La sorella dello Scià di Persia truffata per 80 milioni di franchi

La sorella dello Scià di Persia truffata per 80 milioni di franchi La sorella dello Scià di Persia truffata per 80 milioni di franchi In pochi mesi si è lasciata sottrarre gioielli, tappeti e pellicce, fra cui una di zibellino donatale da Stalin (Nostro servizio particolare) Parigi, 17 novembre. La sorella dello Scià di Persia si ricorderà finché campa del suo. soggiorno parigino: in pochi mesi si è lasciata sottrarre per 80 milioni circa di franchi in gioielli, tappeti e pellicce fra cui una — pezzo unico al mondo — offertale da Stalin valutata undici milioni di franchi. L'avventura, in sè, è banale, ed ha valore soprattutto per la personalità della vittima, la sua ingenuità e l'importanza della frode. Cominciò nel dicembre 1952 quando la bella principessa Achruf incontrò in un salotto parigino un giovane di bella prestanza, dalla parola facile, che le disse di dirigere varie società nelle colonie fran. cesi e specialmente nella Cambogia, aggiungendo che c'era da guadagnare molti milioni per chi avesse una certa disponibilità di denaro. La famiglia reale dell'Iran traversava un momento diffìcile a causa della situazione politica nel Paese e la principessa non aveva denaro liquido pur avendone bisogno, quindi propose al suo interlocutore: -«Non ho disponibilità, ma posseggo invece molti gioielli, per circa trenta milioni ». Rispose il giovane direttore di società: « Li affidi a me, li farò fruttare ». L'indomani la principessa consegnava al suo nuovo amico 1 gioielli, più una procura affinchè egli potesse agire in suo nome per gestire i suoi averi. E c'è chi afferma che gli orientali sono diffidenti per natura, per educazione. Passarono pochi giorni, e una mattina la bella Achraf vide arrivare il suo amico. Essa già si rallegrava pensando ai profitti di qualche operazione speculativa e invece l'uomo, con l'aria di colui al quale sia accaduta una catastrofe, le confessò di non avere più nemmeno i gioielli: li aveva alfidati, disse, a due persone affinchè li vendessero o li impegnassero, ed esse erano scomparse. Non sapeva nemmeno il loro nome, nè la loro residenza. I due lestofanti furono ritrovati assai rapidamente dalla polizia e arrostati, ma i gioielli non li avevano più. Essi dichiararono di averli affidati ad un terzo uomo, il quale si era dato alla fuga. Ma scagionerò no l'amico della principessa affermando che egli era in realtà in buona fede. Sicché la bella Achraf non perse la fiducia in lui, e sempre per dargli il modo di guadagnare denaro per conto suo gli affidò una diecina di bellissimi tappeti che erano in deposito presso l'ambasciata di Persia a Parigi: valore 25 milioni di franchi. Ogni tanto la principessa domandava notizie delle speculazioni in corso, e chiedeva denaro. Il suo « fiduciario» la rimandava di giorno in giorno con pretesti vari dei quali l'interessata cominciò a dubitare. Un giorno del giugno qcorso, avendo bisogno di denaro e volendo agire senza intermediari, si recò dal pellicciaio al quale aveva affidato la sorveglianza delle pellicce durante l'estate: chiese la restituzione di un mantelle di zibellino, offertole da Stalin, valutato undici milioni di franchi. L'aspettava una brutta sorpresa: pochi giorni prima il suo «fiduciario » aveva ritirato tutte le pel licce, grazie alla procura in suo possesso. Il lestofante si giustificò poi dichiarando che la svalutazione della piastra aveva messo in difficoltà le società da lui dirette tanto da costringerlo a fare certe speculazioni audaci per evitare 11 fallimento. Le speculazioni, naturalmente, erano andate male. Ma ci volle il ritorno a Parigi del marito di Achraf per convincere la principessa che il suo amico era disonesto. La polizia stabiliva rapidamente che il sedicente direttore di società ed i suoi collaboratori avevano già commesso varie frodi. Su richiesta del marito chiedeva al «fiduciario» di giustificare l'utilizzazione dei gioielli, dei tappeti e delle pellicce. Senza scomporsi eccessivamente il lestofante, di cui la polizia tace il nome, affermò che una parte del denaro rica vato dalle vendite era stata data alla principessa, la quale aveva perso importanti somme al gioco, e che il mantello di zibellino era stato impegnato per due milioni presso un pel-licciaio parigino. Questi, pero. dichiarava di non aver mai avuto rapporti con la princi-pessa siriana ed il suo -.-fidu cìario>, e di non avere il mantello. Dove sia la verità in questa complicata faccenda non è ancora molto chiaro. L'n giudice istruttore è slato incaricato di fare la luce su di essa. 1. m.

Persone citate: Achraf, Stalin

Luoghi citati: Cambogia, Iran, Parigi, Persia