Miraggi di ricchezze favolose per i solitari cercatori d'uranio

Miraggi di ricchezze favolose per i solitari cercatori d'uranio NELLA VECCHIA AMERICA DEGL'INDIANI E DEI BISONTI Miraggi di ricchezze favolose per i solitari cercatori d'uranio Armati di contatore Geiger, penetrano nei più inaccessibili recessi dell'Utah e del Colorado - Febbrile attesa delle oscillazioni rivelatrici: un momento che non si scorda più - Radio trasmittenti per chiedere subito le conLa straordinaria fortuna di un ragazzo di Brooklyn: in poche settimane due milioni di dollari in banca cessioni (Dal nostro inviato speciale) Dead Horse (Utah), sett. Strani, davvero strani turisti motorizzati ■percorrono in questi giorni le piste sassose che si diramano dalle grandi strade asfaltate e vanno verso il sud, dentro la immensa regione semidesertica, poco conosciuta, disabitata, che dalle Montagne Rocciose digrada per quasi duemila chilometri verso le catene costiere della California. E' una regione di grandi spazii, un altipiano colorato da rocce gialle e rosse, viola e verdine e azzurrognole, eroso da fiumi profondamente incassati che prendono nome, appunto, da colori: il Verde, il Colorado, il Giallo. Precipita, alla fine, verso il sud-ovest nella inimmaginabile, indescrivibile meraviglia del Gran Canon del fiume Colorado ed in quella fantasmagoria in rosa e rosso che è il Bryce Canon, l'orgoglio dello Utah. Strana gente sospettosa Qui, lontano centinaia di miglia dalle grandi strade e da ogni centro abitato, sopravvive ancor oggi un'America primigenia, un'America in technicolor, ancora popolata dalle < nazioni » indiane e da branchi galoppanti di bisonti. E' un'isola montagnosa, separata dal resto del continente da un indefinibile senso d'isolamento, da cui traspira un'estrema antichità e, come dice un inno mormone, « dove il sole scopre le ossa mastodontiche della Terra ». Dopo quasi cinque ore di macchina vedemmo finalmen¬ te-una jeep scendere la pista e ci mettemmo da parte per aspettarla. Era la prima macchina che incontravamo nella giornata, sebbene ne avessimo scorte parecchie, ferme fra le rocce, lontano dalla strada e apparentemente abbandonate. Da queste parti d'America usa come in Africa che chi s'incontra stilla pista si fermi a scambiar saluti e notizie. « La pista è difficile — ci avevano detto prima d'abbandonare l'asfalto — ma troverete dappertutto gente che v'aiuterai. E noi avevamo bisogno di sapere quanto mancava ad arrivare ad un posto di rifornimento. Sulla jeep stavano tre uomini, tre tipi allampanati e ci colpì subito il fatto che portassero a tracolla una grossa scatola nera. Rallentarono, come stessero per fermarsi accanto a noi che eravamo già scesi di macchina e gli andavamo incontro di qualche passu, salutando e sorridendo. Uno solo dei tre accennò appena, con la mano alzata a mezz'aria, ad un saluto; quello che guidava ingranò la seconda e la jeep scomparve nella polvere rossastra. Quello fu il nostro primo incontro con i cercatori di uranio, il primo d'una serie e tutti egualmente poco amichevoli. Erano strana gente che quando si lasciavano andare a scambiare qualche parola ai posti di ritrovo, pretendevano d'esser turisti, interessati come noi al me- j raviglioso paesaggio ed alle j condizioni della pista. < Turi- j sti, o altro f >, chiedeva qualcuno sospettosamente. Nessuno pareva credere alle nostre risposte e bastava chie- ; | dere: < Come va, tutto bene, tutto o. h.f », che subito il loro atteggiamento s'irrigidiva e qualcuno ci voltava le spalle, come avessimo tentato chissà quale indiscrezione. < Stranieri t — ci rispose una sera uno di quei " turisti " — allora vi dirò esattamente quel che penso: filate, questo non è posto per voi, ne abbiamo fin troppi di curiosi fra i piedi; non prendetevela a male, v'ho detto quel che penso ». Ai tempi dell'oro Erano tutti cercatori d'uranio che se ne andavano in giro per le <mesas » e i rocciaìli colorati con il contatore Geiger a tracolla a sondare le pietre, voglio dire la radioattività delle rocce. Ci scambiavano per concorrenti; peggio ancora, sospettavano che fossimo chissà cosa, forse agenti di qualche compagnia mineraria, di quelle che — come sapemmo poi — incettano i terreni al primo sentore di una scoperta. Quella selvatichezza, così poco comune negli americani dell'ovest, quella diffidente reticenza erano conseguenze, ci dissero, dirette del c gioco ». Quei cercatori di cui scorgevamo le jeeps abbandonate fra i dirupi e che di certo spiavano non veduti le nostre mosse, potevano sembrare la versione, in termini del ventesimo secolo, dei prospectors d'oro del secolo j scorso. Ma fra oro e uranio j corre una differenza e non j solo in valore. L'oro aveva spinto in queste solitudini branchi di uo; mini che agivano collettiva| mente anche se in concor| renza spesso sanguinosa e : feroce: bastava che uno dì I essi scoprisse un filone o un I deposito di sabbie ricche e ! tutti gli altri erun liberi, al| meno in teoria, di partecipa| re alla scoperta e di conqui| starsi almeno una frazione di ricchezza. Cercare uranio sugli altipiani dello Utah 0 nei valloni occidentali dei Colorado è invece un'avventura per isolati, un'impresa da condurre segretamente: condizione del successo è di rimanere soli fino all'ultimo istante. Penetrano nei più. lontani ed inaccessibili recessi