Figure che cambian sesso ed altri misteri pittorici di Marziano Bernardi

Figure che cambian sesso ed altri misteri pittorici INGANNI 01 CIPOLJI'OHI «TEI IMVSEi Figure che cambian sesso ed altri misteri pittorici Poiché la pinacoteca torinese è chiusa per 1 noti grandiosi lavori di trasformazione, parecchi suoi capolavori son stati mandati in clinica. Senza innesti ghiandolari o sieri miracolosi, ne usciranno ringiovaniti di cento, di trecento, anche di cinquecent'annl, perchè — dopo averne diagnosticato le magagne coi più ingegnosi mezzi della chimica e della fisica — li sta curando Ettore Patrito, questo < medico » eccezionale che i conservatori del maggiori musei di Europa ammirano, ma che da noi, nella nostra beata indifferenza, è considerato niente più d'un normale restauratore che non ha nemmeno il privilegio di lavorare, fra strombazzamenti ufficiali, a Roma o a Milano. E nessuno pensa a Torino di proporgli un pubblico insegnamento, se non altro al fine di assicurare 11 segreto del suoi sistemi ad una vera e propria « scuola >. Ad esempio, la tecnica da lui usata per meravigliosamente restituire (con una lunga azione di gas solventi) all'antica freschezza L'interno di una chiesa del secentista olandese Pleter Jansz Saenredam, ha entusiasmato sia il Roell, direttore dei musei d'Amsterdam, che il Coremans, direttore del laboratorio centrale di restauro del Belgio. M -. a miglior comprensione dei risultati d'un perfetto restauro, ci aia lecito riferire un caso personale. * * Dovevamo due anni fa curare la riproduzione a colori del delizioso quadretto di David Teniers il Giovane, La moglie e il figlio del pittore, dipinto intorno al 1644; e malgrado gli sforzi non si riusciva, con le quattro selezioni dei colori, ad ottenerne 1 toni esatti. Abbiamo rivisto li quadro ieri, nello studio del Patrito, e stentavamo a riconoscerlo: schiarito ed aerato 11 fondo prima verdastro, le figure e gli oggetti, già opachi, vi rlsaltavan contro luminosi in un mirabile equilibrio di rapporti cromatici. Che aveva dunque fatto quel diavolo d'uomo? L'opera, nella seconda metà del secolo scorso, era stata malamente ripulita con miscele abrasive che, penetrate nell'amalgama pittorico, avevan prodotto una < saponificazione »," causa di uno smorzamento del colore e d'un appiattimento prospettico: onde s'era tentato ravvivarla con ritocchi e ridipinture. E appunto codesta sovrapposizione di colori falsi (per motivi che sarebbe troppo lungo qui chiarire) rendeva stonate le nostre selezioni. Perciò il Patrito, rilevato con le dovute analisi lo stato di conservazione e i rapporti di qualità e d'epoca fra le materie . sovrapposte e quelle antiche, aveva anzitutto liberato la pittura originale dai ritocchi. Poi, con procedimenti adatti, oltre attenuare le alterazioni ero matiche dipendenti da processi di ossidazione e sulfonazione, aveva ridonato la primitiva trasparenza al «medium» opacizzato dalle vecchie manipolazioni, ottenendo la riviviscenza dei colori di Teniers. Davvero un piccolo prodigio. Ciò ci richiama ad una verità inoppugnabile. Che nove volte su dieci il visitatore di qualunque museo importante, dal momento che v'entra è succube della venerazione stessa che l'ha spinto davanti ai capolavori. Egli, ancor prima di vedere e capire, ammira per il solo fatto di trovarsi al museo, dove tutto gli sembra al di là d'ogni rìbero giudizio, raggiante nell'empireo dell'eterna bellezza. Che pàtine preziose, che musica di colori, quale armonia di toni e di forme! Ah, soltanto gli antichi sapevano dipingere così! E non pensa che quelle opere, delle quali crede scorgere intatti 1 raggiungimenti supremi, son paragonabili a creature scampate a stento da immani catastrofi: sbattute, ferite, spesso smembrate