Centinaia di pretendenti per una introvabile eredità

Centinaia di pretendenti per una introvabile eredità Esistono veramente i miliardi dell'emigrato ligure? Centinaia di pretendenti per una introvabile eredità Nel municipio di Campo Ligure le code dei Ponte, giunti da ogni parte della Penisola (Dal nostro inviato speciale) Campo Ligure, 7 dicembre. A Campo Ligure — un grosso borgo nella selvàggia Valle Stura, sulla strada provinciale che da Ovada porta a Volili - convengono da ogni regione d'Italia nomivi e donne che hanno il cognome Ponte. Si dirigono furtivamente in municipio o in parrocchia, dove hanno la sorpresa di trovare altri omonimi che li hanno preceduti. Infine si riuniscono, stanchi e delusi, sulla piazza del paese, scoprendo di essere legati uno all'altro dal tenue filo di una lontana parentela. Questi forestieri vengono a ingrossare il reggimento dei Ponte (190 maschi e 189 femmine] che vivono in Campo. Insieme formano l'esercito dei pretendenti alla eredità dei 11 miliardi di lire, di citi si favoleggia sull'Appennino e sulla Riviera di Ponente. Il tatto strano è questo: ognuno è certo che effettivamente esista la fantastica sotanza, ma nessuno è in grado di sapere chi l'abbia, lasciala. Si parla di un Ponte, che sarebbe emigrato in America fra il 1860 e il 1870. Il suo nome, secondo i piti, sarebbe Giacomo; secondo altri Girolamo. Giovanni Battista o Antonio. Con questa rosa di nomi e difficile sbagliare. Un secolo addietro a Campofreddo (tale era l'antica denominazione del borgo ligure, assurto ora ai fastigi della cronaca) i Ponte si chiamavano tutti Giacomo, Girolamo, G. Battista o Antonio. I quattro rami a cui essi diedero origine si distinsero come i « bugiardi >, i < cavaocchi >, i « bonaccioni > e i € giusti >. Chi di costoro ha lasciato la natia montagna per tentare la grande avventura all'estero t II segretario comunale, Salvatore Pignata, e l'impiegato allo Stato civile, Giuseppe Timossi, hanno ormai le braccia spezzate, a furia di prendere dagli alti scaffali dell'archivio i polverosi registri, e gli occhi arrossati, per lo sforzo di leggere nelle pagine ingiallite dal tempo. Essi . però sono riusciti a scoprire (e ne fa fede la buo¬ IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIl nanima del sindaco di allora, Napoleone Rossi) che tre Ponte abbandonarono Campofreddo per cercare la fortuna altrove. Si trova un Ponte Giacomo, di Luigi e di Maria Oliveri, nato nel 18),),. n quale se ne parti per Marsiglia. In questa stessa città aveva già preso dimora un altro Ponte dallo stesso nome, figlio di Giovanni e Giulia Puppo. nato nel 1838, di professione * chiodatolo ». Infine, un certo- Matteo Geronimo Ponte, di Giovanni Battista, si imbarcò a Genova alla volta dell'Argentina. Soltanto di quest'ultimo si sono raccolte notizie esatte e definitive. Alcuni anni fa il notaio De Siervo di Savona iniziava presso la magistratura le pratiche necessarie per fare registrare nello stato civile di Campo la morte dell'emigrato Geronimo, deceduto nel fP+7 iti Argentina. La sentenza del Tribunale veniva pronunciata nel 19S1 e trascritta nei registri l'8 aprile dell'anno successivo. Il notaio faceva quindi eseguire le volontà testamentarie del defunto, il quale aveva lasciato ad alcuni pronipoti una lussuosa villa in Loano, e ad altri congiunti stabili e campi situati nei pressi di Bue. nos Aires. La divisione è già , a i o e e S i o l stata ultimata senza particolari controversie. € La notizia della eredità de11 miliardi di lire non potrebbe essere un equivoco provocato dalla morte dell'emigrato argentino t » abbiamo chiesto ad un gruppo di signorine Ponte, radunate stasera sotto i portici a fianco della chiesaPrima, di rispondere, esse ci hanno fulminato con uno sguardo. Poi la bionda Onorino esclamò: «Si tratta di Giacomo, non dì Geronimo. Costuin confronto era un poveretto che provocò non poche code davanti al Municipio*. Il segretario Pignata, e l'ini-n imi mimimi i mi mi in i o o e o . e o i o e - n e a piegato rimossi hanno confermato: «I Ponte cominciarono a farst vivi fin dal 191,8 proprio per la eredità di Buenos Aires. Ora sono cresciuti con la. seducente e vaga prospettiva dei 11 miliardi ». Invano abbiamo cercato una lettera o un documento ufficiale comprovante la esistenza della immensa ricchezza giacente in non si sa quale parte dell'America. Il Conso lato generale statunitense di Genova ha dichiarato che nessun pretendente finora si è presentato per chiedere infor mozioni etrea la eredità. Il vice-console Long ha detto: « Nessun avvocato americano ha preso contatto con noi per una. questione del genere. Non mi risulta che emigranti italiani abbiano accumulato nel mio Paese un patrimonio così cospicuo >. E i Ponte come hanno potuto conoscere l'esistenza della eredità? Il parrucchiere Mario Rosso, abitante in via Paolo Bosetti di Savona, figlio d'una Ponte, fu avvicinato un giorno da un giovanotto di nazionalità francese, che, qualificandosi inviato della Croce Rossa internazionale, gli raccontò che in America lo atten devano i tesori lasciati da un lontano prozio. La strana prò cedura non impressionò il Rosso che attribuì la mancanza di notizie ufficiali alla lentezza della burocrazia. La signora Maria Ponte Mallarino avrebbe ricevuto la lieta novella dal sindaco di Finalpia, il quale l'avrebbe appresa in circostanze singolari e soltanto ufficiose. La signora Rosa Ponte di Strevi sarebbe stata addirittura, visitata da un funzionario, non meglio qualificato, giunto da chi sa dove con una grossa auto americana. Infine MaHolina Olga Ponte, di anni 64, abitante ad Alee sandria, avrebbe visto in sogno, tre anni fa, nella notte dei morti, u proprio padre che le disse: < Ricorda Mariolina: tuo zio dall'America H manderà molti miliardi*. Mariolina allora aveva giocato i numeri al Lotto e, non avendo vinto, attende tenacemente che si avverino le profetiche parole pati ine. Con lei aspetta tutto il folto stuolo dei Ponte e dei loro imparentati. La speranza dell'eredità, come quella del Totocal ciò, aiuta a vivere più serenamente, anche se è necessario rimetterci qualcosa: non fosse altro che i soldi del treno per recarsi a Campo Ligure e il freddo e la- pioggia sofferte nella piazza del paese. Non è possibile ricordare lutti coloro che aspirano ai 11 miliardi. In ordine di tempo l'ultimo viene da Ragusa. Si tratta di Damaso Ponte, di anni 47, nativo di Acicatema, in provincia di Catania. Ha scritto due lettere: una al sindaco di Campo e l'altra al parroco. Egli afferma d'aver saputo da. testimoni ancora viventi di essere figlio di un nomo che emigrò in America. Quest'uomo, Giacomo Ponte, lo avrebbe affidato quarantasette anni fa ad una ostetrica di Acicatema, imponendole di far gli dare il suo cognome e il nome del santo festeggiato nel giorno in cui egli avrebbe salpato per gli stati Uniti: VII dicembre, San Damaso. c. n. Santina Ponte ha detto: « Spero, ma ho poca fiducia » IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII Piero Fonte, bidello delle scuole di Campo Ligure