Confuse risposte del Trizzino alle contestazioni storiche e tecniche di Gigi Ghirotti

Confuse risposte del Trizzino alle contestazioni storiche e tecniche IL PROCESSO PER DIFFAMAZIONE DELLA MARINA MILITARE ITALIANA Confuse risposte del Trizzino alle contestazioni storiche e tecniche Vivace contrasto fra il presidente e un difensore dell'autore di "Navi e poltrone,, - L'ammiraglio Da Zara e un incrociatore fantasma - L'incompetenza di Mussolini nelle questioni militari - Ricostruita la battaglia di Capo Teu'ada (Dal nostro inviato speciale) Milano, 22 ottobre. Stamane il presidente dottor Paulcsu ha sottoposto ad un severo esame di storia e di tecnica aeronavale Antonio Trizzino, imputato di vilipendio della Marina. Il risultato è che stasera « Navi e poltrone » è definitivamente trasmigrato dagli scaffali dei libri storici a quelli della comune narrativa. Nei giorni scorsi Trizzino aveva potuto rifugiarsi nelle nebbie per giustificare lacune ed inesattezze, ma oggi le contestazioni hanno messo in chiaro che per amore di tesi l'imputato si è lasciato andare a qualche libertà nell'interpretazione della guerra. La battaglia di metà giugno 'ifZ al largo della Sicilia, in cui di un convoglio inglese di diciassette navi soltanto una riuscì ad approdare indenne, appare al Trizzino come < la battaglia dei fantasmi della quale non era assolutamente il caso di menare vanto ». Il giudizio del Trizzino non trova riscontro in nessuna tra le « fonti» accumulate sul tavolo del Presidente. Trizzino — Mentre navigava incontro alla flotta nemica, l'ammiraglio Da Zara ricevette due segnalazioni-radio da n Supermarina »: lo avvertiva- no da Roma della presenza di un incrociatore inglese del tipo London al largo della Sicilia e gli raccomandavano di non impegnarsi contro forze superiori. Di questo incrociatore "fantasma» nessuno ebbe mai conferma, quindi era inopportuno segnalarne la presenza. Con il secondo avvertimento, « Supermarina » creò nell'ammiraglio Da Zara una grave perplessità: l'ammiraglio scrive che pensò di essere vittima di una oscura macchinazione, pensò che « Supermarina » cercasse un alibi del quale servirsi se le cose fossero andate male. Non è agitando questi fantasmi che si prepara l'animo di un ammiraglio al combattimento. Presidente — Ma lei ieri ha criticato « Superìnarina » perchè lasciò all'oscuro l'ammiraglio Jachino di un pericolo avvistato a Matapan; ora se la prende per la ragione inversa, perchè all'ammiraglio Da Zara 10 ha segnalato. In ogni modo lei crede che quelle segnalazioni siano state fatte in buona o in mala fedet Trizzino — Non so. Presidente — Leggendo le sue pagine chiunque sappia Vitaliano si forma l'idea che quello scontro sia consistito in una serie di manovre di sgan ciamento, culminate in una ri tirata. Non ha pensato che l'ordine di rompere il contatto col nemico fu dato all'ammiraglio Da Zara per evitare il pericolo dei silurantif Imputato — Io non voglio censurare la condotta di Da Zara, che fu un combattente valoroso. Dico che quella bat taglia poteva andare meglio se « Supermarina» non avesse interferito con le sue intimidazioni e se il nostro comandante avesse inseguito le grosse navi da battaglia inglesi. Ma il confronto fra il testo del Da Zara e « Navi e poltrone » permette al Presidente di scoprire un piccolo imbroglio. L'ammiraglio ha scritto: «Alle 7,37 corro per ponente cannoneggiando un incrociatore ». Trizzino cita soltanto la prima parte di questa frase, si dimentica dell' incrociatore cannoneggiato e conclude: « Tanti saluti e arrivederci ». Cosi, di tutta la battaglia di metà giugno, il Trizzino >ion ha raccolto che questa gran fretta di tornare a casa. Un vivace contrasto fra il Presidente e il difensore avv. Lener si accende quando si tratta di mettere a verbale le confuse risposte del Trizzino alle contestazioni precise del Presidente. Il patrono ha capito che « l'esame di storia » non è andato molto bene per 11 suo raccomandato, e nel pomeriggio consegnerà alla Corte una dichiarazione scritta con le sue riserve per il metodo usato nell'interrogatorio. Nelle prime tre ore di udienza l'analisi del libro è andata avanti appena di tre pagine, ma nella ripresa pomeridiana si sono compiuti passi velocissimi. Siamo ai capitoli che il Trizzino dedica alla nostra impreparazione alla guerra, alla incompetenza del duce nelle questioni militari, alle beghe tra gli alti comandi. Qui la sua prosa diventa aneddotica, ogni pagina una scoperta: Mussolini che vuole piegare il morale dell'Inghilterra con i bombardamenti a tappeto; la « scuola di volo senza visibilità » abolita il IO giugno '40 perchè il sottosegretario Pricolo stimava che € quando non si vede non si vola»; il comando degli aerosiluranti affidato al colonnello che aveva più strenuamente combattuto contro la specialità («silurare il siluro », era il suo motto), e tanti altri ricordi di quel tempo e di quel costume. Le contestazioni riprendono fitte quando Trizzino si accinge a ricostruire la battaglia di Capo Teulada, che egli definisce uno scambio di cannonate senza conseguenze tra le retroguardie delle due flotte. L'autore di « Navi e poltrone » ribadisce l'opinione già espressa nel libro, secondo cui l'ammiraglio Campioni, che poi fu fucilato dai fascisti nel '•$//, mancò ai suoi doveri. Egli non avrebbe affatto affrontato il nemico, pur sapendolo inferiore di forze e pur avendo notizie esatte della sua dislocazione nel Mediterraneo. Vi è un accenno nel libro anche alle presunte responsabilità di Campioni, per la faccenda del porto di Taranto lasciato « con la porta aperta » in attesa dell'attacco acreo del nemico. E un commento: chi sbagliava, in quei tempi, riceveva premi e promozioni. « Afa il generale Pricolo — gcsdmlztgltrLaLdmmggpLgdlls gli osserva il Presidente ■ che pure secondo la sua tesi sbagliò, non fu promosso. Andò a Brescia... ». « Sì. a dirigere uno stabili mento di armi che riforniva l'aeronautica... », risponde Trizzino. Domani gli episodi più attesi, la resa delle basi di Augusta e di Pantelleria. Dopo la dura giornata di oggi, t patroni degli ammiragli che si ritengono diffamati, Pavesi e Leonardi, attendono l'imputato al varco. Gigi Ghirotti