Elezioni totalitarie in Jugoslavia

Elezioni totalitarie in Jugoslavia Elezioni totalitarie in Jugoslavia I votanti non avevano altra scelta che la lista di Tito - Alcuni accenni dì Radio Belgrado ad "attentati ed agitazioni,, Belgrado, 23 novembre. L'< Alleanza Socialista >, capeggiata dal maresciallo Tito, ha < vinto », come si esprime «'Agenzia Tanjug, le elezioni generali in Jugoslavia. Secondo i risultati definitivi relativi al suo collegio elettorale, che è quello di Belgrado, il dittatore ha ottenuto il 97,7 per cento circa dei voti. Mose Pijade, che è considerato il teorico del regime, ha ottenuto una percentuale analoga, mentre il responsabile effettivo della politica interna, Rankovic, ha raggiunto l'80%. A Lubiana è stato rieletto Edward Kardclj, col 96 per cento dei voti. Complessivamente in tutta la Jugoslavia si sono rocati ieri alle urne circa dicci milioni di votanti. Essi dovevano eleggere i 282 membri dell'Assemblea federale, la Camera Alta del nuovo Parlamento, Le elezioni per la Camera bassa, denominata < Consiglio dei produttori » avranno luogo giovedì. Nel villaggio di Kacrevo si sono recati alle sezioni elettorali il cento per cento dei votanti, mentre nel Montenegro la percentuale è stata del 75%. I?«Alleanza socialista del popolo lavoratore», il solo partito esistente legalmente in Jugoslavia, ha ottenuto circa il 96 per cento dei voti. Gli altri 1, per cento sono risultati invalidi sia per errori vari, sia perchè gli elettori avevano cancellato tutti i nomi dei candidati, per manifestare così la loro opposizione al governo di Tito. Le elezioni « si sono svolte ovunque nell'ordine pili perfet- to»; tuttavia la stessa Radio Belgrado annuncia oggi che la commissione elettorale croata incaricai . del controllo dei preparativi e dell'andamento delle elezioni tenutesi ieri nei collegi della Croazia ha reso noto che nel corso delle votazioni vi sono stati alcuni < attentati ed agitazioni ». La commissione però è stata in gra- do di « intervenire in tempo e di impedire le agitazioni». Nessuna precisazione è stata fatta circa la natura degli < attentati» e delle < agitazioni» che si sono verificati solo in taluni collegi elettorali della Croazia. La commissione ha altresì dichiarato che ?iell'insieme le eìeatoni si sono svolte ordinatamente. Dittatura e democrazia Con disciplinata animazione circa dieci milioni di cittadini jugoslavi si sono recati domenica alle urne per eleggere 282 membri del Consiglio Federale, oltre ai componenti le Assemblee delle sei repubbliche federate e delle due province autonome. Ben limitata era la scelta dei votanti, specie per l'organo federale: 300 candidature, che è quanto dire una per circoscrizione, tranne nelle pochissime dove ve ne erano due od anche tre. Si potrebbe dunque tranquillamente passare agli atti questa ennesima conferma dei metodi « elettorali » vigenti nei regimi totalitari; se non fosse per il fatto che la manifestazione di domenica doveva costituire, soprattutto agli occhi di molti occidentali, il banco di prova decisivo della « democrazia socialista » jugoslava. Costretto, dopo la scomunica del Cominform, a differenziarsi in qualche modo dal comunismo sovietico ortodosso, il regime di Tito si è sforzato in questi ultimi anni di escogitare un proprio sistema originale, che realizzasse il novissimo verbo elaborato intanto da Kardelj, Pijade e gli altri teorici. Al pesante apparato burocratico, indicato come il difetto capitale della struttura sovietica, si pensò quindi di sostituire un vasto decentramento, sia economico sìa politico. Si è così attuato un radicale smantellamento dell'eco nomia statale pianificata: nel- già nazionalizzate, sono state affidate in gestione diretta a «consigli dei lavoratori»; e nell'agricoltura, la quale ha visto, con lo scioglimento di più di metà delle cooperative e l'abolizione degli ammassi obbligatori, l'arresto del processo di forzosa collettivizzazione e il ritorno al tradizionale sistema individualistico. Non si può negare che qualche risultato sia stato ottenuto; almeno le vetrine dei negozi offrono ora in mostra qualcosa di più tangibile dei ritratti di Tito e dì Stalin di una volta. Ma, in linea generale, l'esperimento del * nuovo sistema economico » non ha fatto che aggiungere l'elemento della confusione ad una situazione già di per sè abbastanza precaria e squilibrata. Questa derivava dalla premessa di megalomania di Tito, appena installatosi al potere, di procedere a passo di carica all'industrializzazione di uniPaese che da un canto aveva una agricoltura arretrata e dall'altro mancava di capitali e di mano d'opera specializzata. Fatta dunque macchina indietro nel bel mezzo dell'impresa, il risultato doveva necessariamente essere il peggiore: il piano quinquennale 1947-51 non ' ancora, a tutt'og gi, realizzato; l'agricoltura dis- sestata ed insufficiente ai bi-sogni del Paese. Oltre a tutto.mentre non si erano appieno convinti i contadini e le classi medie, si era creato un perico- loso sbandamento fra gli ope-i e a e a di e si oaoluea ei di eo a niaa. spdi a rai, e peggio ancora, fra 1 ranghi stessi del partito comunista. Siffatta situazione avrebbe potuto fornire i più interessanti temi di discussione alla campagna elettorale. Perchè, come si è detto, il titoismo ha voluto « liberalizzarsi » anche sul piano politico, abolendo la designazione dei candidati dall'alto e deferendola, invece, alla scelta di assemblee locali di almeno duecento elettori. Democrazia diretta, addirittura; alla quale mancava però, per essere semplicemente democrazia, la presenza sulla scena di altri partiti all'infuori di quello comunista. Per altra via, in conclusione, si perpetuava il monopolio del partito unico; e come diavolo e acqua santa, totalitarismo cioè e democrazia, potessero veramente conciliarsi è mistero che dovrebbero spiegarci quei laboristi (anche moderati) e quei socialisti di sinistra in genere niche, per astrattismo ideologia co, si sono tanto infatuati del e ali anmegale titoismo da scorgervi un au tentico socialismo rivoluziona-rio, lontano al pari dal comunismo e dal capitalismo. Comunque sia, al dibattile sugli anzidetti concreti problemi Tito e seguaci hanno pre ferito, come motivo domimi' se non unico della can pi ■ 1 icorsl E' la g is- elettorale, i truculenti bi-l nazionalistici su Triea o.Iberna e monotona scappate-te no M politica est e. a di tutti resi «£i*2SK£M ■",gUSt,ati da o- preoccupazioni e-i .nterne. f. v. Tito e la moglie escono dalla sede elettorale. (Telefoto)

Persone citate: Edward Kardclj, Mose Pijade, Stalin