L'audace taglio cerebrale che la rinsavire certi pazzi di Angelo Viziano

L'audace taglio cerebrale che la rinsavire certi pazzi L'audace taglio cerebrale che la rinsavire certi pazzi Sino a qual punto è lecito modificare la personalità del paziente ■ Dalle numerose osservazioni fatte su uno scimmione sono derivate queste cose meravigliose - Dalla recisione di vie "associative,, all'intervento su nuclei del "talamo,, (Dal nostro inviato speciale) Boston, dicembre. Sono anni ormai che un bisturi del tutto speciale, il « leucotomo », si e assunto un incarico mirabolante, quello di far rinsavire certi pazzi. Gli disse a suo tempo chi l'ha tenuto a battesimo, Egas Moniz, neurochirurgo portoghese: «Inguainato in una cannula-astuccio penetra, attraverso preventivi fori di trapanazione cranica, nell'intimità dei lobi frontali del cervello. Fai attenzione: che, giunto nel loro mezzo, troverai certe fibre nervose, lungo le quali fluiscono impulsi che dalla compagine di quei lobi ratti corrono ad un centro speciale, il "talamo"; mentre altri battono strada inversa. Sappi, frattanto, che i lobi frontali sono specialisti nell'elaborare i meccanismi intellettivi, le idee, cioè, il pensiero. Il "talamo" retrostante stazione d'arrivo di tutte le sensazioni dalla periferia del corpo, è, invece, l'organo della sensibilità, dell'affettività, quanto dire dell'attività emotiva. E' attraverso il raccordo dei lob. frontali col talamo, mediante le fibre "associative" che incontrerai, che il pensiero si carica, dunque, di emotività; che, in altri termini, la tonalità emozionale, affettiva, dà colore agli atti intellettuali ». A questo punto Moniz vagò un momento nel ricordo di uno strano rabbioso prepotente turbolento scimpanzè, divenuto inaspettatamente pacifico ed apatico dopo che Huxley, per certe sue ragioni, lo aveva mutilato proprio dei lobi frontali del cervello. Poi sogg.unse: « Orbene, caro mio " leucotomo ", se ti insinuo nel cervello di Tizio e di Caio, gli è che un disordine mentale è nato in loro a causa di un " eccessivo " bizzarro influsso reciproco tra processi emotivi ed ideativi. Al cenno della mia mano, perciò, per eliminarlo, spingiti fuori dell'astuccio e recidi quelle fibre " associative " ». Il « leucotomo » obbedì e da quel momento ebbe inizio la storia del ritorno a calmi atteggiamenti da parte di ammalati deliranti, allucinati, impulsivi. Lo strumento di Moniz doveva aver strada fatta da greventivi fori nella fronte, ìen presto l'italiano Piamberti semplificò assai la tecnica, facendo accesso al cervello mediante una lieve e facile breccia attraverso l'orbita eseguita con lo stesso leucotomo. Altrove, invece, nacquero interventi di psicochirurgia con vere aperture della scatola cranica, per eseguire tagli cerebrali verticali, interessanti tutto il lobo frontale o parte di esso, o per asportarne addirittura buone fette od ancora per prelevare la corteccia di qualche sua zona. A Buenos Aires, qualche anno fa, ho inteso Ramon Carrillo indaffarati nel difficile tentativo di interrompere, non già tutti i punti genericamente compromessi, ma soltanto quello, di certosina ricerca, specificamente colpevole. L'ultimo bilancio mondiale dei risultati dei vari metodi, tra loro raffrontati, è avvenuto qualche tempo fa proprio a Boston, ove ho potuto rintracciare i minuti resoconti congressuali. Ed è dalla loro consultazione che sgorga la risposta ad un addebito che, di tanto in tanto, viene mosso alla psicochirurgia, quello di guarire, sì, certe gravi psicosi, ma di alterare, e talora profondamente, la personalità del soggetto. Si dice: l'ammalato, è vero, si libera col « taglio cerebrale » della sua angoscia, si svincola delle sue terrificanti ossessioni, oppure