La «regina dei cannoni» di Clara Grifoni

La «regina dei cannoni» no SUN SS T EU ESCHE VISTE EA VICINO La «regina dei cannoni» Un'imperiosa malinconia aleggia sui Krupp: il lutto perenne di Frau Bertha • Dalla fabbrichetta della «Buona speranza» ad una città che «Dio guardava con orrore» - Il prezzo di una terribile gloria e un piano segreto del Kaiser favorito dall'amore (Dal nostro Inviato speciale) Essen, dicembre. Quando V orchestra tace, dalle finestre di villa Hilgel entra un suono smorzato e continuo, che sembra il rumore del vento. Eppure l'aria è immobile e gli alberi del giardino appaiono irrigiditi nel gelo. Capisco allora che il suono profondo, uscente da ogni piega della notte, non è il rumore del vento, ma quel- 10 del lavoro tedesco; e proviene dai magli, dai crogiuoli, dagli alti forni che migliaia di operai con occhiali azzurri tengono in funzione senza sosta nei cantieri e nelle fonderie Krupp, come per un secolo e mezzo hanno fatto i loro padri, nonni e bisnonni, sotto i vari membri della dinastia Krupp. 11 « gioco della guerra » Basta alzare lo sguardo alle pareti del salone centrale, per trovarsi dinanzi tutti quei Krupp, con barbe e colletti duri: dal primo Federico, proprietario d'un campo di tre jugeri nello Scheewinkel, al secondo Federico, che in quel campo mise su una fabbrichetta di acciaio fuso, la « Buona Speranza >; al grande Alfredo, il genio della casata, che con l'acciaio fece i cannoni e dilatò la fabbrichetta in una città industriale; all'ultimo Federico, timido, asmatico, occhialuto, che per distrarsi dai ltUlllllUIIIIIIMItlllI tifi 1IMII1 11111111 I cannotti andava a studiare le profondità marine nel golfo di Napoli. Poi, distogliendo lo sguardo dai ritratti e facendolo circolare per i saloni, affollati di grossesten Mànner — i grandi ìiomini dell'industria pesante, convenuti da ogni parte della Germania, con mogli e figli, al ricevimento di villa Hilgel — si vede la penultima e ultima generazione dei Krupp fare amabilmente gli onori di casa: Bertha, sua sorella Barbara voti Wilmowsky, e quattro dei suoi figli, tra cui l'erede del nome, Alfried Krupp von Bohlen und Halbach, con la recente seconda moglie Vera Knauer, sfavillante d'occhi e di gioielli. La stessa imperiosa malinconia aleggia sui Krupp dipinti e quelli vivi, come pure in ogni angolo della principesca dimora all' italiana, quasi che i damaschi, i tappeti, l'oro zecchino dei lambris e il cristallo dei soffitti, se ne fossero impregnati per decenni. Tutti i Krupp presenti sono nati in qtiest'enorme casa, che da una collinetta dello Stadt Wald domina la foresta di ciminiere d'Esseri e lo specchio grigiazzurro del lago Baldcney; qui hanno abitato tutti insieme, fino al momento in cui il Kriegspiel, ti giuoco delta guerra non scompaginò la famiglia e-il suo reame 'd'acciaio. Così dice Frau Bertha, sorridendo appena, composta e severa nell'abito di pizzo nero. Da molti anni, ormai, quella che veniva chiamata la < regina dei cannoni* (e, oggi, la povera ricca,/, veste soltanto di nero, affidando ai suoi capelli di neve e a rare camicette bianche, il compito di attenuare quel lutto perenne: che è dedicato, immagino, a tutto quanto ha perso in 68 anni d'esistenza, non esclusi i sogni. Era quasi una bambina, nel novembre 1902, quando il padre, l'ultimo Federico, venne travolto da una feroce campagna mossa contro la sua vita privata e mise fine ai propri giorni, in una camera di villa Hilgel (Guglielmo II, dopo aver seguito a piedi il feretro del suo < consigliere intimo », pronunciò un violento discorso contro i socialisti, rendendoci responsabili di quella morte, per le loro accuse), ^a un'ora all'altra, la giovanissima Bertha si trovò a capo delle acciaierie Krupp., delle quali il padre l'aveva designata unica titolare; e divenne « la più ricca ereditiera del mondo >. Non lo sapeva più ricca, anche la era più Oltre che la probabilmente alta e ben piantata; ma lo splendore della carnagione, la