Polemica sul settebello delle ferrovie italiane di Paolo Monelli

Polemica sul settebello delle ferrovie italiane Polemica sul settebello delle ferrovie italiane L'abolizione del rapido di lusso Napoli-Milano dispiacerebbe anche agli scozzesi • Non è vero che viaggi vuoto e il biglietto non costa un occhio della testa-Curioso motivo della mancata pubblicità - Il raro spettacolo dal «belvedere» - Fallacia di argomenti demagogici Roma, ottobre. Mi sia permesso, dopo l'intervento del Gorresio e del Bacchelli, di parlare anch'io del treno di lusso NapoliMilano e viceversa, del superelettrotreno, del superlusso, del settebello delle Ferrovie dello Stato, come lo chiamano i due illustri colleghi, della palla d'oro, come lo chiamano a Napoli, e di esprimere, in contrasto con essi, il desiderio che quel servizio, sospeso soltanto per una revisione al materiale, possa essere ripreso nel più breve tempo possibile. Il Bacchelli e il Gorresio parlano con competenza delle perdute abitudini dei principi russi e dei < lords inglesi » (l'aggettivo non è una tautologia, come potrebbe sembrare; vi sono anche lord scozzesi che in ogni parte del mondo trasportano le parsimoniose virtù, della loro terra; da uno dei quali del resto, il molto onorevole marchese di Aberdeen e Temair, ho ascoltato alcuni dei più divertenti aneddoti su quelle virtù degli scozzesi in genere, e degli aberdoniani in particolare; fra i quali la storia che quando ad Aberdeen il prezzo di una corsa in tranvai fu ridotto da tre soldi a due soldi, la costernazione fu gran, de; perchè prima quei cittadini andando a piedi risparmiavano tre soldi, e ora soltanto due. Certamente l'abolizione di un treno costoso riuscirebbe 7>iolto dolorosa a- quegli aberdoniani per lo stesso motivo). « Ci sono stato sopra » Parlano, dicevo, con scienza e dottrina delle industrie di lusso, delle necessità che in un paese povero si faccia una politica economica per poveri; e sanno tutto dei motivi per cui un treno come il vituperato debba necessariamente viaggiare a vuoto; citano dottissimamente il Malagodi e il Marchese de Cuevas, Vittorio Bersezio e Aristippo, Bakunin e Dupont de Nemours, il marchese Pareto e Augusto Comte; e il Gorresio nomina con grande onore l'anarchico Aristippe Marotteau, e gli rivela il Bacchelli che l'anarchico non è mai esistito ed è soltanto un personaggio di un suo romanzo, Il diavolo al Pontelungo. Ma l'uno e l'altro in questa faccenda, per loro confessione, hanno una deficienza della quale io sono immune e per cui ritengo di avere il diritto a i7iterloquire; iV Bacchelli, che dice che se li avessero dati a lui avrebbe spe¬ so assai meglio i miliardi che il treno è costato, su quel treno che non è mai salito; e non l'ha mai visto il Gorresio che pur lo descrive. Mentre io ci sono stato sopra, e ci ho viaggiato due volte, e due cose posso dire in opposizione a quello che essi hanno affermato, fidandosi degli argomenti di una corrispondenza da Milano che aveva tutta l'aria di essere < ufficiosa » 0 ispirata. Non è vero che quel treno viaggi vuoto, se non altro in queste ultime settimane; non è vero che per prendervi posto si paghino supplementi rovinosi, adatti tutt'al più a ipotetici turisti miliardari. I primi tempi vi erano ammessi soltanto i viaggiatori con biglietto di prima classe a tariffa intiera; e siccome il 90 % dei viaggiatori di prima classe in Italia godono di tariffe ridotte, questo pareva escluderli definitivamente dal treno, 0 imporre loro per viaggiarvi sù una spesa troppo superiore a quella a cui sono abituati. Ma per un viaggiatore che non fruisca di alcuna riduzione prendere quel treno non è affatto una impresa da scialacquatori o da nababbi. Come ha scritto sul New Yorker la nota giornalista che si firma Genét, < the train costs only a few dollars. more than first class on the regular rapidi », costa soltanto pochi dollari più che la prima classe sui rapidi normali. E valga il vero: il biglietto di prima da Roma a Milano costa 7320 lire; e col supplemento del rapido 8H0. Per il treno di lusso si pagano 7320 lire più un supplemento di 3300 lire; totale lire 10.620. Differenza in più, rispetto a chi prende il rapido, L. 2180. Ma poi chi prenda posto in una di quelle vetture pullman che vengono aggiunte ad alcuni rapidi (e sono raccomandate dal Bacchelli in sostituzione del treno di lusso) paga per lo stesso percorso 9279 lire (cioè il costo del biglietto di prima, più il supplemento per il rapido, più il supplemento per il pullman di 1839 lire); cioè soltanto lSlil lire meno del pazzo, del nababbo, dello sciupone, del /esso, del miliardario che ha preso il treno di lusso. Dal settembre in poi si accede a quel treno anche con un biglietto a tariffa ridotta; il giornalista Gorresio che si recasse da Roma a Milano in carrozza pullman se la caverebbe con 54i9 lire; ma se facesse la spesacela del lusso gli ci vorrebbero, orrore, 5790 lire, ben 350 lire di più. Da quella informazione ufficiosa o ispirata, parafrasata dagli illustri preopinanti, appare che in media una ventina di persone viaggiano su quel treno (escluso il raro caso di comitive). Io ci ho viaggiato due volte nel mese di settembre, da Roma a Bologna, e da Milano a Roma. All'andata ho trovato la vettura ristorante gremita (60 posti, perchè oltre alle 13 tavole del ristorante erano state occupate anche le due tavole del bar adiacente) e certamente vidi che durante la colazione una trentina di altri viaggiatori, o più, erano negli scompartimenti o nel belvedere in testa al treno. Al ritorno ci furono due servisi di vettura ristorante, ed il secondo cosi affollato che non trovai posti; c'era altra gente al bar, e i soliti viaggiatori negli scompartimenti e al belvedere; calcolai che i viaggiatori fossero da cento a centoventi, cioè più dei due terzi del numero massimo consentito (160 posti). E non c'era traccia di comitive; eran tutti viaggiatori sfusi — se mi permettete la parola. Mi disse il capotreno che spesso c'è più gente di quanta ne avessi vista in quei due viaggi; e ad ogni modo il numero aumenta di giorno in giorno a mano a mano che il pubblico ne ha notizia, specialmente gli stranieri. A questo proposito la citata giornalista americana si duole della mancata pubblicità da parte delle Ferrovie dello Stato, dandone un curioso motivo: c Quando il treno iniziò le sue corse vi si fece molto chiasso intorno. Ma avendo la stampa comunista levato alti lai, scrivendo che mentre si lancia quel treno per milionari i contadini viaggiano ancora a cavallo degli asini, ogni pubblicità cessò. Molta gente, e soprattutto i turisti americani, non ne hanno mai sentito parlare, seem never to have heard of the Milan-Naples treno lusso espresso ». Nessun richiamo si fa, che io sappia, nei grandi alberghi; mentre gioverebbe moltissimo un cartellone, commissionato magari a qualche pittore povero che ci avrebbe avuto il suo tornaconto, come tanti altri poveri, da queste così dette industrie di lusso. (O forse un milioncìno per pagare il pittore, aggiunto ai dicci miliardi che dicono abbia ingoiato il treno, sarebbe stata la goccia che fa traboccare il vasof). Mi han detto che per certi accordi con la Compagnia delle Vetture Letto i nostri uffici di turismo all'estero non possono raccomandare quel servizio; e certamente l'ufficio inforinpzioni della stazione di Roma, domenica scorsa, mostro di ignorare tutto del treno, e mi dette l'errata notizia che era già stato sospeso; mentre farà servizio fino al primo novembre. Sensazioni nuove Aggiungerò che tutte e due le volte notai che il pubblico era in grandissima maggioranza di italiani; e c'erano intere famigliole, con i genitori chi: portavano i bimbi al belvedere per il raro spettacolo; eccezionale anche per un viaggiatore smaliziato come sono io. Si ha l'impressione di essere al volante di una rapidissima macchina, guidata senza alcuna preoccupazione di traffico, con una comodissima vista della campagna intorno come non si ha mai quando si va in automobile, che si devono tenere gli occhi fissi alla strada e ai suoi rischi. Anche le gallerie, così traversate, danno sensazioni nuove; una esperienza unica, traversando a 120 chilometri l'ora la grande galleria dell'Appennino, è la grande stazione sotterranea di smistamento nel mezzo della galleria; il treno opportunamen- te rallenta a quel punto, si spengono le luci dello scompartimento, si ha una visione spettrale della caverna con i lividi lampioni, del capostazione, del telegrafista e dei pochi manovratori reclusi nel cuore della montagna, con ottocento metri di roccia sul capo (un cunicolo di un migliaio e mezzo di gradini li conduce, quando non ne possono più, a vedere la luce in cima al monte); e le pareti intorno stillano di perpetua umidità, e ad ogni treno che passa, un turbine