E' necessario che la televisione diventi sempre più popolare di Vittorio Gorresio

E' necessario che la televisione diventi sempre più popolare TRA CWQVE SETTIMANE LA ÌIASCITA UFFICIALE IJV ITALIA E' necessario che la televisione diventi sempre più popolare I prezzi degli apparecchi ed i canoni di abbonamento sono troppo alti - La TV non è per i ricchi nè per i raffinati Le esperienze in Francia, Gran Bretagna e negli S. U. - Il difficile problema dei [ilm e la censura ecclesiastica (Nostro servizio particolare) Roma, 28 novembre. Il 3 gennaio dell'anno prossimo la televisione italiana passerà da una fase di esperimento, quale è quella di ora, ad una forma di attività più stabile e più larga. Se si desidera che questa data, già una volta consegnata alla storia — e non nel migliore modo, riconosciamolo — possa venire considerata come l'inizio di una nuova tappa della vita sociale del nostro Paese, del suo costume, del suo variante modo d'espressione, non sarà male profittare delle cinque settimane che sono ancora a disposizione, per un esame del problema, per un bilancio di tutto quanto Ano ad ora è stato fatto. L'obiettivo principale In altri termini, dovremmo fare il punto sulla questione della TV. Oggi in Italia esistono, secondo i dati ufficiali, dodicimila apparecchi per la ricezione televisiva: è come dire che negli ultimi due anni, cinquecento italiani al mese si sono lasciati attirare dal nuovo ritrovato. Andando avanti di questo passo, i progressi che potremmo attribuire alla TV sarebbero davvero molto modesti: ma nei casi del genere lo sviluppo non segue una rigorosa lìnea aritmetica; si suol parlare, infatti, dell'accrescimento a valanga, ed i competenti del nostro Paese sono dell'opinione che fra altri due anni avremo in Italia circa centomila abbonati alla TV. Non è, neppure questa, una grossa cifra. Se ci sono in Italia, come appare dalle statistiche, una quindicina di milioni di famiglie, la TV fra due anni avrà dunque conquistato una famiglia su centocinquanta. In America, dove esistono ventisei milióni di apparecchi in funzione, la proporzione è di poco più di un apparecchio ogni due famiglie. In America esiste la TV da otto anni; 1 primi tre sono stati di lentissimo progresso, tanto che a tutto il 1948 gli apparecchi esistenti erano appena un milione. Nei cinque anni successivi si è arrivati a ventisei milioni, e si è prossimi alla fase di saturazione, tanto che, al fine di non interrompere il ritmo espansivo, già si pensa a risolvere i problemi della televisione a colori. Questi sarebbero stati già risolti da tempo se gli anni scorsi, in conseguenza della parziale mobilitazione industriale per la guerra in Corea, non fosse intervenuto un accordo sospensivo tra le case produttrici ed il governo. In America, insomma, si è avuto il fenomeno « a valanga » che si aspetta in Ita• lia; si è giunti al limite di saturazione e, nell'impossibilità di dilatare il mercato, si sta pensando al modo dì variarlo arricchendolo. Così in America si è chiuso il ciclo di un'esperienza' che In Italia è appena agli inizi. L'evidente obbiettivo è per ora, in Italia, di ottenere il fenomeno della crescita a valanga. Di qui, altrettanto evidente, la necessità di far sì che la televisione non resti, come è ora, riservata soltanto ai ricchi, perchè in Italia non c'è un numero sufficiente di famiglie ricche che possano compensare le spese di una buona trasmissione. Il limite di saturazione, che sarebbe raggiunto molto presto, forse neppure toccherebbe la modesta cifra già indicata come speranza, cioè il traguardo di centomila abbonati, oppure stando alle indicazioni che sì hanno fino a questo momento, tutta la po. litica italiana televisiva sembra invece orientata ad esclusivo vantaggio dei ricchi. E' troppo alto il costo degli apparecchi; è troppo alto il canone di abbonamento; è troppo scarsa l'entità della programmazione. La condizione di monopolio che è stata fatta alla R.A.I. può non essere stata una felice soluzione. Non avendo concorrenti, la R.A.I.-T.V. non è esposta allo stimolo di miglioramenti qualitativi e quantitativi, cosicché tutte quelle che sono le imputazioni oggi rivolte — non senza buon motivo .— alla radio, sentiamo ripeterle, ingigantite, contro la televisione. Dei paesi stranieri che hanno fatto l'esperienza del monopolio per le trasmissioni televisive, l'Inghilterra si sta adesso orientando verso un nuovo regime (accanto alla B.B.C, dovrebbe presto sorgere il nuovo ente B.N.B.C.), mentre la Francia, dove il monopolio ha dato pessima prova e dove peraltro non si è neppure progettato di eliminare gli inconvenienti, è il Paese del mondo dove la televisione ha fatto in questi anni scarsissimi progressi; anche inferiori, sembra, a quelli registrati, o sperati, per l'Italia. Un onere elevato L'esempio della Francia dovrebbe quindi essere severamente ammonitore, ed è, quella francese, un'esperienza da meditare proprio in queste settimane, che per molti aspetti possono essere le decisive, c Se si diffonderà l'opinione che la TV è uno svago mediocre e costoso, prima che il pubblico si convinca del contrario si perderà qualche anno>, ha scritto in questi giorni concludendo un'inchiesta condotta con molta attenzione, il settimanale