Tragiche vicende di amanti

Tragiche vicende di amanti A D ALBA, A ILANO, A VENTI MIGLIA Tragiche vicende di amanti Contrastati nel loro progetto di nozze, due innamorati, abbracciati, si lasciano uccidere dal treno-Un impiegato conclude con la morte, accanto a una giovane donna, una impossibile passione - Fuori pericolo i protagonisti del tentato suicidio di Ventimiglia (Dal nostro inviato speciale) Albo, 11 settembre. < Caro papà, cara mamma, voi mi avete data la vita, e voi stessi me la togliete ». Coi queste parole Giovanna Brunetto è andata Ì7icontro alla morte abbracciata a Valentino Scaglione, l'uomo che amava e che ?ion poteva sposare. Il braccio sinistro di lui le cingeva i fianchi, ed egli poggiava il proprio petto sopra il braccio destro di lei. Giovn»i-| na pareva rannicchiata con] abbandonata tenerezza control Valcntino. Ma le loro teste,]piegate sulla massicciata deh binario, erano quasi staccate] dal busto. Quel piccolo rcspin-\gente chiamato < cavapietre y, chc sporge davanti alle ri(ofe|delle locomotive aveva sgrcto-\lato le ossa del collo Così li vide questa mattina, alle 6, il cacciatore Maurizio Ferrerò. Nella grigia luce non si rese conto del dramma. Si allarmò di quei corpi così vicini al imitino, e diede una voce: < E/ii, voi due, cosa fate lìt y. Subito dopo, guardando meglio, comprese. Quando giunsero il mare- menti permise la loro identificazione: Valentino Scaglione fu Vittorio, nato £7 anni fa a Calosso d'Asti, bracciante agricolo, residente nella frazione Rodotiglia di Calosso; e Giouan?ia Brunetto di Francesco, di SS anni, casalinga, anch'elio scilo Pitti e il brigadicreAstori della stazione di Alba,i due cadaveri erano ancora caldi. La morte — istantanea, avvenuta per frattura della colonna cervicale — doveva essere stata provocata dal treno partito pochi minuti prima delle cinque da Alba, diretto nata a Calosso e residente a Rodotiglia. Si delineo subito il loro dramma d'amore, confermato qualche ora dopo all'arrivo dei parenti. Valentino e Giovanna si conoscevano da anni, ma soltanto da circa sei mesi si erano innamorati. Era uno di quegli amori quieti, senza esplosioni, che fanno presagi¬ \re la coppia di coniugi avvia\ta a una lunga vita serena. 1 due giovani avevano cominciato da dove molti finiscono: dall'affetto. Nelle slrade della frazione furono visti spesso assieme, passeggiare e discorrere pacatamente. Nei loro discorsi parlarono subito di fidanzamento, di matrimonio. A quei progetti si oppose però la famiglia di lei. I Brunetto sono mezzadri agricoli, coltivano il podere del parroco di Rodotiglia. Il loro lavoro serve a una numerosa famiglia, due ragazzi e quattro ragazze, di cui una sola sposata; Giovanna, la secondogenita, si occupava della casa. Giovanni non era che un bracciante agricolo, non aveva una posizione sicura; recentemente aveva venduto ai cugini la poca terra ereditata dai genitori (infatti ìiel portafogli gli è stata trovata una cambiale in bianco di centomila lire, a firma del cugino Pietro Scaglione). Ma c'era qualcosa di più grave. Una ventina d'anni fa i suoi genitori erano morti di tubercolosi. Una fine pateticissima: marito e moglie, ammalati da anni, si spen- sero io stesso giorno. L'unico* fratello di Valentino è morto\a sua volta in giovane età,'qualche anno addietro, an-\ ch'egli di un male polmonare.'Valentino appariva sano; magt genitori di Giovanna non riuscirono ad allontanare il; dubbio che anch'cgli un gior-)no avrebbe potuto ammalarsi. Si opposero dunque a quelle.nozze che non ritenevano né convenienti, nè prudenti. E cominciò Za disperazione]dei due giovani. Essi continua- rono a vedersi, quasi clandcsti-lnamente. Colloqui riarsi, feb-\brili, rubati ai cento occhi che\li sorvegliavano. Esplose così, da quell'originario affetto quieto, un amore violento, indomabile. Uniti no; separati nem-, meno. Mercoledì mattina tanto l'u-\ na quanto l'altro lasciarono le rispettive case dicendo che si sarebbero recati al mercato dVSanto Stefano Belbo. Si trova-'rono in paese, gironzolarono fra i banchi del mercato. Al,pomeriggio andarono al caffè di fronte alla stazione, Valen- tina sorbì una bibita, Giovan- no un amaro; affidarono altaipadrona le biciclette (cromata,quella di lei, verniciata di ce-lleste quella di lui) dicendo che sarebbero passati a ritirarle il]giorno dopo. Presero il treno je arrivarono ad Alba. Non si sa dove abbiano pasMsato quella loro prima notte.LForse xn quello stesso caffè d. scrìssero Santo Stefano pezzi di carta i loro ultimiìmessaggi con la stilografica colei: la data è infatti auella di',mercoledì. E' Giovanna la sc-|gretaria, la grafia dei biglictti\è sua, anche sc. come questo, riguarda Valentino: < Carissi- mi parenti, vi mando j»„iHwo saluto e insieme il mio ulti.