morbidezza dei capelli biondo-cenere e soprattutto la tenera luce degli occhi dorati, facevano dimenticare quel che c'era di troppo, o di troppo poco, nel suo aspetto. Risultava chiaro, al primo sguardo, che quella robusta figlia e nipote di mercanti posseduti dal dèmone delle bocche da fuoco, e cresciuta all'ombra del mostruoso maglio <Fritz», degli orrendi crogiuoli Bessemer, grondava romanticismo come una qualunque Gretchen provinciale. Le piacevano le canzoni, ma non le piacevano i cannoni (d'altronde, i cannoni non erano mai piaciuti neanche a sua madre, la bella Margarethe von Ende, figlia del prefetto di Dusseldorf); e intendeva smettere di fabbricarli. Essen non sarebbe più stata la città che < Dio guardava con orrore >. Tutto il denaro accumulato dai Krupp, il prezzo della loro terribile gloria, doveva servire a render più fertile la terra, a scavar canali, prosciugar paludi e aumentare il benessere del popolo tedesco. Questi propositi vennero all'orecchio del suo padrino, il Kaiser. E siccome a lui i cannoni piacevano, specie quelli delle officine Krupp, nelle quali era direttamente (ancorché segretamente) interessato, decise di neutralizzare il pericoloso umanitarismo della figlioccia, dandole un marito conveniente. Glielo trovò in un giovanotto biondo, di sedici anni più anziano, Gustav von Bohlen und Halbach, segretario della Legazione tedesca in Vaticano. Nobile, ma spiantato. Piuttosto bello, anche se di poca statura, ma con quella testa < a cupola > che i tedeschi apprezzano perdutamente, vedendovi un segno della superiorità intellettuale della loro razza. La candida Bertha, tenuta all'oscuro dei piani imperiali, fu condotta a Roma; per caso, vi incontrò il giovanotto e (la sorte schierandosi spesso coi potenti) se ne innamorò. Due mesi dopo, il 1.5 ottobre 1906, fu celebrato il matrimonio a Essen, in un delirio di bandiere e festoni di rose, come per le nozze d'una principessa reale. Il Kaiser presenziò alla cerimonia in uniforme rossooro ed elmo d'argento con aquila imperiale (V uccello dallo sguardo avvelenato, diceva Heine) tra un largo stuolo di cortigiani e militari; stuolo che si accresceva di continuo, perchè l'ospitalità dei Krupp era famosa e l'aristocrazia prussiana, co¬ (IIIIIIIIIUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIUII stretta sovente a nutrirsi più di aringhe che di caviale, desiderava approfittarne. L'erede dei Krupp, vestita di crespo di Cina lilla, una corona di mirto sui bei capelli come voleva la tradizione, appariva raggiante a fianco dello sposo, in gran tenuta e coperto di onorificenze sino alla cintola. Guardando il marito di Bertha, si pensava a un'antica usanza di Corte, quella dei punishment boys, che erano ragazzi pagati apposta — e magari benino — per prendere le frustate di cui le piccole Altezze si rendevano sacrosantemente meritevoli. D'ora in poi, Gustav von Bohlen si sarebbe addossato, al posto di Bertha, l'intera responsabilità delle sciagure che i micidiali ordigni Krupp avrebbero riversato sul mondo. Ma la giovine moglie non lo sapeva. E nemmeno sapeva che suo marito, cui il Kaiser aveva permesso di aggiungere il nome Krupp al proprio, perchè la celebre dinastia non si spegnesse, sarebbe stato il più Krupp di tutti i Krupp. Mentre la tenera Bertha dà al marito un figlio dopo l'altro — precisamente sette, cinque maschi e due femmine — Krupp von Bohlen fabbrica un numero sempre maggiore di armi, come vuole il Kaiser (le preghiere — o le minacce — di Bertha, s'infrangono contro <la cupola > di Gustav, le cui vòlte massicce danno ricetto a un' ambizione, un orgoglio nazionalistico senza pari); e il Kaiser, grazie a quelle armi, può promettere herrliche Zeiten, tempi bellissimi ai tedeschi. Quando i bei tempi arrivano, culminando nella guerra del '14, il Trust Krupp dà lavoro a 180 mila operai e fabbrica, tra l'altro, un cannonissimo che la voce pubblica battezzerà, con delicato pensiero, die dicke Bertha, la