Una quinta colonna slava in piena attività a Trieste di Giovanni Giovannini

Una quinta colonna slava in piena attività a Trieste Una quinta colonna slava in piena attività a Trieste Circa cinquecento "attivisti,, calati dalla "zona B„ - la centrale è a Capodistria ed i collegamenti avvengono per corriere diplomatico - Una riunione alla periferia con distribuzione di armi (Dal nostro inviato speciale) Trieste, 26 ottobre. Alle 14/10 di oggi sulla banchina della stazione di Trieste l gen. Winterton ha fatto un ultimo compassato gesto di saluto mentre il treno con lady Helen Winterton e 250 tra donne e bambini inglesi si allontanava diretto verso la Germania e la Gran Bretagna. Tra coloro che eran venuti a Campomarzio ad augurare buon viaggio ai partenti (gli ultimi per ferrovia), i soldati formavano l'assoluta maggioranza: di donne e bambini, sia inglesi che americani, a Trieste ormai ne son rimasti pochi, anch'essi in attesa di partire quanto prima- Un po' di nervosismo Bppoit si chiede la gente. C'è un po' più di nervosismo in giro: è sempre più facile ora essere avvicinati da qualcuno che ti parla con assoluta segre tessa e sicurezza di un qualcosa che dovrebbe succedere ad una data ben precisa. Alcuni — ma non molti — sperano che gli alleati stiano per dare improvvisamente attuazione alla nota dell'8 ottobre; altri — molti — considerano sempre più possibili colpi di mano o incidenti provocati dai titini. Radio Capodistria ha detto ieri che le celebrazioni del lf novembre costituiranno una provocazione per gli slavi; il giornale jugoslavo di Trieste, il <.Prijnorski>, ha minacciato: « L'ora che viviamo è storica: questa volta faremo i conti con una parte almeno dell'imperialismo italiano >; manifestini con l'invito a far fuori i < cif > Ci terroni, gli italiani) sono stati lanciati ieri durante la consacrazione delle nuove campane di San Giusto. Dar troppo peso a questo ed altri episodi potrebbe voler dire prestarsi al giuoco di chi ha interesse a creare confusione; molti, invece, sono i fatti gravi da registrare, A più riprese abbiamo richiamato l'attenzione sull'attività degli agitatori slavi; chiaramente ne aveva parlato nella sua conferenza-stampa il segretario del partito comunista triestino Vidali: ora, è la volta del Giornale di Trieste — sempre moderato e obiettivo nel suo notiziario — a fornire nell'edizione di domani una serie di precisi particolari sulla quinta colonna slava. Dall'inizio dell'attuale crisi l'incarico di dirigere < l'esercito silenzioso > è sfato affidato a Boris Kraighcr, ministro della Slovenia, che da due settimane si è insediato a Capodistria. A cura di lui e dei suoi due luo gotcnenti, Franz Stoka e Danilo Tnrk, sono in questi ultimi giorni passati dalla <zona B> in < zona A > circa 400-500 at¬ tivisti: alcuni con documenti regolari, altri attraverso le colline di Monrupino. A Trieste essi sono ospitati in case di attivisti o sotto falsi nomi in alberghi d'ogni tipo. Il collegamento tra loro e la centrale di Capodistria viene quotidianamente assicurato senza nessuna difficoltà per mezzo di corrieri che viaggiano liberamente per la Missione Economica Jugoslava. La cosa più stupefacente è che venerdì sera un centinaio di elementi scelti dell'organizzazione si sono riuniti in un segreto evidentemente relativo alla periferia di Trieste ed han proceduto anche alla distribuzione di armi. La polizia civile sembra non ne sappia niente in quanto si limita alia guardia dei posti di blocco principali e agli altri suoi compiti di normale amministrazione: ne sono invece perfettamente al corrente i senrtzi di controspionaggio alleato. Poche decine di arresti basterebbero forse ancor oggi ad eliminare qualsiasi possibilità di torbidi; domani potrebbe essere troppo tardi. Un « comitato di difesa » Non è questo l'unico elemento di perplessità circa l'atteggiamento degli anglo-americani a Trieste. All'autorità italia no che aveva compiuto un passo di protesta contro l'illegale imbandicramento jugoslavo nei comuni del retroterra era 3tato assicurato che vi si sarebbe im mediatamente posto fine: ieri innumerevoli tricolori bianco rosso blu con la stella rossa sventolavano da San Dorligo a Monrupino, ad Aurisina. Il comando alleato è praticamente inaccessibile per i giornalisti: durante un cocktail offerto oggi dalla stampa triestina agli inviati di ogni nazionalità (jugoslavi compresi) si era parlato di una conferenza stampa del gen. Winterton. Viceversa si tratta di un ricevimento esclusivamente fra anglo-americani, abbiam perso così l'ultima spe ranza di ricevere dal comandante alleato una qualche risposta alla nostra domanda su < quale sarebbe l'atteggiamento delle sue truppe in caso di un colpo di mano titino >. In tanta incertezza da parte italiana si cerca di provvedere a ogni eventualità con i propri mezzi (domani pomeriggio si riunirà, sotto la presidenza de) sindaco, il « comitato di difesa>), ma al tempo stesso si fa il possibile per rimanere calmi: abbiamo visto le bozze di un manifesto col quale le autorità responsabili (nuitano la cittadinanza alla serena fiducia nel governo nazionale e in se stessa. Oggi il capo di S. M. del .generale Winterton, colonnello Emery, e due funzionari del G.M.A., signori Lawrence e Miller, sono partiti per Londra dove, in una < conferenza di funionari > presieduta dall'americano Byington, direttore degli affari dell'Europa occidentale al Dipartimento di Stato, do vrebbero essere studiati i particolari 4ell'o.ttuazione della nota dell'8 ottobre e il testo dell'invito ufficiale per la conferenza a cinque. Da Capodistria, è giunta nel pomeriggio a Albaro Vescovà insieme ad altri quindici profughi, la famiglia Porro: padre con i loro dieci figli. ^ Giovanni Giovannini