II carteggio Turati-Kuliscioff di Luigi Salvatorelli

II carteggio Turati-Kuliscioff L'ITALIA DEL PRIMO DOPOGUERRA II carteggio Turati-Kuliscioff Bene ha fatto Alessandro Schiari, editore del carteggio TuratiKuliscioff, a far seguire al primo volume, pubblicato nel 1949, il quinto: Dopoguerra e fascismo (1919-22), per l'interesse particolarmente vivo — attuale, come si dice — del periodo. Documento importante davvero è codesta corrispondenza di due personalità di primo piano, per capacità personali, relazioni, influenza. Riguardo a quest'ultimo punto, si può rimanere incerti se l'influenza maggiore, di più largo raggio e di più profondo effetto, sia quella di Turati o della sua eletta compagna. Certo, Filippo parla e agisce nei centri politici di Milano e di Roma, soprattutto a Montecitorio; ma Anna, anche in assenza di lui, riceve una quantità di persone importanti anche non socialiste, discute con loro consigliando, dissuadendo, spronando: ed è ascoltata con reverente, affettuosa attenzione da tutti, anche quando i suoi discorsi prendono l'aspetto della ramanzina. Nella corrispondenza fra i due si direbbe a prima vista che l'elemento più influente sia la donna e non l'uomo; tanto aperta e risoluta è la sua parola che spesso è di critica e dissenso, e tanto sincero e profondo è l'apprezzamento che Filippo fa di ogni opinione di Anna. Tuttavia, a un più attento esame, si vede come Turati, per impulso immediato de! sentimento o per politica meditazione, mantenga abbastanza spesso la sua opinione diversa; e Anna, per sua parte, finisca per rimettersene a lui, di cui riconosce la grande responsabilità. I dissensi, del resto, quando ci sono, vertono su questioni di tattica politica, su situazioni contingenti, su apprezzamenti di atti singoli: e anche in questi casi i due corrispondenti non sono dominatici e cristallizzati nei loro giudizi; che anzi li modificano non di rado da lettera a lettera secondo le successive esperienze quotidiane. Sul piano dei principi, sulle grandi linee della condotta, i due sono perfettamente affiatati. Condanna risoluta del massimalismo socialista, oscillante fra l'inerzia sterile e il disordine anarchico; constatazione che così non si può andare avanti; che il primo a essere danneggiato, dal caos politico del dopoguerra, è il proletariato italiano; che esso rischia di andare incontro all'isolamento e a una reazione pericolosa. Che l'unico svolgimento utile o semplicemente possibile è quello del gradualismo riformistico. Che una collaborazione con le forze borghesi progressive, da parte del partito socialista, s'impone. Tanto è ragionevole Turati, da giudicare opportuno, a proposito della discussione fra operai e industriali per le otto ore di lavoro, « che l'accordo sia e appaia difficile. Se gli operai si persuadono che la resa degli industriali è facile, chissà che cosa poi pretenderanno in questi tempi bolscevichi ». E tuttavia, la Kuliscioff trova talora che ragionevole egli non lo è abbastanza (25 febbraio 1919): « Ti auguro di passare addirittura al serratismo, giacchè, come l'« Avanti! » non vedi che la reazione che infierisce più che mai. Fate dei cortei a decine di. migliaia di persone e gridate: " Vogliamo la libertà! ". Quale? Per attuare la dittatura de", proletariato? E allora ditelo francamente e agite in conformità. Quando sarai ministro, probabilmente non concederai tanto ai tuoi nemici leninisti ». Filippo vede più di Anna la situazione quotidiana del partito e del gruppo parlamentare, e cerca finché è possibile una linea di conciliazione, preoccupato com'è di mantenere l'unità del partito. Nelle lettere di Anna questa preoccupazione, mi sembra, appare assai meno: diciamo pure che essa non sente molto il partito, anzi i partiti in generale; guarda piuttosto alle grandi questioni, agli sbocchi ultimi, agli interessi umani. Se in Turati, come in Treves, rimane fino all'ultimo un attaccamento alla tradizione marxistica, nella signora Anna non è facile, almeno qui, trovarne testimonianza. Non le si farebbe torto, pensiamo, dicendo che dal marxismo giovanile ella era risalita alla democrazia umanitaria di tipo quarantottesco, mazziniano. Guardando al disopra della tattica quotidiana, la signora Anna non soltanto condanna i massimalisti, ma anche i riformisti, rivolgendo loro obbiezioni analoghe a quelle mosse contemporaneamente da qualche indipendente, di fede liberale democratica. Nel settembre 1919, all'indomani della sciagurata impresi dannunziana anticipo della marcia su Roma, il ministero Nitti è aggredito alla Camera dalla faziosità nazionalistica. Turati e i suoi sono d'accordo che occorra evitarne la caduta. Un discorso di Filippo, prima della votazione di fiducia, sembra alla Kuliscioff « combinato in tali termini da giustificare completamente il voto favorevole ». Viene invece il voto contrario del gruppo; ma immediatamente prima Modigliani si azzuffa con Raimondo « e i fascisti », in difesa del ministero. «Chi ci capisce qualcosa, è bravo », esclama la signora Anna. Turati, che al momento del voto si era squagliato, cerca di persuaderla che le cose sono andate nel modo migliore, o meno