grossa Bertha (quell'obice-mortaio servirà a demolire i forti di Liegi e di Namur, nonché a bombardare Parigi da 120 chilometri di distanza). I fili del tempo Gli eserciti tedeschi attraversano la Marna: andata e ritorno. Dopo la sconfitta, riparazioni, smantellamento dell'industria bellica. Le macchine dei Krupp si fermano stridendo, mentre gli operai cercano di respingere, con sbarre e masselli, i soldati francesi venuti a presidiare le fabbriche. Gustav Krupp è ■ lilllll lllllllIlllllllllllllllllllllllllllllllllllll deferito davanti al Consiglio di Guerra, che lo condanna a quindici anni di lavori forzati; ma circa sei mesi dopo viene rimesso in libertà sulla parola. Naturalmente, non potrà più produrre cannoni; e infatti, dalle sue officine, cominciano a uscire locomotive e cucchiai. Frau Bertha respira. Sul suo volto precocemente avvizzito e sfocato dalla tristezza ereditaria dei Krupp, ricompare una luce giovanile che mette in fuga i fantasmi dalle duecento stanze di villa Hilgel, nuovamente aperte ai t baroni dell'acciaio > e alle persone di oualità. Un giorno, sotto gli archi delle sale, compare anche un ex-imbianchino coi baffetti, di cui gl'industriali della Ruhr hanno finanziato l'ascesa: è il 1935 e Krupp von Bohlen, divenuto presidente del Consiglio generale dell'economia tedesca, ha ricominciato a fabbricare canno?ii. / fili del tempo si preparano a cucire immutabili episodi con una deridente monotonia che, però, non serve di ammaestramento a nessuno: guerra n. 2, smontaggi al tritolar (i quali riducono le officine Krupp, già smantel¬ MIIIIMIIIllf IMIIIIIIllllllllllllllll IMIIIIII late da £75 bombardamenti, a un'immane fricassea) 9 <punizione dei responsabili». L'unica variante è data dal fatto che, invece di Gustav Krupp von Bohlen, troppo vecchio e sofferente, questa volta « pagherà > suo figlio Alfried, condannato dal tribunale di Norimberga, per < responsabilità di famiglia >, a dodici anni di detenzione, più la confisca dei beni (di quei dodici ne sconterà solo sei, nella fortezza bavarese di Landsberg, dove Hitler scrisse Mein Kampf). Jn tutto quel periodo Bertha visse con la propria dama di compagnia, Frdulein Kronen, in casa d'un vecchio autista, a Bluhenbach, presso Salisburgo. Non possedeva più nulla. Due dei suoi figli e un genero erano morti in guerra; un terzo figlio, Harold, si trovava dal 19-44 prigioniero in Russia. E nell'aprile 1950 morì anche suo marito, Gustav, all'età di 80 anni. Così, partita da Essen ancora bionda, la signora vi fece ritorno, candida, nel 1952, allorché il mite e pallido Alfried — mutato nel frattempo il labile giuoco della politica — venne graziato e reintegrato in ciò che restava dei suoi beni, compresa villa Hilgel. Ma nessuno dei Krupp ha voluto ristabilirsi nella casa dall'immenso parco (un parco squisitamente Krupp, in cui perfino i sempreverdi paion di ghisa), che sarà donata alla città di Essen; e intanto viene aperta solo in occasione di mostre e ricevimenti offerti dai Krupp, con buffet freddo e domestici presi a nolo. Per il momento, Frau Bertha è ospite del figlio Berthold, scapolo e quarantenne, in una villetta rossa a due piani della Frankenstrasse; e Alfried ha preso alloggio, con la graziosa Vera e un bimbo avuto dalla prima moglie, in una delle ventimila case dal tetto aguzzo che ancora gli restano. Quanto al complesso Krupp, è di nuovo in efficienza, con dìciottomila operai e tecnici gonfi di autorità che, invece di parlare, abbaiano; ma produce solo 'cose innocue, come sarebbero denti di acciaio inossidabile e locomotive. < Mai più un cannone uscirà dalle fabbriche Krupp > avrebbe detto Alfried. Però uno dei suoi dirigenti, avendogli io chiesto se la frase è autentica, mi risponde, asciutto: </o non l'ho sentita >. Clara Grifoni IIIIIIIIIIIIIIIIIlllllllllIIMIIIlllllllllllIlllllllllItllll l-'raii Bertha Krupp dfit dti l Cil

Luoghi citati: Cina, Germania, Napoli, Norimberga, Parigi, Roma, Ruhr, Russia, Salisburgo