I/Europeo. Sono queste le settimane decisive, anche per la influenza che le prossime feste di Natale possono avere su un aumentato acquisto di apparecchi TV: e se si perd.e adesro un'occasione che ritorna urTntc1blgphrllcpctsrpltntburtmpcdclqtgssRifpdLds una volta l'anno per c lanciare» propagandisticamente la TV, sarà ancora più difficile nel Natale del '54 ricuperare 11 tempo perduto. Quali gli ostacoli da superare? La quota di abbonamento — 15 mila lire annue — è indubbiamente alta. In aggiunta all'ammontare della rata da pagare per l'apparecchio (sono pochissimi in italia colbro che hanno la possibilità di spendere in una volta sola le 200 mila lire che rappresentano, all'ingrosso, il còsto dell'apparecchio più modesto, lasciando a parte le spese per l'antenna) costituiscono un onere mensile troppo elevato per la grandissima maggioranza. Per di più. rappresentando un canone da pagare ad una società monopolistica, quando si sa che in altri Paesi non esiste alcun canone, la naturale ed immediata ueazione dell'opinione pubblica è quella di vederla come una esosa imposizione di genere fiscale, pertanto odiosa oltre ogni misura. Sarebbe state molto meglio, riteniamo, che per i primi tempi fosse concessa uha esenzione generale del canone, del tipo della franchigia riservata alle automobili di nuova costruzione, per le quali i primi mesi non si paga tassa di circolazione. Dato il ristretto numero degli attuali utenti della TV, questa esenzione non avrebbe causato una grave perdita per la RAI: psicologicamente, invece, il beneficio sarebbe stato sicuro. La politica televisiva da farsi in Italia non può infatti prescindere da forme simili, che anche rasentino il sistema del dumping per il primo periodo, quello del c lancio ». L'interesse per la TV- è senza dubbio alcuno un reale interesse, come basta a provare l'affollamento che si nota in tutti i pubblici locali dove sìa installato un apparecchio. Ma è un interesse che purtroppo rimane spesso allo stadio del desiderio che è impossibile soddisfare, E' necessario quindi fissare bene il criterio di fondo, ricorrendo magari ad uno slogan che si può mutare dall'epigrammatica politica: la TV sarà una realizzazione di massa o non sarà. Nessuna facilitazione, nessuna concessione, nessun espediente capace di favorirne la diffusione dovrebbe venir giudicato inopportuno o troppo caro almeno fintanto che durerà la fase iniziale. Bisogna tener conto che i naturali clienti della TV sono costituiti dalla grande massa delle persone dì condizione media, di scarse disponibilità finanziarie come di relativamente scarse esigenze culturali. Non è per i ricchi, come non è per i raffinati; altro non è che uno strumento elementare e diretto per la diffusione del rudimenti della cultura ed il soddisfacimento delle curiosità di genere più semplice. li gusto del pubblico E' forse troppo presto per annotare come sicuri gli indici del gusto del pubblico: sembra, però, che sia apprezzato il telegiornale, che piacciano le commedie, e che ancora siano troppo rare — invece — le trasmissioni dirette che gli abbonati gradirebbero, come le più suggestive, essendo quelle che più danno il senso del carattere prodigioso della TV. Anche in America si ricorda come un'impresa memorabile il « servizio » sulle elezioni del '52, che fu davvero un modello di abilità giornalistica, organizzativa e tecnica. La trasmissione di film non può essere altro che un riempitivo sia perchè da un punto di vista tecnico non si è àncora ottenuta una eccellente riproduzione della pellicola sullo schermo televisivo, sia perchè motivi d'altra natura limitano le possibilità di scelta del film da trasmettere. Non saranno difatti che film vec¬ chi di alcuni anni (per non danneggiare le sale cinematografiche) e comunque solo quelli che il C.C.C. (Centro cattolico cinematografico) abbia classificato tra gli « ammessi per tutti >. Non sempre sono, come è noto, fra i più divertenti, ma gli attuali dirigenti della TV hanno dovuto prendere questo preciso impegno per ovviare in qualche modo alla grave diffidenza che il clero ha fino dall'inizio dimostrato nei confronti di uno spettacolo che c entra nell'intimità del focolare domestico ». Il cardinale Schuster ha pronunciato anzi gravissime parole che pongono quasi la minaccia di una propaganda anti-TV che" verrebbe esercitata fra i cattolici, qualora non venissero rispettate condizioni vincolanti ema¬ nate dal clero: ed è questo un terreno sul quale si può fare molta strada. Nell'interesse della televisione sarebbe bene non esagerare, cioè non farsi trasportare dal terrore, se non si vuole che la TV rimanga circoscritta all'ambito di pochi. Se questo avvenisse, andrebbero perdute anche le possibilità, di una propaganda religiosa e morale che entro certi limiti può venire affiancata ai programmi informativi, ricreativi e culturali, Sara già assai difficile, temiamo, ridurre il costo dello svago televisivo a limiti accessibili ad una grande massa di italiani; se poi lo svago non ci fosse neppure, meglio lasciare le nostre case senza apparecchi e senza antenne. Vittorio Gorresio La maestrina Nicoletta Ora ornando, la nuova annunciatrice della stazione trasmittente della capitale. (Telefoto)

Persone citate: Schuster