tentavano di \sfu09*re e piombarono per qua s> secolo nello stupore dal 'Quale tentano solo ora di sve- 'aliarsi. Si adagiarono, con fala Uità e rassegnazione, nella par te che gli altri gli avevano \imposto, e . , on vi è dubbio che il carattere dei popoli dipende dalla loro indole, dalla storia, dalla geograria, ma anche, in paite dall'idea preconcetta che altri hanno di loro e che non è mai esatta. I ticinesi all'estremo nord dell'Italia, nel cuore dell'Europa continentale sono | costretti a suonare il mandolino, a coltivare ridicoli ulivi sulle sponde del lago di Lugano, e a passare, loro freddi e tran quilli come i vicini comaschi e varesini, per bollenti ed emotivi, pronti alla coltellata, all'amore, e perfino all'evasione fiscale. Gli stessi baschi sono irresponsabili meridionali in Francia e, passato il confine, in Spagna, diventano duri montanari laconici. Gli abitanti della Riviera appaiono agli occhi dei francesi come fanfaroni, pigri, edonisti,.e gelosi'donnaioli e, agli occhi nostri qualche chilometro più in là, diventano gli scozzesi dell'Italia, calcolatori, industriosi, aspri, avari, silenziosi e prudenti. E così via. La Danimarca è il midi della Scandinavia, con le stesse qualità e i difetti di Nimes, Avignon. Tarascon. Quegli austriaci che per noi erano duri tedeschi odorosi di sego sembravano, ai tedeschi veri, romantici, sentimentali, amanti del vino e del valzer, gente di cui non ci si fidava. J a Valle Padana è in perico~ lo. Questi infaticabili lavoratori, questi organizzatori ! - di industrie, questi previdenti o a insonni trafficoni, immessi in n'una comunità europea, potreb- | i i bero sentire il peso dell'opinione altrui ed essere invogliati ad adottare fatalmente i modi che si attendono da loro. Resistano ad ogni tentazione. Potrebbero, se non stanno attenti, trovarsi trasformati in men che non si dica, nei meridionali di tutta Europa, cosi come i ticinesi sono i meridionali della Svizzera, con il carattere pittoresco, convenzionale, e falso d> tutti i meridionali della letteratura. Quel giorno le industrie diventeranno giocattoli da presepio, i traffici inaridiranno, per Milano, Pavia, Torino, Alessandria e Gallarate, accattoni vestiti di stracci multicolori stenderanno la mano, tra le rovine muschiose di borse valori e filature, mentre canti e musiche risuoneranno spcìisierati per ogni dove. I turisti diranno « Come invidio questa gente. Si gode il sole, la vita, il ! tino, l'amore, senza preoccupazioni del domani >, che sono le parole senza fondamento che i settentrionali da vari secoli ripetono quando vanno verso il sud. i n - I "opinione è diffusissima e *J profondamente radicata, in America, che la malavita americana faccia capo a siciliani, uniti in una società segreta internazionale, detta < la .natia », comandata da un gran quartiere generale in Sicilia. Libri autorevoli se ne sono occupati. Vi credono illustri criminologi, poliziotti, procuratori, giornalisti, senatori, e perfino molti malviventi di origine siciliana. Alcuni di loro ogni tanto scappano in Sicilia e si attendono di venire riveriti, protetti, aiutati, consigliati, e obbediti Frank Coppola, per esempio, un trafficante di eroina che lavorava a New Orleans e a Detroit, cui mancano tre dita della mano destra, amico di Frank Costello, sperava di potere organizzare i suoi commerci stando a Partinico, difeso dalla « mafia >. Fu arrestato ur mese fa. Per quanto la polizia italiana si sforzi di far capire che la « mafia > in realtà è solo un fenomeno locale, di pochi centri della Sicilia occidentale, una organizzazione fluida, senza struttura rigida, che non può dare ordini oltre-Oceano, perchè si occupa prevalentemente di pecore, di tenute, di viti, di ricatti e soprusi di villaggio, e non ha gli uomini e l'esperienza per comandare a una malavita dedicata a traffici di milioni di dollari, e che i contatti tra le due malavite sono dovuti a ragioni puramen te personali, la polizia americana resta misteriosamente radicata alla sua teoria. Siede nella Ambasciata americana a Roma, appunto per combattere la < mafia > internazionale un funzionario delPF.B.I.. a contatto con gli esperti italia ni, forse il solo < attaché > criminale nel mondo. La tenacia con cui gli americani rifiutano di arrendersi davanti alla realtà dimostra le profonde radici psicologiche della loro teoria. Anzitutto è comoda perchè giustifica ogni insuccesso. Per colpire la malavita americana, dicono, è inutile darsi da fare in America Bisogna anzitutto colpire i siciliani (tutti i criminali di origine italiana sono considerati siciliani, anche Al Capone, che veniva dal napoletano, e Frank Costello, che si chiama Castiglia ed è di Cosenza). I siciliani, dicono, si colpiscono a morte solo in Sicilia, dov'è la testa del drago. In Sicilia, naturalmente, le operazioni vanno affidate alla polizia italiana. La < mafia >, com'è concepita in America, appartiene alle organizzazioni segrete mondiali che l'immaginazione popolare o gli uffici di propaganda vanno inventando. Tra di esse vi erano nel passato la cospirazione dei gesuiti, o l'insaziabile ambizione della Chiesa cattolica di Roma di impadronirsi del potere in tutto il mondo, e vi sono l'e Intelligence Service >, che è ancora riuscito a corrompere il capo della polizia della Russia, Beria, e farne un traditore, l'internazionale giudaica dei nazisti, e molte altre. Sono miti, inventati con una certa grossolana verosimiglianza, che non si possono facilmente distruggere con i ragionamenti e le prove. Hanno una loro vita indipendente. Luigi Barzini jr.

Persone citate: Al Capone, Beria, Francesco Ii, Frank Coppola, Frank Costello, Luigi Barzini