"Il 26 aprile gli ha dato il colpo di grazia ma già prima aveva distrutto mio figlio!,,

"Il 26 aprile gli ha dato il colpo di grazia ma già prima aveva distrutto mio figlio!,,IXMZIATO tX CORTE »'ASSISE IL PROCESSO PER IL DELITTO DI P. STATUTO "Il 26 aprile gli ha dato il colpo di grazia ma già prima aveva distrutto mio figlio,," Con questa esclamazione la madre della vittima ha concluso la sua testimonianza - L'imputalo cerca di tare apparire il delitto una fatale disgrazia ■ Rievocata la storia della triste amicizia La fesca tragedia di piazza Statuto è stata rievocata ieri in Corte d'Assise. L'udienza antimeridiana è stata dedicata interamente ali interrogatorio di Giovanni Marinelli, il earto trentacinquenne che uccise l'amico Giovanni Versino, di 11 anni più giovane di lui, al quale era legato da morbosa amicizia. Il delitto venne compiuto, come è noto, in piazza Statuto alle ore 10,45 del 26 aprile 1951. Prima che l'udienza fosse dichiarata aperta, la madre della vittima, riuscita ad avvicinarsi all'imputato mentre i carabinieri lo conduci-vano in aula, si è scagliata contro di lui urlando: c Spia ! Assassino! Hai ammazzato mio figlio'. ». I militi di servizio e l'avv. De Marchi, patrono di parte civile, intervenuti immediatamente, hanno impedito che la sventurata donna — non ancora rassegnata alla perdita del suo unico figlio — aggredisse il Marinelli. Questi, dal canto suo, è rimasto impassibile. Si è seduto sulla panca degli imputati e, assorto nei suoi pensieri, ha atteso l'entrata della Corte. Vestiva un abito verde scuro, da lui stesso confezionato, che accentuava 11 pallore del volto, e sulla camicia color avorio portava una cravatta chiara; era pettinato con molta ricercatezza. Esperite in breve le formalità di rito 11 Presidente dott. Carron Ceva ha subito rivolto alcune domande all'imputato, il quale ha risposto senza dimostrare alcuna esitazione, con molta proprietà di linguaggio e sfoggiando una parlantina assai sciolta. La fuga in Francia Il Marinelli ha ricordato di avere conosciuto il Versino nel giugno del 1947 in un cinema nei pressi di Porta Nuova. I due simpatizzarono subito fra loro, dopo la fine del'- spettacolo si recarono al Valentino e durante la passeggiata si compresero e divennero amici. L'imputato non ha mancato di riaffermare che egli Iera il succube e non il Versino Per dimostrare che quanto asseriva era vero si è riferito a scritti nei quali incitava l'amico a ritornare sulla retta via ed a ri- prendere gli studi interrotti ed Uha prodotto una lettera che 11' Versino gli scrisse per supplicarlo di ritornare da lui. In questa missiva il giovane affermava pure che la propria madre era la causa dei loro tormenti. Il racconto dell'imputato è proseguito fra continue contestazioni del Presidente e del P. M. ; ma ogni volta l'assassino ha sempre avuto spiegazioni pronto e logiche, anche se non tutte convincenti. Dal suo racconto è risultato che per poter continuare i loro rapporti, ostacolati dalla madri' del Versino, questi si recò in un convento di Intra. Là fuscoperto dalla madre. Allora andò clandestinamente in Francia dove in precedenza si era recato il Marinelli. In un paese della Bor-gogna ì due rimasero insieme per circa sette mesi. Ma poi la ma-dre dello studente scoprì anche quel rifugio e andò a riprendersi il figlio Gli ostacoli, però, anziché troncare quella relazione la rinsaldavano maggiormente. Inutili furono i ricorsi della signora Versino alla polizia, al Tribunale dei Minorenni, alla Procura della Repubblica; del pari inefficaci si dimostrarono gli interventi presso il giovane da parte di un suo professore. Fu soltanto una ven tina di giorni p.ima del delitto che il Versino decise di ritornare in famiglia. Bussò all'uscio di casa e quando la madre gli apri esclamò: « Consummatum est, Deo granasi ». Ma non era finita: infatti 1 due giovani si incontrarono ancora ed 11 Marinelli telefonò alcune volte all'amico. Che cosa si dissero? L'imputato ha affermato che pregava il Versino di convincere la madre a fargli restituire il passaporto che dietro suo intervento la polizia gli aveva ritiralo. « Volevo andarmene in Francia — ha detto il Marinelli, — cosi non lo avrei rivisto mai più ». Si giunse al mattino del 26 aprile 1951. 