Uccidevano solo per vendetta i banditi sardi di un tempo di Gigi Ghirotti

Uccidevano solo per vendetta i banditi sardi di un tempo Uccidevano solo per vendetta i banditi sardi di un tempo Oggi i fuorilegge prosperano nelle regioni più povere e selvagge e ammazzano per miseria - In molti luoghi della Sardegna è tornata la pace con la trasformazione economica - Il brigantaggio nelle solitudini inesplorate del Gennargentu (Dal nostro inviato speciale) Nuoro, 4 dicembre. < Lo stile dei briganti sardi è decaduto. Ai miei tempi — ci dice U sen. Pietro Mastino — non sparavano all'impazzata sulle autocorriere, non sequestravano le persone sulla strada; soprattutto, non uccidevano mai insensatamente, ma solo per vendetta o per difesa >. Il sen. Mastino è uno dei massimi penalisti dell'Isola; nel suo stud]o gli scaffali stipati di fascicoli narrano interminabili òdi e selvagge rivalità della gente dì Barbagia. La sua toga ha vorticato davanti ai giudici per colpevoli, innocenti ed uomini dall'incerto passato. < Nemmeno con il loro difensore si confidano, i nostri imputati, perchè temono che l'avvocato, conoscendone i segreti, li difenda poi con minor impegno >. Alcuni anni fa bussò allo studio del sen. Mastino un vecchietto curvo e bianco: gli occhi neri gli sfavillavano di gioia. < Non mi riconosce, avvocato? Sono Càvada Francesco, Càvada, non ricorda t ». Soltanto allora l'avvocato riallacciò la figura di quel vecchio alla memoria del proprio esordio in Corte d'Assise. La causa era stata perduta e Càvada, llllllllllllllllllllilllllllllllMllllllllllllllllllllllllll riconosciuto colpevole, veniva condannato a trent'anni per omicidio. Scontata la pena, l'ex-gale-otto ritornava per ringraziare chi aveva speso per lui una parola buona. Quanto tempo da allora, e quanto mutati erano i volti del vecchio imputato, del suo difensore, della Sardegna stessa! Carnevale di sangue Quando il nome di Càvada entrò nella storia criminale dell'Isola? Quarant'anni fa; era l'ultimo di Carnevale; sulla piazza di Bitti le maschere danzavano il « ballo tondo >. C'era un uomo — il sindaco del paese — che sapeva di dover morire quel giorno, e tentava di ingannare il destino cambiando mantello e bautta ad ogni giro. Non si udi, nel fragore della musica, il colpo di pistola che Jo raggiunse al cuore. Sulla piazza il cerchio delle maschere si ruppe all'improvviso intorno al cadavere del sindaco assassinato. Mentre la gente si disperdeva inorridita, un uomo fu visto correre giù per un valloncello e scomparire nella casetta di Francesco Càvada. Al processo l'accusato negò, negò sempre. < Questo testimone ha fatto morire mio fratello per i maltrattamenti. Come potete credergli, signori giudici?», replicò Càvada quando i suoi difensori, agghiacciati dalla gravità della rivelazione, temevano di vederlo crollare. Il delitto di quel giorno di Carnevale nasceva da un sordido viluppo di vendette paesane. La fama di Bitti in quegli anni correva sinistra per la Sardegna, così come oggi quella di Orgòsolo. Ben diversa è la Bitti di adesso: migliorato il tenore di vita dei suoi abitanti, noti si usa più contendere con l'arma in pugno; le rivalità tra le famiglie si sono quetate, e non fiorisce il brigantaggio al margine del paese, dilaniato dalle vendette. In Bitti trent'anni fa le condizioni del pastore erano quali oggi ad Orgòsolo: pascoli magri, pastori che insidiano l'ovile del vicino per far quadrare il bilancio dell'annata, gracile ricchezza che l'alterna vicenda delle stagioni continuamente minaccia. E un paesaggio di solitudine tutt'intorno, condizione ideale per maturare in ogni latitante l'istinto del fuorilegge. Oggi le strade