<mo desiderio .„.•„ *. „.-i„ j„;il mio fucile da caccia non deve andare nelle mani di Giovanni Scaglione >.'Quella stessa mattina il padre non la vide rincasare a mezzogiorno, e avvertì » carabinieri di Canelli. Al ritorno, frugando sotto il cuscino, la madre trovò quel desolato, terribile, ingiusto biglietto: « Voi mi avete dato la vita, e voi stessi me la togliete ». Un'accusa irragionevole che non potrà inaridire dal rimorso e dalla disperazione il cuore di due vecchi genitori, i quali sanno di avere agito per il bene della loro creatura, Ma Giovanna era già nel elivm amaro della sua decisione. glia e Valentino vagano per tuHa la giornata di giovedì lungo la strada di Alba. A lungo sostano sulle panchine dei giardini pubblici. Al pomeriggi0 vanno in un bar a sor (,ire una birra. Non si sa dove abbiano passato la notte; forsc all'aperto, presso il luogo aove gia contavano di far filnire i loro paxSi. Lungo il bi\nario c>è un cespuglio di robi\nie, l'erba ne è profondamen te calpestata. Qui , \ certamente eesi hanno sostato a lungo, in attesa del treno. Valentino col braccio sinistro le cinge i fianchi, e sotto il suo petto ha il tepore del braccio di Giovanna. E nem meno la dolcezza di quest'utV tima sensazione li fa rinsavì're. Le ruote si avvicinano; es si non vedono avvicinarsi la l, locomotiva; e tuttavia Giovan na si copre gli occhi con un fazzoletto. La morte ha un vi so ch'ella non vuol vedere, aniche se ha accettato di offrir, lesi. g_ f. l Milano. 11 settembre. ] La Pensione Washington, ge jstita dal signor Pietro Zanchi al n- 23 del'a via omonima, è M%* ^amanfi, averi L, trascorsa la not't spono sta. ,ti rinvemiti staman^ iui ora. mai cadavere, lei agonizzante. I protagonisti della tragedia sono il cinquantenne Riccardo Fare, abitante al n. 1 della stessa via, dirigente di una nota società di pellami, sposato e padre di due figlie, una di 18, l'altra di 16 anni, e la 29enne Milena Scoccimarro di Onofrio, con domicilio in via Trieste 15, presso la madre, una sorella e la nonna. La coppia era entrata nella pensione ieri sera tardi; lui aveva presentato un passaporto, lei una carta di identità. Da tempo i due erano legati da intimi rapporti e la pensione di via Washington era diventata il loro rifugio abituale. Anche ieri sera il signor Zanchi aveva riservata agli amanti la solita cameretta matrimoniale al primo piano della villetta. Stamane, non vedendoli scendere, come di solito facevano verso le 9, il signor Zanchi cominciò ad insospettirsi, e giunto mezzogiorno e bussato inutilmente all'uscio della camera, decise di aprire con un passepartout: un macabro spettacolo si presentava agli astanti: l'uomo giaceva seminudo sul ìletto, la donna era a terra co operta da una rosea camicetta. ',Mentre l'uomo non respirava |Più ed il suo corpo era già \<ìuasi freddo, la donna si muo veva aPPena ed il sup cuore, fla Pure molt" lentamente, bat teva ancora. Due bottigliette di <l°™,tei°tF^^Jl0^,?°m°. ;dino, vuote. Nessun dubbio che j d aman(i avevano cercato nel loro contPnuto la fine dei 'loro iornK Poco d giorni. Poco dopo il me-dico. Giuseppe Boni, constata- to il decessa del Fare, ordina- tva l'immediato ricovero della Scoccimarro all'Ospedale Maggiore. Avvertita la polizia, il dirigente del Commissariato Magenta, dott. Pedulla, ha iniziato le indagini, e se risulta chiaro il modo col quale si è svolto il pietoso dramma, rimane ancora avvolto nel mistero il movente che lo ha determinato. L'ipotesi più attendibile è quella del dramma passionale: presumibilmente costretti a dover troncare la relazione e non intendendo rinunciarvi, devono avere deciso di morire insieme. Lo stesso funzionario, accompagnato da due agenti, ha provveduto, nelle prime ore del pomeriggio, a comunicare la notizia ai familiari del suicida. Ventimiglia, 11 settembre. I due innamorati delusi, la diciassettenne Sonia Aurora Pesty e il quarantunenne Giuseppe Schillirò che hanno tentato ieri di suicidarsi, ingerendo una forte dose di barbiturici, sono sempre degenti all'ospedale, ma le loro condizioni vanno migliorando. Le energiche cure loro prodigate dai medici sono valse a mettere subito fuori pericolo la ragazza, ora sembra che anche per l'uomo non ci sia più da temere. Così si può considerare che ormai siano scampati alla morte e che la loro terribile avventura si chiuda a lieto fine. •IMIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIlllsgACps In questo punto della ferrovia Alba-Torino i due disperati giovani hanno posto fine allaloro vita (foto Moisio) IIIMnilllinMIIIIIIIIIIIIIIIIIINIIIIMIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIll Valentino Scaglione Giovanna Brunetto

Luoghi citati: Alba, Calosso, Calosso D'asti, Canelli, Milano, Torino, Washington