Vetrina del libraio

Vetrina del libraio Vetrina del libraio Ma chère petite Marnati mille tendrcs baisers; mille tendres baisers mon chéri: nelle centocinquanta lettere che ci sono conservate e che ora Philip Kolb ci presenta (Plon éd.) quelle parole di saluto sono il puntuale suggello di quella che fu non una corrispondenza ma una conversazione fra Marcel Proust e sua madre. « Con tutto il suo buon gusto letterario, il suo buon senso nella vita, la sua vivacità ajlegra se si trattava di raccontare una storiella qualsiasi, con tanto coraggio, tatto, abilità nell'amministrazione domestica... »; queste sono le qualità della signora Santeuil ritratte nel primo romanzo di Marcel, ma furono anche, con evidenza, quelle della signora Proust nata Weil. < Lavora a compensare i rigori del padre; ma poi... le sue pressioni su Marcel non sono meno esose: forse lo sono di più, perchè esercitate con soavità » (Giacomo Debenedetti, Radiorccita su Marcel Proust, libriccino originale di idee e di taglio). Alcune lettere della madre ne provano l'arguto spirito, la calma e l'energia. Ella aveva a che fare con un figlio fragile, auscultatore del più minuziosi, e tormentato tormentatore. Ma c'era fra 1 due una sorta di « telegrafia senza fili », una sotterranea, sensibilissima comprensione. Questa Correspondance avec sa mère dal 1887 al 1905, anno della morte di lei, non è poi una grande cosa se non per i proustiani. Specialmente per quel che potrà dire agli studiosi del Jean Santeuil. repertorio di tutte le anticipazioni della Rccherchc. Il quale Jean Santeuil è ora presentato in italiano da Franco Fortini (ed. Einaudi) e serba quant'è possibile il suo magnifico incanto. Agli amatori ricorderemo, dopo il libro di profili e ricornon privo d'interesse, di Viidré Germain, Les olés de Proust, éd. Sun, il nuovissimo di E. Jaloux, Avec MarcelProust (La Palatine) con 17 lettere inedite. Testi e memo- rie a tutt'andarc: non finirà tanto presto. Qui abbiamo persino il processo verbale del duello del giovane Proust con Jean Lorrain. * * C'è una nuova stagione anche per Kafka. Le nostre riviste da un paio d'anni pubblicano testi inediti, o poco conosciuti, anche di valore indiscutibile come quella grande pagina autobiografica che è la Lettera al padre. Escono rare memorie intorno a quell'artista doloroso e problematico, la coscienza più viva dell'angoscia, la testimonianza più torturata dell'indecifrabile destino umano in questo nostro secolo (ma già lontano da noi, potremmo anche dire, e meravigliosamente superstite e duraturo come poeta). Una di queste s'intitola Colloqui con Kafka, attendibile resoconto di un'amicizia di Gustav Janouch con lo scrittore. L'Italia non è indietro alle altre nazio ni nel riconoscimento della sua grandezza. Ora, in una collezione appena inaugurata da Mondadori (la «Biblioteca Contemporanea») escono in due volumetti, tradotti con la solita eccellenza da Ervino Pocar, gli attesi, attesissimi Diari di Frank Kafka Con piccoli tagli giustificati dal loro curatore, Max Brod l'amico di K., si tratta di tredici fascicoli in quarto, che vanno dal 1910 al 12 giugno 1923, un anno esatto prima della morte. Non si potrebbe immaginare un commento più sicuro all'opera così conturbante del grande scrittore di coEnelitcotoitao susaatclinchsiprra« leanmnuchnkreadddpfiosecbvDricral'cPraga. Sono pensieri e frani menti di pensiero, trascrizioni' , di sogni, racconti in partenza,tracce di letture, analisi e ri cordi di perfetta meticolosità (uno fra i mille, di tipo esterno: Moissi che declama poesie), e tutt'insieme un pazien-r te drenaggio nel proprio fondo di spirito in cerca di una Legge, desideroso di una speranza. Barriere, infinite barriere nel mondo kafkiano. Prima che queBta realtà si traducesse in apologhi, favole e romanzi, ] nella unicamente amata lette ratura, bisogna vederla qui, nelle pagine dei diari, nelle DtdtimfpppDicRr concretissime note giornaliere. Egli vedeva un coltello girato nel suo cuore. Lo vediamo anche noi. Il solitario che si avvia verso la condanna. La prefazione di Remo Cantoni aiuterà molto il lettore italiano, al di fuori di assurde o iperboliche interpretazioni, il suo modo di intendere il «messaggio » di K. è, per la serietà, atto a convincere. La sua conclusione, è questa: K. non ci insegna rimedi alle sventure che annuncia. «: ma la diagno si, per quanto amara, è sem pre il presupposto della te rapia ». Max Brod in una nota dice « Kafka lasciò tre sorelle con le loro famiglie. Tutte e tre anche Ottla, la sua prediletta, morirono nei campi di sterminio e cosi pure due cognati un nipote e una nipote, non che molte delle persone citate nel Diario e amiche di Kafka ». Dovrò ricordare al lettore che Kafka era ebreo? * * N. S. Behrman, // re degli antiquari (Rizzoli). Ho cercato di non curarmi eccessivamente di questo libro; in realtà ho dovuto riprenderlo in mano parecchie volte e condurlo alla fine. C'è sempre un ritaglio di ozio nelle giornate più laboriose e c'è sempre il modo di occuparlo brillantemente con li bri del genere. O state a casa una sera, e vedrete. E' la vita di Joseph Duveen, il più grande antiquario del nostro tempo, colui che creò nel mondo dei magnati americani l'èra Duveen. cioè l'èra in cui l'arte battè, per così dire, il danaro. A quegli ' , „ Duveen inculcò l'idea che l'arte non ha prezzo e che, quando si paga l'infinito con il finito, si fa sempre un affare. Un idealista lord Duveen? No, un mercante eccezionale e un affarista di ideali. Egli non impose mai un grande pittore del passato, ma solo un grande pittore del passato venduto da Duveen. Il libr è scritto con il più allietante umorismo. E ci sono riflettori puntati su R. Berenson con interessanti risultati. f. a.

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