1 due si incontrarono in via Viotti e passeggiano^) giunsero fino in piazza Statuto. Imputato: — Parlammo delle nostre cose; ad un certo momento io gli porsi la mano ed egli fece l'atto di stringermela. Ma poi rapido la ritrasse e sputò sulla mia. Estrassi la rivoltella porchè fuori di me dalla rabbia e gli dissi che avevo intenzione di uccidermi e mi puntai l'arma alla tempia. Il Versino mi afferrò la mano e fu cosi che parti U\ colpo. Smarrito alla vista de! sangue che gli sgorgava dalla bocca mi allontanai rapidamente. Nel pomeriggio sono stati interrogati alcuni testimoni, tra cui tre frati di Sant'Antonio da Padova, li loro Padre provinciale, Stefano Tinivelli, ha ricordato di aver inviato una lettera di presentazione per il Versino al convento di Intra. In seguito seppe che lo studente aveva espresso il desiderio di andarsene e che il Marinelli gli aveva fatto qualche visita nel convento di cui una volta fu ospite. Allora il religioso ordinò che il Versino fosse ac- compagnato nella nostra città, Questi però, alla stazione, con un pretesto riuscì a fuggire, , MììlUCCS di MOttC Assai importante è stata la testi nionianza di Padre Enrico D'Elia cui il Versino si presentò da solo dicendogli di sentire la vocazione religiosa. Quattro o cinque giorni prima del delitto la madre e il figlio si recarono da lui e lo informarono che il Marinelli aveva telefonato minacciando di uccidere il giovane se questi non avesse fatto come voleva lui. Il teste ha asserito che i due si dimostravano molto preoc capati. Sono poi sfilati innanzi alla Corte il Rettore del collegio nel convento di Intra, il dott. Sgarra che arrestò l'assassino a Rivodora, dove risiedeva, due ore dopo il delitto. Il funzionario della Squadra Mobile ha fra l'altro ri cordato ai giudici che il Marine! lì, intimorito dai colpi di pistola sparati in aria dagli agenti per impedirne la fuga, si fermò e disse: «Signor commissario, lei si vuole rovinare la carriera! Lo sa che non si può sparare a chi fugge? ». Quando fu ammanettato aggiun • se con un sospiro : « Ho ammazzato il Versino; è inutile perder tempo: è meglio così perchè ci saranno due " tarme " di meno al mondo: lui è morto ed io vado In galera». Il Marinelli ha ne ciato questa frase; ma 11 e gaio recisamente di aver pronun- missario ha affermato che gli era ìcui edicola cadde il Versino col | rimasta troppo impressa per poterla dimenticare. Sono stati sentiti quindi il giornalaio di piazza Statuto presso la pilo a morte, due donne che passavano casualmente in quel punto quando il Marinelli sparò, la prof.ssa Massucco-Costa, direttrice del Centro di orientamento professionale presso cui si tentò di psicanalizzare i due giovani. Per ultima la Corte ha sentito la madre della vittima; ed è sta- ta questa una deposizione drammatica. La signora ha rifatto la storia della fosca tragedia e del suo lungo calvario per impedire che si concludesse come temeva e come poi effettivamente si concluse perchè a nulla valsero i suoi sforzi. « Mio figlio — ha esclamato — è sempre stato un bravissimo ragazzo; smise di studiare quando conobbe costui ». La sventurata donna ha detto, fra i singhiozzi, che alle sue preghiere di lasciarle stare il figlio il Marinelli rispose con scherni e minacce. « Egli lo teneva quasi suo prigioniero. Il 26 aprile gli diede il colpo di grazia; ma questo Satana lo aveva distrutto a poco a poco già prima! ». Tutto è stato tragico per questa donna, anche il modo con cui conobbe la morte del figlio. Non sapeva ancora che era stato ucciso quando due persone suonarono alla porta delia sua abitazione. « Siamo delle pompe fune- bri — le dissero subito — e ve niamo per i funerali di suo figlio! ». Le parole della signora Versino hanno suscitato viva com mozione in aula ed il P. M. dot tor Prosio ha commentato: «Non comprendere il dramma di quo sta madre significa avere il cuore di pietra ». Oggi avranno inizio le arringhe degli avvocati; i difensori dell'imputato sono gli ovvocati Gillio e Delgrosso. La, vittima: Antonio Versino

Luoghi citati: Francia, Intra, Padova