di vento li investe, sì che debbono attaccarsi ad apposite stacche per non essere trascinati via. Una accorta propaganda dovrebbe far sapere a italiani e stranieri che cosa è di inatteso, per coloro che viaggiano per veder novitadi, come l'antico — e ce ne sono ancora — questo spettacolo dal belvedere del treno di lusso; una esperienza mai immaginata, che costa poco più, o meno, di una gita domenicale in automobile. Il « fiore all'occhiello » Si fa un gran chiasso sui cinque o dicci miliardi di deficit dell'esercizio. Forse la somma è cervellotica. Se non si sono sbagliati i preventivi, limitando il numero dei viaggiatori e stabilendo le tariffe, penso che ogni volta che questo treno accoglie ottanta o cento viaggiatori le entrate e le spese dovrebbero bilanciarsi; ed è certo che ai centoventi, ai centoquaranta viaggiatori quotidiani si arriverà facilmente col tempo e con un po' di quella pubblicità che finora non si è fatta. (Così è successo quando si è agganciata una vettura pullman a uno dei rapidi Napoli-Milano; il primo anno correva quasi deserta, oggi è spesso impossibile trovarvi un posto senza i prenotazione). Non voglio di- 1 scutere qui gli argomen\ ti democratici o demagogici che sono stati agitati intorno a questa esperienza. Certo sarebbe delittuoso se le Ferrovie dello Stalo, paghe del fiore all'occhiello dell'elegantissimo treno, trascurassero i servizi < destinati alla povera gente y; ma chi viaggia molto sulle ferrovie italiane nota di anno in anno un progressivo miglioramento — dalla rovina totale in cui sì trovavano otto anni fa —; maggiore efficienza, maggiore comodità, maggiore decoro, per sostantivare gli aggettivi usati dal Gorresio; e ad ogni modo sono due problemi separati. Si potrà anche, col senno di poi, discutere se conveniva costruire questi due convogli che hanno dato lavoro per non so quanto tempo agli operai delle officine Sieda, di Sesto San Giovanni, e a quegli eccellenti tecnici (mi dicono che ordinazioni a qmlle officine di vetture simili sono in corso, o in progetto, da parte di enti stranieri); ma una volta costruiti non si capisce perchè dovrebbero essere lasciati inoperosi. ; ro essere msew. rr.«pC.w.. ! Appare dagU articoli^ del j■ sI Gorresio e del Bacchelli che ogni industria di lusso dovrebbe cessare da noi finché non si sia provveduto ai bisogni dell'ultimo miserabile ; che prima di costruire congegni modernissimi o edifici monumentali debbano scomparire tutti i quartieri poveri delle città e uscire tutti i cavernicoli dalle tane (che talvolta, come ho avuto occasione di riscontrare ad Adria, insistono ad abitarvi anche se siano messe a loro disposizione casette pulite e salubri, per un atavico impulso; per cui — e anche questa è una storia che meriterebbe più lungo discorso — sembra più urgente da noi educare il popolo a eerte abitudini di pulizia e di decoro che appaiono trascurate anche presso gran parte della me- Idia e ricca borghesia). L'ar- 1 pmlztagomento degli illustri preopinanti fa effetto, ma è specioso. Se % signori del Rinascimento avessero atteso a costruire i loro palagi che tutti i loro sudditi avessero una comoda abitazione, oggi la 1. Penisola sarebbe una landa i£di catapecchie senza storia ! Fcome molti Paesi «Europa; j'eppure oggi dobbiamo m ibuona parte a quegli splen- til I il i Oi7lfl/lJ «-, 11 , /1' ! il il II L» t .-1 /1 ti ni _didi edifici quell'industria del Cforestiero della quale vive dgran parte della nostra po- Ipvera gente, ed alla quale gio vano anche ritrovati come il deprecato treno di lusso. Portando l'argomentazione all'estremo, dovremmo astenerci anche dal costruire alberghi moderni e di lusso per i forestieri e per i ricchi finché non sia saziata la fame di case dei ceti medi e popolari; e giudicare < fastoso ed inutile » restaurare quei sontuosi monumenti del passato, e le principesche ville del Veneto che vanno in rovina (e crepino pure quel milio- sdacetalpocMdne di italiani che vivono del nturismo). Eppure, a quanto jtci risulta, i russi non han- juno aspettato che siano scom- Ilparse le baracche di legno ibdei loro sobborghi, e non ci |fsia più la necessità della eoa- [nbitazione per tanta parte dei |bcittadini, prima di erigere lanile» monumentali edifici per r'gdSsd'auffici e ministeri di cui vediamo ogni giorno le fotografie e i lussuosissimi Sta di, e la davvero fastosa ferrovia metropolitana. Paolo Monelli