L'ospite inatteso

L'ospite inatteso IL LIBRO DEL GIORNO L'ospite inatteso Il filone del folklore americano, nutrito da un'affettuosa partecipazione alla vita degli animali e delle piante che Marjorie Rawlings aveva scoperto ed abilmente sfruttato nel suo anche troppo celebre Cucciolo, serpeggia ancora per tutta la costruzione del suo ultimo romanzo « The sojourner > che l'ed. Bompiani presenta col titolo, alquanto inesatto, L'ospite inatteso. Di inatteso, a dire il vero, non c'è nulla, e tanto meno l'ospite, che sarebbe semplicemente l'uomo: tanto l'uomo in generale, credo, quanto il protagonista in particolare, un robusto contadino, attaccatissimo alla terra che ha rivoltato mille volte con le sue mani, ma a cui resta perennemente estraneo, in grazia della sua intima coscienza di appartenere ad un altro mondo, al di là delle stelle. E' però una coscienza alquanto confusa, ohe prenderà una forma concreta soltanto all'ultima scena della sua vita: quel suo spettacolare, quasi simbolico viaggio in aereo — il primo ad ottant'anni — che gli spezzerà il cuore. La vicenda del contadino Asraele, dal biblico nome, che oppone la sua forza fisica e morale, per tutti quei lunghi ot- tant' anni, all' invadenza del male, anche quando esso si presenta sotto le lusinghiere spoglie della prosperità mondana, del successo e della ricchezza, si svolge con una lineare compostezza. Non si tratta certo di un santo: piuttosto di un timido molto buono, che, sebbene sappia con precisione quello che vuole e deve fare, non trova mai le parole adatte per esprimerlo; si limita quindi ad arare il suo solco, piantare i suoi meli, e soffrire con stoica fermezza gli inevitabili dolori della vita, tenendosi tenacemente radicato nella sua terra. Però, in fondo al cuore, sempre gli cova come un represso bisogno di stelle diverse, o per 10 meno di altri climi; un sogno di lontananze azzurre, al di là, delle colline e dei boschi che limitano il suo consueto orizzonte. Solo alla fine, quando compirà 11 suo primo lunghissimo viaggio, già sulle soglie della morte, si accorgerà che varcare quell'orizzonte non sarebbe bastato a colmare la sua nostalgia: occorreva andare oltre le stelle. Ma per tutta la sua lunga esistenza operosa la magìa di terre lontane si era cristallizzata intorno alla figura del fratello maggiore Beniamino, un simpatico avventuriero, partito vagabondo subito dopo la sepoltura del padre, e sempre rimpianto e desiderato da tutti, come suole avvenire ai fratelli scapestrati: dalla madre, che quasi impazzisce nell'attesa e detesta il troppo saggio secondogenito; dalla moglie Nellie, allegra e graziosissima, che era stata prima fidanzata di Beniamino e per tutta la vita, pur dedicata all'affetto e alla cure dei figli e del marito, ne conserva nella memoria l'immagine seducente, circonfusa dal mistero della lontananza; e infine dallo stesso Asraele, che in lui crede realizzate le vaghe aspirazioni della-sua anima ingenua, e che lo ritroverà infine, opaca larva sfigurata, nella squallida realtà di una morte miserabile in un quartiere malfamato. Il romanticismo, assai scoperto, della scrittrice, è tuttavia temperato dal suo amore per la terra; non per nulla Asraele resta contadino fino all'ultimo, ed è fiero di esserlo, nonostante le frecciate del figlio Nat, divenuto affarista audace e senza scrupoli, il quale vorrebbe trasformare la fattoria paterna in terreno di sfruttamento indu¬ striale. Il tema della opposizione fra città e campagna, industria ed agricoltura, rimane però nello sfondo, senza trovare uno svolgimento adeguato; forse superava alquanto le forze della Rawlings, abile narratrice di saghe agresti, tenute in limiti di onesta leggiadria e di naturale saggezza. Discorso analogo si potrebbe fare per U libro del granito (Vallecchi), raccolta postuma di novelle dello scrittore ticinese Giuseppe Zocchi di recente scomparso: dettate con profonda comprensione della vita dei suoi monti e un impegno letterario notevole. Si resta però alla superneie pur dura e scabra, sia del granito della montagna che delle anime dei suoi abitanti; non si va al di là delle apparenze, per creare un mondo allucinante e incantato, come in certe opere di Ramuz, o, per quanto riguarda il ' parallelo con la Rawlings, in taluni racconti di Anderson. Sono libri, questi, il cui merito si compendia nella semplicità del linguaggio e nella affettuosa aderenza al mondo rappresentato, che consente una amabile e cristallina leggibilità. a. gr.

Persone citate: Del Giorno, Giuseppe Zocchi, Marjorie Rawlings, Rawlings