Durante un'esercitazione di alpini un ufficiale si schianta in un burrone

Durante un'esercitazione di alpini un ufficiale si schianta in un burrone TRAGICA SCALATA SULLE GBANDES JOBASSES Durante un'esercitazione di alpini un ufficiale si schianta in un burrone Ostacolati dalla bufera di neve i tentativi di ricuperare la salma del giovane sottotenente - Lo stoicismo di un sergente ferito in una ascensione sull'Aiguille de Talèfre (Nostro servizio particolare) Courmayeur, 24 settembre. Due gravi disgrazie sono avvenute nel gruppo del Monte Bianco, durante le esercitazioni militari degli allievi del qscgrila Scuola alpina di Aosta. lUnsottotenente Giuliano Tancredi di Enrico di 26 anni, da Teramo, si è sfracellato nel canalone Whimper delle Grandes Jorasses. La sua salma coperta da 7nezzo metro di neve caduta durante la notte, non è ancora stata recuperata. Il sergente Giuseppe Divora di 2It anni, è precitato dalla parete dell'Aiguille de Talèfre rimanendo gravemente ferito. Il sottotenente Tancredi del 5" Alpini, battaglione Edolo, di stanza a Merano, era giunto da poco tempo ad Aosta per frequentare l'ottavo corso di addestramento alpinistico. Era innamorato della montagna Appena uscito dall'Accademia aveva ripetutamente chiesto di essere mandato alla Scuola Alpina. Da alcuni giorni era lepadergmBal Rifugio Boccalatte nel!gruppo comandato dall'istrut-tore capitano Carlo Giorda as-1 sistito dalla guida alpina Ser-'gio Viotto. Ieri all'alba il ciclo era lim-\pido; le vette delle montagne si stagliavano sull'azzurro non,macchiato da alcuna nube. Il;gruppo composto di dodici uo-\ mini si era mosso per scalareìle Grandes Jorasses; l'ascen-isione che porta alla gugliaìalta 1,206 metri non è delle più pericolose, ma presenta no- tevoli difficoltà specialmente in\ questo scorcio del mese di settembre, quando il freddo ricopre di un velo durissimo di ghiaccio lo- superficie delle rocce. Comunque gli alpini iniziarono e proseguirono te¬ naccmente la scalata. Poi, al- l'improvviso, si alzò il vento e le nuvole prima invisibìli si precipitarono verso la parete avvolgendola completamente. Il capitano Giorda diede or dine di rinunciare all'impresa e di scendere. L'operazione riuscì felicemente. La pattuglia era ormai giunta al Rocher Rcposoir ad un'ora e mezzo di marcia dal Rifugio Boccalatte. Ora la visibilità tornava ad essere buona. Tuttavia l'ufficiale istruttore e la guida alpina ritennero opportuno fare infiggere delle corde fisse per permettere ai loro uomini di scendere più agevolmente e con minor pericolo. L'incarico venne affidato ai più esperti e ai più volonterosi fra i quali sì distingueva appunto l'entusiasta sottotenente del t Quinto ». Egli bal- !ad su un sasso, poi su un al tro: qui la morte stava in ag1 guato. La roccia cedette, par've sgretolarsi e rotolò verso il fondo. Il giovane Tancredi \]u visto agitare le braccia in cerca di un appiglio, chinarsi ,sul fianco sinistro e cadere nel ;vuoto senza aver neppure il \ tempo di gettare un grido. Gli ìaltri alpini guardarono allibiti iil suo corpo rimbalzare di tocìcia in roccia nel profondo ca natone per un tratto di 150-200 metri, finché andò a schian\iarsi contro un musso enorme i i e i ¬ - o i e e frastagliato. Intorno il vento ululava rabbioso e le «ubi si facevano sempre più nere e minacciose. Ognuno avrebbe voluto scendere laggiù per recuperare la salma del compagno caduto, ma l'impresa in quel momento appariva tecnicamente impossibile. Il capitano Giorda comandò di proseguire il cammino verso il Rifugio Boccalatte, dove il grup-\ a po triste e taciturno giunse]e e o à a o eai ea el- poco prima di mezzogiorno. Nel pomeriggio e nella notte sulla montagna si scatenò la tormenta: la neve cadde in tale abbondanza che stamane a quota 2000 era alta mezzo metro. Dalla Scuola Alpina di Aosta, dove la notizia era pervenuta verso le ore 17, si organizzò una spedizione di soccorso. Il colonnello Fabre si l gro di n si el il li ti ca0 ne recò personalmente al Rifugio.lMa le condizioni del tempo'erano proibitive. Neppure oggi\è stato possibile tentare l'im¬ presa perchè tutto il gruppo del Monte Bianco rimaneva avvolto nella nebbia. Per domani si spera di poter recuperare la salma del sotto tenente Tancredi e restituìrla\ai genitori che giungeranno\lstanotte da Teramo. Della spedizione fanno parte una decina di ufficiali istruttori della Scuola (anche un capitano spagnuolo ha chiesto di salire il canalone Whimper) e le due note guide di Courmayeur Viotto e Salomon. La pattuglia è munita di radiotrasmittenti e riceventi con cui poter comunicare con i commilitoni che attenderanno ad Entrèves. L'avventura del ventiquattrenne sergente Giuseppe Divora dell'8° Alpini battaglione Tolmezzo, è ugualmente drammatica. Egli deve la vita ad un istruttore, il sergente maggiore Bortolo Bormetti. I due sottufficiali con mansioni diverse si trovavano da una decina di giorni al Rifugio Dalmazia per il solito corso di addestramento alpinistico. Come i loro compagni del Boccalatte anche il loro gruppo ieri mattina volle tentare una scalata: fu scelta la cima dell'Aiguille de Talèfre presso il noto Monte del Triolet. Il Bormetti era capo cordate, seguito dal Divora e da un alpino già segnalato per le sue particolari attitudini alla montagna. Verso le ore 10, quasi alla stessa ora in cui a sei o sette chilometri di distanza in linea d'aria moriva il sottotenente Tancredi, il giovane alpino metteva un piede in fallo e scivolava trascinando con sè il Divora. Fu un terribile salto di trenta metri. Il sergente maggiore Bormetti con energia disperata resistette allo strappo salvando se stesso e i suoi due compagni. Il militare di leva fu il primo ad alzarsi sanguinava dal viso e dalle mani, ma nulla di grave. Il Divora invece giaceva fra ie rocce aguzze e i detriti more nici, pallidissimo, incapace di muoversi. Fu soccorso dai due compagni di cordata e poi da gli ufficiali e dagli altri militari del gruppo. Le sue prime parole furono: < Non mi sono fatto nien te; andiamo pure su>. E cer- cò di muoversi e prese la corda e lo zaino, mentre il sangue gli colava abbondante dal sopracciglio sinistro. Ma aveva la spalla destra rotta e molte altre contusioni sttl corpo. Seppe vincere il dolore dello spasimo e circondato dai commilitori ridiscese per ordine superiore, al Rifugio « Dalmazia », mentre intorno cominciava ad infuriare il maltempo. Egli non volle che ulcuno lo sorreggesse. Andava ripetendo: <. Finché c'è un pezzo di alpino, quel pezzo deve camminare da solo ». Dal < Dalmazia » il giovane Divora riuscì ancora a scendere nel fondovalle. Di qui \un'autoambulanxa militare lo \t>°rtò velocemente all'ospedale lai Aosta dove venne ricoverato con prognosi riservata. n. c. lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllIIIIIIIIIIIIIII La linea tratteggiata indica il canalone Whimper delle Grandes Jorasses nel quale si è sfracellato il sottotenente