hanno raggiunto Bitti, non si viaggia più iiuiiiliiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiipd no stati costruiti ripari al coperto, ed i pastori non vivono più. come bradi irrequieti e l'economia è stata profondamente trasformata: si coltiva¬ no cereali, il fieno nasce in |o , a e ; e . o o a l o l o e e i o . o i reer gi rooi n; si il el e. nli ie e a e di in ogù iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiinimiiii per ore ed ore nel territorio icdel Comune senza inconfrurelptitt casolare. Per le pecore so- dcsmisura sufficiente per tutti, in complesso, non sono più così lunghe e vuote le giornate dei giovani di Bitti: hanno mollo da lavorare. Non nascondono più nelle sieste i torbidi pensieri c7ie un tempo li accompagnavano nel vagabondaggio al seguito delle pecore. Così, i sindaci di Bitti possono da alcuni decenni ballare a cuor sereno per Carnevale. Anche nella valle Salighas, nei pressi di Bonorva, aleggiano ricordi di predoni, ma sono storie vecchie, legale a un passato di abbandono. Dove erano sassi e sterpaglie, oggi si stendono teneri tappeti di erba medica: per iniziativa di un baronetto inglese sono stati creati razionali allevamenti di bestiame. Con l'importare elementi riproduttori dalla Svizzera, la qualità del bovino sardo è stala migliorata fino ad affrontare la concorrenza con le pingui razze della pianura Padana. Anche nel comune di Chiaramente echeggiavano fino a pochi anni fa memorie di tromboni e di fucili spianati dal cespuglio. Oggi è divenuto un paese per bene, da quando nuove strade portano correnti di vita e di lavoro. Decadenza del bandito sardo — constata l'avv. Mastino nella sua carriera di penalista Non sono più i tempi di Giovanni Tolu, che si faceva il segno della croce e recitava preghiere davanti ai corpi delle sue vittime. Tralignano i nipoti di Onorato Succu, detto il < grande >. Il brigante, ag giornato, compra i giornali e ripete, su un ingegnere mite e inerme, lo scempio di Bob Greenlease. Un patrimonio inerte Questo gangsterismo non ha radici nella metropoli, ma nelle solitudini inesplorate del Gennargentu. Ai limiti estremi l'isolamento umano è identico nei suoi prodotti peggiori. Il problema di Orgòsolo è di arrivare al ciglio del Soprumonte con mezzi più celeri di quelli di oggi: occorrono dieci ore a cavallo per raggiungerlo. Ha ricchezze che le montagne attivo, non c'è nessun disoc custodiscono; sono un inerte pafrimonio che l'uomo non go de. Il Comune è vastissimo: circa ventimila ettari di estensione, in gran parte proprietà demaniale. Gli abitanti sono 4200, non pagano che la tassa del bestiame; il bilancio è in cupato <■ ufficiale ». Afa 1700 poveri sono registrati negli elenchi. E' chiaro che il patrimonio di Orgòsolo non è sfruttato, come potrebbe: una ai gantesca cassaforte di cui non si trova la chiave. Sul Sopramonte c'è una foresta vergine di circa cinquemila ettari. Per dare un'idea di quanto selvaggia sia la libertà che vi si gode, diremo che alcuni anni fa un torello, abbandonata la mandria, si diede alla macchia. Da allora l'intrepido torello selvatico è libero e continua a insidiare gli stazzi in cerca d'amore, e nascono brigate di bovini selvaggi che nessuna battuta riesce a catturare. Abbiamo parlato di pecore, di buoi, di strade che non ci sono. Orgòsolo è fuori dalle linee della grande storia, ma basterebbe inserire questo pae\se nel più modesto circuito dei commerci quotidiani, per trasfotmare il volto della sua economia grezza e pigra. Ciò è il preludio ijtdispensabile aito formazione di nuove e meno torbide generazioni. Gigi Ghirotti

Persone citate: Giovanni Tolu, Mastino, Pietro Mastino, Succu