Un grido d'allarme

Un grido d'allarme Il « messaggio „ di Einaudi alle Camere Un grido d'allarme Lo Stato vale quanto vale la pubblica amministrazione. E' assurdo pretendere dal governo — come il Parlamento, la stampa, i partiti continuamente pretendono — che combatta la disoccupazione e la miseria, faccia massicci investimenti nelle aree depresse, risolva i « problemi di fondo » per aumentare la produttività del lavoro e ridurre lo sfruttamento da parte dei gruppi parassitari, se, invece di pensare a rendere sempre più efficienti gli strumenti che devono attuare le decisioni prese in sede politica, tutti concorrono al loro indebolimento. Finché non cambieremo di rotta, finché non riusciremo a mettere un po' d'ordine nelle innumeri e caotiche schiere della nostra burocrazia, finché non ne restituiremo l'effettivo comando agli uomini politici investiti dal Parlamento della gestione della cosa pubblica, il governo del nostro Paese sarà sempre il malgoverno della burocrazia e qualsiasi buona intenzione riformatrice dei ministri servirà soltanto a lastricare l'inferno con l'aumento degli sperperi e del disordine. Il messaggio del Presidente sui diritti casuali è un grido di allarme ed un richiamo al senso della responsabilità. Fra tutti i fattori di disgregamento della pubblica amministrazione, i « casuali » sono infatti i più pericolosi. Dopo averne fatta la storia ed avere dimostrata la infondatezza delle ragioni addotte in loro difesa, il Presidente ha spiegato chiaramente che cosa significano: —; con i « casuali » si levano delle vere e proprie imposte, a vantaggio di gruppi particolari di cittadini, che ne amministrano il ricavo fuori delle casse dello Stato, e auindi fuori di ogni possibile controllo del Parlamento e della pubblica opinione; — la decurtazione, con i « casuali », dei fondi destinati alle opere pubbliche, ai contributi e alle sovvenzioni dello Stato, ritarda, quando non impedisce, la esecuzione della volontà del Parlamento, rendendo necessaria la lentissima procedura della proposta e dell'approvazione legislativa di nuovi stanziamenti per integrare i pagamenti dovuti; — l'esempio dei funzionari che godono i «casuali» induce gli altri funzionari ad escogitare nuovi istituti, registrazioni, permessi soltanto come posti di dazio, nei punti di passaggio obbligato, per riscuotere taglie a loro profitto; così la macchia d'olio si estende sempre di più, aumentando gli ostacoli, i vincoli le bardature, che intralciano il movimento delle merci, dei capitali e degli uomini, ereditati dal corporativismo e dall'economia di guerra; — le sperequazioni, che sono una caratteristica ineliminabile del sistema, cau sano continue agitazioni dei funzionari, i quali tutti pretendono di allinearsi alle pòsizioni, continuamente mu tevoli in modo imprevedi' bile, dei loro colleghi più fortunati. Non appena concessa la proroga alla legge 17 luglio 1951, n. 575, i funzionari della Pubblica Istruzione, dei Lavori Pubblici e della Difesa, il mese scorso si sono messi in agitazione per partecipare in qualche modo al banchetto. Ed è del 13 ottobre, l'ultima proposta di legge in materia, dei deputati democristiani De Meo, Natali e Semeraro, che, « per ovviare alla sperequazione esistente, prevede un certo numero di diritti e proventi (59 nuovi tributi!) a favore del personale dei servizi spettacolo, informazioni e proprietà intellettuale, della presidenza del Consiglio » ; — infine la conseguenza più deleteria del sistema è quella che lo stesso Presidente ha denunciato: <E' in atto tutto un lavorio di escogitazione, di invenzione, di formalità do accollarsi ai cittadini, non perchè esse siano necessarie od utili nell'interesse pubblico; via allo scopo di consentire la percezione di diritti equivalenti o somiglianti ai "casuali", di cui fruiscono i "finanziari ". Poiché, tuttavia, la natura dei servigi d'istituto della più parte delle amministrazioni non consente siffatte invenzioni ecco, per autorevoli dichiarazioni, nascere ed estendersi espedienti diversi atti a procacciare ai dipendenti di quelle amministrazioni un succedaneo, un eccapdsscfccgnbctrmrcqrpalgncrcdiedzcmcp equivalente ai "casuali". Il che non si sa come possa accadere sulla base di normali autorizzazioni legislative; e poiché queste non esistono, si deve presumere accada per destinazione di fondi a fini diversi da quelli propri dei capitoli competenti del bilancio ». Si tratta di distrazioni di fondi che dovrebbero essere considerate come reati, e che vengono, invece, configurate come semplici «storni » da una voce all'altra dei bilanci, e non portano ad alcuna osservazione della Corte dei Conti, perchè non variano le somme complessivamente stanziate. Nessuno riesce più a delimitare il campo di applicazione di questi succedanei, e neppure a darne un elenco approssimativo. Ed è proprio a tali succedanei che, dopo l'ultima proroga della legge sui « casuali », le organizzazioni sindacali hanno consigliato i loro iscritti di rivolgersi, per ottenere dei compensi alle loro posizioni di inferiorità, in attesa che il sistema vigente venga esteso a tutte le branche della pubblica amministrazione. Col suo « atto di accusa » contro i « casuali », il supremo tutore delle nostre isti¬ tuzioni ha voluto richiamare l'attenzione su questo gravissimo male, che minaccia al cuore la vita della nostra repubblica. Da un anno all'altro il male sempre più si incancrenisce, aumentando il numero dei funzionari interessati alla conservazione del sistema, naturali sabotatori di tutte le iniziative e di tutti gli studi diretti ad una soluzione ragionevole del complesso problema. Vogliamo sperare che l'alta parola non vada perduta. Ernesto Rossi

Persone citate: De Meo, Einaudi, Ernesto Rossi, Natali, Semeraro