La risposta di Pella alle richieste d'intervento

La risposta di Pella alle richieste d'intervento L'ARRESTO DEI DUE CRITICI La risposta di Pella alle richieste d'intervento Roma, 12 settembre. Al coro di proteste levatosi Ieri per l'arresto dei critici cinematografici Aristarco e Renzi, si sono oggi aggiunte altre ' numerose ed autorevoli voci. Molte personalità dell'arte e della cultura delle più svariate tendenze politiche, sollecitate da intervistatori, hanno manifestato la loro sorpresa e per il fatto in sè e per l'inspiegabile forma procedurale adottata per attuarlo. De Sica, Rèpacl, Fellini, Antonloni, Raggiranti, Guttuso, Chiarini, hanno espresso all'incirca gli stessi concetti, mostrandosi amareggiati per il provvedimento, che tutti definiscono « inaudito » e lesivo del diritti dell'arte e della stampa. Una lettera di protesta al Ministro degl'Interni è stata sottoscritta da numerosissimi intellettuali bolognesi, fra cui gli scrittori Giuseppe Raimondi e Gaetano Arcangeli, 1 docenti universitari Forti, Fortunati, Supino, Luzzatto ecc. L'on. Angelo Salizzoni, democristiano, ha annunciato che presenterà una interrogazione alla Camera. Ignazio Silone ha pure protestato con un telegramma al Governo. Il Presidente del Consiglio, on. Pella, ha risposto al telegramma inviatogli dal Consigliere delegato della Federazione nazionale della Stampa, ed ha precisato che per le attuali disposizioni di legge il Renzi e l'Aristarco sono chiamati a rispondere, nella loro qualità di militari in congedo (art. 2 del Codice Militare di pace), del reato di vilipendio delle Forze Armate (art. 21 del Codice Militare di pace). Oltre che alla legge penale militare, intesa nel suo carattere di diritto sostantivo, il Renzi e l'Aristarco sono anche soggetti alla giurisdizione militare, in base all'articolo 263 del Codice medesimo. Questa norma, per i militari in congedo, non può ritenersi abrogata dall'art. 103 della Costituzione, in quanto, come è stato costantemente ritenuto dal Tribunale Supremo Militare e come la Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Riunite ha confermato, i militari, con l'invio in congedo illimitato e non assoluto, non cessano di appartenere alle FF. AA. Per il reato di cui trattasi, il mandato di cattura è obbligatorio e non è ammessa la concessione della libertà provvisoria (articoli 313 e 222 del Codice suddetto). Il Consigliere delegato della Federazione nazionale della Stampa, data la impossibilità del sollecitato intervento per la libertà provvisoria, ha rivolto preghiera al Presidente del Consiglio perchè faccia quanto In suo potere per accelerare la procedura giudiziaria. L'on. Pella ha dato assicurazione in tale senso. Sull'argomento l'ex-minìstro della Difesa, on. Pacclardi, ha fatto la seguente dichiarazione: «Nel febbraio del corrente anno il comandante del Comillter di Milano segnalava un articolo comparso sulla rivijtf. Cinema Nuovo dal titolo " L'Armata s'agapò " giudicato diffamatore per le forze arma¬ te e chiedeva l'autorizzazione per la denunzia all'Autorità giudiziaria. L'autorizzazione fu da me concessa. Il 2 maggio scorso il Comiliter di Milano sporgeva denunzia. Nessun provvedimento veniva preso dall'Autorità giudiziaria fino ai giorni scorsi. E' chiaro che il Ministero della Difesa non poteva nè può intervenire sulla questione di competenza tra autorità giudiziaria civile e autorità giudiziaria militare e tanto meno sulla consistenza dei reato. c Ignoro le ragioni per le quali la Procura di Milano si e decisa soltanto in questi giorni ad emettere mandato di cattura. Durante la mia permanenza al Ministero della Difesa non fui mai richiesto dell'opportunità o meno di questo provvedimento, che, naturalmente, appartiene alla responsabilità della magistratura. Mi consta, peraltro, che l'autorità giudiziaria civile non ha mal emesso mandati di cattura per reati consimili commessi da libelli neo-fascisti anche quando 1 loro autori èrano soggetti ad obblighi militari, nel senso stabilito dal Codice militare nel tempo di pace, nè ha rimesso i giudizi alla competenza dei tribunali militari come stabilito dalla Costituzione. Sarebbe desiderabile una regola definitiva e valevole per tutti, tanto sulla competenza, quanto sul trattamento da usare agli imputati nei casi consimili ».

Luoghi citati: Milano, Pella, Roma