In Scandinavia alla ricerca dell'arte di Lionello Venturi

In Scandinavia alla ricerca dell'arte In Scandinavia alla ricerca dell'arte In Scandinavia si vanno a vedere i fiordi e il sole a mezzanotte; ma non perde il suo tempo chi s'interessa all'arte, se ha l'occhio attento all'antico come al moderno, al classico e al barbarico senza pregiudizi. V'è un museo a Oslo, costituito da due ampie sale bianche e nude, ciascuna delle quali è occupata da una barca di grandi dimensioni. Sono le navi vichinghe lunghe, leggere, basse al centro, e slanciate in alto alla prua assai più di una gondola, quasi un grido di vittoria. E sono divinamente intagliate, con la rappresentazione di fiere crudeli e raffinate, degne dei vichinghi, barbari certo prima che fossero evangelizzati, ma potenti dominatori dei mari, viaggiatori che toccarono il Canada. Cristoforo Colombo riallacciò il continente americano alla civiltà, e a quanto pare chi vi andò dopo di lui ne profittò in modo soddisfacente. I vichinghi non avevano una civiltà da offrire, ma solo il loro coraggio e la loro ferocia, e le loro imprese furono cantate tardi e in un modo vago; ma furono degli artisti, attorno al secolo ottavo, fra i maggi ."i che la condizione barbara abbia prodotto. L'architettura e la decorazione delle loro navi sono stupende, e l'arte romanica che seguì ne tenne conto. Quando i tedeschi occuparono la Norvegia nell'ultima guerra, un generale andò a visitare il museo, e si meravigliò assai che simili navi potessero tenere il mare aperto. Il direttore del museo gli fece rispettosamente osservare che con simili navi i vichinghi avevano persino conquistato l'Inghilterra... Per passare dalle navi vichinghe a Edvard iMunch occorre fare un salto di più di un millennio, e ci si trova davanti a un artista pienamente consapevole della civiltà europea ottoccntistica, specie dei modi francesi e tedeschi. Mundi, che 'è morto nel 1944, è stato uno dei fondatori e dei protagonisti dell'espressionismo tedesco. E quando era già vecchio, attorno al 1915, ha dipinto quadri liberi dalla tradizione, di una forza, di una energia, di un ardimento veramente impressionanti, e forse non completamente estranci alle antiche condizioni barbariche. Tra questi due poli c'è tutta la civiltà artistica europea. Le opere degl'impressionisti, deipre e dei post-impressionisti sono numerose e bene scelte nei musei- scandinavi, specie in quelli di Copenaghen. Non si può parlare di Gauguin senza conoscere la Ny Carlsbcrg Glyptothek, che ha trovato presso la moglie danese e i figli di lui, alcuni dei suoi capolavori. Anche al di fuori di Gauguin, Cczanne e Renoir sono ottimamente rappresentati perchè i critici scandinavi hanno compreso la loro grandezza quando ancora era possibile comperarli a prez zi ragionevoli. E questo è awe nuto a Copenaghen come a Oslo, a Stoccolma, a Goteborg, eccetera. Anche il Settecento francese è ben rappresentato a Stoccolma, e non mancano saggi del nostro Rinascimento. Ma questa è arte importata, ed è naturale di cercare, magari alla periferia, la partecipazione diretta degli scandinavi alla vita estetica d'Europa. La si tro va proprio là dove meno la si aspetterebbe, nel periodo neoclassico, attorno l'accademia di Copenaghen ch'era diventata la capitale artistica del nord. Fu quello il momento felice quando arte e accademia s'identificarono nelle illusioni dei mortali. Da tutta l'Europa accorrevano in Italia scultori e pittori di figura, per studiare le statue antiche, Raffaello e Michelangelo; e pittori di paese per ritrarre Roma, i suoi dintorni e la baia di Napoli. Anche i figuristi volevano « fare vero », cioè prendevano un modello italiano nudo, lo mettevano in una posa eroica, e lo riproducevano più esattamente che potessero per poi intitolarlo Achille o Giasone. Ma i paesisti, quando non rappresentavano le colonne e gli archi, si dedicavano al suolo e agli alberi che erano classici perchè cantati da tanti poeti, ma infine non avevano nulla di eroico, se non quello che appartiene alla natura eterna e perciò alla vita di ogni giorno. Fu quella l'età migliore del paesaggio neo-classico, tra il 1815 e il 1830, che dopo il '30 il realismo prevalse. Della fioritura scandinava di quel tempo tutti conoscono il nome di Thorvaldscn, il n..iggiore scultore europeo dopo Canova, come crede chi si occu pa