cattivo: un voto favorevole del gruppo socialista avrebbe nuo¬ ciuto al governo; ma furono opportunamente in pochi a votare il no, e non si confusero con i fascisti. Altre volte, però, è proprio Turati a prender la testa della dissidenza antimassimalista, e a fare delle impennate furiose. Così, contro l'ostruzionismo postelegrafonico, che fra l'altro ha il torto di mettere a soqquadro la corrispondenza con Anna, ma non quella sola ( 16 settembre i9'9>: Sono sempre più inferocito. Oggi ebbi la lettera del 9. Quella del 10 era arrivata ieri l'altro per isbaglio. E non arrivarono in genere che le lettere del 9; cioè con una settimana di ritardo. Di più: dopo aver ricattato il ministero, che oggi presentò il disegno di legge, ora si dice che vogliano ricattarlo una seconda volta, e. se non avranno promesse della modifica di certe tabelle, stanno per proclamare lo sciopero... Io dico — e lo dirò alla Camera se avrò occasione — che sono metodi criminali. Vi sono delle povere donne che hanno figli, mariti infermi e lontani e. andando al telegrafo, si sentono dire che è inutile che telegrafino, che tanto il telegramma non parte... Ah! una buona legnatura solenne per tutti quei gropponi! Allora è Anna che cerca di calmarlo e frenarlo: «Per carità, che le tue ire non ti spingano a commettere dei veri e imperdonabili spropositi ». E prende in una certa misura la difesa del personale postelegrafonico, aggiungendo, col solito rigore logico: «Se, dunque, fosse vero che sono veri delinquenti come dici tu, allora perchè non invocare anche una legge punitiva contro qualsiasi forma di sciopero dei servizi pubblici? ». * * La soluzione logica era l'andata dei socialisti al governo. Questa corrispondenza è una testimonianza preziosa di quanto fosse diffusa una tale convinzione, proprio nel mondo borghese. Da molti, anche non socialisti — scrive Turati il 22 marzo 1919 — si attende e quasi si augura l'avvento dei socialisti al potere. Un anno dopo, è nientemeno che Bonasi — il guardasigilli di Pelloux e dei provvedimenti autoritari — a esprimerne il desiderio vivissimo. La Kuliscioff è dello stesso parere; e anche Modigliani. Ma Turati controbatte ( i° marzo 1920) : Tu dici che è 11 nostro momento. Lo sarebbe forse se avessimo, o potessimo avere le masse e il partito con noi. Ma tu sai perfettamente che la realtà è l'opposto. Andando al potere soli o in prevalenza, o in collaborazione, anzitutto saremmo sospettati dai boscevkhi, poi avremmo contro di noi' la grossa borghesia intimorita, inoltre le nostre masse cf chiederebbero la luna nel pozzo, gli stati esteri ci boicotterebbero come hanno tentato di fare con la Russia, e noi saremmo in condizioni assai peggiori... Sarebbe insomma, in una miseria più spaventosa della attuale, una gazzarra più scandalosa, e per reggere e per reggerci dovremmo noskeggiare il popolo (Allusione al ministro socialista tedesco Noske). Io dico invece che al potere noi ci siamo già, e ci siamo per quel tanto che valiamo, solo che avessimo giudizio e capacità di pesare, senza le responsabilità dirette e terribili di farci liquidatori di un fallimento alle cui cause siamo stati estranei. Alla prova dei fatti, questa « capacità di pesare » non ci fu. Cadde Nitti, contrariamente all'avviso di Turati (che nel maggio 1920 chiama delinquenti i compagni, per il voto di sfiducia). Torna Giolitti: Turati era un vecchio filogiolittiano; e di fronte al terzo misero ministero Nitti, critica questo (d'accordo con Anna) per il suo attaccamento al potere. Egli avrebbe voluto — e non a torto — una combinazione Giolitti-Nitti. Invece Giolitti è portato al potere da una lama di fondo antinittiana, e Nitti dichiara, proprio a Turati • « O lui, o io ». Commenta Turati: «Questo orgoglio mi pare veramente il difetto capitale di don Ciccio ». * * Con l'ultimo ministero Giolitti Li questione fascista, il pericolo fascista, viene in primo piano. Precedentemente, a giudicare dal carteggio, nè Filippo ne Anna avevano prestato al fascismo una grande attenzione. Ora fra i due si discute se il governo sia complice o no del fascismo. 11 carteggio va diventando sempre più ostile a Giolitti, presso cui Tu¬ rati combatte invano l'« enorme follia » — e grave errore fu veramente — dello scioglimento della Camera. . A un certo punto Turati rivea, senza volerlo, il vero segreto del cosiddetto filofascismo giolittiano. Durante una trattativa particolare con Bonomi, successo a Giolitti, egli scrive (28 novembre 1921): Se, invece che avvertirlo soltanto dell'errore politico che faceva per considerazioni generali, avessi potuto tenergli un discorso sensato, e promettergli in compenso di certi suoi atti la difesa del gruppo, probabilmente il risultato sarebbe stato diverso. Ma noi chiedevamo per la giustizia e per i nostri begli occhi, senza impegnarci ad altro che... a farlo cadere alla prima occasione. il giorno i Più sinteticamente, dopo: « E stupido pretendere d vincere tenendosi fuori del giuoco ». Sentenza lapidaria, per giudicare della sconfitta socialisti e dell'avvento fascista al potere. Luigi Salvatorelli

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma, Russia