del paese in macchina, avanzuno fra le rocce senza martello o setaccio da sabbia, armati solo del contatore Geiger, e nelle jeeps hanno manuali di geologia, istruzioni per interpretare le oscillazioni del contatore e, molti, la radio trasmittente per esser pronti a dirigere all'ufficio geologico la domanda di concessione. A differenza dei tempi dell'oro, oggi anche in queste solitudini arriva la' legge e il | cercatore di uranio agendo con strumenti diversi s'è fatta una mentalità diversa da quella dell' irregolare che si buttava alla ricerca del metallo giallo. L'oro e l'argento si trovano in sabbie o in filoni o in pepite; l'uranio, mai. Una volta scoperto un giacimento d'oro, il cercatore poteva sfruttarlo coi suoi soli mezzi, magari associandosi pochi amici; l'uranio non lo permette. E' così commisto ad altri minerali, così disperso in minutissime frazioni su larghissime zone che la sua presenza è rivelata solo da uno strumento elettronico. Ed anche quando questo ne scopre la presenza in proporzioni notevoli, ed è caso assai raro, sebbene tutte le rocce da queste parti facciano poco o tanto sobbalzare l'ago del Geiger, lo scopritore è appena salili soglia della ricchezza. La vera difficoltà co niincia tn quel momento (e questo spiega il perchè di quegli atteggiamenti selvatici, di quella diffidenza generale). Almeno una volta al giorno il contatore di ogni cercatore arriva a segnalare la presenza, in un punto della roccia, di quella determinata quantità di uranio nelle rocce di pecblenda, di carnotite, di .quarzito e d'un'altra dozzina di minerali che lo nascondono. Si tratta, ci dissero, di emozioni violentissime, ma effimere. Pochi centimetri più in là e la vibrazione dell'ago scompare: segno che nel fondo della roccia esiste •si una particella di minerale prezioso, ma solo una particella isolata. Quando la vibrazione continua per qualche metro o meglio per qualche decina di metri si può avere la < presunzione » d'esser capitati su una « tasca > sfruttabile. E poiché il Geiger arriva a percepire la presenza dell'uranio solo a poca distanza dalla superficie dello roccia, si tratta allora di prelevarne un campione, nei modi e nelle forme volute dagli uffici geologici che sono i soli autorizzati a determinare la importanza del giacimento microscopico. La roccia deve essere mandata a Washington e solo dopo molti mesi di esami e valutazioni il cercatore riceve il verdetto: e novanta volte su cento gli si risponde che il contenuto in uranio del deposito è troppo basso per giustificarne lo sfruttamento. Ma per tutti quei mesi, durando la incertezza sull'importanza della scoperta, il cercatore deve far la guardia alla roccia da cui ha estratto il campione, deve estendere tutt'attorno le ricerche per determinare la convenienza di chiedere una concessione sulla zona. La chiave del forziere Ma anche quando arrivasse da Washington la conferma che la sua scoperta offre la certezza di sfruttamento conveniente (e con essa il premio di diecimila dollari stabilito come incoraggiamento alla ricerca individuale dal governo e la promessa di altre migliaia di dollari di premio per ogni tonnellata estratta e consegnata agli impianti minerari di trasformazione! l'isolato è lontano, lontanissimo dalla ricchezza. Gli mancano i mezzi per scavare. costruire strade, comprare macchinario: la sua condizione si allontana definitivamente da Quella del prospector d'oro che, se non voleva ricorrere alla banca 0 alla compagnia mineraria, poteva sfruttare rudimentalmente il suo giacimento. Da cercatore fortunato egli deve trasformarsi in uomo di affari per cercare di vendere 1 suoi diritti sul giacimento ad una compagnia e questa di sotito svaluta di molto la stima ufficiale sul rendimento potenziale del deposito. Egli si trova nella condizione di chi possiede un tesoro chiuso in un forziere di cui non ha la chiave. Accade però che anche gli isolati abbiano la eccezionale fortuna di scoprire ih poche centinaia di metri rocce preziose di così alto tenori d'uranio j e così vicine alla superficie che pochi lavori di mina e di scasso permettono di raggiungerle: allora è la ricchezza, rapida, immediata, la ricchezza senza dipendenza dalle compagnie. E' questo l'incentivo che spinge tanta gente da queste parti, dove tutti parlano di Frank Jovine, un ragazzaccio di Brook yu che undici settimane dopo essersi messo in giro per questi monti [ colorati, solo, senza macchi- ' tori ai posti di ritrovo — non rinuncerà mai più e per nessuna ricchezza al mondo a riprovarla. Non è pia questione di soldi, vedete: è il momento. Qualcosa che non si scorda più ». Gino Tomajuoli na e con un Geiger preso in prestito, dice lui — ma si mormora che il suo fosse uno di quelli scomparsi una notte da una jeep incustodita — scoprì una delle più grosse < tasche » identificate finora ed abbia adesso almeno un . paio di milioni di dollari in ;banca, tanto straordinaria è ila concentrazione di uranio !contenuta dalla sua carnoti- ite. Ma fu impossibile farsi Iraccontare da Jovine come ■ accadde; anche lui, come tut- !ti gli altri cercatori che han- »io incocciato nella fortuna — e sono ormai migliaia — è tornato all'interno, sta cer- cando ancora. <Chi l'ha prò- iato una volta, l'emozione di veder l'ago spostarsi verso destra e fermarsi al di là del segno rosso, dicono i cerca-