Due ergastolani accusano sette testimoni di falso
Due ergastolani accusano sette testimoni di falso DOPO 15 ASM DI SEGREGAZIONE Due ergastolani accusano sette testimoni di falso Essi riaffermano la loro innocenza decisi a riottenere la libertà Strane ammissioni e ritrattazioni dei testi imputati Palmi Calabro, 17 ottobre. Circa 15 anni or sono due contadini vennero condannati all'ergastolo. Sostenevano d'essere innocenti, ma i giudici furono d'avviso contrario. Oggi, questi due contadini sono tornati nella medesima aula da dove la sera del 26 marzo 1938 uscirono avviati verso il carcere a vita. Non come imputati, ma come parti. lese nell'estremo tentativo di uscire definitivamente dalla triste avventura di cui sono stati protagonisti. Rocco Corso e Domenico Condello erano due contadini di Varapodio. un paesino della piana di Palmi. Furono accusati d'aver ucciso, sparandogli da una siepe, un loro compae sano, Giuseppe Bagnato. E per questo condannati. Ma sette anni dopo la sentenza, coloro che con una serie di deposizioni avevano costituito la base per la condanna dichiararono che quelle testimonianze erano tutte mendaci, frutto di fantasia rese su istigazione di quel maresciallo che stava conducendo le indagini. Ed oggi i testimoni che con tanta spontaneità avevano spiegato d'aver detto il falso si so no presentati avanti ai giudici del Tribunale. Sette imputati e due parti civili: Rocco Corso e Domenico Condello, decisi a qualunque battaglia pur di ottenere la libertà. La battaglia s'è subito pre sentata molto più aspra di quanto non fosse nelle previ sioni. Deposizioni false? Testi moni mendaci? Accuse estorte? Come, dove quando? Gli imputati sono cascati dalle nuvole < Noi — hanno sostenuto concordemente — abbiamo detto nel 1938 tutta la verità, nient'altro che la verità >. Ma quelle dichiarazioni, allo ra, rese all'avvocato nelle quali si diceva che le deposizioni in quel processo erano tutte false? Sono state dichiarazioni compiacenti > — hanno replicato — < tanto per favorire i due poveri ergastolani >. Ma quando il presidente ha chiesto a Rosa Macheda. se effettivamente la sera in cui fu ucciso Giuseppe Bagnato aveva visto con i suoi occhi Roc co Corso e Domenico Condello appostati dietro una siepe, così come aveva con tanta sicurezza affermato nel processo del 1938, la donna s'è lasciato sfuggire: < Era buio e non posso dire d'averli perfettamente riconosciuti; pensai che fossero Corso e Condello >. Non era moltissimo ma già qualcosa per i due ergastolani. Il più importante, però doveva venire dopo. Paola Lentini è un'altra imputata. Ha da dire qualcosa di notevolmente interessante. < Io in Assise dissi d'aver veduto Rocco Corso armato tornare a casa la sera in cui fu commesso il delitto. Non è vero. Deposi il falso. Il maresciallo dei carabinieri mi accompagnò, quando fui interrogata come testimone, sin sulla soglia dell'aula e prima che en trassi mi disse: cStai attenta, Non modificare la deposizione: potresti passare dei guai >. E io che durante i quattro giorni in cui ero rimasta in caserma arrestata avevo subito dei maltrattamenti, mi guardai bene dal disobbedire. Anzi quando ebbi un confronto dinanzi ai giudici con Corso continuai ad accusarlo. Se non avessi fatto così sapevo cosa mi sarebbe capitato >. Come dire che un piccolo spiraglio di luce s'è fatto nel buio che circonda da quasi quindici anni i due ergastolani.
Persone citate: Calabro, Domenico Condello, Giuseppe Bagnato, Paola Lentini, Rocco Corso
Luoghi citati: Palmi, Rosa Macheda, Varapodio
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