Cervi ha preferito i versi di Rostand di Enzo Biagi

Cervi ha preferito i versi di Rostand Cervi ha preferito i versi di Rostand Anna Magnani lo voleva nella sua rivista a 150 mila lire giornaliere - Le prove del Cirano di Bergerac: ancora non ha trovato il naso adatto - Evocazioni sentimentali dei suoi tempi bolognesi (Nostro servìzio, particolare) Milano, 4 dicembre. Gino Cervi non nasconde gli anni: cinquantadue. Non nasconde neppure i capelli, che sono ormai quasi bianchi. E' anche ingrassato: l'aria tranquilla di borghese. E' contento perchè tra sei giorni, realizzerà un antico sogno: potrà finalmente indossare l'eroica casacca del "Signore di Bergerac". «Facciamo questo Cirano, ha detto a Remigio Paone, altrimenti divento troppo vecchio. Se aspetto ancora, gambe e polmoni non basteranno più». Per dire i versi di Rostand ha dovuto trascurare quelli, più redditizi, di Michele Galdieri. Anna Magnani lo voleva nella sua compagnia di riviste, a centocinquantamila giornaliere. Ma Cervi ha preferito, alle ballerine inglesi, i cadetti di Guascogna. E la paga è di sole quarantamila. « Speriamo che non muoia di fame » ha detto qualche ma¬ adesso ha un maturo ligno. Ma non sono poi tanti,| gli attori e i non attori, capaci di queste rinunce. « Vorrei anche portare sullo schermo il Oavalier Mostarda. — confida Cervi. — Mi piace Beltramelli romagnoli: Lugo ». Un e mi piacciono 1 mia moglie è di altro personaggio che gli sarebbe congeniale: sanguigno, balzano, sbruffone, dotato di una espansiva umanità. Cervi è bolognese vjervi e uoujgneae, e P*™ ^tt°.!i?p^?eL^aLpf5fen}?_ire certe figure dai modi con creti e dal linguaggio sciolto quest'anno porterà in giro per l'Italia, oltre al lirico spadaccino, un ameno prelato: // Cardinal Lambertini. Recitare la commedia di Testoni è, per Cervi, come ritornare indietro 'con gli anni, un nostalgico itinerario verso la giovinezza. « Penso a mio padre », dice. < Era critico teatrale del Carlino; credo, anzi, che del lavoro di Testoni non fosse troppo entusiasta. In casa nostra passava tanta gente famosa: attori giornalisti, commediografi. Sono cresciuto fra persone che parlavano soprattutto di copioni e di palcoscenico. — Ragazzi — diceva mia madre — questa sera si cena presto, perchè papà ha una prima. < Ho cominciato a recitare coi dilettanti della Filodrammatica Circolo impiegati civili. Una piccola parte nel Marchese di Priola. Mio padre mise dentro la testa, ascoltò per qualchiesi che minuto, e quando gli ' un parere non mi lasciò dub- — Sei un boia — disse. Spe¬ o bi: ro, col tempo, di essere un po' migliorato >. Aveva ventiquattr'anni quando, seguendo una vocazione e incoraggiato anche dall'ambiente, entrò nella compagnia di Alda Borelli. A quei tempi i bolognesi aspettavano che Maria Meiato uscisse dall'Arena del Sole e, in segno di ammirazione, le strappavano i vestiti e si spartivano gli aspri del cappellino; il gr. uff. De Santis veniva avvicinato, al Caffè Garibaldi, dagli estimatori che, con trepida ansietà, gli chiedevano: — Replicherà domenica II processo dei veleni f Il giovane Nerio Bernardi esordiva in qualche benefica rappresentazione e, prese dal suoi modi raffinati, le signore della buona società, senza pensarci troppo, lo proclamavano conte. < Devo molto alla Borelli racconta Cervi, a Lamberto Picasso e al povero Betrone. Sono stati i miei maestri. Picasso mi accolse aggredendomi — Ma chi le ha insegnato a recitare?, poi diventammo amici. Betrone volle che mi provassi in ogni ruolo: il ragazzino, l'amoroso, il vecchio, il tiranno; forse per questo, affronto con lo stesso piacere le parti comiche e quelle drammatiche. Ma l'esperienza che non potrò dimenticare è quella che feci con Pirandello, nella compagnia dell'Odescalchi. Andammo anche in tournée per l'Europa In Germania, mi ricordo, facemmo il viaggio da Berlino a Francoforte in aereo. Lui durante il volo dormì. A Francoforte trovò un suo compagno di università che conservava una fotografia di Pirandello giovane, sulla quale lo studente Pirandello, forse già preso dai problemi elle poi animarono le sue opere, aveva scritto c Sono io o non sono io?>. Ci insegnò molte cose; la sera, dopo le recite, ci trovavamo nella stanza di uno di noi e facevano il caffè con la " napoletana ". Lui si sedeva sul letto, silenzioso >. Il successo non ha cambiato il carattere di Cervi. Nella vita non recita la parte del « celebre attore >. Pacato, diligente, senza atteggiamenti, indossa dei comuni abiti c principe di Galles > (c per vedere se mi snelliscono un poco, confida) ed ha i modi riservati di un qualunque < distinto > professionista. I suoi compagni d'arte gli si rivolgono chiamandolo c signor Cervi ». Rende, infatti, in modo insuperabile i drammi della gente di tutti i giorni: ricordate il commesso viaggiatore di < Quattro passi fra le nuvole » o l'involgarito giovanotto della c Peccatrice »? Sale sul palcoscenico come se entrasse in fabbrica o in un ufficio. Mette una tuta di quelle che portano gli atleti e prova per sette o otto ore di seguito. Cena con due panini e un bicchiere di birra. E il Signore sa che sacrificio sia per lui rinunciare alla buona tavola. Quan- do lo chiamarono a Londra per un film, partì con una valigia di salumi e di formaggini, per non soffrire tutte le pene dell'austerift/. E' preciso e scrupoloso: sta provando una serie di nasi di gomma perchè vuole che il suo Cirano sia, sotto tutti gli aspetti, in perfetto ordine. < Abbiamo fatto venire un regista dalla Francia, una costumista da Hollywood, e lo spettacolo costa già trentasei milioni: sessanta attori sono impegnati in questa rappresentazione. Niente dev'essere trascurato », dice. Anche i suoi gusti sono semplici: ama andare a caccia, e la domenica non trascura mai le partite di calcio. Naturalmente parteggia per il Bologna, poi per la Roma. Se non lavora va a letto presto. Gli piace anche andare al cinematografo: tanto lui come la moglie prediligono le storie drammatiche e se c'è da piangere non si vergognano a tirare fuori il fazzoletto. Cervi, quando smise di recitare < Quel signore che venne a pranzo », (faceva la parte di un uomo condannato a vivere su una sedia a rotelle) andò a trovare Armando Falconi, da anni afflitto dalla paralisi. < Armando, gli disse, tutte le sere pensavo a te': e ti ho portato questa carrozzella, così potrai uscire ». L'abbracciò, e aveva gli occhi lucidi. Gino Cervi, come Cirano, pensa che c ... veramente, niente v'è più sublime delle lacrime, niente». Enzo Biagi Gino Cervi con uno del nasi