cessa di delirare, non avverte più allucinazioni, ma modifica troppo il suo carattere con un affievolimento sensibile delle funzioni cerebrali, della volontà, delle capacità intellettuali. Caro prezzo, dunque. Proprio in questi giorni si è strombazzato, a ragione o meno, il caso di Lord Glenorchy, in cui la « leucotomia » avrebbe fatto scomparire un grave stato d'angoscia, ma sostituendolo, purtroppo, con una vera forma di evasione ad ogni senso di responsabilità, sino a fare del nobile signore un vagabondo. Vero è, d'altronde, come sentii ricordare da un discepolo illustre del taon.z, il grido di quella donna, che, vedendo dopo il taglio cerebrale la figlia semipassiva, quasi un automa, capace di reagire, forse meglio di prima, agli stimoli esterni, ma assai meno a quelh interni, esclamò: «E' mia figlia nel corpo, ma nello spirito un'altra persona ». La donna s'era diment.cata, però, del grave stato anteriore della fanciulla, quantio .rriducibili erano i suoi impulsi, disordinati i suoi eccitamenti psicomotori, gravi le frequenti allucinazioni, esasperanti i deliri, pptmevacfnddadtindtssqidpsdpduAeqfntpszcschal'mtinqHadupcrègatcGnsAloaacSmvpr Rgamrnsrfmdasa<tgdcssdablagnsriragdmuutdgalmmfclasZsnpscbltimsitII punto cruciale della it psicochirurgia consiste proprio nel bilancio preventivo tra il presumibile stato mentale futuro del paziente e quello all'atto dell'intervento, dopo che, per di più, altre terapie non demolitrici (elettrochoc, insulina, febbre artificiale, ecc.) siano fallite. La valutazione definiva del successo o meno deve essere considerata, in altri termini, alla stregua dei vantaggi sullo stato anteriore morboso, altrimenti immodificabile, del malato e non già sui cambiamenti della personalità raffrontata con quella normale di un soggetto sano. E' una personalità patologica, difatti, quella che la psicochirurgia intende modificare, avviandola precisamente verso la personalità normale o distanziandola per lo meno da una esistente situazione pericolosa. Si tratta, naturalmente, di un bilancio preventivo che impegna fortemente scienza e coscienza dello psichiatra; il quale assume automaticamente una precisa responsabilità di fronte allo stesso divenire etico, morale del soggetto. Responsabilità che assumerebbe anche nel caso di astensionismo imponderato ; difatti come non contrapporre all'accennato caso del Lord uno, ad esempio, rievocato recentemente dal Gozzano? Così si esprimeva il clinico psichiatra di Roma : « Una nostra malata, una giovane signora negativista, delirante, che da anni rifiutava di riconoscere il marito ed i figli, appena uscita dalla sala operatoria ha chiesto di vedere il marito ed a lui ha premurosamente domandato notizie dei suoi familiari ed ha ripreso un contegno pressoché normale ». Certo ai brillanti esiti della singolare psicochirurgia, con la selezione dei ma¬ lati, concorre la scelta del metodo di intervento secondo il caso. Nell'ultimo congresso di Boston i relatori si sono precisamente preoccupati di ciò, dal punto di vista delle conseguenze psicoaffettive future, esponendo il prò ed il contro d'ogni tipo di operazione. Buona stampa ha avuto il metodo del nostro Fiamberti, per voce del Freemann. Frattanto va facendosi strada un nuovo indirizzo: quello di lasciar stare le fibre « associative » per aggredire direttamente l'elemento maggiormente responsabile delle morbose vicende mentali, quel « talamo » di cui s'è detto prima. I risultati sinora conseguiti, dai primi denunciati a Boston ad oggi, sembrano più precisi e scévri di conseguenze spiacevoli. Ma il nuovo metodo è ancora delicatissimo. Angelo Viziano

Persone citate: Fiamberti, Huxley, Moniz, Ramon Carrillo

Luoghi citati: Boston, Buenos Aires, Roma