Pella giunto in volo ad Ankara inizia oggi i colloqui politici di Ferdinando Vegas

Pella giunto in volo ad Ankara inizia oggi i colloqui politici LA MISSIONE DIPLOMATICA NEL MEDITERRANEO ORIENTALE Pella giunto in volo ad Ankara inizia oggi i colloqui politici Una dichiarazione all'arrivo: "Queste conversazioni rafforzeranno l'amicizia e la cooperazione nel quadro de 11'alleali za atlantica,, " Gli interessi comuni ci spingono ad una collaborazione più attiva e pacifica cou i Paesi vicini „ - L'omaggio del Premier e del Ministro degli Esteri turchi - Un messaggio al Maresciallo greco Papagos : " Mi auguro di poterla incontrare nuovamente fra breve „ Italia e Balcani Col viaggio ad Ankara dell'on. Pella è oramai completato il ciclo degli scambi di visite fra statisti italiani da una parte, greci e turchi dall'altra, ciclo iniziatosi in gennaio con l'andata dell'allora presidente De Gasperi ad Atene. La sequenza dei contatti personali fra i dirigenti d'Italia, Grecia e Turchia trova la sua prima e più naturale giustificazione nell'appartenenza di tutti e tre i Paesi al Patto Atlantico; ed è altresì comprensibile che la peculiarità della comune posizione geografico - strategica renda i rapporti italo - greco - turchi particolarmente cordiali. Lo scacchiere mediterraneo centro-orientale, infatti, costituisce una inscindibile unità, la quale, prima ancora che nei piani operativi, trova la propria migliore garanzia appunto nella fiduciosa solidarietà delle tre Potenze. Perciò l'Italia, nell'ottobre 1951, si mostrò favorevole all'ingresso della Grecia e della Turchia nella N.A.T.O. (North Atlantic Treaty Organisation) ; decisione prèsa senza alcuna riserva, come il modo più adatto per rientrare sulla scena balcanica. Era un ritorno che avrebbe forse potuto destare qualche inquietudine per gli ancora freschi ricordi della sciagurata politica fascista; ma eventuali timori in proposito erano senz'altro destinati a cadere di fronte ad una duplice considerazione. Primo: che l'Italia era solo uno dei numerosi membri di un patto, a carattere inoltre strettamente difensivo. Secondo: che la nuova Italia democratica aveva esplicitamente ripudiato la triste parentesi fascista, da Corfù all'aggressione del '40; ed aveva quindi ripresa la sua tradizionale politica balcanica, intesa sì a vigilare su un settore a noi troppo vicino per potercene disinteressare, ma del tutto aliena dal creare intrighi o cercare avventure. Ciò dimostrato nei fatti da noi e prontamente compreso dai greci e dai turchv le reciproche relazioni .. n potevano pertanto che diventare francamente cordiali; come, in effetti, si sono oramai saldamente stabilizzate. Sul piano generale dunque- ]r visita di Pella ad Ankara serve da ulteriore, ma non per questo superflua, riconferma dell'attuale ottimo stato di cose. Vi è, però, un aspetto particolare che conferisce al viaggio del nostro presidente, in questo momento, uno speciale rilievo; ed è, come tutti sanno, il problema di Trieste. Come era scritto ieri su queste colonne, non si tratta di chiedere alla Turchia (o alla Grecia) di prendere posizione per noi contro Tito; bensì di fare presente alle nostre alleate quanto l'aggravarsi di tale problema incida direttamente sulla migliore organizzazione della loro propria sicurezza. Grecia e Turchia, infatti, si trovano nell'inconsueta situazione di essere al contempo alleate di due Paesi in conflitto fra di loro: dell'Italia, nel Patto Atlantico; e della Jugoslavia, nell'Intesa balcanica firmata ad Ankara il 28 febbraio di quest'anno. Questa Intesa fu a suo tempo affrettatamente conchiusa per realizzare un fronte unitario contro una eventuale aggressione sovie tica; fu imposta, per meglio dire, a1 regimi tanto opposti fra di loro dalle irrecusabili ragioni della geografia, la quale insegna essere la Macedonia e la Tracia difendibili solo mercè una adeguata protezione sui rispettivi fianchi. Risolto, con la inclusione indiretta della Jugoslavia, questo problema della copertura dell'estrema propaggine sud-orientale della N.A.T.O., restava l'altro, non meno importante: la saldatura della cerniera fra la Jugoslavia e il corpo centrale della NATO medesima. E qui, nella di¬ fstdlsstsmsqneacaavtctztracccl fesa cioè della vulnerabilissima conca di Lubiana, entrava in gioco l'apporto indispensabile dell'Italia. Il nostro Paese, quando l'Intesa balcanica era in gestazione, fu da alcuni sospettato di intenzioni sabotatici, per una presunta sua contrarietà al rafforzamento politico della Jugoslavia, specie riguardo alla questione triestina. Invece noi preferimmo, e lo disse esplicitamente De Gasperi ad Atene in gennaio, un comportamento positivo ed al contempo leale verso le alleate : accogliere favorevolmente il nuovo sistema triangolare, considerandolo come un possibile contributo regionale all'organizzazione generale della NATO. Perchè la possibilità si traducesse in realtà occorreva, però, il concorso di alcune circostanze, che, al contrario, sono sinora mancate. Innanzitutto una sincera fiducia fra le nuove alleate balcaniche, ancora di¬ vise da antichi sospetti e rivalità, quale l'Albania, eterno pomo di discordia fra Grecia e Jugoslavia. Bisognava poi che si mantenesse immutata la minaccia sovietica, unico stimolo della Intesa; ed invece Mosca, proprio all'indomani della firma del patto di Ankara, cominciava la politica distensiva, non lesinando seducenti avances all'uno o all'altro dei tre Paesi. Ma soprattutto era necessario l'accordo con l'Italia; non solò per l'accennata fondamentale ragione strategica, ma anche per ovvii e preminenti motivi politici. Insufficiente sarebbe stato, infatti, un puro affiancamento militare dell'Italia, come sembra sia stato tempo fa proposto dalle nostre alleate balcaniche. Oggi poi, nel più vivo della crisi triestina, tale soluzione è, più che insufficiente, impossibile. Il compito dell'on. Pella ad Ankara è dunque di convincere gli alleati sulla necessità di cooperare, prima d'ogni altra cosa, a una regolamentazione politica dei rapporti italo-jugoslavi. Ferdinando Vegas All'aeroporto di Clamplno l'on. Pella fa alcune dichiarazioni prima della partenza per Ankara. (Telefoto)

Persone citate: De Gasperi, North Atlantic, Pella