da innumerevoli successive tempeste: offese dal capriccio, dalla presunzione, dall'ignoranza; e che proprio quella tonalità ambrata che l'affascina dipende (inganno del tempo!) dall'ingiallimento delle vernici resinificate, sotto le quali s'è spenta la vivezza dei colori, e si sono abbuiati, nel fondi, paesaggi e figure per l'annerimento dei bitumi. * * E fosse soltanto questo. Si trattasse solamente' d'un manto già rosso e ridipinto giallo od azzurro, o viceversa; oppu» re della scomparsa o aggiunta d'un paio d'angeli in un quadro sacro; o dei panni regalati ai nudi — come a quelli del michelangiolesco Giudizio universale per mano di Daniele da Volterra — dagli innumerevoli maestri «braghettari» della Controriforma. Che se certe storie celebri son sulle bocche di tutti (quella del San Gerolamo di Leonardo, per esempio, ritrovato a Roma dal cardinale Fesch, zio di Napoleone, una metà in funzione di coperchio d'una cassetta presso un antiquario, l'altra parte, scovata più tardi, che serviva di sedile a un ciabattino), quanti sono i casi in cui il quadro giunto alla gloria del museo non lascerebbe perples so il suo autore, se dopo se coli potesse ricontemplarlo? Vorremmo sapere che direbbe Roger van der Weyden del Devoto inginocchiato nel pannello della Galleria Sabauda. Un «devoto»? Ma lo avevo dipinto «una devota», giovane e bellissima, con in capo una leggiadra cuffia bianca non questa specie di vecchio prete pelato e malinconico. E infatti il ritratto dell'avvenente sorella del chierese Oberto de Villa, committente del trit¬ tTsAadsspbqpsdrPleSplgiQclgtpdmaststulCdascpdrpidsddaciagsdad tico di cui le due ali sono a Torino e 11 centro qualcuno sostiene esser la weydeniana Annunciazione del Louvre, c'è ancora: ma è fra 1 tesori d'arte dei Rothschlld, perchè nella seconda metà del Cinquecento s'operò l'asportazione della primitiva figura all'altezza del busto e la sostituzione con quella attuale, rifacendo completamente le mani ed il vestito. Ciò che non evita al candido visitatore — il quale ignora la radiografia pubblicata nei Primitifa flamands de la Galerie Sabauda (Anversa, De Slkkel, 1952) — d'estasiarsi per lo spiritualismo di quell'orante che crede dipinto dal gran fiammingo. Cosi il laboratorio scientifico psmnmddEgQge(dtccsdmciiniiiiiniiiiiiiniiiiiiiiiiiMiiiiiiiiniiMiiiiiiiiiiii può diminuire un'opera famosa; ma può anche vittoriosamente imporre la verità che ne consacra un'altra. Vogliamo alludere al « piede storto » di fra Leone nelle Stimmate di S. Francesco, di Jan van Eyck. Quale la versione autografa del celeberrimo quadro? Quella di Filadelfia, o quella, grande il doppio, di Torino; o entrambe? Da molti studiosi (l'ultimo il Baldass) l'edizione della Galleria Sabauda fu ritenuta copia ancor quattrocentesca; e l'accusa, da altri controbattuta, si basava anche sull'incerta dipintura del piede sinistro di fra Leone addormentato. Ma ecco il Patrito accertare che quel piede non è nato con iiiiiiiiniiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiitii l'opera, bensì dal lavoro di un più tardo restauratore, il quale, per rimediare una scrostatura, rifece 11 piede; se non che, incapace di rappresentarlo visto dal lato della pianta (il frate seduto tiene le gambe incrociate), prese a modello il piede destro, e non dipinse, come avrebbe dovuto, la parte interna delle dita, sì che fra Leone sembra avere due piedi destri. Si tratta quin di d'un semplice restauro mal.fatto, non di un errore originario che comprometta l'autenticità del capolavoro. Ed anche questa è una prova che il grande restauratore dev'essere anzitutto uno scopritore e rivendicatore di verità. Marziano Bernardi

Persone citate: David Teniers, Ettore Patrito, Oberto, Patrito, San Gerolamo Di Leonardo