solo d'arte, o anche prima di Canova secondo chi non chiede all'arte se non un'affermazione d'ideale. Thorvaldscn è per danesi un eroe nazionale c ha un ampio museo con tutte le su» opere e le sue collezioni. Proprio in una decina di sale di quel museo c'è un'ampia scelta delle pitture eseguite a Roma nel primo quarantennio del secolo XIX. La maggior parte sono di pittori scandinavi e tedeschi, ma parecchie sono anche le cose italiane. Purtroppo per la qualità della raccolta, le pitture francesi son rare c non bene scelte. L'impressione che se ne ricava è che le composizioni e le figure classiche o nazarene sono morte e sepolte in un silenzio im¬ psqmrctasvfbtcdormssaqpzcdorcrddeGgtdaspdgdsvsNdcldsdFssvtotDftglvddsndasgddllEscutvdsglssm penetrabile. Non così alcuni paesaggi che ci sono vicini, attuali o quasi, e ai quali va la nostra ammirazione. Perchè questa differenza? La risposta più ovvia è che i pittori di figura erano controllati c soffocati dalle statue antiche o dalle pitture del Rinascimento, mentre i paesisti traevano dalla natura un numero infinito di suggerimenti per la libertà creativa. Ma la risposta è troppo ovvia perchè sia sufficiente. Il paesista prendeva a modello la natura, e la stilizzava, la ordinava secondo le sue preferenze: presto quell'ordine predominava sino a diventare esso stesso l'arte. Il motivo, l'ispirazione si espandevano nella fantasia e si arricchivano; ciò che spariva o quasi era il soggetto. Appunto il paesaggio ha avuto questa funzione nel gusto dell'Ottocento, di costituire un soggetto anonimo, di liberare l'artista dall'eccessivo ossequio al tema storico o letterario, che i figuristi non solo neoclassici, ma anche romantici e realisti, tanto curarono a loro danno. Ecco perchè i paesaggi de! museo Thorvaldsen, per esempio quelli del romagnolo Giambattista Bassi o del norvegese Christian Dahl sono le pitture più attraenti. Il migliore dei paesisti usciti dall'Accademia di Copenaghen è appunto Christian Dahl, il quale sebbene fosse nato a Bergen, il paese del sole a mezzanotte, an dò a cercare il sole del mezzogiorno, e precisamente a Napoli dove dipinse nel 1820 e '21. Nei suoi studi anche quando non si vede il Vesuvio, Napoli è presente per la luce, il cielo, il mare, Nel musco di Oslo c'è un quadretto di onde con un poco di cielo, cosi festoso, così vivo nella sua delicatezza, tutto di graduazioni di tono, da farmi pensare alle più riuscite fra le opere di Sislcy. Sessanta anni prima. Fin dal '700 d'altronde i paesisti sentivano il bisogno, dell'impressionismo, e Valenciennes scriveva che non si doveva star davanti a un motivo per più di due ore, che altrimenti la luce mutava. Appunto il quadretto di Dahl è un momento di creazione fantastica, momento breve ma intenso e perfetto, dal quale il soggetto è scomparso e il motivo è la luce. Partito da Napoli egli divenne professore nell'Accademia di Dresda e dimostrò in una serie di grandi pitture l'interesse turistico dei fiordi e delle montagne norvegesi. I suoi conterranei gli danno il merito di aver scoperto all'arte.la Norvegia* ma allora la sua arte era finita da un pezzo. I figuristi sono finiti assai peggio. Appena presentato tutti mi domandavano a Oslo se avessi ve duto il nuovo palazzo municipa le, e anche a costo di cadere dalla loro stima rispondevo di no. Esso è pieno di pitture murali recentissime, ed è noto che il nostro secolo non è adatto alla decorazione murale. Il pittore di una delle scene di Oslo ha scritto: «La base della pittura è nel vecchio quartiere di Vika, che deve essere demolito. Se non riusciamo a portare questi bassi al grado di benessere del resto della città, avremo una esplosione sociale, simbolizzata dal fuoco nell'angolo a sinistra. Il drago simbolizza la miseria che ha dominato a Vika. Più su la pittura si copre di colori chiari ottimistici: arancio, rosso, giallo e azzurro ». Dunque, commedia a lieto fine. Per rispetto al lettore non esplodo io in una bestemmia: la pittura non è adatta a trattare un simile tema. E proprio per sfuggire alla contemplazione di simili orrori mi rifugiavo in mezzo ai paesaggi neo-classici con infinita simpatia. Lionello Venturi :siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiuiiiiiiuiiiiiuiiiii

Persone citate: Canova, Christian Dahl, Cristoforo Colombo, Dahl, Gauguin, Giambattista Bassi, Renoir