Il segreto della storia e le inutili previsioni

Il segreto della storia e le inutili previsioni - L'ALMANACCO PARLANTE — Il segreto della storia e le inutili previsioni Le lingue degli altri - Un documento che il presidente americano non lesse - Il torto di voler "vedere,, Alla domanda: di che cosa hanno bisogno i russi per arrivare fino all'Atlantico?, anni fa, un ufficiale francese del comando NATO rispose semplicemente: «Di una cosa sola: scarpe ». Oggi la battuta che ebbe successo, non si dice più. Non è più vera. ll/f~i diceva un americano che traduce libri italiani: «Won è possibile riprodurre in inglese le sfumature della vostra lingua, che è così ricca e sonora». Molti italiani dicono: «La nostra è una lingua paludata e sorda. Per descrivere le cose d'oggi, il mondo nostro, ci vuole il francese, ci vuole l'inglese ». Qualcuno, tra noi, perfino scrive l'italiano come se lo traducesse dall'inglese. In verità, tutti attribuiscono alle lingue degli altri certi valori di suggestione che spesso non esistono. Solo chi conosce perfettamente due o tre lingue e le adopera senza accorgersi sa che nessuna possiede quell'alone magico che gli attribuiscono quelli che non la conoscono. La catastrofe che segui la prima discesa di Carlo VIII sorprese poche persone assennate. Gli archivi conservano le lettere che principi e statisti inviarono a Lodovico il Moro, in quei mesi, scongiurandolo di non Invitare il re <J1 Francia con il suo esercito in Italia. Alla fine del 1939 ed al principio del 1940 non c'era redazione di giornale, in Italia, caffè di gran città o di provincia, circolo, mensa, o aia nei quali non si prevedesse la sconfitta eventuale della Germania e la rovina del nostro Paese nel caso in cui Mussolini fosse entrato in guerra a fianco degli alleati. Mussolini stesso, in certi momenti, ne pareva convinto Chiese a Mario Massai, di ritorno da un viaggio in Germania, nell'autunno 1939: «Che probabilità di vittoria date ai tedeschi? ». Massai rispose: « Pocne. Trenta per la vittoria, settanta per la sconfitta». Mussolini protestò: « Siete pessimista. Io direi quaranta per la vittoria e sessanta per la sconfitta ». E' stato recentemente pubblicato un documento segreto dello Stato Maggiore americano, preparato nel 1945, per il Presidente, nel quale si sconsigliava di invitare la Russia ad intervenire nella guerra contro il Giappone. Dice il documento, in parte: «L'entrata della Russia nella guerra asiatica avrebbe conseguenze che si farebbero sentire per decen ni e distruggerebbe senza dubbio, - la posizione degli Stati Uniti in Asia. Se la Russia intervenisse, la Cina perderebbe l'indipendenza e diventerebbe la Polonia dell'Asia; la Corea, la Rumania asiatica; la Manciuria, la Bulgaria asiatica. Sembra poco probabile che possa persino sopravvivere una Cina nominale, non appena si farà sentire l'influenza delle forze armate sovietiche. Ciang potrebbe essere costretto a partire ed un governo cinese comunista prenderebbe il suo posto. Assumere una linea di condotta che potrebbe risparmiare pochi morti e poco tempo ora, al costo imprevedibile di vite, denaro, e onore nel futuro. Simultaneamente distruggere il nostro alleato cinese, sarebbe un atto di tradimento tale da ridurre la Carta atlantica e le nostre speranze di pace mondiale ad una farsa tragica. Per nessuna ragione dobbiamo pagare la Russia perche distrugga la Cina ». Il documento, come tutti sanno, non servì a nulla. Forse il Presidente non lo lesse neppure. Per ogni svolta storica il diligente compilatore può raccogliere una abbondante documentazione che provi come la catastrofe fosse stata prevista nei particolari e gli uomini responsabili fossero stati messi in guardia. Ciò che] clvidplvdztvsmfseassvaltvlfiblrs1Tlv ] ci interessa, tuttavia, non è l'abbondanza delle Cassandre veritiere e autorevoli in tutti i tempi, ma la curiosa sordità di chi le ascolta. Le voci che parlano sul palcoscenico della nostra storia acquistano di volta in volta volume, tanto da empire di sè tutto lo spazio, o si affievoliscono al punto da farsi sentire solo dai vicini e dagli intimi. Il segreto forse delle vicende umane sta in questo lento trasformarsi di una Cassandra in profeta e poi nuovamente in Cassandra (come è avvenuto, per esempio, a Winston Churchill attraverso i decenni). f\uei conservatori americani \£ che tentano, in questi mesi, di ristabilire le basi filosofiche della loro fede, si trovano invariabilmente di fronte a uno scoglio: come difendere la loro rivoluzione, fondamento della repubblica, e disapprovare allo stesso tempo quella francese? Sono tutt'e due figlie dello stesso tempo, imbevute delle stesse idee e delle stesse speranze. Distinguere è difficilissimo. Non c'è riuscito, forse, che Edmund Burke. 1W" elle giornate di Guadalajara, Mussolini era a Tripoli, per le cerimonie dell'inaugurazione della nuova strada costiera. Lo storico che volesse ricostruire gli avvenimenti potrebbe sfogliare igiornali vecchi e scoprirebbe che Mussolini, abbreviando il viaggio, fece ritorno a Ro-ma a bordo di uno dei grandi Incrociatori, il Pota o il Gorizia, se non sbaglio, assistendo, durante il viaggio, ad una esercitazione segreta di unità della Marina. L'esercitazione era delle più importanti. Si trattava di dimostrare che unità nemiche non avreb- bero potuto forzare il Canale di Sicilia. Lo storico potrebbe annotare queste notizie e tro- l imbarcati sulla nave da pas ■ seggeri, avevano avuto un | verebbe, inoltre, un ampio racconto delle manovre segrete su tutti i giornali, meno uno, quello per il quale lavoravo io. Ero, a quei tempi, un giornalista giovane e coscienzioso che tentava, malgrado tutto, di fare il mestiere come andava fatto. Quando mi dissero che le manovre navali erano segrete e nessuno le avrebbe viste, tanto mi diedi da fare che riuscii a farmi imbarcare, con tutti i permessi, da solo, sul Fiume. I colleghi viaggiavano, invece, su una nave passeggeri, molto più lenta. Appena fuori del porto di Tripoli, ancora in vista della costa (eravamo usciti in formazione, a grande velocità, con immensi baffi bianchi a prora) il mio incrociatore parve fermarsi. ^(Ero in cabina e me ne accorsi perchè le pareti avevano smesso di tremare e un grande silenzio aveva preso il posto del rombo di prima). Mi spiegarono che Mussolini andava avanti da solo, perchè aveva premura di raggiungere Roma, e noi seguivamo a velocità ridotta per risparmiare nafta. E le manovre? Gli ufficiali risero. Le manovre non si facevano affatto. Mi rassegnai. Arrivammo a Gaeta quando Dio volle. Allo sbarco trovai un telegramma del mio direttore che diceva: < Stupito vostro silenzio mancato servizio manovre navali ». Era successo che i colleghi, ampio e dettagliato racconto delle manovre da un ammiraglio, che aveva descritto tutto, l'avvistamento delle unità nemiche nella notte, le vampe delle artiglierie, le evoluzioni di questi e di quelli, la vittoria dei nostri, per cui tutti avevano fatto un bellissimo servizio e l'avevano telegrafato da bordo. Il torto era stato mio, che avevo voluto andare a vedere. Luigi Barzini jr.