Totò vince la battaglia per il ""Trono di Bisanzio"
Totò vince la battaglia per il ""Trono di Bisanzio" Totò vince la battaglia per il ""Trono di Bisanzio" Per la seconda volta i giudici hanno dato ragione al principe attore condannando i suoi diffamatori Napoli, 6 ottobre. In Corte di Appello come in Tribunale, il principe Antonio De Curtis, o meglio l'attore Tote, ha sconfitto i suoi avversari. I magistrati della Corte d'Appello, infatti, ieri sera, dopo essere stati in Camera di consiglio per quasi due ore, hanno deciso di confermare la sentenza del Tribunale: come dire cioè la condanna a Marziano Lavarello e al suo amico Guido Jurgens. E' questa una storia di vecchia data. Marziano Lavarello aveva sempre sostenuto che Totò era un usurpatore del titolo nobiliare di cui è molto fiero, e che non aveva alcun diritto a ritenersi discendente di Costantino, imperatore di Bisanzio. Nel giugno del '51 colui che si faceva chiamare Marziano II diede incarico al suo « cancelliere > Luigi Colisi Rossi e all'esperto di araldica, Guido Jurgens, di redigere un esposto alla Procura della Repubblica nel quale si sosteneva che Totò aveva ottenuto il riconoscimento ufficiale del suo titolo dalla magistratura napoletana con documenti falsi. Successivamente, in una conferenza stampa ideata da Marziano II, organizzata da Luigi Colisi Rossi e tenuta da Guido Jurgens vennero illustrate le ragioni per le quali era stata dichiarata guerra a colui che si fregiava del titolo di imperatore di Bisanzio, ovvero il principe Antonio De Curtis, il noto comico Totò. Da qui la querela per diffamazione e calunnia e la condanna di Marziano Lavarello a 13 mesi, di Guido Jurgens (perchè recidivo) a due anni di reclusione. Ieri la battaglia < per il trono di Bisanzio » è continuata in Corte d'Appello. S'è cominciato con una scaramuccia: 11 prof. Carnelutti ha chiesto, infatti, la rinnovazione del dibattimento facendo presente che la magistratura napoletana nella sua sentenza non aveva riconosciuto chiaramente il diritto a Totò di fregiarsi del titolo. Non si è opposto l'avvocato di Parte civile, Eugenio De Simone, che tutela gli interessi di Totò. Lo ha fatto, invece Il Procuratore generale Pedote, osservando come la Corte d'Appello di Napoli abbia riconosciuto la discendenza di Totò e rilevando comun que che la questione delle origini del principe De Curtis interessa questa vicenda giudiziaria. Poi si è passati subito alla discussione: gli imputati, infatti, hanno dichiarato di rimettersi a quanto avevano detto nel precedente processo. Solo a sera tarda hanno terminato di parlare gli avvocati. Il Procuratore generale ha chie sto la conferma della sentenza I magistrati si sono riuniti in Camera di consiglio e Totò, che aveva assistito al dibatti to, ha preferito attendere in casa la notizia di come era andata la sua seconda battaglia per il titolo. Dopo aver discus so due ore, i giudici hanno un nunciato che Totò aveva vinto anche questa volta.
Luoghi citati: Napoli
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